Giacomo Matteotti apostolo e martire del riformismo

Di Dino Bertocco

Il Convegno della CISL Padova Rovigo con l’intervento del segretario Generale Samuel Scamazzin

Debbo essere sincero: l’iniziativa della CISL Padova Rovigo nel paese natale e che custodisce le spoglie del martire antifascista Giacomo Matteotti mi ha sorpreso, emozionato, rincuorato: vi ho infatti trovato la solida conferma che stiamo vivendo un passaggio storico intenso, drammatico, nel quale la memoria del pensiero, dell’opera e del sacrificio dei Padri della Repubblica democratica costituisce un ancoraggio fondamentale per l’azione sociale e politica di quanti si propongono di arrestare la regressione antropologico-culturale in atto di un ceto partitico che si accapiglia in una dialettica faziosa che logora l’assetto istituzionale del Paese e distoglie l’opinione pubblica dai valori fondativi dell’unità nazionale.

Ho voluto trovare conforto per questa mia valutazione in un lungo e amichevole colloquio con il Segretario Generale della CISL padovano-rodigina, dal quale ho tratto una nuova ispirazione e suggerimenti operativi per l’iniziativa che ho annunciato nel mio precedente articolo-appello: ‘Sveglia Riformatori’.

Conosco per studio ed esperienza diretta nella militanza sindacale la robustezza e profondità storica delle radici riformiste cisline, ma debbo riconoscere che l’intuizione e la determinazione di Samuel Scamazzin nella realizzazione dell’evento ci consentono di rileggere ed aggiornare il contributo fondamentale che il Segretario del PSU – trucidato dai fascisti – ci ha consegnato, non solo come testimonianza generosa e totale nella difesa della democrazia, ma anche nella elaborazione di una visione liberale e riformista dell’azione politica che ha rappresentato il paradigma culturale e programmatico su cui la CISL nel 1950 ha fondato il proprio modello di Sindacato, dissociandosi dall’impostazione ideologica di una CGIL subalterna alla strategia del PCI.

Roma, 1950, nasce la CISL: Bruno Buozzi sindacalista socialista riformista (amico fraterno di Matteotti) e Achille Grandi sindacalista cattolico-popolare, come leader ispiratore

A tal proposito è utile richiamare la pubblicazione fresca di stampa in cui Antonio Funiciello, scrive l’illuminante biografia di “un uomo capito da pochi, dileggiato da molti”, illustrando con annotazioni storiografiche inequivocabili ed analisi rigorose, il pensiero e la figura di un leader che “fu scomodo per Mussolini, ma anche per Benedetto Croce, così come per i comunisti Gramsci e Togliatti che lo coprirono di insulti”: “Tempesta. La vita (e non la morte) di Giacomo Matteotti

Ecco perché la realizzazione e lo svolgimento del Convegno meritano il plauso, ma soprattutto una riflessione attenta ai contenuti degli interventi e delle relazioni che hanno offerto ed indicato la lezione e le implicazioni sostanziali per la funzione del Sindacato ed il rinnovamento della Politica nel tempo odierno in cui la luce e la testimonianza di Matteotti debbono tornare a risplendere.

E’ il caso di sottolineare poi come, proprio per darne un rilievo politico-istituzionale, l’iniziativa a Fratta Polesine sia stata preceduta dalla presentazione del Programma nell’Aula del Senato.

