Una proposta di Lamberto Toscani per una Regione Veneto che sappia dimostrarsi effettivamente all’altezza della drammatica situazione economico-finanziaria post-Coronavirus
E’ chiaro ed evidente che tutte le misure fin qui approntate per la ripartenza, a sostegno delle imprese e più in generale del mondo produttivo non saranno sufficienti a generare quel grande piano di rilancio di cui ha bisogno la nostra economia post corona virus.
Cosi come è altrettanto chiaro che lo sforzo che il governo centrale sta mettendo a punto non farà che appesantire ancora di più il debito del nostro paese con il conseguente calo di fiducia del mondo finanziario internazionale nei confronti dell’Italia, che non potrà che causare un aumento dello spread che a sua volta avrà effetti negativi sul bilancio dello Stato gravato da maggiori interessi.
Forse è uno scenario un po’ fosco ma non lontano dal vero.
Allora perché non provare a percorrere anche altre strade che potrebbero aiutarci a raggiungere l’obbiettivo con minor impatto sui conti pubblici?
Magari anche mettendo in pratica quel principio di autonomia di cui tanto si parla che sembra sbandierato più a scopo propagandistico che altro.
Mi riferisco ad un progetto di medio-lungo periodo che veda protagonista una Regione forte, capace di coinvolgere le altre istituzioni economiche del territorio regionale, in una strategia di rilancio forte dell’economia veneta.
Non si capisce perché non si sia pensato di usare la leva di VENETO SVILUPPO, la finanziaria regionale, che potrebbe fare da capofila di un gruppo di istituzioni formato da Camere di Commercio, Fondazioni bancarie e grossi gruppi industriali della regione.
Si darebbe vita cosi ad un grande Fondo di Sviluppo Veneto a sostegno del rilancio economico post crisi.
Proviamo a fare delle simulazioni:
Ricorrendo ai fondi europei già esistenti e funzionanti che normalmente mettono sul piatto la somma equivalente a quella stanziata si arriva a creare un plafond di € 800.000.000 che è in grado di avviare un volano di molto maggiore tenendo conto che si tratta di Capitale sul quale potrà essere poi ottenuta anche un leva finanziaria in grado perlomeno di raddoppiare la dotazione.
Dopo di che arriverà la parte più difficile che spetta alla politica:
Come impiegare ( verrebbe da dire …investire ) queste somme?
Non certo con finanziamenti a fondo perduto, ma nemmeno con prestiti a tassi troppo onerosi. Forse il modo migliore e più produttivo sarebbe quello di fare di queste somme un Fondo di Rotazione che intervenisse direttamente nel capitale di rischio delle imprese ( con quote minoritarie ) per un periodo sufficiente a superare la contingenza negativa e per mettere in atto i programmi di sviluppo elaborati e, infine, a missione compiuta, uscire.
Altra modalità di intervento potrebbe essere quella della sottoscrizione di prestiti obbligazionari emessi dalle stesse imprese e, un altro modo ancora potrebbe essere quello di usare il fondo come garanzia dei prestiti erogati alle imprese in compartecipazione con i confidi ( a condizioni di tasso simboliche.)
Insomma non è nostro compito decidere le modalità di utilizzo; come detto spetta alla politica.
In ogni caso il principio che dovrebbe caratterizzare l’erogazione di queste somme deve essere quello della snellezza e della velocità.
Si eviterebbe in questo modo anche il pericolo che l’assoluto bisogno di liquidità inducesse qualche imprenditore e ricorrere a fonti di finanziamento di origine criminale.
Quello che interessa è sollecitare la Regione ad assumere un ruolo guida nel promuovere e sostenere ( in autonomia! ) uno sforzo straordinario come il momento richiede; profondamente convinti che il Veneto ha al proprio interno le forze e le capacità per sostenerlo.
Lamberto Toscani