La rigenerazione dell’assetto istituzionale ed amministrativo nazionale?

(di Giovanni Faverin e Dino Bertocco)

E’ necessaria l’Alleanza civica e professionale dell’Ecosistema Pubblico e Comunitario: empatia, competenza, efficienza e cooperazione


Politiche pubbliche efficaci e un mercato efficiente di beni e servizi pubblici sono la spina dorsale di un sistema economico e sociale ben funzionante. Vogliamo una PA semplice e gentile, in grado di premiare il merito, di contrastare le disuguaglianze generazionali, sociali e territoriali, di ascoltare e soddisfare le esigenze di famiglie, imprese e territori. Vogliamo una PA più efficiente, più equa, che non lasci indietro nessuno e più “europea”.

dal Programma della Lista Azione – italia Viva


L’Italia sta vivendo una di quelle congiunture storiche nelle quali la risorsa decisiva a cui deve attingere è la fiducia in sé stessa, un sentimento che risulta eroso da un trentennio di decadimento del rapporto tra Cittadini ed Istituzioni, logorato da un mutamento del contesto economico finanziario internazionale, dall’irruzione delle trasformazioni tecnologiche e della rivoluzione digitale, ma soprattutto dalla rarefazione dei valori repubblicani di una classe dirigente progressivamente sottratasi ai vincoli di fedeltà, generosità e dedizione al Bene Pubblico, con le ricadute inevitabili di indebolimento qualitativo della Rappresentanza politica.

Al Paese oggi serve una radicale inversione di tendenza che può essere generata da un Policy making che derivi dalla cooperazione e condivisione di scelte tra i Soggetti a cui competono funzioni e responsabilità pubbliche e le variegate espressioni associative di una Cittadinanza attiva più responbile e consapevole che sono e saranno decisioni comportamenti di mutual endorsement, di reciproco riconoscimento e affidabilità tra le parti a costituire la condizione fondamentale per assicurare una nuova reputazione dello Stato.

Solo da essa possono scaturire forme di efficienza delle amministrazioni pubbliche, di presa in carico delle inedite domandde sociali e degli operatori economici impegnati ad affrontare i grandi cambiamenti in atto in un contesto non più (solo) nazionale bensì globale.

La fiducia e la reputazione producono dialogo, ascolto, reciproco riconoscimento e collaborazione tra società e istituzioni.

In loro assenza non può scaturire una visione di lungo termine, né la speranza in qualsiasi forma di coerenza virtuosa e sinergia tra le scelte pubbliche e quelle private.

Nasce da queste considerazioni preliminari, che attingono analisi ed indicazioni programmatiche dal Documento di Azione ed Italia Viva presentato in occasione delle ultime elezioni politiche, l’iniziativa di un Gruppo di Professionisti operanti nell’ambito della Pubblica Amministrazione, per avviare una mobilitazione cognitiva, etico-culturale, formativa.

Siamo convinti che solo un movimento di innovazione dal basso può innescare il processo di interazione virtuosa e suscitatrice di buone pratiche all’interno di una Comunità nazionale pensata e vissuta come un ‘Ecosistema’ risultante dalla cooperazione di Autorità pubbliche, Imprenditorialità diffusa, Cittadini singoli e/o organizzati ispirati dal Civismo.

L’output di una tale visione e della conseguente iniziativa è un Bene di inestimabile valore, ovvero la ri-legittimazione delle Istituzioni e la promozione della loro capacità di interpetare (e corrispondere a) le esigenze e le prestazioni in continua evoluzione che i cittadini si attendono.

Non si tratta solo di riconoscerne le ricadute politiche (anche se va sottolineato che essi sono strettamente correlati ed intestati alla progettualità del (Primo) Polo Liberaldemocratico.

E’ prioritariamente necessario focalizzare la quantità rilevante di informazioni ed indicazioni operative che emergeranno dal nostro lavoro, tutte attinenti le numerose questioni strutturali del funzionamento e dell’efficienza desiderata della PA, focalizzano in particolare le molteplici criticità che angustiano le Comunità territoriali.

