Una nuova visione antropologico-culturale per InnovAzione

Di Dino Bertocco e Stefano Lazzari

Coraggio, Energia e Responsabilità imprenditiva, Fiducia nel Futuro alimentata da Ricerca, Formazione ed aggiornamento permanenti, promozione della mobilitazione cognitiva orientata a diffondere l’informazione e la competenza dei cittadini nel comprendere i processi di trasformazione in atto per partecipare al governo dei Beni e Servizi pubblici ed alla gestione degli adattamenti dei mondi dei lavori e delle professioni alle sfide scientifiche-tecnologiche-digitali-green.


L’evento ‘EquAZIONE Futuro’ in programma sabato 21 pv a Padova può e deve rappresentare un vero e proprio turning point per l’Agenda politica italiana, nella quale permangono una sorta di anoressia, marginalità, carenze di iniziativa e leadership nei settori chiave in cui si sviluppa la techne strategica dei prossimi vent’anni: transizione energetica, energie rinnovabili, robotica, genomica, intelligenza artificiale, economia e colonizzazione dello spazio: situazione che rende comprensibile il gap strutturale del Paese che si riflette nell’arrancare del valore aggiunto, della diffusione del benessere e della ricchezza nella classifica globale della crescita.

La clamorosa conferma, invero non sorprendente per il Governo dei ‘Conservatori’, della necessità di una sferzata nel dibattito sull’Innovazione, arriva dal NADEF (che potremmo ritenere l’acronimo di “Non Abbiamo Digitale Eppure Filosofeggiamo”) nel quale la compagine della Presidente Meloni evidenzia un tragico problema con il digitale.

“Le linee-guida della politica economica e fiscale del governo sono state rese note in concomitanza con il primo rapporto della Commissione europea sul “Decennio Digitale”, e in sostanza i due documenti convergono: il rapporto europeo evidenzia come l’Italia sia in grave ritardo sull’innovazione digitale, e la Nadef conferma che il governo, sovranamente, se ne infischia. Anzi: Meloni, Giorgetti, Urso & Co. hanno appena revocato la dotazione finanziaria di 300 milioni inizialmente indirizzata, tramite Cdp Venture Capital, a investimenti in start-up tecnologiche, per destinarli a sussidi ad aziende tradizionali tramite un abbozzo di fondo, ovviamente “sovrano”, per un non meglio precisato ambito del “made in Italy”. Il rapporto della Commissione mette a nudo le carenze della politica italiana rispetto agli obiettivi del “decennio digitale” fissati a livello europeo”. (https://bit.ly/48RIoy5 )

Tale situazione rende ancora più opportuno che il Convegno nazionale diventi l’occasione propedeutica alla riflessione ed all’incipiente dibattito congressuale di Azione,  ovvero per focalizzare le modalità, gli strumenti ed i requisiti organizzativi con cui una Forza politica che si candida a ‘promuovere e governare l’innovazione’  affronta gli interrogativi  posti  da una natura e da un mondo che richiedono il perseguimento di progressivi e sempre più raffinati equilibri antropici, resi praticabili dal possesso di conoscenze scientifiche e biologiche e la loro traduzione in programmi di efficace progresso  tecnologico.
Si propongono a tal proposito sei linee di indirizzo per la elaborazione e l’iniziativa concreta:

  • focalizzazione dei processi di innovazione in atto a livello globale, nazionale e locale.
  • Costituzione di Unità operative  locali  (provinciali, comunali, di comunità) disponibili allo studio, alla riservatezza, all’elaborazione di idee nel rispetto delle specificità professionali e delle esperienze dei partecipanti, sia individuali che collettivi (espressioni cioè di gruppi ed  associazioni).
  • Adozione di un metodo di lavoro sobrio e professionale finalizzato all’analisi ed all’approfondimento della pluralità degli approcci scientifici ed delle opinioni.
  • Acquisizione della capacita’ di assumere orientamenti condivisi e rapidi nelle scelte programmatiche che mettono in gioco le risorse pubbliche, la vita e il lavoro dei cittadini, l’uso del territorio, la sostenibilita’ climatica e ambientale.
  • Dedizione particolare a cultura,  visione ed interpretazione del mondo in cui prevalgano il rigore scientifico, la sostenibilità dello sviluppo e la sacralità del principio del rispetto dell’umano e della natura
  • La rinuncia esplicita a manifestare nel lavoro di ricerca e nelle attività forme di presunzione, autoreferenzialità, superficialità.

