Ciò significa sottrarre la nostra regione alla ‘carica virale’:
- della persistente sodomizzazione ad opera del salvinismo
- della patetica reviviscenza del berlusconismo
- dell’indegna caciara sovranista del melonismo
- dell’ipocrisia di un partito sedicente democratico
Dino Bertocco
“I partiti politici, benché in crisi nel loro rapporto con la società, rappresentano ancora oggi lo strumento essenziale per il funzionamento del moderno parlamentarismo. Proprio i partiti politici, che all’inizio dell’esperienza repubblicana potevano rivendicare di svolgere, in forza del loro radicamento sociale e territoriale, una funzione di continua responsabilizzazione dei parlamentari, idonea ad assicurare una permanente rappresentatività delle Camere, sono andati gradualmente perdendo il loro rapporto con la società e con esso la loro capacità di rappresentare i diversi interessi presenti nel corpo elettorale. Un declino che si è manifestato nel forte aumento dell’astensionismo, nella diminuzione del numero degli iscritti ai partiti e nel discredito e nella sfiducia dei cittadini nei loro confronti attestata da molteplici indagini demoscopiche.
Una delle ragioni di questo fenomeno è dovuta all’assenza, nella maggior parte dei partiti oggi rappresentati in Parlamento, di garanzie di democrazia interna che stimolino la partecipazione dei cittadini alla vita di queste associazioni, determinandone un democratico rinnovamento nel tempo e un più profondo radicamento sociale. La loro distanza dalla società, la loro trasformazione in oligarchie autoreferenziali ruotanti intorno a un capo, la loro occupazione della sfera pubblica fino alla loro identificazione con le pubbliche istituzioni, in breve la loro perdita di rappresentatività, non solo ha messo in crisi il funzionamento ordinario della forma di governo italiana, ma sta pericolosamente minando agli occhi dei cittadini la stessa credibilità della democrazia rappresentativa”
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“C’è bisogno di discutere, di progettare, di confrontarsi, di criticare, di scontrarsi, di litigare, di fare in modo che qualcuno vinca e qualcuno perda, senza ulteriori mezze misure, senza più gli ennesimi compromessi al ribasso. Di non far passare come se niente fosse quel che avviene, e la sostanziale presa in giro di elettori, simpatizzanti, e a ancora di più iscritti, cui si vende un prodotto che non corrisponde all’etichetta. In un’epoca di maggiore consapevolezza dei consumatori, è un madornale errore di marketing, oltre che un atto politicamente immorale”
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Negli ultimi mesi, attraverso questo giornale ed altri strumenti di informazione & comunicazione ci siamo focalizzati con un particolare impegno di valutazione e rendicontazione sul ‘sofferto’ percorso del Congresso regionale del Pd veneto.
Abbiamo considerato tale impegno una sorta di mission civica, di osservazione partecipata di una realtà politico-organizzativa gestita da un gruppetto di cacicchi locali preoccupati di garantirsi il potere di gestire una manciata di candidature ai vari livelli.
Si sono state manifestate critiche ed incomprensioni, ma non si è capito – da più parti – che in realtà si è trattato dell’avvio di un’iniziativa di analisi e monitoraggio delle molteplici emersioni del collasso del Pensiero politico e della Rappresentanza democratica di cui i vizi procedurali e le aberrazioni (documentate) del Pd hanno costituito solo un segnale, eclatante, ma pienamente ‘compatibile’ nell’ambiente politico di una Regione nella quale tuttora le funzioni istituzionali sono esercitate da un Presidente egolatrico che ha desertificato il discorso pubblico con una personalizzazione esasperata e tardoadolescenziale che si traduce nell’Io, Io, Io, surrogando ed annichilendo tutti i processi della dialettica e della co-responsabilizzazione che non siano quelli della servitù volontaria.
Il fatto è che, al netto della esorbitante presa monopolistica di tutti i canali di informazione e comunicazione su cui ha potuto e può contare, ed inoltre della predisposizione di larga parte dell’elettorato (anche in ragione dei comprensibili e legittimi timori provocati dalla prolungata pandemia) al riconoscimento del pater familias a prescindere, è tutto ciò che gli gravita intorno (mi riferisco all’amplissimo ceto che ricopre la vasta e variegata gamma di ruoli da classe dirigente) che non dà segni di vitalità, di capacità critica, di smarcamento dalla narrazione menzognera e superficiale di come realmente stanno le cose nella nostra Regione.
Il clima sociopolitico e il mainstrem dominante sono caratterizzati da: adattamento, ruffianamento, subalternità, mercanteggiamento diventati i soli ingredienti che alimentano l’appiattimento sulla governance, regionale e locale con la conseguenza che diminuiscono progressivamente la consapevolezza critica, il confronto vero e, soprattutto le responsabilità collettive che sono robuste e diffuse solo nei contesti generativi di forti libertà personali, di coraggio individuale nello sfidare le regole dell’opportunismo ed i condizionamenti di un ambiente omertoso.
Per il Veneto tale situazione di deficit della partecipazione democratica è aggravata dal rapporto malato, a livello di patologia, che si manifesta con il perdurante centralismo di tutte le forze politiche, medie e piccole: il caso del grigio funzionario romanizzato inviato/invocato per gestire il Pd regionale è banalmente trendy ed è stato oggetto della nostra denuncia, ma in realtà provoca tenerezza perché non è il più grave!
