Il popolo del Veneto, ogni cinque anni cambia partito

Di Enzo De Biasi


fonte: Ytali

Europee, Giorgia vince ma perde 600mila voti, Salvini perde oltre 7milioni di voti, Schlein vince in voti e in percentuali.

Giorgia (FdI), Matteo(lega) e Antonio (FI) dicono di aver vinto rispetto al 2022, invece hanno perso elettori in carne ed ossa. Ciascun partito aumenta in % data la minor affluenza alle urne nel 2024 rispetto al 2022, meno 14.22 %. La decrescita infelice per le sorti della democrazia, certifica che -oramai- un cittadino su due non ha più fiducia nel sistema di rappresentanza liberale e democratica.

Oggi la realtà dei fatti conta poco, vale di più la narrazione degli stessi addomesticata pro-domo propria. Sul tema si è ampiamento esercitato il Governo in carica nella fase antecedente le elezioni UE, declassificandole ad un referendum domestico su Giorgia Si-Giorgia No, con buona pace dei problemi europei.

Un esempio tra i tanti. I posti di lavoro aumentati di mezzo milione, strombazzato a pie mani da Giorgia con fratelli e sorelle dell’esecutivo. Trattasi di un dato reale, ci si è dimenticati -volutamente? – di dire che l’ISTAT nel conteggio considera occupato chi lavora un’ora a settimana, “in una qualsiasi attività che preveda un corrispettivo monetario o in natura…oppure …un’ora di lavoro non retribuito nella ditta di un familiare nella quale collaborano abitualmente”

Immaginiamo l’incontro di Tizio che vede il suo amico Caio triste perché il figlio trentenne ha un lavoretto precario di 2/3 ore a settimana e per rincuorarlo gli dice” Sai ho saputo che finalmente tuo figlio è occupato” Caio lo maledice e Tizio che ha letto la fonte ISTAT, imperterrito “Ritieniti fortunato, magari tuo figlio è pagato perfino in moneta. Poi ti informo, che egli è in buona compagnia con altri due milioni di occupati che -pur lavorando- non arrivano a fine mese. Suvvia, adesso c’è Giorgia che pensa a te!” Non riporto il commento di Caio. Qui sotto la nota metodologica ISTAT integrale.

È evidente che Giorgia è in buona fede, giusto per sorridere. La PcM conosce molto bene il popolo italiano, gli parla spesso tramite la radio-tv-social media, fa le faccette, altera i toni di voce in modalità direttiva o birichina, insomma è una di “noi “e non ha alcun dubbio sul fatto che tra le letture preferite il “nuovo e buon italiano” ha sotto il cuscino il glossario dell’ISTAT. Ovvio! altrimenti che ripartenza della Storia Patria sarebbe! Un suggerimento estivo. Acquisito il “girato di fanpage” che riprende i “sedicenti camerati” Giorgia potrà così conoscere meglio il movimento giovanile affiliato a FdI. Il video è qui allegato.

Invece, quale arricchimento storico-culturale per le giovani menti, suggerisco che le sezioni di FdI -durante l’estate- organizzino una serata con la proiezione del film “Il Federale” interpretato da Ugo Tognazzi utile per scoprire i lati tragi-comici del regime fascista verso la sua fine. Un film da non perdere! Qui sotto una copia del film, a titolo gratuito, per chi non può recarsi in una sede di FdI.

Matteo, è una persona per bene a cui ciascuna mamma o papà vorrebbe affidargli la propria figlia come fidanzata. Se così appare nella vita private, in quella pubblica è almeno due spanne di furbizia sopra tutti gli altri capi-partito. Infatti, nel 2013 la Lega racimolava 1.390.534 voti alla Camera dei deputati, il 4.03%. Lavorando alacremente, dai bassifondi del mercato politico la Lega è arrivata al top di 9.175.203 suffragi nelle europee del 2019. Purtroppo, in questa corsa alla ricerca del consenso ad ogni costo, la Lega ha perso l’anima padana ed anche la rappresentanza delle aree forti del Nord, Lombardia e Veneto. Perfino il fondatore Umberto Bossi, questa volta non ce l’ha fatta a votarla e ha preferito la concorrenza. Il tracollo è stato attutito da un generale stellato un po’ inclinato sul versante destro, che ha fermato la caduta a poco più di due milioni di voti di lista.

Tuttavia, sono evaporati in sei anni a guida Matteo, il diplomato, ben 7.080.070 di elettori ed elettrici e nel 2022 sono stati persi 375.185 votanti. Qualcheduno, chissà chi sarà stato, affermava che un voto in più del 2022 sarebbe stato un successo, la tabellina gli dà torto. Da parte mia resto un fermo sostenitore del leader leghista, egli deve riportare il movimento alla casella di partenza, 4.03 %; raggiunto il traguardo potrà finalmente riposarsi.

Ora, il Capitano terrà in congresso nazionale già annunciato il 24 marzo ed altrettanto indubitabilmente sarà confermato nella sua leadership, ovvio!