Si pensi alla catalogazione delle tipologie di Servizi, alle modalità di Organizzazione delle filiere, alle insoddisfazioni ed inefficienze riscontrate nei processi gestionali unitamente, ovviamente, alle insufficienti competenze professionali in gioco (da tutti i lati del Triangolo Pubblico-Privato-Cittadini).

Ma soprattutto ci si deve concentrare sulla ‘mappatura delle disconnessioni’, eredità di un passato (che permane) nel quale i Servizi e gli apparati pubblici sono sorti, cresciuti e moltiplicati come isole separate ed autoreferenziali, dotandosi di regole difensive ed ostacolanti la comunicazionne reciproca e le sinergie operative e diventando in molti casi strutture ‘difensive’ piuttosto che orientate alla customer sactisfation.

La base di osservazioine e di partenza non può che essere la ricognizione operata con  rigore storioigrafico e lo  sguardo a tutto campo da Sabino Cassese nella sua ultima recente pubblicazione, Amministrare la Nazione. La crisi della burocrazia ed i suoi rimedi , nella quale rileva un fatto fondamentale: “La pubblica amministrazione è il più grande erogatore di servizi e il magggiore datore di lavoro italiano: da essa dipoendono circa tre milioni e trecentomila addetti. E’ un organismo che si è andato costruendo lentamente, essendo il frutto della storia e dei principi che lo hanno plasmato. Per dimensioni e per poteri svolge inoltre un ruolo fondamentale nel sistema politico, condizionando la democrazia. Si comprende, quindi, come dalla sua buona organizzazione e dal suo funzionamentoo dipendano il benessere dei cittadini e il succdesso dello Stato”.

E questa complessa fenomenologia organizzativo-gestionale ha comportato l’addensamento di formalismi giuridici, la progressiva incomprensione reciproca tra tutti gli attori in campo.

Proprio a partire da queste  constatazioni siamo impegnati a definire dei Piani e delle proposte operative sul merito dei temi e dilemmi individuati e che segnaliamo sinteticamente:

– Le performance dei servizi pubblici vanno intese come processi che prevedono sin dalla loro pianificazione il pieno coinvolgimento dei destinatari e debbono essere monitorate in modo permanente.

– L’esistenza di una molteplicità quasi infinita – circa tredicimila unità istituzioinali! – di Enti, Agenzie, Istituzioni operative nel Pubblico pone l’inderogabile esigenza di procedere alla fissazione delle forme di ‘governance collaborativa’ che ne debbono orientare le attività.

– L’efficienza, obettivo basico della PA nel suo insieme, deve diventare occasione di una ricerca massiva e sistematica sui fattori che la rendono perseguibile e/o la ostacolano: eliminazione degli sprechi, opacità organizzativa, arretratezza tecnologica e le correlazioni con le opportunità previste dall’Agenda digitale nazionale, percezione  e valutazione degli utenti, metodiche della Qualità, gerarchizzazioniobsolete.

Riteniamo che la ricerca, la riflessione e la discussione su codeste ‘issue’ debbano costituire il motore per il lavoro di Mille Cantieri di Iniziativa politica, coordinati attraverso una Piattaforma online con cui avviare il coinvolgimento e la partecipazione attiva di tutti i Professionisti pubblici,  gli Attori privati e l’Associazionismocivico interessati a realizzare la rigenerazione della Pubblica Amministrazione sperimentando i processi innovativi consentiti dalla valorizzazione delle competenze, la flessibilizzazione degli orari e la contestuale adozione dello smart working finalizzati all’accessibilità, il co-protagonismo dei cittadini, lo studio e la verifica dei sistemi premianti il lavoro ed i target dei servizi attesi, particolamente  nelle situazioni dei picchi di domanda.

