Orgasmo Draghi

La rassegna stampa del 1° Giorno dell’Era di Supermario non ha niente a che invidiare a una sessione di erotismo online. Persino i suoi fan (quelli intelligenti, si capisce) dovrebbero farsi venire un dubbio. E invece…


In questo periodaccio depressivo vi serve un orgasmo esistenziale per godere in anticipo del radioso futuro che ci aspetta grazie alle virtù taumaturgiche del neo-capo del governo Mario Draghi? Non avete che da sfogliare la rassegna stampa di stamane, 1° Giorno della Nuova Era. Chiariamo a scanso di equivoci: siamo in democrazia – diciamo così – e ognuno può avere l’opinione che gli garba. Il deus ex machina di questo sito, Dino Bertocco, ne ha ad esempio una molto positiva, sul banchiere scelto da Mattarella per risollevare le sorti della Patria. Ma in questa rubrichina di sopravvivenza noi si ha soltanto la missione di rilevare, settimana in settimana, il tasso di lascivia dei media veneti sbavanti per il potente di turno. Anche il più motivato sostenitore di Supermario, a patto non scelga i panni della majorette in estasi, dovrebbe farsi venire non dico un po’ di schifo, ma almeno qualche interrogativo, quando vede il novantanove per cento della stampa fare la ola inneggiando al Salvatore, all’Uomo della Provvidenza, all’Eroe circonfuso di gloria preventiva, sulla fiducia. Questo articolo è dedicato a voi draghiani cum grano salis, se esistete, non a quelli che hanno già appeso il suo poster formato 1 a 1 in camera da letto, al posto dello specchio (con qualche perplessità del coniuge). A voi che eravate giù di morale, con le gomme a terra e ora potete riaccendervi di speranza.

Cannoli come se piovesse

La ricetta è semplice: scorrere i titoli del Giornale Unico di Draghi. Un’occhiatina introduttiva ai due principali organi del buonsenso, come antipasto. Il Corrierone nazionale sfodera in prima pagina un triplete di commenti mica da niente: Gian Antonio Stella (che dev’essersi dimenticato di quando compariva sul blog di Grillo), gode per “Un nuovo governo senza paletti contro la spirale della «mediocrazia»”; Beppe Severgnini, in evidente sovraeccitazione, racconta degli stati d’animo della pubblica opinione internazionale, molto più importante di quella dei suoi concittadini italiani: “Sollievo, fiducia (e i soliti timori)”; Mario Monti, con una punta d’invidia, spiega “Perchè ai partiti conviene sostenere il governo Draghi”. Nelle pagine interne, il quotidiano di via Solferino si butta sulle confidenze intime e i racconti di gagliarda gioventù: “«Sentite lei, ne sa più di me». La complicità con la moglie Serena”, “I compagni del liceo gesuita: «Studioso ma non secchione. E giocava bene a basket»”. La Repubblica, diretta da Maurizio Molinari con lo stesso piglio del Washington Post al tempo dei Pentagon Papers, batte alla grande il troppo sobrio Corsera: “Draghi e il Quirinale nel solco di Ciampi. Governo tecnico-politico per Recovery e vaccini”, “L’agenda dell’ex governatore: «Sconfiggere il virus e favorire la crescita»”, “La moglie Serenella, la scelta obbligata della riservatezza e quell’unico strappo video”, “Serena Cappello, da sempre al fianco di Mario Draghi: «Lei ne sa più di me»” (aridaje), “Gli amici e la famiglia: Mario al liceo classico dai gesuiti. A 15 anni la perdita dei genitori” (arieccoli, i gesuiti); “Il compagno di classe di Draghi: «Non rinunciava alle battaglie coi cannoli e a fare casino»”, “La squadra: tutti gli uomini dell’ex governatore. La mappa dei Draghi boys”, “«Whatever it takes» per l’euro: quando le parole sono forza”.

