L’Italia contesa da un’armata Brancaleone (Governo) guidata da Giorgia Meloni e da una molteplicità di ‘truppe’ (Opposizione) senza guida

di Dino Bertocco

Il Paese ha bisogno di nuovi ‘comandanti’ umili, temprati e generosi: Carlo Calenda e gli altri leader riformisti sono chiamati a dare prova di autorevolezza e co-responsabilità nell’Opposizione e nella costruzione dell’alternativa programmatica di Governo

Il Veneto deve diventare il baricentro del Primo Polo Liberaldemocratico, radicato socialmente e culturalmente nel Civismo, nel Popolarismo e nella pratica della Sussidiarietà


Onore delle armi a Giorgia

Una premessa indispensabile: alla Presidente del Consiglio va riconosciuto l’onore delle armi.

Non ha il fisico della Valchiria, ma l’intensa militanza politica giovanile, l’addestramento ad Atreju, le letture di Tolkien e Scruton e finanche i consigli malefici di Steve Bannon, l’hanno temprata a diventare una leader capace di insinuarsi nelle debolezze e contraddizioni degli avversari per accreditarsi presso un elettorato che l’ha premiata ed incoraggiata (con il 16 % dei consensi) ad assumersi l’onore e la responsabilità della guida del Centrodestra e del Governo.

E non solo: nel momento storico della chiamata alle ‘scelte irrevocabili’, diversamente dal tragico e cinico progenitore politico, è stata in grado di liberarsi dai fumi dell’infatuazione ideologica che stavolta era provocata dalla Russia del tiranno di turno (in questa tragica congiuntura Putin), a cui aveva dedicato pagine di ammirazione nel suo fortunato bestseller, e cogliere lo spirito vitale di libertà e democrazia che ispirava la Resistenza ucraina, schierando l’Italia senza se e senza ma dalla parte dell’Occidente.

Ciò non le va solo riconosciuto, ma ricordato con forza a tutto il ceto politico italiano perché consideri tale scelta strategica più di un atto di coraggio, bensì una pietra angolare fondamentale di una politica euroatlantica condivisa.

Resta però, mi si perdoni il gioco di parole, tutto il resto.

In questi giorni mi sarebbe particolarmente facile infierire sul misero spettacolo offerto dalla modesta squadra di Governo che, volente o nolente, Giorgia Meloni ha approntato, orientandola ad un gioco di ‘conservazione’, ovvero di legittima ma controproducente (per il Paese) coerenza con il programma elettorale di difesa di interessi corporativi e di un approccio neosovranista nell’affrontare una serie di questioni cruciali diventate molto rapidamente la palude in cui si è incagliata l’azione di governo.

Diversamente dai molti ‘osservatori’ opportunisti che si sorprendono delle difficoltà della leader di Fratelli d’Italia ad assumere una postura più aderente al ruolo che oggi rappresentanza, avevo già espresso dubbi e rilievi critici sulle ambiguità della sua personalità prima della sua salita a Palazzo Chigi.

Preferisco quindi affidare una valutazione obiettiva delle difficoltà e contradditorietà della linea politica, delle scelte strategiche e dell’atteggiamento polemico che caratterizzano la gestione del suo programma, ad alcuni valenti giornalisti ed opinionisti che, senza acrimonia, ma partendo dall’analisi dello stato dell’arte dopo nove mesi di navigazione del Governo di Centrodestra, hanno tracciato un profilo esauriente sui punti di forza (pochi, ma importanti) e sulle debolezze (gravi perché strutturali), che consentono non solo di esprimere dei giudizi equilibrati, ma anche di far emergere i numerosi fattori (di successo e le defaillance) che collegano strettamente l’attuale governance sia a quelle che l’hanno preceduta (con gli effetti positivi duraturi tuttora riscontrabili determinati dalle scelte riformiste attuate da Renzi e Draghi) sia a quella che dovrebbe caratterizzare l’impostazione programmatica alternativa dell’Opposizione odierna.