Fuori dal guado. Il lavoro pubblico alla prova delle riforme

Il lavoro burocratico è pessimamente organizzato, epperciò, sebbene le paghe siano modeste, la resa del lavoro è minima ed il costo enorme; ed opprimenti le imposte che i contribuenti debbono pagare per mantenere un ceto burocratico povero, malcontento, invidioso ed improduttivo. Finché si lascia immutata la organizzazione attuale, bisogna dichiarare che il problema è insolubile”.

Luigi Einaudi, 1919

Focalizzare l’analisi ed il dibattito sullo stato della Pubblica Amministrazione oggi, significa osservare il cuore pulsante che, unitamente alla qualità del Sistema produttivo, sta reggendo le sorti del Paese e può consentirne la rinascita.

E’ quanto si è proposto di fare il libro Fuori  dal guado. Il lavoro pubblico alla prova delle riforme, curato da Giovanni Faverin e Paolo Feltrin, attraverso un bilancio critico tracciato da quattordici studiosi ed esperti di PA: il volume propone alcune ipotesi innovative per il rilancio in avanti dell’azione riformatrice, ovvero la ricostruzione del tessuto connetttivo, ormai slabbrato, tra servizi pubblici e bisogni del paese, implementando due assi strategici:

a) Il primo riguarda la prospettiva di un forte spostamento delle relazioni sindacali a livello decentrato, per valorizzare la professionalità di lavoratrici e lavoratori nei posti di lavoro;

b) Il secondo interessa l’esigenza di superare l’approccio autoreferenziale e gerarchico della PaA, adottando modelli organizzativi fondati sull’integrazione professionale e sulla partecipazione al cambiamento, modelli per il cui successo è indispensabile orientare competenze e responsabilità di Professionisti e Dirigenti, coinvolti in processi innovativi di formazione e riqualificazione, verso i bisogni dei cittadinicon l’erogazione di servizi più veloci e di qualità.

Ma per una tale ‘riconversione produttiva’, diversamente dalla vitalità delle Piccole e Medie Imprese che possono contare sulla guida sicura e sull’orientamento strategico di imprenditori e manager che indagano il mercato ed organizzano le risposte attese dai consumatori, i Servizi Pubblici operano dovendo scontare un deficit storico di competenza  della leadership politica e di un’Organizzazione complessiva caratterizzata da una molteplicità di centri di potere decisionale e sovrapposizione di funzioni che scaricano sul cittadino-utente crescenti livelli di ineffficienza e sofferenza nella fattispecie di ritardi e mancate prestazioni  della rete dei servizi.

Non solo: l’accumulo di domande sociali e le risposte parziali e scoordinate  da parte di un ceto politico che si affida ad una legislazione riparativa, parziale (nel senso di settoriale e talvolta clientelare), priva di visione strategica e di finanziamenti congrui finalizzati all’innovazione ed alla riqualificazione degli apparati e delle strutture, sottopone i Lavoratori ed i Professionisti pubblici ad uno stress psicofisico  che si riflette negativamente sulle performance individuali e dell’intero Sistema, privo di un Coordinamento unitario e di una strategia operativa visibile e condivisa.

E’ la cronaca quotidiana ad incaricarsi di evidenziare le criticità sulle quali è ineludibile una ricognizione che deve consentire di andare oltre le denunce, i ‘dossier’, i programmi elettorali raffazzonati, e diventare una Piattaforma programmatica che, a partire dall’individuazione degli ambiti e dei fattori di difficoltà gestionale,  indichi gli strumenti, le metodologie e le risorse che possono consentire la rigenerazione dell’intero OrdinamentoPubblico, ovvero la trasformazione da ‘imputato’ a soggetto protagonista nelle enormi sfide che l’Italia si trova davanti.

Questo lavoro di indagine e proposta, però, può essere preso in carico solo da uno schieramento politico riformista che non solo sia ispirato da un’autentica passione civile ma si doti delle competenze necessarie e presenti tra i suoi iscritti e militanti, non condizionata ed implicati dagli approcci clientelari e/o corporativi che nel corso degli anni hanno caratterizzato numerosi progetti, rivendicazioni e provvedimenti dimostratisi superficiali e non risolutivi delle difficoltà strutturali persistenti.

