Lo squallore della campagna elettorale e lo splendore del Progetto Europeo

Di Dino Bertocco

Un vademecum per rinvigorire l’interesse e l’impegno dei Cittadini e dei Corpi intermedi nella promozione della cittadinanza europea e del lobbismo sociale.

Un giovane partecipante alle prossime elezioni europee nel presentare la propria candidatura si è definito con una semplicità ed un candore disarmanti ‘un euroentusiasta’.

Un altro giovane catapultato su una lista di un Partito che dovrà competere duramente per superare il quorum e quindi coinvolto prevalentemente per contribuire a raccogliere consenso e voti, senza una realistica prospettiva di essere eletto, da me interpellato, mi ha sorpreso e convinto con una diagnosi rigorosa

e feroce allo stesso tempo: “le Istituzioni europee – ha detto – sono uno spazio fondamentale da presidiare per esercitare la funzione di lobbyng, ma attualmente il nostro Paese è debole quando non ignaro di ciò e pertanto con un’infima capacità di ottimizzare le opportunità create dalla crescente integrazione”.

Queste due semplici testimonianze ci danno il senso e pongono la sfida della posta in gioco in una campagna elettorale che sta evidenziando la mediocrità ed il provincialismo di un ceto politico italiano che, escluse poche e meritorie eccezioni rappresentate dalle minori formazioni politiche concorrenti, si sta sottraendo al compito di esplicitare le scelte strategiche ed i contenuti programmatici sui quali si propone di caratterizzare la propria presenza nel prossimo Parlamento europeo.

Cittadinanza europea e lobbismo

Sono pertanto convinto che tale arretratezza politico-culturale può e deve essere superati solo dal protagonismo di una nuova generazione in grado di coniugare la freschezza e la visione di una cittadinanza europea vissuta con la competenza che mette in grado di leggere l’inedito e straordinario scenario creato da un Continente che si accinge a strutturarsi attraverso un profilo istituzionale più adeguato alla ineludibile competizione geopolitica globale in atto, e nel contempo riconoscere e praticare i linguaggi, le procedure e – perché no – il lobbismo, decisivi per rappresentare e tutelare le ragioni ideali e gli interessi di un Paese, il nostro, destinato altrimenti alla deriva di una marginalità e subalternità avvilenti, ovvero alla condizione di un’italietta degradata al folclore vanaccista ed alle manifestazioni di un sovranismo sterile e/o di atteggiamenti deresponsabilizzanti di fronte alle scelte storiche dure che incombono.

Ecco perché propongo una sorta di vademecum finalizzato a promuovere conoscenza, consapevolezza e la sensibilità necessaria a comprendere la posta in gioco e gli interessi che i cittadini-elettori, ma in primis le associazioni professionali, imprenditoriali, politico-culturali e gli Enti locali, in particolare Città e Regioni sono chiamati a tutelare e rappresentare in sede europea.

Siamo di fronte a scelte strategiche già decise od in fase di gestazione a Bruxelles, con un impatto potenzialmente destrutturante per l’intero sistema socioeconomico territoriale e nazionale, sia per l’impreparazione a cogliere le opportunità che ne derivano, sia soprattutto per gli effetti spiazzanti di provvedimenti e regolamentazioni che verranno ineluttabilmente varati dalle Istituzioni europee nella prossima Legislatura, in particolare Commissione, Consiglio, Parlamento.

In Veneto ci sono Enti, Fondazioni ed imprese ovviamente attenti ai processi in corso: ad essi rivolgiamo il nostro messaggio affinchè proprio a partire dalla scadenza elettorale venga avviato un lavoro coordinato e finalizzato a realizzare il monitoraggio permanente e l’attività di divulgazione sulle questioni rilevanti per la nostra Regione che debbono essere rappresentate tutelate dagli eletti al Parlamento europeo.