Il resoconto del Convegno

Il pensiero di Giacomo Matteotti, la sua figura e il suo impegno, sempre dalla parte degli ultimi, sono stati al centro del convegno “Il riformismo sociale della Cisl”, svoltosi il 16 aprile) a Villa Molin Avezzù di Fratta Polesine.
L’incontro è stato organizzato nel centenario dell’uccisione del leader socialista polesano, nel suo paese natale, per mettere a fuoco alcuni aspetti delle sue idee riformiste che la Cisl ha fatto proprie.
«La Cisl Padova Rovigo – ha detto il segretario generale Samuel Scavazzin nella presentazione – non poteva esimersi, in occasione del centenario dalla morte, di dedicare un evento a una figura come quella di Giacomo Matteotti, che ha lasciato una importante eredità al nostro sindacato. Questo evento rappresenta anche l’occasione per la Cisl di ripensare alla propria storia e ai fondamenti della propria visione sindacale, basata su una sintesi tra la dottrina sociale della Chiesa e il riformismo sociale. Ritrovare le nostre origini e motivazioni ideali ci conferma la vocazione della Cisl come sindacato che unisce e non che divide, e per guardare al futuro con la fiducia e la consapevolezza di poter essere fedeli ai nostri valori anche in contesti sociali ed economici profondamente diversi come quelli attuali».

L’incontro è stato aperto dai saluti di Riccardo Mortandello, dell’Associazione Socialista Liberale e di Maria Lodovica Mutterle, direttrice della Casa Museo Giacomo Matteotti. Sono quindi intervenuti Samuel Scavazzin e Aldo Carera, Presidente della Fondazione Giulio Pastore. È seguita una tavola rotonda con i senatori Riccardo Nencini, Presidente Gabinetto G.P. Vieusseux, e Paolo Giaretta, già sottosegretario al ministero dello Sviluppo economico e con il Segretario generale Cisl Veneto Gianfranco Refosco. Le conclusioni sono state affidate ad Andrea Cuccello, Segretario nazionale Cisl.

Nella sua relazione introduttiva, il professor Aldo Carera ha approfondito il tema dalla presenza di una cultura riformista all’interno della Cisl, partendo da come Giulio Pastore (fondatore e primo Segretario Cisl) visse i mesi successivi all’uccisione di Giacomo Matteotti. «La fonte del riformismo – ha detto – è la natura dell’uomo, portata a risolvere i problemi, concretamente. Ci sono elementi che caratterizzano la Cisl come associazione contrattualista. La soluzione dei rapporti richiede sempre mediazione».

Nell’ambito della tavola rotonda, il sen. Riccardo Nencini, Presidente gabinetto G.P. Vieusseux, ha sottolineato, riprendendo il titolo del libro che ha dedicato alla figura di Matteotti, alla sua solitudine nel contesto politico dell’epoca, anche per la sua rigidità nelle convinzioni morali e ha messo l’accento sul ruolo delle donne, al quale dedicherà il suo prossimo libro, prime tra tutte la moglie Velia, che asseconda, lei cattolica e lui ateo, la rigidità del marito, al quale scrive: “Non ti è concessa nessuna viltà”. «Gli anniversari – ha aggiunto – servono a mettere in luce i lati oscuri. Matteotti è sempre stato un elemento scomodo. Si dichiara antifascista e antibolscevico. Non sta nel Pantheon di nessuno schieramento».

Il sen. Paolo Giaretta ha messo l’accento sulla figura politica di Matteotti, tracciando un parallelo tra il socialismo riformista di Matteotti e l’umanesimo cristiano di don Lugi Sturzo, che portarono anche a un tentativo di collaborazione per salvare la democrazia. Un altro paragone è stato quello tra Matteotti e Navalny. «C’è un popolo che nonostante tutto sente il bisogno di manifestare. Anche qui a Fratta migliaia di contadini vollero ricordarlo. Penso che ci sia bisogno di maestri che sappiano trasmettere passioni. La Cisl ha dato molti maestri che hanno saputo non soggiacere ai luoghi comuni e che hanno fatto di questo sindacato un presidio di libertà».