Tanto più necessario ed urgente si rivela l’iniziativa illustrata in queste note, a fronte delle emergenze che si affastellano ed emergono dai flutti della governance e della polemica politico-partitica quotidiana.

Si tratti della mancanza di tecnici e specialisti incaricati di redigere i Progetti del Pnrr, oppure del vero e proprio collasso negli organici del sistema sanitario assillato dalle drammatiche liste di attesa, si parli della scarsa attrattività del lavoro pubblico che desertifica molti bandi di concorso oppure dei processi di riorgnizzazione dei plessi scolastici e dei piani formativi in conseguenza della verticale caduta del numero degli studenti seguita all’inarrestabile declino demografico,  od ancora dei cambiamenti epocali nel mercato del lavoro (per la gestione del quale basterebbe citare l’annosa querelle sui navigator), ed ancora: i dati vergognosi su evasione ed elusione fiscale, l’emergenza delle (vere) povertà e disuguaglianze sociali, le fratture territoriali e l’eccezionalità della questione climatico-ambientale.


Ebbene su tutto ciò, il focus è sempre sulle manifestazioni della crisi dello Stato, o meglio, delle sue articolazioni che richiedono di essere irrobustite, finanziate, riqualificate e riorientate nelle loro funzioni.

Purtroppo il riesame e l’adeguamento, finora, non si sono giovatidell’approccio valutativo che deriva dalla conoscenza e dai training esperienziali degli ‘addetti ai lavori’: tale visione e metodo costituiscono la nostra impostazione operativa.

Si pensi per esempio alla recente drammatica vicenda affrontata con la Pandemia (che ora, come da triste tradizione italica, piuttosto che diventare prevalentemente materia di una rigorosa e circostanziata disamina politico-parlamentare, è diventata il terrendo d’indagine della Procura di Bergamo): essa ha evidenziato come gli Operatori del sistema sociosanitarioabbiano dovuto sopperire (a costo di enormi sacrifici : 320.000 infermieri contagiati, circa 150 morti tra medici ed infermieri, a causa delle carenze di prevenzione e dispositivi di protezioine) al buco nero della mancata predisposizione di un Piano strategico antipandemico e per affrontare le emergenze).

E non ci si deve fermare alla sola registrazione degli effetti devastanti in termini di ‘bilancio sulla salute pubblica’ della intepestività e farraginosità degli interventi di cura, bensì alle conseguenze macroscopiche sul piano sociale ed economico-finanziario provocate collateralmente agli altri comparti dell’intera Pubblica amministrazione: rallentamenti ed impedimenti nei servizi, smart working estemporaneo e disorganizzato, Scuola al collasso per carenza di preparazione degli insegnanti, insufficienti infrastrutture telematiche e disuguaglianza nella dotazione delle famiglie per l’accesso alle lezioni online, la Giustizia sostanzialmente bloccata.

Per non parlare poi della paralisi che si è manifestata nella governance politica e dell’attività parlamentare surrogate da un eccesso di  protagonismo disfunzionale e di visibilità ossessivamente ricercata da parte del Presidente del Consiglio e dei Presidenti di Regione.

Ma è  proprio a partire dalla riflessione sull’emergenza Covid-19 e sul suo impatto che possiamo ricavare gli elementi di conoscenza del quadro generale della Pubblica Amministrazione e delle suefalle che, richiamando l’analisi dettagliata illustrata nel citato libro di Sabino Cassese, possiamo identificare in nove fattori

– i limiti della democrazia; 

– l’invecchiamento amministrativo;

– le leggi-provvedimento e la c.d. esondazione legislativa;

– il fallimento della separazione tra politica e amministrazione;

– le minacce permanenti di Anac e Corte dei conti; 

– l’eccessivo protagonismo delle procure;

– l’atteggiamento troppo difensivo dei funzionari pubblici;

– le procedure dirette più ad assicurare garanzie che a decidere meglio;

– la pandemia e i suoi effetti, specialmente nella sanità e nella scuola (come abbiamo sottolineato più sopra).

