Baby gang ed evasione fiscale

Di Enzo De Biasi.

Il Governo prevede la carcerazione per i minorenni in caso di flagranza di reato, lo stesso trattamento va riservato agli evasori fiscali totali.

Il governo non può dimostrarsi forte con i deboli e debole con i forti.
La settimana scorsa il governo presieduto da Giorgia Meloni, ha assunto un decreto d’urgenza che aggrava le pene già previste per i minorenni facilitandone, ad esempio, la carcerazione da scontarsi assieme ai carcerati nei “normali” penitenziari già sovraffollati.


Queste le novità introdotte: l’avviso orale del questore, il DASPO urbano ovvero il divieto di accesso a particolari aree della città (inclusi locali ed esercizi pubblici), il foglio di via obbligatorio, il divieto di utilizzare il cellulare, l’inasprimento per utilizzo d’armi e spaccio di stupefacenti e via elencando. Rincarate le pene anche i genitori nel caso di elusione dell’obbligo scolastico, fino a due anni di reclusione congiuntamente all’incremento delle sanzioni pecuniarie, oppure perdita della potestà genitoriale qualora il minorenne appartenga ad un’organizzazione mafiosa e tanto altro ancora. Tutto questo dovrebbe servire a contrastare “il disagio giovanile, la povertà educativa e la criminalità minorile”, obiettivi conclamati ma tutti da sperimentare nella loro reale efficacia. Quel che già si può constatare, è che la maggior parte dei commenti sono stati sfavorevoli soprattutto nel carattere del provvedimento fortemente repressiva, scisso da un’impostazione organica della questione che di pari passo deve prevedere opportunità ed attività incisivamente ri-educative e di recupero sociale, rinviati a momenti successivi.

Limitarsi ad un municipio, Caivano 36.000 residenti, quartiere Parco Verde 4.000 abitanti vale a dire la zona interessata, balzata alla cronaca nazionale per eventi criminosi perpetrati da minorenni a forte impatto emotivo sull’opinione pubblica e di conseguenza sull’esecutivo nazionale, è davvero poco. Potremo dire che trattasi di un decreto-legge foto-opportunity o selfie. Già nel 2006, lo scrittore Roberto Saviano nel suo libro “Gomorra” (dal quale venne pure tratto un film) descrisse con dovizia di particolari il modo d’essere e d’agire della camorra napoletana. Gli adolescenti di Napoli e dintorni, erano (sono) le reclute preferite dalla criminalità locale, facendo loro credere che l’unica scelta di vita e di possibile carriera è quella di far parte dell’organizzazione malavitosa. Più delitti compiono più progrediscono, fino a diventare boss riconosciuti e rispettati con conti correnti milionari e ville sfarzose. La “mamma di ferro”, l’attuale vertice di Palazzo Chigi, ha ereditato anche questo dossier irrisolto per negligenza da parte di chi l’ha preceduta, ma detto questo occorre ribadire che l’intervento spot non può limitarsi alla stanca e ripetuta giaculatoria del “metterci la faccia”, come sovente dice anche Zaia, senza saper offrire una prospettiva di azioni coordinate ed integrantesi al di là dell’utilizzo (positivo) delle forze dell’ordine.

Del resto, questo non è l’unico fenomeno esteso e diffuso in larga parte del Bel Paese, caratterizzante lo stile di vita “italiano”. Il riferimento è alla lealtà dei cittadini, sopra i 14 anni, nel pagare i tributi e le tasse stabilite dallo Stato in quanto approvate dai rappresentanti del popolo che siedono in Parlamento. Il monito evangelico “rendete a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio” (frase riportata nei Vangeli da Matteo, Marco e Luca) , in una nazione sedicente cattolica non ha un seguito plebiscitario, come attestano le statistiche. Chi può evade le tasse e chi non può, le paga fino all’ultimo centesimo. Così come nel caso di camorra/ndrangheta/mafia, l’incuria e l’ignavia della dirigenza politica susseguitasi negli ultimi 50 anni ha preferito puntare su cittadini “pentiti ma condonati”, piuttosto che accrescere il dovere civico di ognuno a contribuire, secondo le proprie capacità, alla ri-distribuzione della ricchezza prodotta così da garantire i servizi indispensabili fruiti da tutti; compresi quelli che le tasse non le pagano.

