Crac Banche. Ai truffati resta un mese per chiedere il 12% di quanto finora perso

di Enzo De Biasi
È tempo ed ora che Banca Intesa distribuisca i 100 milioni promessi nel 2017.

In questo periodo difficile e doloroso per le perdite umane ed economiche causate da Corona virus, il decreto 18/2020 “Cura Italia”, convertito a fine aprile in legge, recepiva sì la richiesta degli organismi dei truffati di poter anticipare il 40% del 30% , ossia un’elemosina pari al 12% del danno patito , ma non dava loro soddisfazione su altre questioni come la velocizzazione delle procedure di esame delle richieste d’indennizzo oppure le modalità dei controlli delle domande da farsi ex-post anziché ex-ante come, ad esempio, per la parte di competenza dell’agenzia delle entrate.

A tutt’oggi resta immotivata la ragione che ha indotto le rappresentanze dei truffati a domandare poco più di un terzo di quanto spettante in base ad una disciplina fortissimamente voluta dal precedente governo penta-leghista, tenuto presente che la provvista finanziaria necessaria è (era) lì in bella evidenza nei capitoli del bilancio dello stato.
Evidentemente i due anni trascorsi senza poter esibire uno straccio di centesimo arrivato nelle tasche dei propri iscritti e dell’intera platea degli aventi titolo, ha sortito questo forzoso “risparmio” sulla pelle dei rappresentati che-come noto- stanno a domicilio tenendo “duri i banchi”, secondo il motto sovente invocato dal Presidente del Comitato “Don Torta”.

Mandati in soffitta i selfies di settembre 2018 con gli On.li Bitonci (Lega) e Villarosa (5 stelle) dimostratesi disponibili e ad essere fotografati con i vertici delle associazioni/comitati e a ridurre la promessa fatta nella campagna primaverile dello stesso anno passando dal 100% al 30%, i probi civil servant ovvero i fiduciari dei truffati hanno dato il meglio di sé stessi per alleggerire il debito pubblico. Mirare al 12% è (sarà) un risultato perfino peggiore di ben 3 punti rispetto alla percentuale del 15% già liquidata a ben 121.000 cittadini veneti gabbati da Veneto Banca e Popolare di Vicenza che, ragionando con la loro testa, hanno disatteso le ineccepibili invettive lanciate nell’etere e nella carta stampata dalle numerose e variegate sigle di comitati zonali e/o di derivazione nazionale contro i bancarottieri nostrani.

Adesso che il fondo indennizzi è “partito”, merito rivendicato da ultimo dal Sottosegretario pentastellato sopravvissuto al Conte e saldamente insediato al MEF anche nel Conte 2, è giunta l’ora di occuparsi seriamente di questioni procedurali interne alla strana macchina partorita dal trio Di Maio-Arman- Villarosa.

In effetti due deputati, Nicola Grimaldi eletto in Campania lista 5 stelle ed Alessia Rotta eletta in Toscana del Partito Democratico, generosamente si sono fatti carico delle ansie da mancata prestazione degli organismi no-profit, a partire da quelli di matrice veneta-friulana-ferrarese, presentando ben 5 emendamenti che -diversamente dalla volta precedente- sono stati bocciati fin da subito essendo stati ritenuti del tutto incompatibili in quanto estranei alla materia oggetto del provvedimento nr.23/2020, ovvero il decreto liquidità da convertirsi in legge entro il prossimo 7 giugno.

Interessante scandagliarne il contenuto. Tutti sanno che la data di decorrenza inziale per la presentazione delle domande al Fir datava 22 agosto 2019 ed ha già subito due proroghe. Una delle bocciature concerneva, appunto, un ulteriore slittamento in avanti al 30 settembre causa la ritardata consegna da parte delle banche della documentazione necessaria ai truffati.
Per fortuna, il termine finale resta fissato al 18 giugno prossimo, almeno per il momento fatti salve altre inversioni di marcia sempre possibili in tempi di Corona Virus.
Nel medesimo contesto, altri commi puntuali sottolineavano l’esigenza di dare celerità alla fase di esame e di liquidazione risolvendo -in qualche modo- il nodo scorsoio dell’entrata in campo del fisco sulla dichiarazione dei redditi e patrimonio mobiliare posseduto e connessi alla domanda d’accesso al FIR.
L’esito negativo ha contribuito a produrre, due note indirizzate ai decisori governativi, Presidente del Consiglio, Ministro e Sottosegretari del MEF. La prima comunicazione scritta il 22 aprile è stata condivisa dai comitati zonali: “Don Torta”, “Noi che credevamo nella BPVi”, “Soci delle Popolari Venete” ed “Amici della Ca.Ri. Fe”; la seconda, a metà maggio, risulta partecipata dalle sigle riconosciute a livello nazionale dal Ministero ed esistenti a livello regionale: Adusbef Veneto, Codacons Veneto, Federconsumatori Veneto, Adiconsum Veneto, Adoc Veneto, Lega Consumatori Veneto e UNC Veneto. Anche qui è appena il caso di appuntare che la regolazione delle relazioni intercorrenti tra Commissione Tecnica-Consap-Agenzia delle Entrate giaceva e giace in un atto ministeriale adottato giusto in questo mese di un anno fa ed integrato successivamente ad agosto 2019.
I due soggetti principali che devono (dovevano) collaborare “concordando le modalità”, sono (erano) da un lato la Commissione Tecnica e dall’altro l’Agenzia delle Entrate, avendo Consap funzioni meramente di segreteria tecnica oppure operando al posto della CT se ed in quanto da questa delegata. In tale direzione, anche se tardivamente in data 14 maggio 2020, il sottosegretario grillino sollecita in proposito sia il Prof. G. Servello che E. Ruffini, rispettivamente Presidente della CT e Direttore dell’Agenzia statale, oltre che il Ministro del MEF del quale egli è un collaboratore.

