La crisi del coronavirus e la singolare rivalutazione del lavoro sommerso

(Di Natale Forlani)

L’ emergenza sanitaria, sta ingenerando una sorta di trasformazione delle iniziative rivolte a contrastare il lavoro sommerso.
Nell’ultima legge di stabilità approvata, come ricorderete, sono state approvate una serie di misure, definite come draconiane, rivolte a ridurre la circolazione del contante e a introdurre una serie di controlli elettronici sui comportamenti delle imprese e delle famiglie per l’intento di contrastare l’evasione. E con la promessa solenne di evitare qualsiasi condono.

Buona parte di queste misure, con l’ avvento del corona virus, sono state allentate o addirittura sospese per la parte degli accertamenti.
Per una serie di ragioni, la necessità di reperire lavoratori stagionali e di sostenere il reddito dei lavoratori precari per le conseguenze economiche delle misure look down, si pensa di varare una sanatoria per gli immigrati irregolari e all’ introduzione di un sussidio al reddito per gli ex lavoratori sommersi.

L’ intento, almeno nelle parole, è nobile. Ma non è affatto chiaro il nesso esistente tra i provvedimenti che il governo di propone di introdurre e i problemi che si vorrebbero risolvere.
L’ esigenza di reperire lavoratori stagionali, legata essenzialmente alla carenza dei lavoratori rumeni comunitari, ammesso che non sia rimediabile con l’ allentamento delle misure look down, e’ ampiamente sostituibile con manodopera interna disponibile, a partire dal rilevantissimo numero di disoccupati e sottoccupati immigrati regolarmente residenti, ovvero di beneficiari in corso dei sussidi al reddito.

L’ ipotesi di una sanatoria per l’ esigenza di far emergere gli immigrati irregolari, per i tempi richiesti per le verifiche delle richieste è incompatibile con le esigenze della stagionalità. Tra l’altro, buona parte degli immigrati implicati nei rapporti di lavoro irregolari, come evidenziato nelle indagini degli ispettori del lavoro, è regolarmente residente in Italia. Per quelli irregolarmente presenti la legge prevede il rilascio di un permesso di soggiorno per gli immigrati che collaborano con.le indagini degli organi ispettivi.

Ma l’aspetto che mi preme sottolineare è il singolare cambiamento di paradigma che è intervenuto nella maggioranza di governo sul tema del contrasto del lavoro sommerso.
Le sanatorie, o regolarizzazioni dei rapporti di lavoro come si preferiscono chiamare, sono a tutti gli effetti dei condoni. Infatti il presupposto della loro efficacia, oltre alla regolarizzazione dei rapporti di lavoro, è la garanzia offerta al datore di lavoro di risolvere con una leggera ammenda tutti i reati civili, fiscali, contributivi, salariali nei confronti dello stato e del lavoratore. Con evidenti implicazioni anche per la stessa stima del valore aggiunto evaso dalle imprese.

Ma anche i sussidi al reddito, soprattutto quando sono disgiunti da un rapporto di lavoro in essere, come le casse integrazioni, o le indennità di disoccupazione per la perdita involontaria del lavoro, diventano inevitabilmente una sorta di incentivo alle pratiche di lavoro sommerso.

La relazione è ampiamente documentata nelle ricerche sul campo e dalle indagini degli ispettori del lavoro. I sostegni al reddito, possono fornire un aiuto provvisorio alle famiglie, ma nel medio periodo sono vantaggiosi solo se integrati con introiti da lavoro sommerso.

In buona sostanza i sostegni al reddito, soprattutto di lunga durata e disgiunti da un rapporto di lavoro, da forte condizionalita’ per la ricerca del lavoro e per l’ accettazione di una offerta di lavoro, diventano un incentivo per il lavoro sommerso.

Nel caso del reddito di cittadinanza il lavoro nero non è accertabile per i requisiti di accesso ai benefici. La probabilità che possa essere accertato a posteriori dagli ispettori del lavoro o della finanza è pari a quella dei prefissi telefonici. Quanto alle offerte di lavoro che devono essere accettate dai beneficiari è la stessa legge che consente ai beneficiari di rifiutare i lavori a termine, a part time o stagionali.

Con il pretesto del coronavirus, si sta ventilando la possibilità di introdurre un sussidio provvisorio denominato Rem ( reddito di emergenza) di 500 euro per gli ex lavoratori sommersi, evidentemente sulla base di dichiarazione degli interessati, e con un riduzione delle sanzioni per i beneficiari che svolgono contemporaneamente un lavoro sommerso.

E così il cerchio si chiude. Il sussidio pubblico diventa un disincentivo a cercare un lavoro regolare e un incentivo per esercitare prestazioni sommerse per integrare il reddito familiare.

Si potrebbe fare diversamente? Eccome ..

Ad esempio con la messa a regime di liste di disponibilità dei beneficiari dei sussidi vincolati ad accettare le proposte di lavoro regolari anche a termine. Con la possibilità di rientrare nei benefici una volta esaurito il rapporto.
In queste liste potrebbero essere mobilitati gli immigrati disoccupati in gran parte ignobilmente esclusi dalla legge dai benefici del reddito di cittadinanza.Ovvero offrire una parte del sussidio o di voucher equivalenti alle imprese e le famiglie per incentivare le assunzioni di questi lavoratori.

Ma tutto questo non sarà fatto. Con il proseguo della crisi il Rem diventerà il Rep( reddito di emergenza permanente) e l’esigenza di rendere sostenibili i redditi di milioni di famiglie favorira’ una ulteriore crescita del lavoro sommerso sussidiata dallo stato.

Ma per favore risparmiarci le retoriche moralistiche della lotta alla povertà, della difesa della dignità del lavoro, e degli immigrati che servono perché gli italiani certi lavori non li vogliono fare.

Natale Forlani