Quattro articoli senza pregiudizi e senza sconti

  1. Marco Fortis analizza le condizioni ed i fattori strutturali che hanno portato negli ultimi anni ad una situazione nella quale “Sbalordendo tutti, l’economia italiana è cresciuta a tassi record, le imprese hanno continuato ad investire a ritmo incalzante, il made in Italy ha innestato il turbo, sono ripresi i consumi delle famiglie, così come l’occupazione. Il primo dato da considerare, sulla base dei dati definitivi del 2022 e utilizzando le previsioni sul 2023 dell’ultimo World Economic Outlook dell’Ocse, è che nel biennio 2022-2023, l’Italia metterà a segno la più forte crescita economica tra i paesi del G7, con un aumento del Pil del 5 per cento in due anni”.

Che dire, poi, dei conti pubblici? Secondo il Fiscal Monitor del Fondo monetario internazionale, a parte la Germania, nel 2023 tutti gli altri paesi del G7 avranno un debito pubblico superiore al cento per cento del Pil. Ma il debito italiano è quello cresciuto di meno nel decennio 2014-2023 in termini di punti di Pil, grazie anche a sette anni di avanzo pubblico primario su dieci e nel 2023 l’Italia sarà l’unico paese del G7 con lo stato in surplus primario. Secondo la Banca dei regolamenti internazionali, inoltre, l’Italia ha il più basso dopo quello tedesco”.

L’Italia si avvicina al suo G7 con dati da record. Eccoli

https://www.ilfoglio.it/economia/2023/07/07/news/l-italia-si-avvicina-al-suo-g7-con-dati-da-record-eccoli-5473947/

  1. Ernesto Galli Della Loggia constata La destra e la svolta che non c’è, ovvero esprime il disincanto dei cittadini-elettori “La (cui) speranza era quella di ascoltare una voce dal timbro nuovo capace di disegnare una prospettiva in cui potessero riconoscersi in molti al di là dell’appartenenza di partito,

È dal giorno della presentazione del suo governo in Parlamento che Giorgia Meloni non si rivolge al Paese. Consumata da una micidiale girandola di incontri internazionali e di impegni istituzionali, sottoposta alla necessità di tamponare gaffe, gesti malaccorti, inadeguatezze di molti dei suoi ministri, aiutata esclusivamente da pochi stretti collaboratori di valore, in tutto questo periodo la sua immagine è arrivata al pubblico solo attraverso qualche dichiarazione/illustrazione di circostanza a proposito di questo o quell’atto di governo, ovvero per qualche improvvisato, casuale, scambio di battute. Non è così però che si rappresenta quella svolta storica che la destra prometteva di essere. Non è così che si rappresenta la guida di una nazione anziché di un partito. Non è così che si costruisce una leadership”.

In larga maggioranza il voto che ha portato Giorgia Meloni al posto che oggi occupa è stato il voto, viceversa, di chi ha preso sul serio il suo proposito di fare un grande partito conservatore”.

Conteneva la speranza di ascoltare una voce dal timbro nuovo capace di disegnare una prospettiva in cui potessero riconoscersi in molti al di là dell’appartenenza di partito, capace di parlare agli italiani del futuro del loro Paese, capace più che di elencare promesse di chiamare a nuovi impegni ed evocare nuovi orizzonti in vista di quella rifondazione della Repubblica che ormai da troppo tempo è all’ordine del giorno”.