Il Segretario Cisl Veneto Gianfranco Refosco si è interrogato su cosa significhi oggi il riformismo. «Oggi è importante valorizzare e attualizzare il pensiero riformista di Matteotti. Il riformismo non è moderatismo, né un atteggiamento remissivo, è un pensiero forte e noi vogliamo essere un sindacato riformista. Matteotti, ad esempio, pur essendo un attivista sindacale, si era schierato contro un uso puramente ideologico dello sciopero e invitava ad approfittare delle situazioni di conflitto per educare e formare le persone alla solidarietà. La scelta della Cisl di portare in Parlamento una proposta di legge di iniziativa popolare sulla partecipazione dei lavoratori alla vita delle imprese, da attuare attraverso la contrattazione aziendale, è una scelta riformista, che mira alla trasformazione graduale delle imprese e del ruolo dei lavoratori e delle lavoratrici. La scelta di Matteotti è stata quella di impegnarsi nel territorio. Veniva accusato perché era di una classe sociale abbiente e si occupava dei più poveri, ma la sua scelta è stata quella di lavorare sul territorio, sull’educazione, sulla crescita delle competenze. L’attenzione alla prossimità è lo stimolo che, come sindacato, dobbiamo mettere in atto. Abbiamo un patrimonio che ormai i partiti e gran parte dell’associazionismo non hanno più: il contatto diretto, quotidiano, con le persone».

Il Segretario nazionale Cisl Andrea Cuccello, nelle sue conclusioni, ha invitato a riflettere sul contesto nel quale l’attività politica di Matteotti si è inserita. «Matteotti non fu mai popolare. Tra i compagni generava sospetto per la sua ricchezza, i proprietari terrieri temevano un soggetto che erudisse i braccianti. Aveva tanti nemici e aveva una grande passione per lo studio. A 15 anni parlava di un futuro di giustizia e di pace. Oggi Matteotti si ricorda solo per la sua morte, ma non si conosce il suo pensiero. La storia della Cisl, nata nel 1950, è forgiata dal riformismo. Dall’idea di stare in mezzo alle persone, costruendo contrattazione sociale, di primo e secondo livello, nuove proposte legate alle esigenze del territorio. Nel corso degli anni il riformismo ha consentito le grandi conquiste che la Cisl ha raggiunto per il Paese. Penso ad Ezio Tarantelli, anche lui martire come Matteotti. In questi giorni è nata una discussione tragica sulle condizioni del lavoro, sugli infortuni che ogni anni accadono nel mondo del lavoro. Anche su questo, invece di andare alla contrapposizione, siamo riusciti ad ottenere dei risultati. Il problema vero è un modello sindacale che va verso una logica partecipativa. La Cisl immagina la capacità di innovare veramente e migliorare, anche secondo esempi come la figura di Giacomo Matteotti».

L’intervento di Samuel Scamazzin

“Vi ringrazio della vostra presenza in un questo momento che come segreteria della Cisl Padova Rovigo consideriamo veramente importante, perché era a dire poco doveroso, nell’anno del centenario del suo barbaro omicidio, rendere omaggio a Giacomo Matteotti, questo martire polesano i cui i suoi ideali sono anche patrimonio della Cisl. Ringrazio tutti gli enti, le associazioni e i Comuni che ci hanno dato il patrocinio, evidenziando ulteriormente l’importanza di questo evento e soprattutto della figura di Matteotti per tutta la nostra Italia. Una figura che dovrebbe essere più studiata. Questo convegno è stato presentato la settimana scorsa al Senato della Repubblica, dove abbiamo potuto portare le nostre istanze.

È un momento veramente emozionante per me, perché riesce a coniugare le mie due grandi passioni: il sindacato e la storia. Non intendo certo fare un excursus storico, ma introdurre una riflessione importante perché noi della Cisl, e in particolare della Cisl Padova Rovigo, per ovvie ragioni geografiche, dobbiamo sapere da dove veniamo e dobbiamo anche fare sintesi su dove vogliamo andare. È un’occasione fondamentale per guardare anche in casa nostra grazie a un personaggio importante come Matteotti, che appartiene al nostro territorio anche se è patrimonio universale.