Scorrendo i giornali delle trascorse stagioni estiva, autunnale ed invernale, viene facile rilevare che gli argomenti ora in discussione non erano tra le preoccupazioni di chi ha (aveva) la rappresentanza degli azzerati e solo in quest’ultimo periodo ne ha avvertito tutta l’importanza.
A parziale scusante vale sempre la pena di ricordare che lo strumentario farraginoso e defatigante di puro conio pentastellato con avvallo della Lega, per la sua natura e struttura, non poteva che presentare queste criticità più volte annotate. Fosse stato riconfermato l’Arbitro per le Controversie Finanziarie (A.C.F), i truffati avrebbero già i soldi in tasca, ma così non volle il Governo Giallo-Verde nel 2018.
In ogni modo, che le associazioni perdurino a privilegiare nell’interlocuzione avviata con Roma quasi esclusivamente Consap, è come approfondire una pratica unicamente con il responsabile dell’istruttoria, invece che attivarsi presso chi può e deve decidere.

La dinamica sociale riferita agli organismi di rappresentanza registra una diminuita spinta dei comitati localistici e della loro affidabilità per decifrare le macerie create e copiosamente rimaste sul tappeto.

Allo stesso tempo, è apparsa all’orizzonte un’aggregazione su base regionale delle sigle nazionali le quali dovrebbero andare in meta su pochi punti.
In primis, scrollare più radicalmente di quanto le stesse abbiano finora fatto Banca Intesa, affinché accorci i tempi di risposta dando i dossier agli azzerati in tempi celeri. Inoltre, battere i pugni con il primo gruppo bancario italiano affinché distribuisca tempestivamente e secondo i criteri già annunciati ad ottobre 2017 i 100 milioni di € alle famiglie dei truffati in difficoltà economica, graduando l’aiuto in relazione al reddito ed al patrimonio mobiliare evaporato.

Il deputato Grimaldi corregionale del Ministro degli Esteri ha presentato una richiesta, non accolta, “che interviene in materia di Fondo indennizzo risparmiatori (FIR), stabilendo – in particolare – che Cassa depositi e prestiti può anticipare al 2020 la dotazione finanziaria del 2021”.

La notizia è stimolante, specie se posta in relazione ai quesiti sollevati dai servizi ispettivi di Camera e Senato sulla effettiva disponibilità di cassa a pagare la liquidazione del 40% sul 30% nel caso ciò avvenga nell’esercizio corrente. Nessun parlamentare né di opposizione né tantomeno di maggioranza, ha ritenuto di interrogare nel merito il Governo Giallo-Rosso che -ovviamente- è stato ed è silente. Conoscere se i soldi ci sono oppure no, è una faccenda che riguarda pochi intimi, ovvio. I praticanti ed assidui frequentatori dei Palazzi del Potere sanno bene che le risorse sono in realtà “un dettaglio insignificante”, ciò che conta davvero come affermano gli avvocati più conosciuti sono “ i principi del diritto”, oibò!. Nell’articolo precedente abbiamo esaminato la questione e fatto dei pronostici che confermiamo.

Ecco nella partita ristoro ai truffati, la differenza tra esecutivo Giallo-Verde e quello Giallo-Rosso sta in questo. Fermo restando l’azionista di maggioranza pentastellato, il Conte 1 non ha erogato un soldo, mentre il Conte 2 darà una mancia del 12% sollevando le ire e la rabbia dei beneficiati. Chi sarà ritenuto maggiormente responsabile dai truffati, bidonati una seconda volta: i 5 stelle, la lega, il Pd, le associazioni zonali/nazionali in salsa locale, loro stessi?.

Enzo De Biasi