Di Dino Bertocco
Si è svolto sabato 18 us a Treviso l’evento di presentazione dell’Associazione PER (Popolari Europeisti Riformatori)
Di seguito pubblichiamo l’intervento di Dino Bertocco che, non potendo partecipare, ne ha comunque fatto diffondere il testo scritto.
Buongiorno a tutti e grazie dell’opportunità di condividere con alcuni di voi l’orgoglio da ‘padri putativi’ per la promozione in Veneto dell’Associazione.
Quando con Giovanni Faverin abbiamo organizzato il 24 giugno scorso il Forum su ‘Civismo, Popolarismo,
Sussidiarietà’ (a cui partecipò ed intervenne anche Elena), non potevamo auspicare un esito più felice e
concreto alla progettualità politico-culturale che esponemmo in quell’occasione.
L’iniziativa infatti si proponeva di alimentare una riflessività ed un’operosità che consentisse di oltrepassare la stagione penosa e ridicola della guerricciola interna al ‘Terzopolismo’ ed avviare un programma concreto di mobilitazione sentimentale e cognitiva per ritrovare le ragioni fondanti e formulare una nuova visione etico-culturale di un autentico e convincente ‘Primo Polo Liberaldemocratico’.
La frustrazione ed incazzatura in quel frangente erano elevate e per quanto mi riguarda aumentate a fronte dell’inconcludenza di un pluriennale paziente lavoro di riconnessione dei numerosi esponenti della diaspora, le cui ultime due tappe erano state dapprima una lettera aperta a Matteo Renzi e Carlo Calenda (sottoscritta con gli amici Mario Rodriguez, esponente di Italia Viva e Carlo Rubini, responsabile della rivista veneziana Luminosi Giorni, nonché simpatizzante di + Europa) che li invitava alla resipiscenza e successivamente l’elaborazione di un Manifesto che definiva le coordinate storiche ed antropologico-culturali per orientare l’azione unitaria dei riformatori e che aveva fatto flop!
Mi scuso con voi perché il mio intervento avrà un tono perentorio, ma i giusti limiti di tempo mi impongono brevità e soprattutto precisione e conseguentemente la focalizzazione di concetti che un’esposizione a braccio renderebbe meno nitidi e che sintetizzo pertanto in dieci Punti.
- Considero PER un’occasione straordinaria ed avendola già prefigurata nel recente passato, ci
sentiamo immersi da subito nel radicamento e nella promozione dell’associazione in Territorio
veneto:
- ad esempio abbiamo suggerito collaborato – con l’associazione ‘Lo Sguardo oltre’ – alla
realizzazione del confronto tra Elena e Graziano Del Rio svoltosi il 3 novembre u.s. a Padova. - abbiamo elaborato un documento di ispirazione ed orientamento strategico-culturale che
trovate pubblicato sul Giornale del Veneto - Abbiamo già messo a punto un cospicuo programma di ricerca, attività formativa e convegnistica,
a partire da un primo appuntamento costituito da un seminario scientifico focalizzato su una
questione decisiva per il decollo della nostra Associazione: ‘Produrre Futuro – Infosfera,
Intelligenza Artificiale e Politica predittiva’.
- Parto dal presupposto che le divaricazioni all’interno del cosiddetto Terzo Polo non sono state casuali nè estemporanee e vanno indagate, riconosciute e superate:
a) riflettendo sull’irresolutezza e la contradditorietà dei modelli organizzativi dei Partiti (grandi e
piccini) sui quali negli ultimi due decenni abbiamo riversato una fiducia rivelatasi ingenua e mal
riposta, che ha generato incomprensioni, abbandoni, disillusioni.
b) Facendo i conti senza ansie da tifosi e cortigianerie con la realtà di Leadership nazionali
impreparate ad affrontare sfide inedite, di un cambiamento d’epoca, non aggredibili con un
seppur generoso slancio lapiriano o rosselliano, bensì con una dotazione di ‘intelligenza politica
degli avvenimenti contemporanei’ che sia generata da un sussulto di consapevolezza critica
espresso da una classe dirigente coesa e solidale, non certo tarlata dalle personalizzazioni
esasperate, oltretutto inefficaci in un contesto sociologico e politico caratterizzato da
un’infosfera di ‘personalizzazione delle masse’, cioè di narcisismi ed egoismi collettivi,
autoreferenzialità disgreganti e disorientanti
- L’inadeguatezza che segnalo è riscontrabile nei giudizi sbrigativi espressi sul trentennio appena
trascorso e nelle valutazioni superficiali sulle fenomenologie politiche che vi si sono manifestate,
laddove non si vuole vedere che il linguaggio e le pratiche populiste sono diventate egemoni in virtù
di un dominio e di un uso sapiente seppur malefico dei nuovi media, misconosciuti e sottovalutati
dalle tradizionali nomenclature associative e partitiche travolte dall’irruzione di una ‘partecipazione
digitale a-democratica’ che ha disintermediato e destrutturato la rappresentanza con effetti nefasti:
- vedi il gonfiamento di un’infosfera nella quale prosperano le bolle dell’irresponsabilità e le
molteplici Piattaforme (FACEBOOK, X, INSTAGRAM, TIKTOK…) e Socialmedia che alimentano
narcisismi e faziosità e – come afferma Jurgen Habermas – “la dissoluzione centrifuga dei confini
della comunicazione, accelerata e aperta nel contempo a qualsiasi partecipante ovunque sia,
(che)sviluppa un’ambivalente forza esplosiva” - vedi la fenomenologia Zaia, ovvero una bolla di 800.000 follower che ha determinato lo
svuotamento del senso e della responsabilità collettiva della governance dell’Ente Regione.
