Buon lavoro al Consiglio Regionale

Noi veneti siamo stati magnifici, ma dobbiamo migliorare (e di molto) nel governo della Regione e nel promuovere il rinnovamento dell’intero Paese (L’osservatore veneto)

Caro Presidente e cari consiglieri regionali, permettetemi di esporvi brevemente alcune osservazioni alla visione ed alle suggestioni generali contenute nel  Documento programmatico di Governo 2020 -2025 che avete presentato ed a focalizzarne alcuni punti cruciali.

Innanzitutto ritengo opportuno esprimere a lei  il mio apprezzamento per le parole che  ha dedicato nell’introduzione alla magnifica dimostrazione di cultura civica  dei nostri concittadini che, unitamente e con il sostegno generoso e vigoroso dei professionisti del sistema sociosanitario, hanno affrontato la pandemia da Covid-19 con coraggio e condivisione dei vincoli e dei sacrifici necessari, dimostrando che la nostra Regione può contare su un capitale sociale robusto, diffuso, resistente anche alle sfide più dure ed insidiose.

Considero inoltre legittima e corretta la sua orgogliosa lettura di una Comunità veneta resiliente che costituisce un ‘asset’ fondamentale per orientare e sostenere le difficili scelte politiche (e premiarle elettoralmente) operate nella stagione della prima ondata e che verosimilmente ci attendono in quella attuale che non ci vede – come velleitariamente affermato nel Documento programmatico –un territorio ‘Covid free’.

Colgo anche l’occasione per segnalarle che ritengo positivo e stimolante per l’intera classe dirigente veneta il suo stile e la sua determinazione nel voler dare ai cittadini un messaggio positivo, ottimistico ed incoraggiante, anche nelle circostanze più disagevoli.

Con altrettanta chiarezza le dico che, però, non è rispettoso del buon senso e della verità voler piegare alle esigenze della comunicazione politica partigiana una realtà veneta dipinta con i pennelli del green washing.

Aggiungo che risulta sconcertante il metodo sistematico usato dai suoi collaboratori che hanno redatto il testo del Documento, per occultare sotto il tappeto la polvere velenosa rappresentata dai dati dell’inquinamento acquatico, terrestre ed aereo, la spaventosa bomba ecologica ‘custodita’ (si fa per dire)  nei capannoni dismessi e nelle discariche abusive, le quantità spaventose di antiparassitari e pesticidi irrorati sui vigneti del Prosecco e destinate, scendendo per rii e fiumi, ad arrivare in Laguna ed atrofizzarne l’ecosistema, per non citare per l’ennesima volta l’oscurato dramma delle mamme noPfas che, però, riemergerà nelle aule dei Tribunali nelle prossime settimane.

Vede Presidente, un leader politico ha il diritto di adottare le più efficaci tecniche di seduzione dell’opinione pubblica, ma il marketing territoriale e quello elettorale possono manipolare i fatti, non azzerarli, perché inevitabilmente essi sono destinati a riaffacciarsi ed a contraddire chi li ha negati.

Faccio due soli esempi: lei rivendica giustamente con riferimento alla realizzazione dell’infrastruttura Pedemontana di “aver resuscitato un cadavere”, ‘dimenticando’ però di aver rimesso in circolazione uno zoombie che peserà in modo insopportabile sulla Finanza regionale dei prossimi decenni. Sul Mose poi il suo comportamento è davvero di un opportunismo inqualificabile: fino a qualche tempo fa se ne è stato acquattato giudicandola un’opera ‘romana’ ed ora si sofferma sui residui problemi e costi gestionali sorvolando sul fatto che si tratta di uno straordinario successo progettuale e realizzativo, ma   ostacolato e ritardato dall’insipienza e dalla corruzione dei suoi ben conosciuti e frequentati compagni di schieramento politico.

Ma da oggi vogliamo aprire una nuova stagione politica all’insegna di una dialettica trasparente e costruttiva, che è resa praticabile dalla Piattaforma programmatica che lei ci ha presentata: 168 pagine di annotazioni, schede e proposte preziose non solo per i contenuti, bensì per la loro emendabilità da parte dei rappresentanti di maggioranza ed opposizione, laddove le suggestioni e gli obiettivi indicati rasentano la temerarietà e contraddizioni irrisolvibili.

In questa sede ed occasione ci limitiamo a segnalare per punti a lei, ai Membri della Giunta ed ai Consiglieri gli elementi più ‘problematici’, sottolineando che pur concordando sull’impostazione  strategica di un  Veneto connotato ed orientato a meritarsi i sette aggettivi (autonomo, vincente, eccellente, attraente, sostenibile, connesso e in salute….),  la invitiamo ad assumere un atteggiamento più sobrio,  sgravandola e ripulendola dalla retorica dell’autoreferenzialità venetista ed  autocelebrativa.

Riteniamo infatti giunto il momento di introdurre nel dibattito pubblico regionale ed introdurre nell’agenda politica il miglioramento dei modelli organizzativi di tutti gli assetti istituzionali ed associativi che nella nostra Regione si debbono porre obiettivi di maggiore trasparenza ed efficienza al fine di promuovere una partecipazione democratica ed una cittadinanza più responsabili e consapevoli, ovvero protagonisti in prima persona del Rinascimento invocato.

Ciò significa avviare un processo di rimodellamento degli assetti amministrativo-comunali, delle rappresentanze categoriali, del governo del sistema sociosanitario territoriale, nel segno dell’empowerment e dell’accountability, che significa funzioni e poteri distribuiti orizzontalmente, mutuando dalla cultura d’imprese metodologie di efficientamento della gestione e di rendicontazione dei risultati.

Il Consiglio Regionale del Veneto si deve proporre di ridimensionare la sovraesposizione mediatica del suo Presidente ed introdurre procedure  che consentano di innovare ed arricchire il coinvolgimento dei cittadini al governo dei beni pubblici, per sottrarli all’abuso operato da gruppi di interesse e lobbies che negli ultimi anni hanno devastato il territorio e l’ambiente operando all’interno di un cono d’ombra creato e favorito dalla narrazione distraente di un Veneto ‘innocente’ (l’ottavo aggettivo opportunamente non attribuitogli).

A mo’ di suggerimenti per una riscrittura meno retorica e più realistica del Documento programmatico le segnaliamo alcune riflessioni su questioni che ne costituiscono l’impianto fondamentale.

Il Regionalismo rafforzato

Se, come si afferma nel vostro Documento “l’Autonomia differenziata può costituire uno strumento di vera innovazione della macchina pubblica, un percorso strutturato per l’efficientamento di questo Paese”, ebbene il Veneto deve cambiare marcia e registro!

È fondamentale assumere il regionalismo rafforzato come un processo che sostituisce radicalmente l’approccio propagandistico e velleitario che contraddice la visione e la cultura veneta del pragmatismo e della sussidiarietà più volte citata nel testo.

La rivendicazione riproposta delle  23 materie costituisce un salto nel buio mentre vanno identificate quelle su cui concordare immediatamente con il Governo procedure snelle per la sperimentazione di una gestione autonomia non avendo timore di affiancare e confrontarsi con la metodologia adottata dalla Regione Emilia-Romagna.

Contestualmente proponiamo al Presidente di assumere un’iniziativa più autorevole ed incisiva nell’ambito della  Conferenza delle  Regioni e di quella Stato-Regioni per accelerare la discussione e la deliberazione sulle questioni calde dei costi standard e del governo dei sistemi sociosanitari per incidere sulla malagestione spendacciona dei disservizi e degli sprechi accertati che provocano un uso distorto delle risorse del Fondo Sanitario nazionale ed un danno enorme per Regioni virtuose come il Veneto che ha molto di più da guadagnare dal riordino e dalla redistribuzione delle risorse finanziarie che da una maggiore autonomia burocratico-gestionale

Contestualmente proponiamo al Presidente di assumere un’iniziativa più autorevole ed incisiva nell’ambito della  Conferenza delle  Regioni e di quella Stato-Regioni per accelerare la discussione e la deliberazione sulle questioni calde dei costi standard e del governo dei sistemi sociosanitari per incidere sulla malagestione spendacciona dei disservizi e degli sprechi accertati che provocano un uso distorto delle risorse del Fondo Sanitario nazionale ed un danno enorme per Regioni virtuose come il Veneto che ha molto di più da guadagnare dal riordino e dalla redistribuzione delle risorse finanziarie che da una maggiore autonomia burocratico-gestionale

Integrazione e sinergie con la Macroregione del Nord

È sicuramente condivisibile l’affermazione che “il Veneto del futuro dovrà essere sì autonomo, ma non

affatto ‘isolato’. Anzi, lo spazio sociale, economico, relazionale in cui si muoverà sarà necessariamente

quello che guarda a Ovest, verso Milano, e a Nord, verso le altre regioni competitor d’Europa. Con

Milano e le altre aree ad economia avanzata del Nord-Ovest è necessario elaborare e costruire

una nuova geometria propulsiva nell’ambito della spietata competizione globale” (Cap. 1 pag. 25)

C’è però bisogno di discontinuità nell’azione della Regione che deve passare dall’osservazione passiva

giunta fino al  boicotaggio dei processi istituzionali innovativi (vedi dibattito sulla Patreve e sulla Città

metropolitana di Venezia) alla promozione di quella che gli urbanisti chiamano ‘Città corridoio’.

L’esempio concreto da seguire è quello di Milano-Bologna-Rimini che può essere replicato con Milano-Padova-Venezia, la dimensione nuova con cui superare la stagione del policentrismo dispersivo ed inefficiente.

Stiamo parlando dell’asse in cui si forma la gran parte del PIL veneto, si concentrano i sistemi di conoscenza, è insediato quasi tutto il sistema economico, finanziario e bancario.

Riconoscendo, come è avvenuto con le Olimpiadi 2026, Milano baricentro di una Macroregione, ci si può dotare di una visione complessiva per mettere in rete soggetti pubblici e privati, risorse e competenze in grado di competere e pianificare in grande, ovvero elaborare dossier e progetti di una dimensione e di una qualità attualmente impensabile dalla politica, dalla società civile e dalle rappresentanze economiche venete che coltivano il localismo e che, anche qui per fare un esempio clamoroso, mentre nel Documento programmatico si favoleggia di Hiperloop (il treno superveloce che abbatterebbe i tempi di percorrenza Verona – Trieste: 30 minuti!), blocca da 20 anni ogni soluzione per il passaggio a Vicenza della TAV!

Colline del Prosecco e la lezione di Andrea Zanzotto

Potremmo continuare con i suggerimenti: per esempio, quando    viene giustamente sottolineato (Cap. 2 pag. 41) che “Il riconoscimento dell’UNESCO comporta dubbiamente molti vantaggi ma, allo stesso tempo, la consapevolezza di una grande assunzione di responsabilità: infatti, proprio perché si entra ufficialmente a far parte del ‘Patrimonio dell’Umanità’, si ha l’obbligo di conservare la qualità del paesaggio attuale e cercare di migliorarlo”, ebbene, per cortesia evitate di dimenticare che nel 2021 ricorre il Centenario della nascita di Andrea Zanzotto, la cui lezione etica e culturale è fondamentale non disperdere perché “ci ha scritto e parlato dell’illusione che tutto, grazie al progresso, andasse per il meglio, che l’intelligenza umana fosse sempre trionfante” (Elio Armano, il Mattino di Padova 18 ottobre).

Riflettete e siate prudenti nell’orientare la necessaria riqualificazione nel segno della sostenibilità della gestione industrializzata dei vitigni e fatevi guidare dal pensiero profondo del poeta che ha osservato le sue colline ed il territorio circostante aggredito dal ‘progresso scorsoio’: “Prima ancora delle sue grida, pareva ai disattenti che Zanzotto si occupasse della bellezza stratificata del paesaggio e lo facesse con eleganza e erudizione sorprendenti. Ma anche allora dietro e dentro il suo scrivere c’era la coscienza di un dramma continuo e insieme bellissimo ma estraneo all’uomo muffetta irrilevante e senza senso dentro l’universo” (ibidem)

Dalla poesia alla prosa

Last but not least: avremo modo di ritornare con analisi più approfondite e dettagliate sui diversi capitoli del cospicuo e ben illustrato Documento, ma sin da subito preannunciamo la riscrittura di una versione più ‘prosaica’.

E’ poco serio e poco credibile (forse l’aggettivo più importante, che però non è stato attribuito alla nostra amata terra) che le analisi circostanziate e gli obiettivi annotati minuziosamente riguardanti lo sviluppo del sistema imprenditoriale (l’asset fondamentale del Veneto) restino orfane di qualsiasi considerazione politica sulla pesante penalizzazione che esso ha subito in particolare dal dopo elezioni 2018 con le politiche socioeconomiche a forte impronta neoassistenzialistica adottate dapprima dal Governo a guida gialloverde e poi confermata da quello a guida giallorossa.

Forse si tratta di pudore e prudenza per evitare tensioni politiche all’interno della Maggioranza?

Si può pensare alla stessa ragione anche per quanto attiene il mancato raccordo dei cospicui investimenti richiesti per il ‘Veneto in salute’ con l’opportunità di ricorrere alle risorse finanziarie accessibili attraverso il Mes?

Sono interrogativi che ci impegniamo a coltivare non per puro esercizio polemico, bensì per trovare risposte persuasive e concrete che aiutino a tradurre le ‘elucubrazioni’ del Documenti in progettualità praticabile e realizzabile.