Da una ricerca effettuata dalla CGIA di Mestre-Confederazione Generale Italiana dell’Artigianato (su elaborazione dati ISTAT 2020) emerge che in media in Italia risultano “evasi 13,2 euro su ogni transazione da 100 euro”. I dati aggregati per territorio raccontano come l’evasione fiscale interessa soprattutto le regioni del sud, in ordine decrescente espresse in miliardi di €: Calabria 21.3, Campania 20.0, Puglia 19.2 e Sicilia 19.0 per un totale di 80 (79.5) miliardi di €. Probabilmente, lo staff del Presidente del Consiglio non aveva letto lo studio della CGIA di Mestre-Ve. Infatti, Giorgia Meloni a Catania il 27 maggio scorso ebbe modo di affermare “l’evasione si va a cercare dove sta, nelle big company, non dal piccolo commerciante dove vai a chiedere il pizzo di Stato” (ANSA). Evidentemente parlando di “pizzo di stato” in Sicilia, dove già tanti lavoratori autonomi e/o microimpresa sono “obbligati” per sopravvivere a versare una quota dei loro guadagni alla mafia, si saranno sentiti rinfrancati in questa loro opzione che previlegia l’illegalità alla legalità. Del resto, ed è evidente, non tutti possono morire da eroi come fece Libero Grasso l’imprenditore assassinato dalla mafia perché si rifiutò di pagare “il pizzo”. E a proposito di “big company” nel mirino del governo, restiamo in attesa di conoscere il seguito della telenovela dei c.d. extra-profitti dovuti dalle banche, soprattutto dopo l’udienza del direttore generale dell’ABI (Associazione Bancari Italiana) che in Commissione al Senato ha proposto di pagare quanto richiesto, ma a condizione che “il di più” possa essere considerato deducibile dalla dichiarazione dei redditi della Banca. Se quanto richiesto dall’ABI andrà in porto, ivi incluso lo scorporo degli istituti di credito minori e le banche cooperative, quanti miliardi di meno saranno incassati dal bilancio pubblico rispetto ai 4.0/4.5 ipotizzati? Alla scuola dell’obbligo l’insegnante spiegava, in sintesi, che le tasse hanno lo scopo di redistribuire il reddito e ridurre le diseguaglianze; affermazione lapalissiana ma di difficile attuazione specie se il governo è forte con i deboli e debole con i forti.

In questo contesto si inserisce il lavoro prezioso che svolge con le sue indagini la Guardia di Finanza. Dall’inizio del 2022 alla fine di maggio 2023 sono stati individuati 8.924 evasori totali, vale a dire esercenti attività d’impresa o di lavoro autonomo completamente sconosciuti al fisco e 45.041 lavoratori in “nero” o irregolari. In diciassette mesi di attività la Guardia di finanza ha scoperto, inoltre, 1.246 casi di evasione fiscale internazionale, principalmente riconducibili a stabili organizzazioni occulte, a manipolazioni dei prezzi di trasferimento, a residenze fiscali fittizie e all’illecita detenzione di capitali oltreconfine. I soggetti denunciati per reati tributari sono 19.712, di cui 438 tratti in arresto. Il valore dei beni sequestrati quale profitto dell’evasione e delle frodi fiscali è di 4,8 miliardi di €. (Italia oggi 21 giugno 2023)

Il dato complessivo del “nero in Italia” secondo l’Istat del 2020, l’ultimo anno con i dati disponibili, ha avuto un valore di 174 miliardi e 649 milioni miliardi di euro. Si tratta di: dichiarazioni volutamente errate al fisco, lavoro irregolare e attività criminali, come spaccio di droga e prostituzione. L’ammontare complessivo dell’economia sommersa potrebbe risultare sottostimata, dato che quell’anno, causa Covid, tutto si è bloccato.

Recentemente il Vicepremier della Lega ha rilanciato l’ennesimo condono fiscale per 1.153 miliardi da riscuotere nei confronti di quasi 23 milioni di cittadini-debitori: un bel bacino di voti possibili. A ben guardare di questi oltre mille miliardi di €, solamente 300mila, o per essere più precisi, 296mila e 400, hanno un debito superiore a 500mila euro pari ad un totale complessivo di 795,57 miliardi, vale a dire il 69% del credito da recuperare. Chi sono? Istituti di credito, grandi aziende, magari società cartiere come accade per esempio nel mondo dei carburanti che hanno immesso tonnellate di benzina di contrabbando evadendo l’Iva. (audizione Agenzia delle Entrate al Senato del 17 luglio 2023).

Con un debito pubblico arrivato a 2.843 miliardi di euro, una prossima finanziaria definita dalla stessa premier con “scarsità di risorse”, una delle direzione di marcia da seguire -accanto a quelle di perseverare nella lotta all’evasione fiscale- dovrebbe essere quella di “ri-formare” la personalità di chi evade in toto le tasse truffando lo stato e la collettività attraverso un percorso completo di “educazione civica e finanziaria” da seguire in carcere, avendogli prima confiscato tutti i beni immobili e requisito i beni mobili. Del resto, chi ha più attenuanti un quattordicenne associato in una “baby gang” che vive in un contesto criminale oppure un adulto che per libera scelta di arricchimento personale e familiare, delinque volontariamente negando la sua quota-parte di contribuzione tributaria alla comunità di appartenenza?


Fonti consultate: