(di Dino Bertocco).
Presidente Luca Zaia, se ne faccia una ragione: il referendum farlocco custodito da 1460 giorni dal maggiordomo Luigi Baccialli negli Studi di Rete Veneta è diventato rancido ed immangiabile

Le 10 ragioni per cambiare Progetto ed Agenda politica al Regionalismo veneto in chiave Federalista.
1. Bisogna ridare credibilità, coerenza, concretezza, all’iniziativa per riordinare in senso federalista l’intero impianto istituzionale dello Stato.
a) Sin dal Governo Berlusconi del 2008 di cui Lei ha fatto parte, il Centrodestra non solo non ha preso in considerazione il pacchetto delle 16 materie richieste dalla Giunta Galan, ma dopo la svolta sovranista-nazionalista della coppia Salvini & Meloni ha dimostrato di essere totalmente ostile al Regionalismo rafforzato.
b) Il pacchetto dei quesisti presentati dalla Regione Veneto e bocciati dalla Consulta della Corte Costituzionale avevano un’impostazione indipendentista del tutto estranea e contradditoria alla visione del Federalismo cooperativo ed all’avvio di un negoziato proficuo con il Governo nazionale, così come rigorosamente illustrato in punta di diritto e di analisi fattuale nel Documento diffuso il 24 agosto 2017 dal Comitato ‘RISCOSSA CIVICA VENETA CONTRO IL REFERENDUM FARLOCCO’ – Perché disertare l’urna il 22 ottobre 2017 e nel contempo non farsi defraudare della propria fiducia verso le istituzioni repubblicane
2. E’ necessario depurare la progettualità dalle fake news come il Residuo fiscale letteralmente inventato e diventato strumento (fasullo) per la macchina della propaganda e delle illusioni per un’opinione pubblica drogata e manipolata da media locali prezzolati ed investimenti di marketing elettorale realizzato con risorse pubbliche sottratte alle Casse della Regione.
– Il Fisco è sicuramente una materia-chiave per un Progetto complessivo di Riforma che deve comprendere sia la Finanza locale che il Catasto allo scopo di bonificare alla radice lo sperpero immondo e le sperequazioni provocate dalla gestione dissennata di Bilanci Comunali (come a Roma e Napoli), dalla redistribuzione territoriale, dall’assenza di una Banca dati omogenei dei Valori immobiliari da cui partire per la valutazione obiettivi dei bisogni finanziari di Comuni e regioni.
3. La Lega del Veneto deve chiarire, prima di riprendere ogni discorso sul Progetto autonomistico qual è il suo orizzonte strategico per quanto riguarda la riforma dello Stato e la collocazione internazionale.
– È quello che si prostra ed inchina alla linea Putin di occupazione illegittima della Crimea e si reca, con capodelegazione il Presidente del Consiglio Regionale Roberto Ciambetti a fraternizzare con i secessionisti della Crimea?
– E’ quello che prevede l’adozione e l’uso degli allucinogeni catalani con la partecipazione alle manifestazioni di piazza a Barcellona con i separatisti?
– E’ quella che simpatizza con il ‘fratello di sangue’ e nazionalista Jair Messias Bolsonaro accusato di ‘reati contro l’umanità’?
4. Chiarezza sulla Struttura burocratico-amministrativa e gestionale della Regione.
– Quali sono allo stato attuale le competenze professionali, le risorse dirigenziali, gli apparati tecnico-organizzativi in capo ai quali dovrebbero essere conferite le responsabilità operative per la gestione delle 23 materie richieste velleitariamente e demagogicamente senza alcun piano di fattibilità conosciuto e credibile?
– Qual’è il modello di governance previsto per attuare la ristrutturazione di funzioni e competenze onde evitare un Centralismo regionalistico burocratico ed inefficiente, fotocopia ministeriale, che penalizzi ulteriormente il Municipalismo democratico?
– Si intende perpetuare, con la retorica dell’Autonomia, il processo già avviato da oltre un decennio di rafforzamento dell’impianto leninista-nordcoreano con un uomo solo al comando, attorniato da un Gruppo di fedelissimi al (finto) Governatore ed ostili-ostacolo al dispiegarsi di responsabilità diffuse ed orizzontali per la elaborazione delle Policies e l’attuazione dei processi decisionali?
5. Come valuta il Gruppo dirigente regionale Leghista la torsione nazionalista del suo Capitano forsennatamente alla ricerca di consenso elettorale attraverso l’ingaggio della peggiore specie del ceto politico romano-laziale e meridionale?
– E’ per così dire ‘notiziato’ dell’entusiasmo salviniano per ‘Roma finalmente Capitale’, per le collusioni e contiguità dei ras locali leghisti del Sud, inquisiti ed arrestati per contiguità con interessi ‘opachi’ ed affamati solo di incarichi potere all’interno di una politica concepita come lotta tra clan?
– E’ consapevole che la strategia di una Lega nazionalista è in rotta di collisione con qualsiasi progettualità di riforma in senso federalista ed è funzionale solo ed esclusivamente al disegno personale ed autocratico del suo leader?
6. Il conteggio dei danni per il Veneto e l’intero Nord determinato dalla schizofrenica coppia Luca Zaia & Matteo Salvini, ovvero dal combinato disposto della fuga verso il Sacro Graal dell’ ‘isolazionismo venetista’ e della corsa furiosa e sconclusionata verso il ‘Prima gli italiani’.
– E’ stato davvero paradossale che l’unico risultato ottenuto dalla grande mobilitazione promossa con Referendum farlocco, a parte i segnali di disponibilità dimostrati dal Governo Gentiloni, sia stato orientare Matteo Salvini a rompere l’alleanza di Centrodestra e precipitarsi verso l’incestuoso matrimonio populista con il Grillismo, ovvero l’espressione politica antitetica a tutte le ragioni culturali e programmatiche del popolarismo veneto.
– Non solo. Ciò che è stato davvero devastante per gli interessi del Nord dei Ceti produttivi, è l’Agenda politica del Governo Conte 1 ‘contaminata’ dai cascami delle subculture assistenzialistiche e neostataliste.
7. Oggi è prioritariamente necessario fare un serio bilancio storico-politico del Regionalismo tradito ed inattuato, indagandone con un rigore ed un approccio effettivamente veneti, ovvero realistici, pragmatici e non alimentati da fumisterie ideologiche, retrotopiche e rancorose che con la inefficace e parassitaria rappresentanza leghista ha portato il Veneto nel ‘limbo’ dell’irrilevanza.
– Ciò significa diventare consapevoli ed operativi per un ripensamento sistemico per il rinnovamento del Regionalismo.
– Nel nuovo scenario da immaginare e realizzare “l’Ente Regione ha un peso limitato nel gioco politico nazionale mentre va considerata uno snodo cruciale delle politiche pubbliche da e per il centro, da e per i sistemi locali. È questo ruolo istituzionale che è di gran lunga preminente e quindi è necessario passare dall’originaria separazione del dualismo garantistico, a difesa di forti e potenziali diversità politiche che non ci sono e che avranno ancor meno spazio nei prossimi anni, a moduli strutturali e funzionali di natura cooperativa essenziali per l’intero sistema, cominciando dal centro”.
– Il che significa una mobilitazione culturale, scientifica, programmatica per contrastare contemporaneamente:
a) chi pensa di perpetuare il consolidamento della neocentralizzazione in corso con un sistema tolemaico a difesa di macro riforme e rigide uniformità garantistiche; b) chi in senso opposto si propone la disarticolazione in sottosistemi reciprocamente impermeabili a difesa di piccole patrie o di più prosaiche risorse finanziarie proprie.
Sono del tutto fuori strada entrambe le tentazioni a) e b) ed anche sono le misure grandi o piccole alimentate da approcci ideologici nostalgici nostalgici – di Sinistra e di Destra – che per esempio riemergono nella discussione del pur necessario rimodellamento del Sistema sociosanitario, nazionale e regionale, postpandemico.
8. Le priorità dell’Agenda politica veneta alla luce delle considerazioni formulate ed a quattro anni dal Referendum farlocco oggi sono rappresentate da due questioni strategiche fondamentali.
– Rimettere in asse l’intera politica economica nazionale attraverso il pieno sostegno alle scelte di riforma del Governo Draghi che vanno nella direzione di efficientamento della spesa pubblica tutta: da quella destinata al sostegno del tessuto economico produttivo a quella assistenziale- previdenziale che deve affrontare le vere priorità sociali.
– Entrare con maggiore determinazione, cognizione e capacità di esercitare una funzione istituzionale lobbistica e progettuale in quella che è la grandiosa partita del PNRR nella quale si giocano in modo sostanziale i veri rapporti ed equilibri di potere tra Centro e Periferia, ovvero tra le potenziate Strutture Tecniche nazionali e gli impreparati e disorientati Staff dirigenziali di Regioni tendenzialmente marginalizzate dalle scelte fondamentali.
9. Un Veneto adulto deve uscire dalla bolla della propaganda e delle illusioni per ri-entrare a pieno titolo, con la forza, la generosità e la determinazione di tutte le sue Rappresentanze associative, del mondo del lavoro, del sistema dei servizi, del volontariato e del civismo, nel discorso pubblico nazionale e partecipare all’orientamento delle scelte decisive che nel rimanente tempo della Legislatura affronteranno le questioni economiche, dl fisco, della giustizia, dei diritti sociali e civili.
– Per una tale visione e focalizzazione degli interessi prioritari della nostra Comunità regionale, è necessario attingere sia alle risorse etiche e culturali che all’esperienza storica, che derivano dal sentirsi parte di uno sforzo corale che il Paese sta realizzando per fuoriuscire dalla buia stagione pandemica in sintonia e conveniente adesione con la strategia di rilancio di un’Europa coesa e solidale.
– E proprio in virtù di un’adesione sincera ed operosa al sentimento di un nuovo patriottismo italiano ed europeo, il Veneto deve respingere le pulsioni sovraniste e separatistiche che vedono protagonisti alcuni Paesi dell’Est europeo, che trovano l’appoggio degli Europarlamentari leghisti.
10. Un Veneto autenticamente Federalista deve cambiare decisamente registro e ‘passo’, concorrendo con le sue migliori energie intellettuali e con l’apporto di tutte le forze politiche democratico-riformiste, alla elaborazione di un Progetto di profonde e strutturali riforme istituzionali per ri-disegnare l’intero impianto costituzionale, ovvero superando storture, parassitismi, sperequazioni e centralismi che continuano a deresponsabilizzare cittadini e territori nel rapporto con lo Stato.
– A tal fine rinviamo ai documenti ed agli articoli focalizzati sulla mobilitazione politico culturale per avviare una inedita stagione di riforme incisive, pubblicati dal Giornale del Veneto.
– Segnaliamo in particolare un intervento di Enzo De Biasi che riassume ed articola una proposta originale e puntuale: https://ilgiornaledelveneto.it/tempo-di-covid-19-tempo-di-riforme-incisive/
Dino Bertocco