Al primo punto non incidentalmente va collocata la crisi della democrazia a cui è inscindibilmente collegata la funzionalità delle Istituzioni e degli apparati pubblici che le sorreggono e che ne tradducono in prestazioni e servizi i programmi da esse espresse attraverso le rappresentanze politiche dei cittadini.

Ed un’overview sul suo stato di salute nei Paesi occidentali ci aiuta a comprendere che quello della PA non è un problema che riguarda solo il nostro Paese: ne troviamo conferma in un articolo  pregnante (citato nel libro di Carlo CalendaOrizzonti selvaggi)di Francis Fukujama pubblicato nel 2014 in ‘Foreign Affairs’  che titolava il numero di settembre/ottobre American in Decay. The Sources of Political Dysfunction, in cui l’autore elencava i principali problemi di malfunzionamento del sistema politico e istituzionale degli Stati Uniti.   Ne riassumiamo i contenuti perché essi possono essere – con le opportune correzioni – attribuiti anche al contesto di casa nostra:

– la pubblica amministrazioine, una volta ‘il regno dell’implementazione’ delle decisioni politiche , è diventata ipertrofica e inefficiente. La qualità dell’azione di governo è dunque diminuita sensibilmente per l’effetto combinato dell’ampliamento dei compiti assegnati alla burocrazia (e, aggiungiamo noi per il caso italiano alle prestazioni del welfare) e della diminuzione delle risorse finanziarie unitamente alla diminuita attrattività di figure professionali adeguate rispetto al settore privato.

– La stabilità delle Istituzioni si è trasformata in immobilità delle Istituzioni. La modernizzazione economica degli ultimi trent’anni ha provocato trasformazioni socioeconomiche rilevantissime che non hanno trovato nelle Istituzioni strutture ed agenzie capaci di affrontarle.

– E’ venuto crescendo il ruolo tracimante del potere giudiziario e si è fatta sempre più intensa la produzione legislativa: tale processo ha reso le funzioni del governo ai vari livelli incoerenti ed ineffficienti, determinando il duplice effetto della sfiducia  e della ricerca di rimedi nella fioritura di agenzie ed autorità le quali, però, hanno reso ancor più complicata e meno efficiente ed unitaria l’azione del governo.

– Le lobby e gli interessi organizzati hanno acquisito un ruolo sempre più grande ed invasivo generando conflitti di interesse proliferati contestualmente al costo delle campagne elettorali che, con l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti, ne hanno consegnato il destino ed in particolare la ‘fortuna’ dei loro candidati alla dipoendenza dai finanziatori privati, con effetti distorcenti sia sulla rappresentanza politica che sull’esercizio della stessa in rapporto alle responsabilità e rapporti con la PA.

Certo, il ‘caso’ italiano ha delle peculiarità con delle anomalie che debbono essere riconosciute e superate.

Ci riferiamo in particolare alle modalità di reclutamento non selettive, alle carriere che non premiano istruzione e competenza, agli automatismi non incentivanti, all’incapacità di attrarre candidati con skill elevati e di premiare i risultati delle prestazioni che debbono diventare l’output di processi organizzativi partecipati e responsabilizzanti per gruppi di lavoro sempre più degerarchizzati ed indirizzati agli obiettivi di qualità e produttività.

Segnaliamo inoltre la bassa digitalizzazione, la dffusione scarsa delle nuove tecnologie o la loro utilizzazione solo parziale.

Un nodo cruciale è rappresentato poi  dall’ampia diffusione di attività formative caratterizzate però da una scarsa focalizzazione sui compiti specifici per assenza di piani formativi e di insegnanti idonei a misurarsi con i processi di innovazione e flessibilizzazione del lavoro, particolarmente laddove debbono essere correlati alle fluttuazioni ed ai picchi della domanda di servizi per i cittadini.

