Crac Banche Venete. Il Fondo Indennizzi Risparmiatori, legge nr. 145/2018, ha risarcito i truffati solamente per 18 milioni di €, a fronte di una disponibilità di 1 miliardo e 575 milioni

(di Enzo De Biasi). Prima di arrivare a liquidare l’ultimo truffato ammesso, occorrerà aspettare almeno otto anni. Il risultato negativo è stato conseguito grazie alla proficua collaborazione delle rappresentanze dei gabbati dalle banche venete

I fatti che accadono nella realtà, sovente, fanno piazza pulita di tutta la fuffa che più o meno intenzionalmente, è narrata dai protagonisti della legge 145/FIR e dintorni , ai media tradizionali oppure a quelli presenti su internet.

Restringendo il campo a titoli e sintesi più recenti usciti nel mese di gennaio e riferiti al tema “truffati dalle banche venete”, si rammentano: “Intesa San Paolo, non c’è responsabilità civile nel crac di Veneto Banca” (trevisotoday); “tra fine 2020 e gli inizi 2021 l’Arbitro per le controversie finanziarie (ACF) ha dato ragione a 14 ex azionisti delle due banche che devono essere risarciti “ (Repubblica); “ A Marin Haralambie, il rumeno oggi 62enne che tra dicembre 2017 e gennaio 2018 aveva occupato l’ingresso di Banca Intesa in piazza Dall’Armi con la sua Peugeot per protestare contro la perdita dei suoi oltre 100mila euro investiti in azioni di Veneto Banca, è ora arrivato il conto della giustizia da pagare, 6.750 €”(Tribuna di Treviso) ed infine, la relazione di fine mese, resa disponibile dal Sottosegretario al Tesoro On.le Pierpaolo Baretta per i componenti della Commissione Bicamerale di inchiesta sul sistema bancario e finanziario.

Gli eventi citati, incrociano -inevitabilmente -taluni aspetti della legge istitutiva del Fondo Indennizzi Risparmiatori (FIR-legge nr.145/2018); non tanto nelle finalità che banalmente erano le medesime della precedente norma non attuata a causa dell’arroganza e della protervia dei vincitori alle elezioni del marzo 2018, quanto piuttosto su due “paletti” fondamentali tuttora presenti nella vigente disciplina. Su questa testata fin da dicembre 2018, le critiche sono state rivolte alla sostituzione avvenuta il 23 dicembre al Senato dell’Arbitro delle Controversie Finanziarie (ACF), peraltro già approvato dalla Camera dei deputati. La via dell’arbitrato aveva già dato buoni risultati quando fu applicata una prima volta a settembre dell’anno sopracitato, in esecuzione del decreto mille proroghe e poteva (avrebbe potuto) essere l’occasione per essere messa a regime.

Niente affatto. Le teste pensanti dei cinque stelle hanno fatto pesare la loro rappresentatività, abrogando ACF ed inserendo il tandem farraginoso ad andamento lento composto dalla Commissione Tecnica e da Consap. Le aspettative e l’interesse dei truffati erano (sono) di tutt’altra specie. L’urgenza avvertita era quella di avere a disposizione uno strumento agile e veloce, così da ricevere al più presto l’obolo di stato riparatore -in minima parte- del “maltolto”.

Grazie anche alla consapevole connivenza delle associazioni più rappresentative dei gabbati, la nuova classe dirigente al comando del Paese, ha velocemente accantonato ciò che era stato una sua promessa elettorale, perfino reiterata ad ottobre nella magnifica sede del Circo Massimo a Roma.

Osservando i risultati conseguiti dal dispositivo in essere, questi sono – ad essere generosi- un karakiri in pubblica piazza a tutto danno dei destinatari. L’abbinata amministrativa anzidetta, per raccogliere le domande ha necessitato di 301 giorni ( 9 mesi e 27 giorni) mentre per esaminarle e liquidarne un misero 7% (6.9%), 227 giorni (7 mesi e 14 giorni). La fase iniziale ha comportato una spendita di tempo pari ad oltre 17 mesi (quasi un anno e mezzo). Va da sé, che mantenendo questa tempistica nei pagamenti, l’organismo preposto dalla 145/2018 starà in sella per almeno altri 8 anni e più. Le ragioni di tanta lentezza sono state più volte esplicitate, l’ultimo richiamo utile è datato da 3 gennaio scorso rinvenibile in Crac Banche: risarcimenti ai truffati. Così non va bene…(parte 1) (ilgiornaledelveneto.it).