La Lega veneta negli ultimi anni è stata letteralmente sodomizzata dal salvinismo (con il consenziente Luca Zaia a far da palo): abbiamo illustrato gli effetti devastanti per i valori e gli interessi economici dell’intero Nord umiliato dalla deriva assistenzialista e meridionalista.
Riprodurre gli elementi fattuali in più occasioni ricordate è superfluo, cito solo un episodio che segnala il carattere farsesco delle costosissime fissazioni del Capitano, ovvero i trenta miliardi di spesa per Quota Cento per consentire, per esempio il prepensionamento di 200 dipendenti del Comune campano di Ercolano, sfasciando i servizi e creando un irrimediabile buco organizzativo-amministrativo.
E che dire del disfacimento Forzaitaliota che non sarà certo Coraggio Italia a mascherare e tanto meno il mascariamento berlusconiano attuato con cerone, ricatti e l’accompagnamento di una bambolina bionda che fa pensare all’assistenza sociosanitaria piuttosto che alla politologia.
Ci sono poi i Fratelli d’Italia che possono vantare una vivacità e capacità di attrazione (vedi il caso Sboarina di Verona) che deriva loro dall’effetto ‘Giorgia la borgatara-patriota’ che sta furbescamente approfittando del declino del felparolo trasformista e del processo di mummificazione di quanto resta del boss di Arcore.
Di quanto resta del Partito Democratico Veneto abbiamo scritto dettagliatamente della fenomenologia di un ossimoro, cioè di un’Organizzazione politica che si autodefinisce democratica, non ri-conoscendo e tanto meno praticando le regole basiche della partecipazione e della cittadinanza attiva.
Dovremmo per completezza ricordare le formazioni della diaspora liberaldemocratica in cui prevalgono il performing di leadership personalistiche ed aspirazioni similari, che suscitano in Veneto un certo seguito che, però, non produce condensazione ed aggregazione politica significativa e legittimante.
Si potrebbe provocatoriamente affermare che viviamo una “situazione eccellente sotto il cielo veneto”, o meglio che costringe a scegliere il progetto di un’Alleanza per promuovere la Cultura Democratica’, strada obbligata e senza alternative a ragione delle regole e dei numeri che la nuova legge elettorale nazionale porrà di fronte all’intera platea di partiti e partitini, leader e leaderini, del campo più o meno largo del Centrosinistra chiamati alla convergenza od alla dissolvenza.
Ma è anche soprattutto una questione di identità, dignità, orgoglio, che ci sollecita tutti ad un sussulto di elaborazione, progettazione ed azione politica che offrano ai cittadini ed elettori veneti un discorso pubblico unitario ed inedito per la qualità del linguaggio, la concretezza degli obiettivi, il modello di partecipazione e co-reponsabilizzazione che promuove.
Ci attende un vasto programma di lavoro per il quale esistono sia una significativa platea di risorse umane, esperienze ed elaborazioni a livello territoriale ed intendimenti e visioni a livello nazionale che, però, non sono stati ‘messi a terra’.
Potenzialità, difficoltà e contraddizioni costituiranno i fatti ed i fattori che ci impegneremo ad immettere nell’agenda 2022, promuovendo alcune specifiche e convergenti linee di attività organizzativa e mobilitazione cognitiva attraverso:
- le elaborazioni scientifiche dei Collaboratori del Network GeCCo – Generare e Condividere Conoscenza: www.facebook.com/generareconoscenza ;
- l’attività di informazione, dibattito e divulgazione giornalistica di questa testata ;
- la partecipazione al social networking improntato da una concezione originale di Umanesimo digitale focalizzato sui contenuti affrontati e dibattuti su 35 Pagine Facebook dedicate a questioni culturali, dalla filosofia politica alla scienza, dall’economia all’innovazione sociale;
d) la promozione del Civismo attraverso il Progetto Civico Veneto: www.progettocivicoveneto.it.
Sono consapevole che il clima plumbeo del lockdown e le difficoltà psicologiche, ambientali, logistiche, hanno determinato un pericoloso crollo della partecipazione e come testimonia Ilvo Diamanti nel presentare il Rapporto Gli italiani e lo Stato, curato da LaPolis dell’Università di Urbino e Demos, “hanno cambiato il nostro sguardo sulla società. Sul mondo. E, naturalmente sulle istituzioni e lo Stato”.
Ma mi e vi auguro e sono determinato ad incontrarci e condividere l’energia positiva, la gioia, la speranza e la concretezza di agire e reagire per la costruzione del futuro atteso ed auspicato dai nostri concittadini veneti, che promana dai luoghi in cui combattono le guerriere ed i guerrieri della difesa della nostra salute e dai mondi virtuosi del lavoro nei quali non si è cessato di produrre e servire elevando gli standard della qualità e della sicurezza.
Vi invito quindi a sintonizzarci con tutto ciò che di vitale, virtuoso e generoso le nostre Comunità stanno esprimendo.
Vi chiedo infine un’attenzione particolare:
- al processo realizzazione ed implementazione del Movimento dei Democratici Veneti;
- alla discussione sui temi e dilemmi affrontati nel libro Democrazia. Non è un pranzo di gala, che mi accingo a pubblicare nei prossimi giorni.
Buon 2022 con il Giornale del Veneto, che continuerà e cercherà di migliorare il suo compito di servizio alla libertà ed alla veridicità dell’informazione!
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