Last but not least va messo nel novero delle questioni decisive il ruolo della Dirigenza, la cui situazione, seppur sottoposta a numerosi interventi con Leggi e provvedimenti specifici,  non è migliorata permanendo  in quello che è stato definito un ‘atteggiamento difensivo’, ovvero restio quando non ostile all’assunzione di piena responsabilità nelle scelte, nelle decisioni, nelle valutazioni di congruità di piani e programmi.

E qui si apre un discorso retrospettivo in merito all’orientamento adottato dall’intero ceto politico che si è ‘alleggerito’ del potere decisionale con le norme del 1992-1993 sulla separazione tra gestione e indirizzo/controllo, successivamente integrata dall’introduzione del  nefasto ‘spoilsystem’ che ha esasperato fino a livelli patologici il ricambio dei livelli apicali nelle burocrazie, determinando discontinuità gestionali, incomunicabilità tra le molteplici articolazioni di Enti ed Istituzioni, con l’efffeto a cascata di responsabilità ricadute su vertici e quadri intermedi preoccupati di essere nel mirino di Corte dei Conti e di Procure caratterizzate  dalla lentezza delle procedure di controllo destinate  a depotenziare le decisioni politiche ed ingolfare-inabissare le attività amministrative.

Su tali problematiche sono preziose le risultanze delle indagini e dei rapporti realizzati da Banca d’Italia e Istat.

Insistiamo a questo punto sulla necessità di concepire e progettare una Formazione più efficace in quanto giudicata risorsa decisiva se somministrata avendo lucidamente e realisticamente presente il quadro che abbiamo delineato dello stato dell’arte della PA con i suoi limiti e le sue contraddizioni, ma anche con le enormi potenzialità che essa rappresenta ed esprime in una quotidianità del Paese che – nonostante il succedersi di crisi, emergenze e veri e propri cataclismi – continua a reggere anche grazie ai 3 milioni e trecentomilalavoratori e professionisti presenti ed operativi in ogni angolo di territorio nazionale ed in ogni ambito di servizio.

Ci troviamo infatti in presenza di un passaggio storico che richiede una consapevolezza inedita del salto quantico nella riorganizzazione e nell’adattamento del rapporto dello Stato e delle sue articolazioni funzionali con i cittadini i quali, nell’inedito contesto di mutamento socioculturale, economico e tecnologico in atto, non possono più essere considerati terminali passivi (siano essi pazienti, studenti, utenti) o semplicemente beneficiari dei molteplici servizi, bensì gli interlocutori destinatari di prestazioni che sono chiamati a valutare, apprezzandone le caratteristiche qualitative ed i benefici, ma anche riconoscendo gli aspetti che possano essere migliorati tramite metodologie di rilevazione delle valutazioni utili per i cambiamenti possibili e praticabili.

Ciò significa attrezzare il sistema pubblico ed i suoi professionisti ad interagire con i propri ‘clienti’ dotandosi delle sensibilità, dell’empatia e della tecnicalità che possono non solo rendere più efficaci le performance, ma soprattutto comprendere le loro linee evolutive.

Non solo: codesta peculiare tipologia di learning by doing può e deve diventare uno stile ed una prassi che diffondendosi orizzontalmente nei vari comparti e  gangli  comporta sia il riconoscimento dei cittadini dell’uniformità ed unitarietà dei diversi servizi ricevuti, sia il superamento delle separatezze e delle autoreferenzialità che sussistono nei comparti e gangli stessi, generati dai formalismi burocratici, dalle  gerarchie superflue che ne ostacolano l’accessibilità.

Ed ancora: una tale’ mobilitazione’  genera anche un flusso di informazioni e di dati fondamentali per individuare i limiti e le strozzature che non insistono nella volontà e nelle capacità degli Operatori bensì sull’inadegguatezza logistica, tecnologica, organizzativa e finanche di quella componente di Dirigenti impreparati o riottosi alla pianficazione ed implementazione di nuovi modelli gestionali.