Fa sorridere, leggere qui e là nei media, che le responsabilità sono -adesso- da addebitare alle regole legislative (esecutive) e/o alla disprezzata burocrazia, quando è a tutti noto che l’intero fagotto di norme (codicilli) è il frutto bacato del Governo Conte1; mentre il Conte 2 – entrambi, peraltro, a maggioranza grillina- ha provveduto a legiferare prima l’anticipo del 40% del 30%, ovvero il 12% e poi il 100% del 30%, cioè il 30% tornando così ai box di partenza di due anni or sono.

La seconda questione attiene, la supina ed assurda accettazione da parte delle rappresentanze dei truffati di una percentuale di ristoro pari al 30%, quando stante la provvista in cascina da vent’anni e derivante dai conti dormienti le chance potevano essere molto più importanti. Anche qui i dati ufficiali, tratti dalla fonte governativa, sono impietosi. A fronte di 144.245 domande di indennizzo solamente 9.969 sono quelle liquidate a gennaio 2021, “con erogazioni per un importo complessivo di € 18.175.067,54”. Le considerazioni da farsi sono molteplici. Per mera coincidenza, i soldi arrivati in tasca ai truffati, sono al di sotto di ben 7 milioni di € di quanto era stato previsto dalla legge 205/2017 per il 2018, vale a dire 25 milioni di €. Certo per soddisfare le richieste, il partito di maggioranza relativa avrebbe dovuto dar seguito a quanto deciso dal Senato il 6 di agosto dello stesso anno, ma non volle. Per memoria, occorre ribadire che veementi furono, a partire dai cinque stelle ed associazioni vicentine collegate, le accuse contro l’esiguità dello stanziamento previsto. Chissà se i vari Di Maio, Villarosa, Arman “padri putativi” del combinato disposto 145/FIR prendono nota che 18 milioni liquidati ad inizio 2021, non discutibili almeno in linea aritmetica, sono meno di 25 milioni che potevano essere attribuiti già nel 2019. Più di qualche dubbio rimane. Il Parlamento aveva dotato il FIR di una potenza di fuoco pari ad 1 miliardo e 575 milioni, a valere nel triennio 2019-2021 con dotazione annuale di 525 milioni. L’anno 2019 è trascorso in atti esecutivi con zero eurini ai truffati; mentre a dicembre 2020 erano stati attinti 16.357.338,1 € che su 525 milioni sono pari al 3,1 % delle possibilità, verosimilmente un clamoroso crac di puro conio pentastellato. Il 2021 è l’ultimo anno coperto dal bilancio dello stato ed a dicembre scade la convenzione con Consap, società fatta in casa dal e del MEF, finora costata 12,5 milioni di € sottratti alla disponibilità dei bonifici pro-truffati. Il conto del service esterno all’apparato ministeriale è stato diligentemente pagato da tutti i risparmiatori traditi, che si sono caricati i propri dati nello strabiliante software made in Consap contribuendo con circa 85 € a pratica, ovviamente a loro insaputa. Infatti, sull’argomento, un silenzio assordante da parte di chi rappresentava e rappresenta i gabbati dalle banche. La sintonia tra Consap ed Associazioni è armonica, come nel caso di Ezzelino III oppure afona, come nel caso di Codacons Veneto che avrebbe potuto procedere con un ricorso alla Corte dei conti per i ritardi nella messa a punto nei tempi scanditi dal “sistema interattivo di domande e risposte”, ma ha preferito zittirsi. Interessante leggersi i suggerimenti della comunicazione predisposta dal Sottosegretario in via d’uscita dal MEF, per velocizzare e risolvere le criticità finora riscontrate. Vero è che, incrementando la “produttività” del tandem partorito dal Conte1, a fine anno è improbabile che i truffati percepiscano più del doppio del 2020. Sommando i due anni di “disposto pagamento”, il quantum erogato sarà vicino a 50 milioni, pari a due anni di stanziamenti previsti dalla diffamata 205/2017. La ragioneria generale dello Stato e il cittadino che paga le tasse, ringraziano in anticipo la massa dei danneggiati dalle banche venete che -sulla loro pelle- avranno risparmiato per il bene della comunità nazionale 1 miliardo e 525 milioni. Una lode sperticata va poi a tutte le associazioni/comitati/aggregazioni che, nel corso di questi anni, si sono proficuamente impegnate per raggiungere questo brillante traguardo.

Enzo De Biasi