Zaia ha vinto le elezioni e continua a vincere sul campo. Detta l’agenda domestica e non disdegna incursioni in quella nazionale. Va da Vespa e fa capire cosa saremmo in grado di fare noi con l’autonomia.
Si muove con fare sicuro e in caso d’insuccesso è lesto a scaricare ad altri le responsabilità.
Sui vaccini si muove come uomo del fare, dai modi spicci, fatti di buonsenso come il più scaltro dei contadini veneti. Mostra insofferenza verso i lacci e laccioli della burocrazia che imbrigliano noi veneti liberi. Se fosse per lui, pur di prendere i topi, tratterebbe con chiunque, anche con il dittatore nord coreano.
Ma anche con Putin, alla faccia di Biden e della Merkel.
L’unica alleanza del suo orizzonte non è quella atlantica o quella europea. Bastano i veneti, il mio popolo.
Piace, affascina e ha trasformato in cantori i tanti Filippo che ogni giorno accorrono felici alla conferenza stampa.
Il suo motto è “fasso tutto mi”.
Quelli di Roma, come sempre, e adesso quelli di Bruxelles mostrano di essere dei modesti dilettanti al confronto.
A noi veneti interessa prendere il topo, perché viene prima la salute dei veneti. Quella degli altri, beh, insomma, “che i se ciava”.
I 27 milioni di vaccini erano destinati ai paesi poveri? “Mi questo non eo so. Mi gò el dovere de occuparmedei veneti”.
Quando serve, abbandona il dialetto, perché faccendiere suona male, e si affida al più educato e politicamente corretto broker.
Mi non vago a combatter se il faccendiere si tiene la sua provvigione, a mi me interessa il vaccino.
Pfizer sostiene che non ha attivato nessun canale con privati e sui vaccini tratta con gli Stati?
“Sono d’accordo, sono stato io a chiedere i numeri dei lotti, a volere la trasparenza. E poi la decisione di autorizzarci all’acquisto spetta a Roma, mi me so solo dà da fare. Ghe mancaria altro. E poi non tengo io i contatti con i faccendieri. Di questo si occupa Flor, è lui il responsabile”.
Ma Zaia, anche se i vaccini arriveranno grazie all’azione dell’Italia a guida Draghi e dell’Europa della Von der Leyen, ha già vinto la sua battaglia, perché noi siamo veneti, e non siamo come tutti gli altri.
Lui se ci riesce è bravo, non ci interessa sapere come ha fatto.
Glielo hanno riconosciuto, con incoraggiamento anche il presidente di Confindustria del Veneto ed anche il Pd. Perché come ha detto il deputato Ferrazzi, “se ci riuscisse meriterebbe il Nobel”.
Perché noi siamo veneti, e qui c’è un pensiero unico.