Un’inedita pièce goldoniana: le Cortigiane di Palazzo Balbi

L’Osservatore Veneto
Canovaccio con personaggi fissi

Dopo più di 100 giorni in diretta streaming, Zaia  parla agli amici giornalisti, armati di taccuini, registratori e tramezzini, con il tono rilassato e confidenziale di chi sa che gli avventori stanno aspettando la battuta del capo comitiva.

L’appuntamento è diventato una piece teatrale.

In loro, più che la curiosità per l’andamento del virus, prevale l’attesa per la battuta o l’attacco contro il Governo con gli argomenti del buon senso dell’uomo della strada.

Per le televisioni queste apparizioni con tanto di ospiti sono diventate come la manna: che ha colmato le dirette da studio di metà giornata cancellate dal virus.

Poco importa se la Regione non  abbia alcuna competenza sulle cose su cui sentenzia.

Oramai Zaia parla come il Commissario tecnico di tutto, quello che ognuno di noi avrebbe voluto diventare.

Sempre più spesso si lascia andare ad espressioni dialettali per alimentare quel clima di complicità che oramai contraddistingue questo rapporto amichevole.

E i giornalisti, coloro che dovrebbero esercitare la critica per conto dei lettori, ripongono docili la penna per assistere gratuitamente allo spettacolo.

E allora, in questa democrazia disarmata, pensi al valore di quella norma che porta lo Stato a cambiare ogni due tre anni i vertici mandati nelle Province: dal Prefetto a Questore, dal Comandante dei carabinieri  quello della Guardia di Finanza, fino all’ultimo appuntato di quartiere.

Una rotazione necessaria per mantenere l’imparzialità dei propri servitori, per evitare che radichino amicizie e complicità che rendono ciechi o subalterni  coloro che sono chiamati a garantire l’imparzialità della legge.

Ma nel Veneto di Zaia anche i titolari della critica sono diventati entusiasti cortigiani.