Mettere in moto il cambiamento delineato in questo documento sintetico significa prioritariamente assumere un orientamento politico e programmatico con cui procedere ad indicare i capitoli di spesa, le risorse finanziarie dedicate, le iniziative concrete afferenti in particolare:

a) Le ricadute nell’ambito delle linee di investimento previste dalla Missione Salute del Pnrr.

b) Le coerenze che esso comporta per l’innovazione degli istituti contrattuali sia a livello nazionale che articolato per ente e comparto.

c) Il ripensamento della missione e dei Piani formativi delle Scuole per l’Alta Dirigenza, in particolare per quanto attiene la gestione delle complessità organizzative e l’effettiva emancipazione dalla subalternità alle procedure di uno spoil system penalizzante il merito e le competenze;

d) La riformulazione dei Piani formativi da strutturare ed indirizzare alla comprensione e capacitazione delle abilità richieste  in ambienti di lavoro sottoposti a costanti processi di innovazione e mutamento della domanda;

e) La creazione di un Centro studi finalizzato alla ricerca e documentazione  di tutte le buone pratiche emergenti nei luoghi di lavoro attinenti i sistemi premianti, lo smart working, le applicazioni  digitali e tecnologiche facilitanti sia l’accesso che l’erogazione dei servizi, ecc. 

Risulta pertanto evidente che l’ampiezza e profondità dell’impatto di una tale progettualità sull’intero sistema pubblico, non possono prescindere dall’essere accompagnata e sostenuta dalla visione politico-culturale complessiva che si sostanzia nella contestuale iniziativa per la costruzione del (Primo) Polo Liberaldemocratico, ovvero del soggetto politico in grado diventare promotore di un processo riformatore che rende protagonisti tutti i Professionisti impegnati nella gestione dei Servizi ed i Cittadini consapevoli che sono in gioco il benessere e la qualità dell’assetto democratico del Paese.

Monitor sullo Stato del Pubblico

Lo Stato che non premia il merito

Sabino Cassese

https://www.corriere.it/editoriali/23_aprile_20/stato-che-non-premia-merito-897907f4-dfa5-11ed-b43b-a8c9b03fa788.shtml

Documentazione sul Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR)

https://www.senato.it/30367?categoria=2709

Sistema sanitario

https://www.quotidianosanita.it/governo-e-parlamento/articolo.php?articolo_id=107012#:~:text=Azione%2DItalia%20Viva%2DCalenda%20propone,attrattiva%20per%20le%20ricerche%20cliniche.

https://www.quotidianosanita.it/allegati/allegato1662479783.pdf

Sistema scolastico

https://www.savethechildren.it/blog-notizie/report-mondiale-sull-istruzione-discutiamone-insieme

Sistema Ambiente

https://www.isprambiente.gov.it/it/pubblicazioni/rapporti

Sistema fiscale

https://www.finanze.gov.it/export/sites/finanze/.galleries/Documenti/Varie/Relazione-evasione-fiscale-e-contributiva_25_09_finale.pdf

Sistema sociale

https://www.caritas.it/presentazione-del-rapporto-2022-su-poverta-ed-esclusione-sociale-in-italia/

Sistema del rapporto Pubblico-Cittadini

https://www.lentepubblica.it/personale-e-previdenza/rapporto-pubbliche-amministrazioni-cittadini/

Sistema digitale

https://www.agendadigitale.eu/cittadinanza-digitale/italia-digitale-ecco-cosa-resta-da-fare-col-pnrr-avviso-al-nuovo-governo/

Sistema Infrastrutture

https://www.camera.it/application/xmanager/projects/leg18/file/Rapporto2022.pdf

Sistema carcerari

https://www.rapportoantigone.it/diciottesimo-rapporto-sulle-condizioni-di-detenzione/numeri-del-carcere/

Giovanni Faverin e Dino Bertocco