Ma questa voce ancora non si è udita. Questa Giorgia Meloni, capace di parlare alto e di guardare lontano, ancora non si è vista. Al suo posto, invece, un presidente del Consiglio sempre un po’ in affanno e pronto a dare sulla voce, dall’aria sempre un po’ corrucciata, una persona sempre più chiusa nel ristretto cerchio dei suoi fedelissimi da un lato e nel circuito del potere e dell’ufficialità dall’altro”.

https://www.corriere.it/opinioni/23_luglio_05/destra-svolta-che-non-c-e-c73ce040-1b57-11ee-802f-6d9619f8b741.shtml

  1. Ferruccio de Bortoli smaschera La destra che si sente assediata e il complesso di Calimero

C’è una convinzione assai diffusa nella destra di governo, ma coltivata a lungo anche nell’era berlusconiana, che in Italia vi siano poteri così forti in grado di contrastare, grazie all’ancoraggio europeo e internazionale, il risultato delle elezioni e vanificare persino la volontà popolare”.

Uno sguardo disincantato e realistico all’Italia di oggi, ci induce a ritenere che l’ombra minacciosa dei cosiddetti poteri forti sia assai meno incombente. Il complesso di Calimero — altra versione dell’underdog meloniano — non ha alcun fondamento sostanziale”.

La domanda di fondo, dunque, è se questa sindrome dell’assedio di ipotetici poteri forti non sia soltanto un alibi ideologico, utile quando si è all’opposizione ma non al governo e se alla fine, soprattutto a livello europeo, non si traduca in un danno per il Paese, anzi per la Nazione. Aver esasperato la questione del Mes, per poi doverselo probabilmente trangugiare, va esattamente in questa direzione. Il secondo aspetto è legato a una tendenza in sé del tutto encomiabile, cioè quella di valorizzare, da parte del governo, il ruolo economico del Paese e i primati del made in Italy. Le classifiche internazionali ci penalizzano, spesso ingiustamente. E un po’ per colpa di come noi ci raccontiamo agli altri. Ma un conto è l’orgoglio, un altro l’esaltazione a volte acritica. Il primo è positivamente contagioso, la seconda è suggestivamente pericolosa perché distoglie lo sguardo dai problemi reali”.

https://www.corriere.it/opinioni/23_luglio_08/destra-che-si-sente-assediata-complesso-calimero-b496227a-1dbf-11ee-a88c-1e8bf282998d.shtml

  1. Claudio Cerasa irride L’autocomplotto di meloni perché “Le esondazioni delle procure sono una cosa seria. Vera. Evocarle quando non esistono è segno di debolezza. Perché il vittimismo del governo, sulla giustizia, è un preoccupante manifesto politico: inizia la stagione degli alibi”

Un autocomplotto che segnala la tendenza innata da parte di Giorgia Meloni a scaricare su alcuni famigerati agenti esterni quelli che sono invece problemi dovuti a fattori squisitamente interni. La premier forse non se ne è accorta ma il problema del caso Santanchè non è legato alla presenza o meno di un’indagine contro la ministra. E’ legato a qualcosa di più: al fatto che Santanchè non ha ancora dato risposte soddisfacenti sul mancato pagamento della liquidazione ad alcuni dipendenti, sulla circostanza che una dipendente sarebbe stata messa in cassa integrazione a zero ore a sua insaputa e sulla presenza di alcuni passaggi societari della sua Visibilia poco trasparenti ben documentati non da un’inchiesta giudiziaria ma da un’inchiesta giornalistica”.

Ma anche qui l’impressione che si ricava osservando con attenzione la traiettoria della maggioranza sul fronte della giustizia è che in otto mesi di governo la politica delle chiacchiere, e del vittimismo, ha preso il sopravvento sulla politica dei fatti (vale anche per il ministro della Giustizia Carlo Nordio, purtroppo, il cui governo finora ha portato a casa molti aumenti delle pene senza portare però a casa una sola riforma improntata sulla difesa delle garanzie: è questo che dovrebbe fare un garantista, no?)”.

Il Foglio, Sabato 8 Luglio 2023

Ma l’Opposizione cosa dice?

