Undici Milioni di matite

MC Esher, Mani che disegnano, gennaio 1948. Litografia

Una riflessione sulla accelerazione delle tecnologie

Questa è la più grande sfida che attende l’attuale generazione di giovani innovatori, dovranno fare i conti con un passato recente e un presente di contraddizioni forti, che noi #trailblazer visionari del primo mattino digitale, non avevamo immaginato. E nemmeno voluto.

LE FRATTURE ANTROPOLOGICO-CULTURALI CHE LOGORANO L’ASSETTO SOCIALE E LA CONVIVENZA DEMOCRATICA.

Viviamo da qualche decennio una trasformazione profonda che sta scuotendo le identità individuali e collettive.

Il ‘riscaldamento social’ ed ora la pandemia sanitaria hanno determinato una pressione emotiva stressante e per molte persone, letteralmente scardinate dalle proprie sicurezze e certezze, insostenibile.

Le ‘matite digitali’ compulsate affannosamente e   le aspirine-no vax  ingurgitate con orgogliosa sicumera, in realtà costituiscono una risposta difensiva e del tutto irrazionale, alimentata dallo spaventoso deficit cognitivo provocato dall’irruzione tumultuosa di un processo di globalizzazione trainato dall’innovazione tecnologica e dai connessi rischi socioeconomici (e sociosanitari) che aggrediscono   le Democrazie, ne indeboliscono le Istituzioni e la Governance, introducono  fattori di disorientamento i cui effetti perversi costituiscono il terreno privilegiato della predicazione populista ed eversiva e l’occasione per la riedizione di un conflitto ideologico destra-sinistra che sa di muffa ed interpretazioni retrotopiche della storia.

Con una certa provocatorietà, c’è qualche analista che sostiene una tesi da prendere seriamente in considerazione, e noi lo facciamo:

“il fork nella evoluzione della specie e’ già’ cominciato. non c’è’ destra o sinistra, non ci sono nazisti, comunisti etc. C’e’ solo una grande linea che separa i popoli: l’idea di avere un posto nel futuro o di rinnegarlo alla ricerca di una qualsivoglia confortevole presente o passato. 
Tutto quello che accade sulla Terra, oggi, deriva solo da questa frattura. Una frattura destinata ad ampliarsi sino ad una speciazione vera e propria.
E non sara’ un processo indolore.
Tutto il resto sono dettagli implementativi.”

Leandro Agrò Design Executive, IxD/UX expert

Con l’articolo dell’amico e collega STEFANO LAZZARI, apriamo una riflessione strategica su analisi, strumenti e programmi per fronteggiare la crisi epistemica e la domanda di informazione e conoscenza, consapevolezza e speranza emergente dal ‘disordine’ di questi giorni, sicuramente malinteso, nelle sue cause strutturali, dall’intero ceto politico.

Dino Bertocco


“Forse la verità più straordinaria dell’età moderna è che certi tipi di tecnologia avanzano non in modo lineare, ma su curve esponenziali. Ogni anno una parte sempre più ampia del mondo della tecnica viene risucchiato in queste curve esponenziali. A grandi linee, ciò significa che ogni anno vede più innovazione rispetto a tutti gli anni prima messi insieme. Ciò implica che i prossimi vent’anni presenteranno cambiamenti tecnologici così profondi da rendere quasi irrilevante tutto ciò che è venuto prima. Questa velocità ci interroga e lo scenario diviene così complesso che sfida la nostra capacità di comprendere la tecnologia e i suoi prodigi.”

Queste sono le parole di Paolo Benanti, padre francescano del Terzo Ordine Regolare nel suo straordinario libro “Oracoli, Tra Algoretica e algocrazia“, una riflessione sulla incredibile accelerazione che le tecnologie digitali stanno raggiungendo in questi ultimi anni, e le problematiche etiche che solleva.

Non v’è dubbio che fra queste, Intelligenza artificiale e realtà virtuale siano fra quelle più promettenti e dunque più difficili da armonizzare con la società umana e le sue istanze, di cui l’innovazione è solo una e neanche la prima, delle sue esigenze.

E non è tanto l’ennesimo scandalo di Facebook, rilevato da Frances Haugen, l’ingegnere informatico di 37 anni che ha accusato il colosso dei social di aver ridotto la censura sull’odio e le fake news pur di aumentare i profitti a preoccuparmi, al massimo posso indignarmi.

Quello su cui riflettere è, tornando alle parole di Benanti sui cambiamenti indotti nella società dalle tecnologie, che:

“nonostante i limiti teorici del caso, se la nostra capacità tecnologica continuasse a crescere in futuro con lo stesso ritmo con cui è cresciuta sinora, tra due decenni ci sarà almeno un milione di persone tecnologicamente più capaci di noi oggi. Un milione di volte in una generazione. È un po’ come passare dall’invenzione della scrittura all’invenzione del computer in una singola generazione.

Gli esseri umani come li conosciamo attualmente non hanno la minima idea di come fare per adattarsi a tale velocità e a una simile portata del cambiamento. Dimentichiamo le auto senza conducente, le stampanti 3D e i droni autonomi. Cosa saremo capaci di fare?”

E chi non sarà o avrà avuto la possibilità di essere esposto a questa accelerazione, che farà?
Risposte, non ne ho, ma ho cercato di pormi la domanda giusta, capace di rendere a me, chiara la contraddizione.
E mi sono domandato:

Undici milioni di matite fanno undici milioni di letterati?

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