Proprio in ragione delle considerazioni fin qui espresse, riteniamo opportuno offrire alla riflessione che sarà sviluppata nell’ambito del Convegno cinque guide-line utili all’ampliamento della visione e delle scelte strategiche che vi verranno dibattute.

Innovazione Poiesis Intensive

Suggeriamo innanzitutto di leggere il seguente questo virgolettato, tratto da ‘Innovazione, creatività, responsabilità. Formare gli imprenditori del futuro’ – Quaderni della Fondazione Giannino Bassetti, 2006 – che condividiamo pienamente:

“Un aspetto importante dell’innovazione, per come la intendiamo noi, è il fatto che essa è distinta dalla scoperta e dall’invenzione. L’innovazione non è solo legata ai risultati della ricerca scientifica, ma anche alla creatività estetica e pratica e alla capacità di combinare, in modo nuovo e accettato dal mercato, elementi in larga parte già esistenti, ma incrementati nei contenuti di funzionalità ed estetica.
Questo tipo di innovazione si sviluppa, più spesso non, al di fuori di procedure ad alta intensità di scienza e capitale (Science and Capital intensive) e fa invece riferimento a caratteristiche individuali quali l’intuito, il gusto, la forza personale di trascinamento e di persuasione dell’imprenditore coinvolto (Poiesis intensive). Là dove l’innovazione agisce non solo a livello materiale ed economico ma anche, anzi più, sulla percezione della realtà, allora si può parlare di innovazione Poiesis intensive o Poiesis driven.”

A ben vedere in queste affermazioni si trova il fondamento del made in italy, della cultura dell’accoglienza così importante nel turismo e nella cultura agroalimentare. Questo pensiero si sposa perfettamente con Industria e Artigianato 4.0, e da senso all’attenzione che si da oggi al lavoro dei senior (la ‘Longevity è una risorsa da sfruttare in un sistema economico-industriale Poiesis intensive).

Citando ancora Piero Bassetti, un uomo ultranovantenne che dice a proposito dell’innovazione: “innovare è realizzare l’improbabile“.

Economista giardiniere

Gilles Clément (paesaggista, agronomo, filosofo) in ‘Giardini, paesaggio e genio naturale’Quodlibet 2013 – chiama ‘giardiniere planetario’ chi è di fatto un nuovo tipo di economista capace di avere una visione ecologica e una ‘lungimiranza sostenibile’.

Dice a proposito dell’approccio del nuovo economista- giardiniere:

“Proponendosi di «fare con» nell’ambito del biotopo in questione (nel nostro caso il Paese, l’ Europa e il Mondo), l’assistente del giardiniere – l’economista sognatore avvia un progetto di società in cui il giardino, necessariamente sottoposto alla visione planetaria, si trasforma in realtà […] In queste condizioni, e solamente in queste, può nascere in questo inizio secolo un giardino rappresentativo dell’idea di «meglio»: fare quanto più possibile «con», e quanto meno possibile contro», le energie in gioco”.

Ci rendiamo conto che le parole selezionate nella citazione non rendono merito al pensiero profondamente politico che Gilles Clement ha del giardino, non solo come ecosistema, ma come modello di ‘curatela’ culturale e sociale delle risorse e delle relazioni tra le dinamiche che coinvolgono il giardino – biotopo (nel nostro caso il Paese, l’Europa e il Mondo). Non sembri una assurdità, ma la questione dell’immigrazione è questione di economista giardiniere e di una economia capace di raccogliere le istanze del giardino-biotopo sfuggendo alle ideologie verdeggianti e alle facili scorciatoie.

Aggiungiamo qui metto la citazione di un addetto culturale giapponese che raccontava di come alla fine della guerra nel Giappone distrutto mancava ogni risorsa, ogni pezzo di ricambio e per spiegare come il suo paese fosse diventato uno dei vertici del sistema tecnoindustriale disse: ” Innovazione è manutenzione“.

Società AInclusive

Ovvero dell’inclusione della tecnologia dell’Intelligenza Artificiale nel tessuto sociale – politico – economico del paese.

