Il Pd e la “questione morale”: la fiera delle amnesie e delle ipocrisie

Di Sergio Pizzolante

Gianrico Carofiglio, scrittore , ex magistrato, ex deputato del Pd, elettore del Pd, che qualcuno vorrebbe sindaco di Bari, per rinnovare la tradizione dei magistrati sindaco, disse con una intervista a La Stampa, che per un dirigente del Pd, la cosa più difficile è spiegare cosa è il Pd. È così. Una sintesi perfetta. Non da parte di uno che vuole male al Pd.

Però arriva una ragazza che non era dirigente del Pd e diventa capo, capa, del Pd e ci dice una cosa: il Pd è Berlinguer. Mostrando la nuova tessera del partito. Tutto ciò a seguito dei fatti di Bari, dove, con tutta evidenza, non è bastato far guidare il Pd, poi il Comune, poi la Regione, da un magistrato per cementare lo status della “diversità morale” berlinguerriana, senza incappare nella reprimenda moralista di Conte.

Carofiglio disse quelle cose per commentare le dimissioni di Zingaretti da segretario del Pd. Partito del quale disse di vergognarsi.

La parola “vergogna”, per  il Pd rappresenta una scorciatoia, aggiunse Carofiglio, per chi non è capace di analizzare più a fondo. Perfetto. L’incapacità di analizzare più a fondo ha portato alla elezione di Elly Schlein che risolve questioni identitarie e crisi politico- morali, esplose nella città di Carofiglio, tornando a Berlinguer

Allora, analizziamo più a fondo

La morale, la questione morale, l’onestà onestà, non è politica, non è questione politica, linea politica, identità politica, e’ fuga dalla politica.
La morale è questione prepolitica, ha detto, giustamente, Massimo Cacciari.

Quando Berlinguer poneva  la “questione morale” fuggiva dalla politica. Il PCI aveva una politica, era l’Unione Sovietica e il Compromesso Storico, dopo l’assassinio di Moro, Berlinguer andò in fuga, nella direzione opposta dei ciclisti. In ritirata, rivendicando un proprio Aventino morale.

I nipotini di Berlinguer, dopo il suicidio dell’Urss, andarono in fuga da se stessi, in contraddizione totale con Togliatti, uno dei comunisti più influenti in Unione Sovietica, fondatore del PCI, Ministro della Giustizia che impose l’amnistia ai fascisti e che inseri’, con De Gasperi e Nenni, in Costituzione, l’immunità parlamentare per deputati e senatori: perché la democrazia ha bisogno di equilibrio e di fronte alla scelta di avere una magistratura autonoma e indipendente e’ necessario avere un Parlamento autonomo e indipendente.

Non una politica che si sdraia sul lettino dei magistrati, come ha detto recentemente Violante.

Dopo i fatti di Bari, il Pd cerca un magistrato sindaco e ritorna a Berlinguer. Si sdraia quindi sulla “questione morale”, in un campo largamente avulso dalla politica.

Che cos’è quindi il Pd?

Dopo Tangentopoli, gli eredi di Berlinguer, da Occhetto a D’Alema a Veltroni, non vollero una soluzione politica, come proposto da Craxi, alla crisi del finanziamento della politica che era esplosa in Italia, scelsero una fuga verso vie giudiziarie, come oggi riconosce (aveva ragione Craxi, ha detto) anche uno degli artefici di quella scelta, Luciano Violante. Quindi la linea politica, impolitica, era quella della “diversità morale”. 

Nacque poi il Pd come somma di ex comunisti e sinistra Dc. Coloro che furono chirurgicamente salvati da Mani Pulite.
Sinistra e cattolici.

Oggi con Elly e’, sembra voler essere, Berlinguer più Woke, moralismo (poi sfociato nel giustizialismo) più cultura dei desideri, dei diritti senza merito, che porta il partito, solo per fare un esempio, a contestare, a Milano, una statua di una giovane donna che allatta un bambino, che dà la vita, perché offenderebbe le mamme che decidono di non dare la vita.

