Superiamo la stagione dei pregiudizi razziali e della pigrizia politico-amministrativa

Dino Bertocco – Giovanni Faverin

Un Protocollo di operosità civico-amministrativa e di progettualità socio-economica con il protagonismo dell’intera Comunità veneta


Gli insostenibili pregiudizi razziali e la pigrizia politico-amministrativa che finora hanno caratterizzato la governance regionale del fenomeno migratorio, finalmente cedono il passo al realismo ed al pragmatismo con la proposta del Protocollo annunciato dal Presidente Luca Zaia e sottoscritto dal Presidente di Anci Veneto Mario Conte.

La situazione diventata emergenziale anche a causa del carattere ideologico e della strumentalizzazione elettoralistica con cui la Destra, nazionale e locale, per un ventennio aveva boicottato ogni scelta e possibile soluzione operativa, ora diventa il terreno per adottare e promuovere un piano strategico.

Esso deve poggiare innanzitutto sulla consapevolezza e ragionevolezza, ovvero su un approccio antropologico culturale che coniughi i valori del riconoscimento della sofferenza umana e dell’accoglienza, con il realismo e la determinazione a farla diventare un’occasione straordinaria sia per sanare le patologie sociali accumulatesi con la clandestinità, che per operare – con rigorosi criteri valutativi e selettivi – la riconversione degli immigrati in arrivo da pericolo incombente in risorse umane da orientare nei circuiti della legalità e dell’inserimento programmato in un mondo del lavoro che, da troppo tempo inascoltato, richiede di poter contare su nuove leve di manodopera.

Ci troviamo di fronte ad una congiuntura nella quale l’azione pubblica, con il concorso attivo delle Associazioni di rappresentanza del mondo del lavoro, delle Forze sociali del Terzo Settore e del Volontariato, non può più rinviare un programma concreto e realistico di intervento, riconoscendo che:

  1. è opportuno prendere atto che un gran numero di immigrati sono già presenti in Italia ed in Veneto senza un valido titolo di soggiorno e la loro regolarizzazione attraverso un inserimento semplificato attraverso il decreto flussi da una parte alleggerirebbe il lavoro delle questure, delle forze dell’ordine e delle magistrature, dall’altra permetterebbe di svuotare in parte i centri di accoglienza creando nuovi spazi che sembrano necessari.
  1. Si pone poi l’esigenza della conversione dei permessi di soggiorno: la facilitazione e la semplificazione della conversione di ogni tipologia di permesso di soggiorno in permesso di soggiorno per lavoro, di nuovo permetterebbe di includere nella fase produttiva chiunque voglia partecipare alla crescita economica e civile del nostro paese. Crediamo che sarebbe semplice ovviare alle resistenze giuridiche del Consiglio di Stato sul punto, definendo fin dall’origine ogni permesso di soggiorno anche per lavoro, e comprendendo quindi nella programmazione del decreto flussi tutti i permessi rilasciabili per qualsivoglia motivo.

Non si tratta di immaginare sanatorie che continuerebbero a spostare sul piano dell’eccezionalità il necessario governo dell’immigrazione; piuttosto riteniamo che è giunto il tempo di fare pragmaticamente i conti con la realtà che obbliga tutte le parti in causa ad assumere le proprie responsabilità in ordine a fatti che assumono i caratteri di un cambiamento storico.

Sul piano strettamente operativo, in base alle risultanze dell’osservazione diretta e dei documenti e delle prese di posizione del mondo delle Imprese e dei settori impegnati specificatamente nell’ambito di Agricoltura, Logistica, Servizi sociosanitari ed assistenziali, Ristorazione, Servizi ambientali, registriamo che si è consolidata nel corso del tempo una domanda annuale di manodopera calcolata per l’intero Nordest nell’ordine di 50.000 unità, necessari in misura urgente: operatori socio sanitari, infermieri, personale addetto alla cura delle persone anziane e disabili, autisti con patente C e CQC, addetti alla raccolta dei rifiuti, addetti alle manutenzioni di immobili civili ed industriali, addetti alle pulizie, addetti alla ristorazione.

Come si può ben capire ciò significa approntare programmi tempestivi ed eccezionali innanzitutto sul piano dell’organizzazione di un’accoglienza strutturata sia per quanto attiene la logistica che per quanto riguarda i processi di alfabetizzazione civica ed integrazione nelle comunità locali.

E contestualmente vanno attivati i percorsi di formazione, qualificazione professionale, addestramento pratico per un inserimento nel mondo del lavoro, per i quali le associazioni imprenditoriali e gli Enti di Formazione debbono mettere in campo le migliori competenze ed esperienze professionali.

Ma accanto ed insieme a questa mobilitazione che discende da una visione delle opportunità socioeconomiche, l’intera Comunità veneta deve misurarsi con un cambiamento epocale, ovvero un processo etico-culturale e civile di neo-umanizzazione dello sviluppo sociale ed economico a cui far concorrere una forza lavoro che, seppur proveniente da mondi lontani, è portatrice di energie, valori e speranze che possono contribuire a ed integrare lo sforzo collettivo in corso per affrontare le sfide della globalizzazione pacifica, della convivenza multietnica, della costruzione di una Regione e di un Paese più ricchi di futuro.

Ed in ragione di queste sommarie considerazioni invitiamo tutti ad esprimere la propria volontà ed il proprio impegno personale e sociopolitico nell’ambito delle organizzazioni di appartenenza, per dare gambe robuste all’attuazione del Protocollo regionale ed isolare le posizioni delle forze regressive e dell’egoismo che danneggiano con la loro faziosità la progettualità concreta e positiva che finalmente può decollare in un Veneto operoso e solidale.

Dino Bertocco – Giovanni Faverin

Link:

https://www.unacitta.it/it/articolo/1833-di-quanti-immigrati-ha-bisogno-il-nordest-ditalia

https://www.neodemos.info/2023/06/30/per-una-gestione-razionale-ed-umana-dei-flussi-migratori/

https://www.avvenire.it/opinioni/pagine/investire-dove-serve