- Un tale mutamento di struttura della sfera pubblica ci impone di evitare di chiudere gli occhi di fronte alle innovazioni tecnologiche che l’hanno determinato da tempo e che l’irruzione dell’Intelligenza Artificiale e Realtà virtuale accelereranno ulteriormente, ed al contrario ci incita a progettare, realizzare e praticare “una struttura mediatica che permetta il carattere inclusivo della sfera pubblica e un carattere deliberativo per la formazione dell’opinione pubblica e della volontà politica”.
- Ciò significa operare una discontinuità quantica di strumenti, procedure, linguaggi digitali che hanno
caratterizzato l’ultimo decennio: si tratta di una questione di sopravvivenza democratica che
l’Associazione PER può intestarsi di affrontare come laboratorio di sperimentazione, ovvero come
una start up che non ha i gravami dei giochi e giochini di potere delle formazioni-partito, diventate
delle gabbie che soffocano la libera partecipazione e contribuiscono a creare un baratro tra cittadini
ed istituzioni ed in particolare ad allontanare i ceti popolari che proprio in ragione di una inesistente
offerta di Piattaforme strutturate per un effettivo coinvolgimento, si sono riversati nelle praterie
recintate per loro: Rousseau, Bestia, Fabbriche di fake news etc. in quella che David Colon in un libro
sconvolgente ha chiamato ‘La guerre de l’information’.
- In questo gigantesco lavoro ricostruttivo identitario su un terreno reso impervio e franoso
dall’accumulo di incompetenze sommate alle dissonanze cognitivo diventa fondamentale l’adozione
della metodologia del bridging, ovvero della costruzione di ponti attraverso il networking
interassociativo, facendo assumere a PER la funzione centrale di coordinamento nel territorio
veneto, promuovendo il lavoro di riconnessione e rigenerazione comunitaria del welfare.
- Una seconda scelta strategica è data dall’affrontare il vuoto di autorevolezza e legittimazione
democratica nel quale oscilliamo, irrorando il terreno per ridare vigore alle radici, ovvero per
recuperare la memoria storica costituzionale e repubblicana (come ricorda spesso Elena) ma
aggiornando ed inverandone i valori ispiratori per il tempo presente.
- Per noi veneti questo significa ricordarci che abitiamo la terra dei ministri riformatori: Luigi Gui per
la Scuola Media unificata per tutti, Mariano Rumor per l’istituzione delle Regione, Tina Anselmi per
la riforma sanitaria
- Ma la buona memoria si deve accompagnare ad una sensibilità che ci metta in grado di cogliere la
drammaticità della crisi antropologico-culturale e delle fratture storiche emergenti che ci debbono
vedere in grado di diventare un punto di riferimento fondamentale, baricentro della ricostruzione
del welfare comunitario.
- La vocazione che ci ispira e la mission che ci vogliamo dare saranno però impraticabili se non
riusciremo a ricomporre la frattura consolidatasi tra Politica e Cultura, tra Istituzioni ed Intellettuali.
La sua profondità ed il carattere strutturale che la caratterizza sono tali che stanno ponendo anche
alla Chiesa, impegnata nel Sinodo, una complessità di interrogativi e scelte pastorali difficili da
intraprendere. Per quanto ci riguarda in modo più ravvicinato è importante la riflessione
propedeutica contenuta nel libretto aureo di Giorgio Caravale ‘Senza intellettuali‘ e procedere con un nostro specifico stile:
- essere animati dall’empatia pedagogica di Don Milani e dal rigore teologico di Papa Ratzinger
- contrastare l’apatia e gli opportunismi diffusi con la coerenza delle testimonianze operose
- contestare in campo aperto la vulgata della destra che si propone con l’aggressività del farsi
spazio a spallate e l’uso della propaganda - dissuadere dall’inazione e dal disimpegno gli scettici, i narcisisti ed i vacui progressisti
- praticare l’innovazione sociale che scaturisce dal fecondo dialogo intergenerazionale