Il Foglio non si batte

Potevano i nostri campioni veneti di punti, virgole e uncinetto esser da meno? Giammai. “La Riviera del Brenta, Padova e le Dolomiti. Il banchiere centrale con il cuore in Veneto”, titolano i quotidiani Gedi, propaggine del gruppo Stampubblica-Elkann. Ribatte da par suo il Corriere del Veneto: “Gli affetti, le ville, la carriera. Tutto è cominciato in Veneto. E i colleghi del Bo sono sicuri: «Ci porterà fuori dalla crisi»”. Il Gazzettino cala l’asso: “«Per me niente ’68, non avevo genitori contro cui ribellarmi»”, con sopra un occhiello quasi ovvio: “Una vita da leader”. Sotto, taglio basso, “Il giovane Mario in Veneto con l’adorata zia a Stra e l’incontro con Serenella”. Certo, nulla a confronto del Foglio, che stacca tutti di misura nel sapiente dosaggio di terminologia laudatoria: “Epica di Supermario, che riscatta l’establishment e alla fine salva tutti” e “Il risolutore. Dalla crisi della lira a quella dell’euro, passando per gli scandali di Bankitalia”. Ma tant’è: nessuno può eguagliare Claudio Cerasa, il direttore del giornale che è riuscito nell’impresa di farci rimpiangere Giuliano Ferrara.

Quello ha un bazooka lungo così

L’informazione patriottica (“unità! unità!”) è come il sesso online: semplice, trionfale e senza disturbi. Dubbi? Critiche? Un filo di realismo? Ostacola il coito. Dice: Draghi saprà far ripartire la crescita. Sì, ma come? Cosa tagliamo stavolta? Le pensioni? Aumentiamo le tasse a chi è già in crisi? Ci dica maestro, ci faccia sognare. E il Recovery Plan, come lo gestiamo? Quello del puzzone Conte, che chissà quanti si saranno dati pena di leggere, era per definizione una ciofeca. Draghi, vuoi vedere, ne firmerà uno che Einstein a confronto era un ritardato. E il passato del Benefattore che si concede all'”impresa più ardua” della sua vita (sic)? Meglio raccontare delle battaglie di cannoli, anzichè della svendita dei gioielli di Stato alias privatizzazioni, quelle decise sul panfilo Britannia, ospite di British Invisibles, gruppo di interessi finanziari della City di Londra. Meglio tacere dell’abolizione del divieto di commistione fra banche commerciali e banche d’affari, che porta la sua firma. Meglio non ricordare la porta girevole fra la vicepresidenza europea di Goldman Sachs, controparte del governo italiano nelle aste dei titoli di Stato, e la successiva presidenza di Banca d’Italia, alla faccia del conflitto d’interessi. E il via libera alla disastrosa operazione di acquisto di Antonveneta da parte di Montepaschi, nessuno se lo ricorda più? Meglio non soffermarsi sui piccoli e insignificanti passi falsi del nuovo Dio. Metti che a uno sopraggiunga la balzana idea di chiedere come mai le banche da lui tenute sotto infuocato e alato controllo, dalla torretta Bce via Bankitalia, tipo le popolari venete, siano finite così malamente nel cesso. Com’è che un esperto di tal vaglia, capace di tutto vedere e prevedere, si sia lasciato sfuggire qualche decina di miliardi di buchi, mentre i draghi, chissà, si stavano appuntando nomi e cognomi del dream team del futuro governo. Oppure domandarsi se “salvare l’euro” con il “bazooka” (chissà quanto era grosso, quel bel bazooka) del quantitative easing abbia salvato sì il nostro debito, ma a prezzo di incatenarci sadomasochisticamente a un euro che ci ha fatto impoverire come mai nessun altro prima era riuscito a fare.

Abbiamo un vincitore

Ma bando alle malignità: il partito unico della finanza, sola guida del mondo, è in festa, e noi, facendo casino coi cannoli come il Drago ci ha insegnato, ci accodiamo deferenti. PS: premio “Orgasmo alla tastiera” a Curzio Maltese, che nel fondo odierno offre cento righe di puro erotismo e zero giornalismo, nel quale rammenta ogni vittoria e successo del Caro Leader, con aggettivi che non usava nemmeno Bondi per l’amor suo Berlusconi. Ne adopera talmente tanti che lo spazio finisce e tocca cercare invano un sostantivo che, come in certi goduriosi filmetti, regga un minimo la trama.

Una idea in più è un esercizio di libertà.