Zaia ci dà la forza. Ora anche con il gelato-tiramisù

Ma non siamo salvi e tanto meno ci sono salvatori in campo. Informazioni e suggestioni nella stampa locale veneta

Non è per niente semplice reggere le sorti di un quotidiano cartaceo, aggredito quotidianamente da sciami di cavallette social che distruggono le trame editoriali di articoli, pensieri e documenti pubblicati per attrarre i lettori ed accompagnarli in un  processo di condensazione delle opinioni, di esercizio critico dei fatti raccontati e degli stessi  commenti giornalistici, condivisi o meno.

E’ una lotta impari quella delle notizie su carta ‘imprigionate’ dai tempi e dalle sequenze dei vincoli redazionali, inseguite ed aggredite  dai tastieristi dello smart writing che ‘non le bevono’ e sono suggestionati dalla fretta di dare e ricevere breaking news dentro la baraonda dell’informazione digitale strutturata per estraniare i suoi  praticanti  dalla lettura riflessiva, dalla meditazione su un editoriale, dal dedicare tempo ed attenzione agli articoli  impaginati che hanno un costrutto significante.

Suscitare un interesse stabile e duraturo, espandere l’audience, tessere un dialogo con i lettori che vada oltre la quotidianità di notizie ed eventi divulgabili con locandine e titolazioni efficaci, è una professione  defatigante e tende sempre più a somigliare al lavoro del rabdomante chiamato ad operare su terreni aridi per individuare i luoghi e la profondità alla quale si trovano infiltrazioni d’acqua.

Ho fatto questi brevi accenni alla questione strutturale della trasformazione in atto nel mondo dell’informazione per chiarire preliminarmente che l’atteggiamento critico  che avrete intravisto, quando affronto la questione dei media veneti, nasce dalla constatazione dell’approccio culturalmente debole adottato dai Direttori delle testate locali.

Essi, nella affannosa  ricerca di acque sotterranee,  indicano ai lettori  dei miraggi  per suscitare e/o soddisfare la sete di notizie, per provocarne la curiosità e l’identificazione con la ‘narrazione’ diffusa.

Negli ultimi anni in particolare, hanno cercato di arrestare il declino di copie vendute intercettando ed alimentando il sentiment  venetista, un miscuglio di frattaglie identitarie e frustrazioni di una parte di periferia territoriale che ritiene il Paese  irriconoscente nei confronti di una Regione  laboriosa e generosa.

E’ discesa da questa strategia editoriale una ossessiva focalizzazione sulla subcultura e sui personaggi che interpretavano quello che, ad avviso dei vari Papetti, Russello e Possamai, rappresentava il senso del comune sentire della gente: una visione in verità sempre più schematica ed ideologica e meno aderente alla realtà, usata per avvicinare i giornali ai lettori anche con la ‘somministrazione’ di sondaggi  ad hoc.

Il risultato di tale dis-orientamento dell’opinione pubblica  regionale (ed in parte nazionale) è sotto gli occhi di tutti: la lievitazione parossistica della popolarità di un Presidente di Regione che, nonostante un curriculum  poco raccomandabile per quanto concerne le competenze e l’opera in materia sociosanitaria (basti pensare alla ‘flessibilità’ sui vaccini) è stato accompagnato e supportato, nell’attività di surfing con cui ha affrontato l’emergenza Covid-19,  in modo passivo ed acquiescente.

Dirette, talk ed interviste hanno  evitato accuratamente di cogliere porre interrogativi seri,  non tanto per denunciare le numerose piroette e contraddizioni del soliloquio presidenziale,  bensì per far crescere l’informazione e la consapevolezza dei lettori-cittadini sui nodi strutturali, precedenti e permanenti, che hanno esposto ad un rischio elevatissimo il sistema socio-sanitario veneto e, conseguentemente, la popolazione che ha pagato un tributo molto alto di vittime, ricoveri, contagi.

Non ci sorprendono quindi le manifestazioni di culto della personalità emergenti in alcune realtà territoriali e nelle manifestazioni di aficionados ispirate in taluni casi  dalla simpatia e dalla stima, ma in grande misura  da considerarsi un naturale effetto dell’overdose di adulazione e cronache a-critiche somministrate a lettori e spettatori.

Piuttosto riteniamo necessario segnalare che l’intero sistema informativo locale dovrebbe  sottrarsi alla bolla da esso stesso creata attorno ai presunti salvatori (in primis Zaia e Crisanti) e concentrare l’attenzione del pubblico  sulla mobilitazione cognitiva, professionale ed organizzativa che deve diventare ‘orizzontale’, ovvero deve rendere protagonisti e co-responsabili tutti gli attori operativi nei Centri di ricerca, nelle strutture sanitarie, nelle reti dei servizi territoriali, negli enti locali, nel tessuto associativo.

Il virus, con la vastità dei suoi effetti e con a sua ‘ecletticità’  ci ha insegnato che   non solo sono risibili le vocazioni e le professioni di eroe e/o salvatore, ma soprattutto che, nonostante i fondamentali risultati raggiunti con il lockdown,  non siamo siamo ancora salvi e che le misure di prevenzione e difesa dalla sua permanente pericolosità debbono essere pensate e realizzate per contesti di organizzazione sociosanitaria e socioeconomica profondamente rimodellati.

Le risultanze dalle ‘trincee della cura’ ci stanno offrendo una molteplicità di informazioni  che demoliscono non solo gli approcci comunicativi  superficiali di molti leader politici e rappresentanti delle più diverse professioni sanitarie, ma anche quelli specialistici e scientifici disancorati da una concezione multidisciplinare.

Gli esami sierologici stanno integrando in misura decisiva  la funzione conoscitiva dei tamponi, la mutazione e la diminuita aggressività del virus cambiano lo scenario epidemiologico e lo rendono più elusivo dei persistenti pericoli di contagio la cui proliferazione sfugge alla predittività degli algoritmi,  le autopsie (ma anche le prognosi riguardanti i ‘guariti’) ci suggeriscono un quadro allarmante non solo delle condizioni che hanno reso e renderanno rischiose le vite dei polipatologici (anziani o meno che siano) esposti al virus,  bensì anche di coloro che l’anno affrontato vittoriosamente, ma che ne escono con una debilitazione (in particolare polmonare) preoccupante.

Abbiamo lasciato sullo sfondo la drammaticità dei dati sociali e macroeconomici che Covid-19 ci lascia in eredità perché l’approccio e le misure che siamo chiamati ad approntare nell’attuale congiuntura, sia sul terreno che finora è stato prioritario (la difesa della salute pubblica) sia su quello della cosiddetta ripartenza, sono e saranno tanto più efficaci e decisive per scongiurare il collasso del sistema Veneto e contestualmente del sistema Italia, se assunte e messe in pratica attraverso un sussulto di consapevolezza collettiva, di maturità civica e di impegno diffuso, alimentati da razionalità e competenza, non certo da personalismi, velleitarismi e fideismi generati dalla dis-informazione.

Dino Bertocco