Quindi Elly è Berlinguer meno cattolici.
Quindi sinistra Berlinguerriana. Che sinistra?
Quella della diversità morale. Eterno ritorno al passato. Nonostante l’evidenza dei fatti. Non solo a Bari.

Ma la diversità morale, come categoria politica, non come condizione pre politica, non è solo un errore e’ un falso storico.

L’oro di Mosca

Il PCI prendeva soldi da Mosca, Gianni Cervetti, storico dirigente del PCI, disse sino al 75,  in realtà, sulla base di documentazione sovietica esaminata dallo storico Victor Zaslavsky, il PCI, dal 73 al 79, prese 32/33 milioni di dollari da Mosca, in parallelo aveva entrate “straordinarie”, che arrivavano al 60% del bilancio.
Erano finanziamenti illeciti.

Amendola, in una direzione del PCI, i cui verbali sono conservati nell’Istituto Gramsci, pose il problema. E sempre nella stessa riunione Cossutta diceva: “si è creato, in molte federazioni, un sistema per introitare soldi che ci deve preoccupare”. 

Lo storico comunista, Guido Crainz, in un suo libro, riporta la discussione avvenuta in una direzione del PCI del 74, dove emerge la preoccupazione, dei dirigenti, per il doppio condizionamento subito dal partito, per i soldi sovietici e per quelli, illeciti, che venivano dalle federazioni territoriali.

Cossutta parlò di imbarazzanti  compromissioni. E di soldi che rimangono attaccati alle mani dei compagni.

Inoltre c’è il libro prezioso di Valerio Riva, “i soldi di Mosca”, che analizza i condizionamenti subiti dal partito anche dopo i finanziamenti diretti dal “fondo di assistenza”, attraverso le attività di import export con società varie.

Ricordo, solo, come sigillo, prova, per quanto detto sinora che il PCI votò in Parlamento le amnistie sul finanziamento illecito del 1983 e del 1989.

La “ questione morale” è quindi una fuga non solo dalla politica ma dalla verità.
Una morale per gli altri e una per se stessi.
Trovare futuro in questo passato non mi pare possibile. Sopravvivenza forse. Un brutto sopravvivere.

Se il Pd si ponesse il problema del perché è il quarto partito fra gli operai e del perché Fratelli d’Italia è primo anche fra gli operai e lasciasse in pace la statua della donna e il bambino di Milano, non perderebbe tempo a rincorrere Conte. O la sinistra americana antiamericana del Woke.

Su un piano più politico, perché un dirigente del Pd non è in grado di spiegare cosa è il Pd? Perché il Pd non è un partito politico. È un umore, un insieme di umori.

Umori anti destra o/e anti Berlusconi, anti Craxi, anti Renzi

Si definisce per quel che non è. Vale il 20 per cento circa, a prescindere.
Vive nel culto di Berlinguer, si sente più colto, più civile, più a modo, più figo, degli altri.

E’ primo  partito nei quartieri più ricchi delle città, fra gli imprenditori medi e grandi, fra i percettori di redditi alti.

Si sente partito dei più onesti. Infatti quando a Bari succede quel che succede, si attribuisce la colpa a quelli di destra o di centro confluiti nel Pd o in alleanza col Pd.

A Torino invece è più facile, la colpa è di uno che sta nel Pd da trent’anni, con figli trentenni ai vertici del partito, ma socialista in origine. Tutto chiaro.

Ecco, un partito che butta giù le statue delle mamme con i figli, che non prende i voti degli operai, che non essendo più comunista, non volendo essere sino in fondo socialista, ritorna a Berlinguer ed è ancora tormentato dal “mostro socialista”, convinto di essere moralmente superiore, non è un partito. Ma un umore. Un cattivo umore.


Qui trovate l’originale post Facebook dell’autore, Sergio Pizzolante che ci ha autorizzato alla ripubblicazione