In Europa, con il protagonismo dei Corpi intermedi

Questo articolo-documento è motivato anche dall’intedimento di anteporre l’informazione e la consapevolezza critica dell’Associazionismo diffuso alla retorica, alla faziosità ed alla superficialità profuse in una campagna elettorale che rischia di alimentare il disimpegno civico e la fuga dalle urne.

Con esso quindi ci proponiamo di contribuire a correggere ed a scoraggiare i linguaggi partitici infarciti di una eccessiva dose di ipocrisia e falsificazione dei dati fattuali e rendere maggiormente credibile il nostro dibattito ‘europeo’, dei e tra i candidati, ma soprattutto di attrarre l’opinione pubblica sulla concretezza delle analisi e sulla legittimità e praticabilità delle proposte operative.

La ‘premessa metodologica’ è propedeutica alla sottolineatura di alcuni fatti sostanziali che cito per esprimere chiaramente e senza spreco di ulteriori annotazioni la visione strategica ed il mandato operativo che ci impegniamo a sollecitare e verificare con i candidati che verranno eletti.

  1. Innanzitutto è da ritenere semplicemente vergognoso e scandaloso che i Partiti di maggioranza ed opposizione si siano astenuti od addirittura abbiano votato contro il Patto di stabilità e crescita varato dal Parlamento europeo nei giorni scorsi: un Paese con il 137,5 % di Debito ed il 7,4 % di Deficit ha dimostrato in questo modo una inaffidabilità che ci danneggerà pesantemente, nonostante il tattico e furbesco dietrofront del Governo in sede di Consiglio europeo del 28 aprile u.s.
  2. Il documento elaborato dal Commissario europeo Gentiloni, con la collaborazione del Ministro Giorgetti, unitamente alla Piattaforma programmatica ‘Europa per una strategia industriale competitiva per rivaleggiare con gli USA’ messa a punto da Enrico Letta e le indicazioni strategiche per la competitività preannunciate da Mario Draghi (su incarico della Presidente uscente Ursula von der Leyen) , rappresentano l’unico orizzonte realistico e per molti versi salvifico dell’economia nazionale e per ciò stesso il terreno su cui tutte le forze politiche che mirino al Bene del nostro Paese si debbono ritrovare.
  3. E’ pertanto sorprendente ed autolesionistico, in particolare per l’intero Nordest, che ci sia chi affronta la campagna elettorale indicando un contrasto tra la mission dell’Europa e gli interessi delle nostre Regioni e dell’intero Paese pienamente integrati e trainati dal consolidamento e completamento della Governance europea, particolarmente nelle materie decisive della Difesa comune, dell’Unione Fiscale, dell’Immigrazione e dello stesso Welfare, all’interno della cornice e della visione della competizione globale prefigurata nei ripetuti appelli di Mario Draghi alla consapevolezza ed al superamento delle inerzie provocate dalle resistenze sovraniste e nazionaliste.
  4. L’Europa è oramai una vera e propria Comunità di destino e proprio per questo, anche gli errori e le scelte inadeguate, quando non sbagliate, che hanno caratterizzato il quinquennio della Presidenza di Ursula von der Leyen, come per esempio l’eccessiva impronta ideologica del Programma Green Deal, vanno affrontati e superati introducendovi gli elementi di concretezza ed innovazione che il sistema associativo-imprenditoriale e manageriale delle nostre Regioni è in grado di proporre e sperimentare.

Ed a fronte di questo quadro sinteticamente delineato il Giornale del Veneto si propone di avviare un lavoro sistematico nei territori del Collegio elettorale Nordest per radicarvi una partecipazione responsabile e competente indispensabile per affrontare le sfide che ci aspettano, molto di più della sterile sovraesposizione mediatica dei leader di partito.

Proprio in ragione delle considerazioni finora esposte, ritengo che siamo entrati in una temperie politica che al contrario di quanto propagandato sulle soluzioni taumaturgiche del Premierato e delle repubblichette autonomiste, richiede il rafforzamento ed il pieno protagonismo dei Corpi intermedi.

