David ci ha insegnato che non possiamo non dirci… europei!

Di Dino Bertocco

Una testimonianza ed una lezione ineludibile per tutti coloro che si candideranno a rappresentare l’Italia nelle prossime elezioni europee. Le risorse etico-culturali a cui attingere per arrestare il declino e la marginalizzazione del Continente nel mondo multipolare.


Sono tra i molti che consideravano David Sassoli un coscienzioso giornalista, un volto televisivo tranquillo e sorridente, che faceva della pacatezza uno stile per rendere più convincente la sua personale esposizione dei fatti, i suoi commenti della cronaca.

Sono stato successivamente sorpreso ed incuriosito, con molti altri, dalla sua entrata nel palcoscenico europeo nel 2009, parlamentare eletto nelle liste del Partito Democratico, e quindi della sua scelta, di voler “dedicare il resto della sua vita alla politica“, alla quale è stato non solo coerente ma vi ha impresso un’energia che si è tradotta in una febbrile, generosa, produttiva attività riconosciutagli sia con l’incarico di Capo delegazione che con quello di Vice-Presidente nel 2017, sia – soprattutto – con le conferme attribuitegli dall’ampio consenso dei voti ricevuti, nel 2009, nel 2014, nel 2019.

Sono rimasto infine impressionato e pensoso nel vederlo calcare la scena politica internazionale nelle vesti di Presidente del Parlamento europeo, con un cipiglio, un ritmo ed una postura istituzionale interpretati con una determinazione ed un’efficacia talmente evidenti da rendere difficile identificare e riconoscere le sorgenti valoriali e culturali che le supportavano.

Insomma ho assistito con stupore l’emergere di una personalità che si è dimostrata decisiva in una congiuntura storica nella quale l’Europa si è trovata improvvisamente attraversata e colpita da eventi che l’avrebbero potuta affondare: il pressing urticante d’oltreoceano da parte di Trump, la Brexit, il Covid-19, l’aggressività imperialista di Putin (sfociata nella guerra di invasione dell’Ucraina che Sassoli ha solo potuto presagire, in quanto è spirato l’11 gennaio del ’22).

Ma poi, pensando tra me e me, ho rammentato le parole del Vangelo secondo Matteo 7,15-20 “dai loro frutti li riconoscerete” e tutto mi è apparso più chiaro, anzi ho provato un’empatia gratificante, mi sono sentito sintonizzato con la visione strategica e la sequenza di azioni, interventi che hanno caratterizzato l’intero intenso periodo nel quale David ha esercitato la funzione di Presidente.

Debbo subito sottolineare che ritengo il libro, che raccoglie i discorsi pronunciati durante la sua Presidenza, una scelta editoriale non solo opportuna, bensì indispensabile, perché – come ha affermato Claudio Sardo presentandolo a Padova venerdì 2 us nell’ambito dell’incontro organizzato dall’Associazione ‘Lo Sguardo Oltre’ – essi ci rivelano “un tesoro di profondità”, “la scoperta di un testimone con radici valoriali forti che gli hanno consentito di essere un punto di riferimento, in particolare nel mondo cattolico, ed affrontare i processi tumultuosi della modernità che hanno investito l’Europa”.

La pubblicazione è quindi diventata un archivio prezioso dei suoi interventi pronunciati sia a livello locale che internazionale, e segnatamente quelli introduttivi alle sessioni dell’attività parlamentare.

Il linguaggio ed i contenuti che li connotano ci restituiscono la figura di un leader che attraverso lo stile “cortese e diplomatico” entrava inesorabilmente nel merito delle questioni, rappresentate da dossier sempre scottanti, sia che fossero in gioco le poste del Bilancio sia che si trattasse delle norme per salvaguardare lo stato di diritto.

Nel libro è contenuto anche il discorso conclusivo sulla speranza che suscita una commozione profonda in quanto “scritto nel momento in cui stava facendo i conti con la prospettiva di non farcela”, ovvero al termine di una malattia che ne ha messo a dura prova un carattere la cui forza è testimoniata dall’opera di discontinuità nella governance europea, attraverso “la violazione di diversi tabù”: dal debito comune all’avvio di politiche espansive e solidali, dall’adozione di una visione dell’economia come strumento di superamento di gap e di competitività all’interno di una globalizzazione senza esclusioni di colpi, fino all’attribuzione al Parlamento di un ruolo da protagonista nell’ambito della ‘tripolarità’ con Commissione e Consiglio

Dentro codesto processo istituzionale evolutivo, la Presidenza Sassoli è sempre stata “un passo avanti”: quando, per fare solo alcuni esempi eclatanti, si è trattato di decidere una gestione unitaria sovranazionale per i vaccini fondamentali per affrontare l’emergenza pandemica, quando nel dibattito sul Next Generation Eu la votazione del Parlamento ha determinato il raddoppio del budget, ed ancora quando David ha visto lucidamente con anticipo e denunciato il pericolo russo, tanto da essere considerato “persona non gradita a Mosca” dal potere autocratico.