La forza della Cisl è quella di essere una piacevolissima anomalia, perché ha unito la dottrina sociale della Chiesa col riformismo sociale, facendone sintesi in maniera molto importante ed efficace. Non è un caso che su tutti i nostri oltre 4 milioni di iscritti, più di 96 mila siano sul territorio di Padova e Rovigo. Questo ci dimostra l’efficacia del nostro modo di fare e di essere sindacato, del lavoro che fate quotidianamente con i lavoratori e le lavoratrici che vedete nelle fabbriche, nelle imprese, negli Enti pubblici, nei negozi o supermercati e quello che continuano a fare anche i pensionati con l’attività sociale rivolta alla terza e alla quarta e quinta età.

Dobbiamo ricordare che siamo in un momento storico particolare, nel quale il sindacato può giocare veramente un ruolo fondamentale anche per dare degli indirizzi a livello socio-economico. Il problema è che c’è il rischio di predicare ai mulini a vento, come di Don Chisciotte, perché quando parliamo di un patto con le imprese e la politica, sappiamo che se manca uno di questi tre soggetti ragioniamo sul nulla, ma noi dobbiamo continuare a essere incisivi e sinergici.

La figura di Matteotti è importante anche perché non smetteva mai di lottare. Aveva quel suo ideale e non cambiava idea. È stato picchiato più volte per le sue idee, che probabilmente erano troppo avanti per il suo tempo, al punto di essere attuali adesso. Matteotti parlava già di Stati Uniti d’Europa più di cento anni fa, e anche la Cisl ne parla già da diversi da diversi anni, anche se sembra qualcosa di impossibile adesso, figuriamoci allora.

È stato sicuramente il primo, oserei dire anche l’unico, a capire quanto fosse pericoloso il fascismo e non ha mai smesso di ripeterlo e la sua tragica fine lo conferma. È un personaggio poco conosciuto, anche se non esiste città o paese che non abbia una via o una piazza intitolata a Matteotti. Si sa che è stato ucciso dal fascismo, però questo è riduttivo. Quindi io spero che questo incontro possa anche contribuire a farlo conoscere come persona e anche come politico, anche per le affinità con la Cisl.

Questo centenario sicuramente potrà dare la spinta per rendergli giustizia, per quanto postuma, e dare gambe alle sue idee, perché altrimenti c’è il rischio che paradossalmente a cento anni dalla morte diventi un patrimonio che le diverse parti vogliono accaparrarsi, mentre Matteotti era intransigente nelle sue idee. Adesso noi diremmo che in realtà era anticomunista, ma tornando a cento anni fa dovremmo dire che era antibolscevico, perché quella sarebbe l’accezione corretta in quanto Matteotti leggeva e studiava Marx.

Ma certamente non era comunista perché al congresso di Livorno avrebbe potuto scegliere di far parte del Partito comunista d’Italia con Gramsci, ma non ha voluto farlo ed è rimasto della propria idea riformista. L’anno dopo lui, Turati, Treves furono cacciati dal Partito socialista, all’epoca prevalentemente massimalista, in quanto ostentatamente riformisti. C’è un bellissimo discorso di Turati, che vi invito a leggere, nel quale saluta i compagni di partito sottolineando: voi vi dividete da noi, ma il riformismo continuerà e vincerà perché è la strada del futuro. Era tutto un altro modo di fare politica. Lo dico anche per i senatori qua presenti. Non vorrei certo tornare a cento anni fa, ma la politica allora era veramente politica. Matteotti era una persona benestante che pensava agli ultimi e veniva quindi deriso anche dai suoi, oltre che dai fascisti.

Per tutto ciò sono orgoglioso di aver organizzato questo evento. Grazie anche alla segreteria per aver costruito questo importante momento per far conoscere, in una località come questa, evidentemente evocatrice della presenza di Giacomo Matteotti, che ci coinvolge tutti, le idee di un grande statista e grande politico, per dare così più legna al nostro fare quotidiano, per migliorare il nostro essere sindacato e soprattutto il nostro essere Cisl.