E’ innegabile che la partita dell’innovazione si giochi principalmente su questo piano. La IA non può essere trattata come uno ‘strumento’, un ‘macchinario’, un ‘software’ che viene acquistato o preso come servizio. L’Intelligenza artificiale generativa è una nuova forma di tecnologia dialogica, collaborativa che procede in co-creazione, si configura come un agente autonomo da includere nei processi d’impresa, ma di fatto entra anche nelle relazioni fra persone È un fenomeno ‘antropologicamente’ globale. Accesso al sapere, problem solving, esperienze, cultura del consumo, decision making, progettazione, prototipizzazione, pianificazione, TUTTO. Alla luce dell’evoluzione tecnologica incessante, la cultura politica deve assolutamente sapere di che si tratta per rimanere fedele al suo impegno di innovare, adattarsi e ispirare, abbracciando nuovi strumenti, tecnologie, etica e modelli a cui è necessario arrivare preparati, pena la sempre più rapida obsolescenza e irrilevanza.

L’identità ‘auto sovrana’

Le battaglie identitarie della Gen Z necessitano di definire una nuova governance dell’identità.
L’identità auto-sovrana è la capacità di controllare le proprie informazioni personali, comprese tutte le password e le chiavi digitali, in un modo che è completamente sotto il proprio controllo personale e non soggetto a manipolazione da parte di nessun altro.
E’ un concetto che spesso si riferisce alla capacità di una persona di definire e gestire la propria identità di genere, senza essere limitata dalle norme sociali o dalle aspettative degli altri.
Ma l’identità di genere auto-dichiarata delle persone, non è che uno degli aspetti significativi che questa tecnologia (che ha la blockchain alla sua base, ma che si inserisce in quella serie di innovazioni che vanno a ‘disintermediare’ i rapporti fra soggetti) va a riconfigurare.
Va a ridefinire gli ambiti dei diritti, l’insieme dei valori dell’identità etnico-territoriali-culturali e soprattutto rimodula il rapporto di fra autorità e persona.
Qui metterei, un secondo apparente paradosso, come quello precedente fra giardinaggio e immigrazione, che riguarda l’identità e il lavoro.
Dice (e sottoscriviamo) il manifesto dello IED Square Fest:

“I Millennials e la Gen Z che il futuro dovrebbero/vorrebbero poterselo immaginare, vivono in un presente in cui il mondo degli adulti offre punti di riferimento e valori che non sono più condivisi. Oggi è in corso una crisi, anche narrativa: quella di chi ha perso di vista le coordinate attraverso le quali immaginarsi e raccontarsi. Chi la subisce si descrive come passeggero su un treno che prevede tappe e paesaggi che non ha scelto, e che rispecchiano valori che non solo non condivide né riconosce, ma che rimandano a un mondo con una data di scadenza. E questo non sentirsi mai dove si vorrebbe essere davvero si estende inevitabilmente a tutta la vita di relazione. Alla ricerca della propria collocazione i Millennials e la Gen Z sono disposti, pur di trovarla, ad annullare qualsiasi scelta precedente. Consci di essere limitati dal contesto e dal momento storico, si liberano dall’incubo del fallimento vissuto come sconfitta personale e DISERTANO, cambiano rotta. “

Riappropriarsi dell’identità rotte che VERAMENTE non conosciamo, inizia con la possibilità di ritrattarla e di riconoscerla. Si può provare a ridefinirla.

Metaverso

Qui si tratta del perfetto ‘companion’ dell’intelligenza artificiale, la virtualità, che “mette in forma simulata” le dinamiche del giardino planetario e che si fa corpo nelle identità digitali. E’ se vogliamo, la tecnologia che da forma espressiva e tangibile al linguaggio non alfabetico, a questa forma di Esperanto digitale che è lo Spatial Computing, definito nel 2003 da Simon Greenwold come “interazione umana con una macchina in cui la macchina conserva e manipola riferimenti a oggetti e spazi reali” (Wikipedia) che prevedono un amplissimo spettro di interazione fra reale e virtuale, delineando una “realtà spaziale” che va della Augmented reality alla Mixed Reality sino alla Virtual Reality e al Digital Twin, la digitalizzazione funzionale totale della realtà fisica.

All’interno di questo COLOSSALE spettro di relazioni fra forme di realtà, entro nel merito di un paio di esempi che danno senso alla necessità di affrontare anzitempo la questione della virtualizzazione della realtà.

a. Mercato dell’immateriale

Dobbiamo iniziare parallelamente a prendere in considerazione gli aspetti delle nuove forme di interazione sociale, interazioni che assumono aspetti caratteristici, endogeni, propri dello status ibrido di soggetti che sono al contempo Persone e Avatar, in mutua relazione. Quali sono i ruoli e le dinamiche delle società che si sono autonomamente evolute all’interno dei mondi virtuali sociali?