E poi c’è da prendere in considerazione l’enorme lascito morale che ci viene dato in eredità: esso è costituito dalla “radicalità evangelica” che ha alimentato il cammino di un uomo politico che ha più volte esplicitato di essere ispirato nella sua azione da Giorgio La Pira e che ha costantemente innalzato la bandiere dei Diritti e della Pace invitandoci ad essere promotori di speranza in quanto “siamo noi stessi quando on chiudiamo gli occhi”.

Scorrere le pagine del suo libro significa effettuare un’esperienza di ‘realtà aumentata’, focalizzata e monitorata proprio con i suoi occhi che gli hanno consentito di osservare e misurarsi con gli eventi del nostro tempo orientandone lo svolgimento con la forza della fede, la convinzione dei principi e l’intelligenza morotea degli avvenimenti che gli derivava dalla fiducia e dall’apprendimento dello “spirito dei padri fondatori” (‘Servono cuore e ambizione. E lo spirito dei padri fondatori’ – così titola il discorso d’insediamento pronunciato da lui pronunciato subito dopo la proclamazione nell’aula del Parlamento europeo il 3 luglio 2019

Scorrere le pagine del suo libro significa effettuare un’esperienza di ‘realtà aumentata’, focalizzata e monitorata proprio con i suoi occhi che gli hanno consentito di osservare e misurarsi con gli eventi del nostro tempo orientandone lo svolgimento con la forza della fede, la convinzione dei principi e l’intelligenza morotea degli avvenimenti che gli derivava dalla fiducia e dall’apprendimento dello “spirito dei padri fondatori” (‘Servono cuore e ambizione. E lo spirito dei padri fondatori’ – così titola il discorso d’insediamento pronunciato da lui pronunciato subito dopo la proclamazione nell’aula del Parlamento europeo il 3 luglio 2019

Le lettura dei testi è sicuramente piacevole ed appassionante, ma è resa ancor più coinvolgente per quanti venerdì scorso a Padova hanno potuto ascoltare la testimonianza di Alessandra Moretti, l’europarlamentare del Pd che ha parlato con sincerità ed emozione della sua esperienza a fianco del Capo-delegazione prima e Presidente poi, in particolare quindi degli ultimi cinque anni segnati dai cambiamenti più forti della storia europea che hanno visto un David protagonista assoluto, legittimato e riconosciuto come tale da tutti i 704 colleghi, a nessuno dei quali è mai mancato il suo “sorriso accogliente”, accompagnato però dalla forza coriacea dei suoi convincimenti profondi che gli hanno consentito di ‘forzare’ i ritmi lenti ed abitudinari dell’Assemblea ottenendo di tenere aperto il Parlamento durante il periodo pandemico con i lavori e le votazioni effettuati da remoto, anche per le Commissioni attive online, vincendo così la battaglia campale per la difesa della salute dei cittadini europei.

La vitalità prorompente del Presidente Sassoli erano generate dalla sua qualità rara: la volontà di tenere la barra dritta sulla centralità delle persone e dei loro diritti, per una cittadinanza fondata sulla visione federalista degli Stati Uniti d’Europa, da ritenere un percorso obbligato per giungere tempestivamente a strutturare il Continente con una Politica economica, un Esercito ed una Difesa comuni, ovvero con una voce autorevole ed univoca, partecipe della dura competizione con i neoimperialismi aggressivi dentro l’accelerazione della globalizzazione di un mondo multipolare che non lascia più margini alle chiacchiere dei sovranismi impotenti.

Nei contributi di Claudio Sardo ed Alessandra Moretti ci sono stati accenti affettuosi, il racconto di episodi importanti sui comportamenti di un Presidente europeo con la schiena dritta, in grado di minacciare OrbanSenza il rispetto dei diritti non ricevi un euro, perché l’Europa non è un Bancomat”, di arrivare a denunciare la Von der Leyen alla Corte di Giustizia per l’atteggiamento remissivo sul rispetto delle regole con la Polonia. Ed ancora, capace di sostenere il progetto dei Corpi civili di pace come risorsa distintiva della Civiltà europea nella gestione della Politica estera.

Ma nella conclusione dei loro interventi abbiamo notato anche un residuo di amarezza e di pessimismo: la loro opinione è che con David Sassoli l’integrazione europea abbia fatto dei “passi in avanti incredibili” ma che ora incomba il rischio che siano compromessi dalle furbizie e dai tatticismo dei risorgenti nazionalismi, non sufficientemente contrastati da una classe dirigente che non dimostra di possedere le virtù necessarie per proseguire il cammino da lui tracciato.

Ci resta da segnalare, però, il ricordo di alcune sue parole, “le persone capiscono”, che ben lungi dall’essere ‘visionarie’ costituiscono probabilmente il lascito più prezioso, che va anche ben oltre i testi illuminanti e da meditare della pubblicazione: alle prossime elezioni europee il progetto di una Comunità più forte, coesa e solidale, va reso esplicito, chiaro, comprensibile, con ‘La saggezza e l’audacia’ che così tanti frutti ha prodotto con l’esempio di una personalità che ha voluto e saputo sintonizzarsi con i sentimenti e le domande più limpide e profonde della società europea, trovando una sintesi unitaria e prevalente sulla frammentazione degli egoismi, dei corporativismi, dei localismi.