Elezioni regionali: all’assalto di Zaia come fanti a Caporetto

di Corrado Poli

Le elezioni regionali si avvicinano nel disinteresse di gran parte degli elettori. È convinzione generale che l’attuale Presidente sarà riconfermato per la terza volta, sia pure aggirando una norma che glielo vieta e che lui stesso ha fatto approvare. Si parla delle facce dei due maggiori candidati come se fossero figurine Panini, ma di programmi davvero alternativi e possibili non c’è traccia. Né ci sarà in futuro: senza l’autonomia è davvero difficile fare concretamente qualcosa di diverso da quello che impone uno Stato e partiti nazionali che non hanno nessuna intenzione di rinunciare al proprio potere. Per questo l’unico programma possibile è stabilire con competenza e preparazione un percorso serio verso l’autonomia e il federalismo. Attorno a tale progetto si potranno collocare tutti gli altri interventi che altrimenti sono destinati a rimanere sogni o a essere decisi altrove.

Corrado Poli

Chi ha già governato da dieci anni come Presidente e da venti come Assessore non potrà che ripetersi nel bene e nel male. Anzi nel nulla di una decorosa attività amministrativa che non disturba nessuno (nemmeno la sonnecchiante opposizione-amica), ma senza alcun progresso verso l’autonomia e fatti concreti. Nel Veneto c’è bisogno invece di uscire dal torpore inevitabilmente prodotto da un regime che dura ormai da un quarto di secolo.

Il presunto maggior oppositore di Zaia sarà Lorenzoni, un civico uscito dal nulla che il PD ha convinto a gettarsi all’assalto di Palazzo Balbi come un fante a Caporetto. 

Operazione già compiuta in passato con personaggi di ben altra caratura quali il compianto Bortolussi, Carraro, Cacciari e Bentsik. E persino la pluri-dimissionaria e assenteista Moretti che era pur sempre una deputata europea, una ex-parlamentare e un personaggio da rotocalchi.

Invece, Lorenzoni è solo e da poco il Vicesindaco improvvisato di Padova ed emulo della Moretti quanto a “dimissionite”.

Cosa potrà mai fare Lorenzoni? Nulla: primo perché non vincerà; secondo perché non ha un programma concreto su cui opporsi non avendo la Regione le competenze necessarie a fare cose di rilievo (ma questo Lorenzoni non lo sa); terzo perché Zaia continuerà a non fare nulla e quindi come si può fare opposizione al nulla?

Se poi il centrosinistra si lamenta perché Italia Viva e soprattutto Simonetta Rubinato non partecipano alla coalizione e fanno liste autonome, forse dovrebbero chiedersi perché. Con un programma serio e un candidato radicato nel territorio preparato per tempo, una maggiore coesione sarebbe stata possibile. Invece, Lorenzoni presenta il libro dei sogni che già aveva proposto a Padova senza riuscire a realizzare nulla per inesperienza e impossibilità oggettiva. Propone la “partecipazione” garantendo che vuole coinvolgere i cittadini nelle decisioni. Ma poi dichiara che il referendum sull’autonomia fu “uno spot elettorale di Zaia” offendendo così milioni di veneti e gli attivisti che hanno votato in una manifestazione di autentica partecipazione civica istituzionale. Tra l’altro i referendum sono un’istituzione fondamentale del federalismo e delle autonomie locali: una cosa seria e non la fatua partecipazione assemblearista da anni Settanta dell’estrema sinistra.

La sinistra non è riuscita ad aggregare una larga componente del centro politico popolare (Italia Viva e soprattutto Rubinato) e del vasto elettorato che potenzialmente rappresenta.
Queste liste, pur diverse, saranno capaci di ottenere consenso se riusciranno a ottenere il voto popolare espresso nel referendum e deluso dall’evanescenza del PD, dall’estraneità di Lorenzoni e contrario a uno Zaia ancora legato al sovranismo di Salvini.

Oggi, nel Veneto parlano tutti di autonomia, compresi i nazionalisti di Fratelli d’Italia (e non si sa se ridere o piangere), ma in concreto sono davvero in pochi ad avere le idee chiare sull’argomento e a non usarlo in modo pretestuoso.

Corrado Poli