Esistono società virtuali già molto evolute, che grazie ai valori dell’embodiment psicologico ed esperienziale, si rivolge a collettività di avatar con usi e costumi caratteristici, conviventi nella medesima piattaforma e dunque nel medesimo “mercato dell’immateriale” che a nostro parere è la vera novità.
I mondi virtuali non sono solo nuovi canale per il marketing, si tratta di realtà che originano nuovi prodotti, dettati da nuove esigenze dirette all’avatar che si affiancano a quelle della persona.

Se per anni le aziende si sono scervellate pensando che il metaverso fosse solo un nuovo tassello del ‘product placement’ del reale, scoprire che creare nuovi brand, nuovi prodotti nativi digitali dettate da nuove esigenze, apre Oceani Blu di possibilità. LA prospettiva del mercato dell’immateriale si situa tra l’altro all’interno di modelli economici già presenti, le economie di piattaforma. La platform economy è un modello di business basato sull’utilizzo delle piattaforme digitali per creare valore e generare guadagni.

Rispetto ai modelli di business tradizionali, che si basano sulla produzione e vendita di prodotti e servizi, le piattaforme funzionano diversamente. Qui prodotto, servizio, luogo di interazione e di transazione coincidono nella piattaforma stessa. Ricordiamoci che la sola piattaforma Roblox ha 300 milioni di giocatori, che riflettono nel virtuale, i modelli sociali della realtà che stiamo affrontando oggi e che a maggior ragione, saranno quelle di domani.

Le piattaforme non riflettono il sociale: producono le strutture sociali in cui viviamo.
José van Dijck, Thomas Poell e Martijn de Waal, Platform Society, 2018 Oxford University Press https://academic.oup.com/book/12378
b. Digital Twin

Il Digital twin o gemello digitale, non è solo una raffinata rappresentazione di un oggetto reale. È il ‘gemello funzionale’ la replica ‘vivente’ in byte di quello che è d’atomi.
Da wikipedia:

“Un gemello digitale è la rappresentazione virtuale di un’entità fisica, vivente o non vivente, di una persona o di un sistema anche complesso connessa a una parte fisica e con la quale può scambiare dati e informazioni, sia in modalità sincrona (in tempo reale), che asincrona (in tempi successivi).
Il gemello digitale può evolversi fino a diventare una vera e propria replica digitale di risorse fisiche potenziali ed effettive (gemello fisico), di processi, di persone, di luoghi, di infrastrutture, di sistemi e dispositivi”.

Ma consigliamo di leggerla tutta. https://it.wikipedia.org/wiki/Gemello_digitalehttps://it.wikipedia.org/wiki/Gemello_digitale

Ciò vuol dire che si può creare il gemello di un porto, di una metropolitana, di una persona (forse) di un ecosistema (forse) di una lavatrice, di un supermercato o di un ospedale e vederne la vita, rivelarne i malfunzionamenti, migliorare il funzionamento delle sue parti.

Qui si trova un interessante breve articolo sull’argomento https://bit.ly/3QhB1bK

Uno sguardo un po’ più in là

Per finire, entrando un po’ più in là nel terreno del futuro, È nell’aria la necessità di dare senso, mito e forma a questa cosmogonia digitale che chiamano Metaverso. Ora più che mai con l’inseritisi della intelligenza artificiale in forme sempre più integrate e pervasive (nonché invisibili) nella nostra simbiosi digitale-mentale con la macchina, sta facendo del connubio IA Metaverso un vero e proprio stato di stream of consciousness, o uno stato di “sogno vigile” o chiamalo come vuoi dove gli stati della realtà si intersecano.
Non vogliamo fare l’indovino stregone, noi non lo vedremo completamente realizzato (forse ho qualche speranza di vederne un prototipo mutuabile) ma se un Elon Musk ci scommette, qualcosa di ben concreto c’è. https://neuralink.com/

Link Programmi Unione Europea

DANTE . Digital Solutions for a Healthy, Active and Smart Life

COMMISSIONE EUROPEA Un’Europa pronta per l’era digitale Più opportunità grazie a una nuova generazione di tecnologie

COMMISSIONE EUROPEA Piano d’azione per l’istruzione digitale (2021-2027)

COMMISSIONE EUROPEA European Innovation Scoreboard 2023 Countruy profile Italy (pdf)