La classe dirigente delle Regioni del Nordest deve cogliere l’occasione delle elezioni europee per fare un patto con se stessa: contribuire a liberare il confronto dal linguaggio tossico di una propaganda partitica e di scelte di governo che hanno alternato provvedimenti importanti ed incoraggianti come il Jobs act ed Impresa 4.0 a scelte di spesa assistenzialistica e distruttiva di risorse pubbliche causata dall’assenza di una concertazione ben focalizzata sia sui reali bisogni sociali, sulla domanda del sistema produttivo, sull’esigenza di uno strutturale rinnovamento organizzativo e tecnologico del sistema pubblico.

Al di là delle schermaglie politico-ideologiche sulle prospettive dell’Unione Europea, dobbiamo essere noi ad orientarla verso una più piena integrazione sociale, ed economico-finanziaria perché essa costituisce il fondamentale e decisivo ampliamento delle risorse finanziarie e della soggettività politico-istituzionale per promuovere i programmi di innovazione e sviluppo con cui affrontare le sfide e gestire le regole d’ingaggio su tutte le questioni strutturali con cui la realtà socio-economica dei nostri Territori, associativa, pubblica e privata si troverà a fare i conti nell’immediato futuro.

Una concreta Agenda europea

  1. Evoluzione dimensionale e finanziaria nella gestione manageriale delle Imprese sollecitate a superare il persistente e diffuso stadio micro-imprenditoriale che inibisce lo sviluppo delle competenze ed operare in reti sempre più estese nel mercato globalizzato.
  2. Introduzione nell’ambito della Pubblica Amministrazione di criteri e standard organizzativi che la rendano europea e competitiva, sottraendola ai burocratismi e parassitismi, oltre che alla prigionia di uno spoil system clientelare e dissipativo ed alla subalternità nei confronti delle lobbies corporative, comprese quella della consulenza predatoria.
  3. Aumento e migliore finalizzazione delle risorse e dei programmi di Formazione continua per sostenere l’aggiornamento costante degli skill professionali, progressivamente attaccati dai processi di ristrutturazione tecnologico-organizzativa, internazionalizzazione e ricorso all’utilizzo intensivo dell’Intelligenza Artificiale.
  4. Passaggio dall’attuale fase dell’emigrazione, in particolare delle coorti giovanili, dei Talenti, ad una caratterizzata dalla ‘circolarità’ della mobilità, ovvero dall’interscambio in ambito continentale delle opportunità occupazionali e professionali.
  5. Accesso a e pratica di un’economia sostenibile in cui scienza ed innovazione tecnologica sostituiscono ideologismi e primitivismi, inverando una inedita politica industriale che coniuga sviluppo e salvaguardia dell’ambiente, competitività nei confronti delle produzioni cinesi incorporando nelle attività la creatività e le competenze nazionali dismesse e/o disabilitate con un eccessivo ricorso all’offshoring che ha penalizzato la qualità dello sviluppo italiano.
  6. Governance della fenomenologia dell’immigrazione da sottoporre a vincoli e criteri gestionali che la rendano una risorsa sia per dinamicizzare il mercato del lavoro che per contrastare il collasso demografico.

Articoli e link sulle questioni ’identitarie e della nuova governance dello sviluppo sostenibile europeo
Si scrive Europa, si legge realtà. Appunti per l’italia (pdf)

Documentazione – link

Lectio magistralis di Mario Draghi a Cambridge

– Lectio di Fabio Panetta all’Università di Roma Tre

Lectio magistralis di Emanuel Macron alla Sorbona

Il Documento di Enrico Letta per una Politica industriale europea

Flessibilità e difesa, i cortocircuiti di Meloni sul Patto di stabilità

Emigrazione giovanile e capitale umano

Elezioni europee, competenza, partiti

Elezioni europee nel nome del leader

Si scrive Europa si legge appunti per l’Italia

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Bibliografia veneta minima