Antonio (FI) ha perso pochi voti rispetto al 2022, meno 41.429. Inserire il richiamo al defunto cavaliere è stata una buona azione di marketing politico. Finora, solo nella Corea del Nord, l’attuale reggente (un dittatore) governa ispirato dal padre già Presidente della Repubblica Democratica della Corea del Nord (un regime comunista) ora egli è inserito nella Costituzione scritta con la qualifica di “Presidente eterno”. Toccherà anche all’ ex-impresario di Arcore essere per sempre stampato sui manifesti elettorali di F.I.? Chi vivrà, vedrà.

Chi ha preso più voti del 2022, Elly e AVS, i numeri e le % certificano la verità delle parole dei leader di entrambi i partiti. La sinistra, ricostituita una base di partenza oltre il 30%, potrà ampliarsi se troverà un accordo e con l’area centrista e con i 5 stelle, qualora entrambi i soggetti citati lo vorranno. In caso negativo, Giorgia e company avranno assicurati altri cinque anni di potere dopo il 2027.

Chi dice di aver perso e in voti e in % ed è vero, è Giuseppe (5 stelle). Le statistiche dicono che nel 2018 5 stelle avevano 10.945.411, in sei anni persi 8.620.878. Chissà cosa farà da grande.

Chi non ce l’ha fatta sono Matteo R., Italia Viva, Carlo Calenda, Azione. Preclusa l’entrata in scena alla UE, potrebbero sempre concentrarsi in Italia e fondersi, a condizione che cessino di litigare come i due scoiattolini che mangiano sempre noccioline: Cip e Ciop oppure -sempre di Walt Disney- Paperino e il cugino Paperoga. Chissà se capiranno una volta per tutte che un’area liberaldemocratica esiste ed ha una consistenza elettorale certificata da Monti nel 2013, pari al 10%. La direzione di marcia deve essere quella verso il Csx, primo perché il destra-centro è autosufficiente a livello nazionale e non serve al Paese procacciarsi un posto alla mensa governativa. Secondo, perché le riforme richieste dalla UE ed incidenti sulla struttura economico-produttiva-contabile della casa Italia, si fanno solamente con la sinistra nel Governo del Paese. Infatti, la riforma Fornero venne fatta dal Governo Monti e le destre, Lega in primis, che dovevano smantellarla non sono state in grado, anzi l’hanno perfino peggiorata a danno dei lavoratori. Una seconda condizione, ovvia ed evidente, è che i due fallimentari leader si autosospendano dall’attività fase politica ri-costitutiva dell’area liberaldemocratica almeno per i prossimi cinque anni.

Infine, una curiosità da approfondire. L’elettorato del Veneto nel 2014 ha premiato il Pd (Renzi) con il 38.9, nel 2019 la Lega (Salvini) 49.9, nel 2024 FdI (Giorgia) 37.6.

In occasione delle elezioni europee, il popolo veneto preferisce prima una cultura riformista, poi una da “piccola patria autonomista” e quindi una nazionalista. Di converso alle regionali, le preferenze di voto sono state sempre stabili ed omogenee nei precorsi decenni: 1970-1995 D.C., 1995-2024 Cdx. Una possibile chiave di lettura è che la UE è percepita talmente distante che il cittadino ritiene non tocchi da vicino i suoi interessi, sbagliando, ma -come abbiamo visto- le elezioni europee sono sempre giocate sugli “affari interni italiani”: il cortile di casa. Oppure, può esserci una seconda possibile integrazione. Il voto europeo è un voto “in trasferta” quindi poco vale e poco conta, di conseguenza voto per chi è -al momento – alla guida del Governo.

Riandando alla cultura veneta, versione maschere da carnevale, siamo un po’ tutti “Arlecchin Batocio” come dicono i veneziani, pencolanti un po’ a sinistra e un po’ di più a destra, a seconda degli interessi del proprio portafoglio. Si è esaminato prima del voto, comparando i programmi, quali competenze è opportuno trasferire dallo Stato italiano alla Ue in tema di difesa, esteri, fisco, istruzione, ambiente, digitale, considerato che a parte concorrenza, moneta e agricoltura, di sua oggi l’Europa null’altro ha. Si è valutato se la UE deve decidere ancora all’unanimità su ogni questione importante, oppure è tempo ed ora che si decida a maggioranza, in tema di bilancio cosi come in tema di diritti civili da garantire in tutta la UE, così da evitare i ceppi ai piedi della Salis, cittadina italiana, poiché in Ungheria lì i diritti civili non si rispettano e tutto questo al di là del merito della vicenda giudiziaria.

Il voto alle elezioni europee è stato dato nella conoscenza e consapevolezza di quale tipo di Unione Europea vogliamo, Confederazione o Federazione?

Probabilmente no e allora da parte dei governanti di turno, sentiremo la consueta litania “ce lo chiede l’Europa” . L’incipit sarà dai prossimi 10 miliardi di spesa corrente da tagliare nel bilancio dello Stato. Il Governo farà fronte con: a) aumento del già colossale debito? b) con un incremento delle tasse sui soliti noti? C) oppure decurterà le pensioni, stile motosega argentino Milei? Oppure ed infine, more solito, un mix di tutte e tre le chances, penalizzando i più deboli ? Vedremo a settembre 2024. Buona estate.