Ho ritenuto più importante, in questa occasione, focalizzare l’attenzione sulle ‘diagnosi’ di attori esterni (non estranei) alla dialettica politica perché i limiti e le incongruenze della maggioranza di governo da loro evidenziati possono costituire un quadro cognitivo sufficientemente obiettivo tale da consentire di esaminare e giudicare con maggior rigore gli atteggiamenti ed i contenuti del controcanto che dovrebbero veder protagonisti gli esponenti dell’Opposizione.

Qui il discorso si fa ancora più serio per non dire drammatico, in quanto nel contesto di una governabilità del Paese a rischio, una Democrazia matura deve poter contare sulle competenze, la responsabilità e la capacità propositiva degli avversari del Governo: ed a tal proposito è ben presente a tutti che per quanto li riguarda ci troviamo in presenza di una frammentazione, se non di vere e proprie divaricazioni, cosicchè abbiamo buone ragioni nel titolare che l’Italia è oggi al centro di una disputa tra l’Armata Brancaleone con una guida ed una molteplicità di truppe senza guida.

Ragion per cui ritengo necessario, anche in questo caso, per evitare di ritornare sui miei ‘passi perduti’, cioè a ripetere le analisi e le proposte con cui nel recente passato ho ripetutamente auspicato il superamento di faziosità, superficialità e dissonanze cognitive, indicando con argomentazioni corpose proposte concrete per rendere credibili e praticabili non solo l’opposizione, bensì la costruzione di un’alternativa programmatica di Governo, esporre gli elementi di criticità e progettualità che albergano nel variegato schieramento dell’Opposizione.

  1. Il primo ‘oggetto’ di attenzione è la situazione di precarietà, ondivaghezza ed inconcludenza che caratterizza Il Pd a guida (si fa per dire) Elly Schlein. Un quadro riassuntivo sconcertante e sconfortante l’ha tracciato recentemente il Direttore del Foglio Claudio Cerasa, che già con il titolo del suo editoriale ha emesso una sentenza inappellabile: Un vuoto chiamato Elly Schlein. Vi si analizza con un’analisi circostanziata una conduzione del Partito caratterizzata da ambiguità, confusione, Agenda del non senso e si giudica la relazione della leader Pd presentata all’ultima Direzione nazionale “un perfetto manifesto di impotenza politica e (che) illumina una leadership che in attesa di avere un futuro sembra essere già diventata il passato” sic!

https://www.ilfoglio.it/politica/2023/06/20/news/un-vuoto-chiamato-elly-schlein-5406566/

Da parte nostra non abbiamo niente da aggiungere se non in peggio, ma per i molti anni che abbiamo dedicato al Pd in termini di partecipazione attiva al dibattito politico-culturale interno e, nell’ultima stagione congressuale, al sostegno alla candidatura di Stefano Bonaccini alla segreteria nazionale, confidiamo che la componente maggioritaria del Partito (in termini di iscritti e partecipazione all’esperienza riformista dei Governi Renzi e Gentiloni) si scuota dal torpore annichilente che l’ha colpita e riprenda un percorso di protagonismo non solo nel dibattito e nella competizione interna, bensì sulle questioni centrali della dialettica politica nazionale. Per questa ragione rilancio volentieri qui il testo dell’appello con cui Stefano Bonaccini ha promosso l’incontro nazionale del suoi sostenitori che si svolgerà Cesena il 21 e 22 luglio pv, con la presenza di Romano Prodi:

Carissima, carissimo, voglio raccogliere l’appello di quanti ci hanno chiesto di non disperdere l’Energia popolare che abbiamo messo nel congresso e farla vivere pienamente nel Pd”, scrive Bonaccini in una lettera: “Se ho accettato volentieri di essere il Presidente del nostro partito è perché sento, come tanti, una duplice responsabilità: quella di far vivere nel confronto democratico quel pluralismo di culture, idee e proposte che solo può garantire piena cittadinanza a tutte e tutti; e al tempo stesso quella di ricercare la sintesi che rinnova la vocazione maggioritaria con cui il Pd lo abbiamo fondato. E’ con questo spirito e con questo obiettivo che ti propongo di trovarci a Cesena, il prossimo 21 e 22 luglio. Un luogo simbolo dell’Emilia-Romagna colpita dall’alluvione di maggio, ma anche una città in prima linea nel buon governo del Pd e di un centrosinistra nuovo che insieme dobbiamo costruire per diventare un’alternativa credibile a questa destra. Sarà anche il nostro contributo per sostenere la ricostruzione della Romagna”, continua il presidente dem. “Ti chiedo già di segnarti l’appuntamento in agenda e far girare questo invito tra militanti, iscritti ed elettori che ritieni possono essere interessati a confrontarsi con noi. Nei prossimi giorni invieremo tutte le indicazioni operative. Un caro saluto“.

  1. Il secondo ‘oggetto’ a cui è necessario rivolgere l’attenzione è quello che sino a qualche tempo fa si autodefiniva Terzo Polo e che ora è diventato una sorta di laboratorio politico che si esprime a livello parlamentare con i Gruppi Azione – Italia Viva e nei territori con una variegata espressione di nuclei associativo-culturali e partitici, diffusi, vivaci, coo-petitivi e che laddove si sono impegnati in confronti collaborativi hanno contribuito all’affermazione di importanti candidature alle amministrazioni comunali. Resta il fatto clamoroso che le enormi potenzialità presenti nel mercato elettorale, nella domanda politico-culturale di qualità e nelle espressioni radicate in tutto il Paese della cultura liberaldemocratica, popolare, riformista, ebbene tutto ciò attende con impazienza che siano ritenute meritevoli di un’offerta politica unitaria.

A tal proposito debbo rilevare che il clima incandescente creato dal conflitto personale tra i due leader maggiormente rappresentativi di questo ‘mondo’ (occorre che li citi?) si sta raffreddando, consentendo quindi che si facciano largo i discorsi, i temi di discussione e le personalità valenti, rendendo quindi praticabile nei territori il dialogo ed il confronto per il rilancio di una progettualità forte, in grado di approdare sia sulle questioni dello scontro con il Governo, sia nei prossimi appuntamenti elettorali (europee ed amministrativo-locali) con un clima ed una predisposizione ad intese importanti, soprattutto legittimanti tra i cittadini.

A tal proposito ritengo utile segnalare il tono e la qualità dei contenuti che hanno connotato la recente partecipazione di Carlo Calenda alla trasmissione in Onda:

https://www.la7.it/in-onda/rivedila7/in-onda-estate-puntata-del-772023-07-07-2023-493780

I punti programmatici che costituiscono il terreno comune per tutte le forze che, al di là dei tatticismi e personalizzazioni eccessive, sono orientate a convergere verso un Polo Liberaldemocratico e riformista, sono così riassumibili (e condivisibili) 1) il PNRR è già a questo stadio in parte perso; 2) la sanità è sull’orlo del collasso; 3) sull’istruzione (dove l’Italia è penultima in UE) non si sa quale sia il progetto del governo. 4) i salari reali scendono in un paese dove sono già calati del 12% in due decadi. 5) la pubblica amministrazione non riesce a mettere a bando nulla (e per il PNRR dovremmo fare 155.000 bandi) 6) abbiamo i peggiori indicatori in UE sull’inclusione delle donne nel mercato del lavoro. 7) il flusso dei migranti è triplicato e il governo non ha un piano sull’immigrazione.

Aggiungiamovi la querelle di questi giorni sulle vicende Del Mastro, Santanchè, La Russa, correlate al Progetto Nordio sulla Giustizia, ed ecco che la necessità di un’agenda comune delle componenti liberaldemocratiche e riformiste presenti nell’Opposizione (ed in alcune, seppur minoritarie, rappresentanze della maggioranza) si presenta come irrinunciabile ed inrinviabile.

Dino Bertocco