L’eredità che ci lascia Luca Zaia

(di Dino Bertocco)

Le illusioni perdute di un aspirante Governatore ed i tafazzisti che lo invitano a restare


Con l’ingenuità e la sincera spudoratezza tardoadolescenziali che hanno caratterizzato – finora – la sua lunga carriera di leghista surfista, il Presidente del Veneto ci ha mandato a dire che ci sono dei tafazzisti che lo pressano affinchè lui si ricandidi per ottenere un ennesimo mandato e garantire quindi un futuro sereno alle Tose ed ai cittadini che trovano in lui (e non nelle Istituzioni democratiche) la fiducia, un punto di riferimento irrinunciabile.

Il messaggio di Luca Zaia va subito decifrato perché nel suo linguaggio i cittadini a cui si appella rappresentano una trasfigurazione: egli infatti li associa ai follower di Facebook ed Instagram che frequenta quotidianamente dedicando loro un flusso di informazioni e sentimenti ininterrotto.

Richiesto di un commento sulla praticabilità di un ennesimo giro di giostra alla Presidenza regionale, il politologo Paolo Feltrin ha rimarcato che le attuali regole d’ingaggio (ovvero l’elezione diretta) sotto il profilo democratico lo sconsiglierebbero, ma per un ‘panzer della comunicazione’ come Zaia la tentazione di parteciparvi rimane forte.

In realtà bisognerebbe avere l’onestà intellettuale e la capacità di osservazione critica per comprendere (e dichiarare) che la ‘zaiazione’ non appartiene alle fattispecie della comunicazione bensì della manipolazione e della distorsione delle funzioni istituzionali.

Lo ha ben focalizzato Ivo Rossi in un articolo nel quale ha evidenziato la peculiare patologia del ‘Presidenzialismo’ esercitato con lo svuotamento delle funzioni degli Enti Regione e che ora, dopo aver sovvertito gli equilibri istituzionali ed i vincoli della rappresentanza democratica negli Organi elettivi e della partecipazione dei cittadini, bussa alla porta del Parlamento per modificare la legislazione sui due mandati, con un afflato che non conosce barriere tra Nord e Sud (diversamente dalla questione autonomia ‘differenziata’, che chiaramente non suscita una passione condivisa come il mantenimento della prestigiosa carica di ‘Governatore’, a Venezia come a Napoli e Bari).

E proprio sulla problematicità, meglio chiamarla tendenziosità, della pretesa di Luca Zaia e dei suoi fratelli (colleghi) meridionali di fottersene (per lui sarebbe la seconda volta, in quanto ha già sforato con il terzo mandato in corso) dei vincoli posti saggiamente dal legislatore, sempre Ivo Rossi è intervenuto con un articolo che ho definito non solo tempestivo e rigoroso, ma anche necessario. Di questo, come di quello precedentemente citato, segnalo i link in calce al presente testo.

A tal proposito ritengo opportuno formulare un’annotazione aggiuntiva sul piano politologico: sia Paolo Feltrin che Ivo Rossi hanno argomentato in modo pacato e convincente sulla legislazione dei pesi e contrappesi coessenziali alla corretta gestione della rappresentanza democratica, ma essa nulla può se gli attori politici in gioco non esercitano fino in fondo la responsabilità che loro compete, nei ruoli della maggioranza e dell’opposizione.

Ed in Veneto ciò non avviene da troppo tempo sia attraverso la prevaricazione da parte della maggioranza che, di converso, per la manifestazione di debolezza e subalternità da parte di un’opposizione priva di energia, motivazioni e progettualità convincenti.

Non è casuale quindi che in quanto titolare di un potere cospicuo attribuitogli dall’elezione diretta, il vanitoso pseudo-Governatore del Veneto esca allo scoperto e coltivi il proprio narcisismo a-democratico, non solo perché ignorante dello spirito delle sopra richiamate ‘regole d’ingaggio’, ma soprattutto perché da troppo tempo legge il vuoto di elaborazione politica e la debolezza della dialettica democratica messa in campo dai suoi avversari.

Tanto più in questa stagione nella quale essi sono identificabili per l’appartenenza ad un Partito nazionale alla deriva e che si affidano ad un residuo di identità e di programma subalterni alla strategia elaborata nelle stanze romane del Nazareno, la cui leadership attuale ha letteralmente liquidato tutti i punti programmatici qualificanti che avrebbero dovuto e potuto costituire la leva per attuare un’opposizione credibile in Veneto e per la costruzione di un’alternativa di governo regionale.

Tutto questo è ben chiaro all’aspirante autocratino nostrano che con spudoratezza ricorre e ricorrerà, per ricandidarsi, al sostegno dei suoi numerosi follower che, per la sua mente imbevuta di social networking rappresentano una fenomenologia (fasulla) di cittadinanza amica.

E se non si riveleranno sufficienti attiverà, a spese dei contribuenti veneti come ha fatto per il referendum farlocco, il clan di azzeccagarbugli che in questi anni lo hanno sostenuto nella sua caccia alle farfalle prima secessioniste, quindi indipendentiste, e poi autonomiste, tutto tranne che Regionaliste nel solco della sussidiarietà e della responsabilità democratico-istituzionale.

Voglio dire che il problema che si pone oggi, immediatamente, per veneti non è il terzo (in effetti quarto) mandato, bensì l’incipiente rischio del collasso democratico che sta trascinando l’Ente Regione in un declino di funzioni e di governance riscontrabile nell’appalesarsi di molteplici questioni critiche (alcune drammatiche) che sono state trascurate per il combinato disposto della esasperata personalizzazione ed inconcludenza nella gestione del potere da parte del Presidente e della connivente insipienza dimostrata dall’intero Consiglio Regionale.

Quella che Luca Zaia si accinge a lasciarci è una pesantissima eredità su cui ci siamo ripetutamente soffermati negli anni della sua gestione e che, proprio con il Forum tenuto a Padova il 24 giugno scorso abbiamo analizzato e documentato, sottolineando però che ora l’impegno prioritario va concentrato sul mobilitare tutte le forze sociali, culturali e politiche responsabili e consapevoli di doversi intestare una forte ed inedita iniziativa politica, sia sensibilizzando l’opinione pubblica su tutti i temi per i quali la Giunta regionale risulta inadempiente sia promuovendo uno schieramento politico-culturale alimentato dai valori del Civismo, del Popolarismo e della Sussidiarietà in grado di rappresentare un’alternativa programmatica e di Governo per il Veneto che attende e merita un autentico rinnovamento democratico.

Dino Bertocco

Link:

Ecco perché Zaia potrebbe restare alla guida della regione Veneto anche dopo il 2025

https://mattinopadova.gelocal.it/regione/2023/02/01/news/luca_zaia_limite_mandati_presidente_regione_veneto-12616834/

Presidenzialismo? Quello delle regioni ha creato monarchie assolute e svuotato le assemblee legislative. La necessaria riforma istituzionale delle regioni

https://www.ivorossi.it/nuovo/index.php?option=com_k2&view=item&id=122:presidenzialismo-quello-delle-regioni-ha-creato-monarchie-assolute-e-svuotato-le-assemblee-legislative-la-necessaria-riforma-istituzionale-delle-regioni&Itemid=540

Per Zaia “il limite ai mandati è insulto ai cittadini”.

https://www.ivorossi.it/nuovo/index.php?option=com_k2&view=item&id=124:per-zaia-il-limite-ai-mandati-e-insulto-ai-cittadini&Itemid=566

“Civismo, Popolarismo, Sussidiarietà”. Guida al Forum del 24/6

https://ilgiornaledelveneto.it/civismo-popolarismo…/