Vergine di servo encomio e di codardo oltraggio

(di Giuseppe Gangemi) – La missione francescana del Papa e la lezione della ‘logica come fatto spirituale’ : la impari anche il PD!

Papa Francesco I, il cui nome, dopo 800 anni dalla predicazione di San Francesco, fa riferimento a questo grande santo, apostolo della pace, della mitezza e della mansuetudine, ha fatto un viaggio simile a quello che il Santo ha fatto nel 1218, al tempo della V Crociata.

Papa Francesco I è andato in un Paese disastrato dalla guerra. Ha parlato accanto alle macerie delle chiese cristiane, ma anche delle macerie del cuore dei Cristiani d’Iraq (le macerie del cuore di cui parla Ungaretti nella poesia San Martino del Carso).

In Iraq, Cristiani ne sono rimasti pochi, 150.000, perché dopo l’uccisione esemplare di 400 di loro ne è seguita una diaspora di quel milione e mezzo che erano prima.

La crociata di San Francesco è quella che, proclamata nel 1213, comincia nel 1217 e porta alla conquista di varie terre costiere in Asia Minore, Palestina ed Egitto.

Nel 1218, Damietta, sul delta del Nilo, è assediata. Il sultano, Al-Melik Al-Kâmil, appena subentrato al padre, propone la liberazione di Gerusalemme in cambio della riconsegna dei territori costieri già conquistati e della fine dell’assedio di Damietta. Il cardinale legato pontificio, lo spagnolo Pelagio Calvao, rifiuta in nome del Papa. Il sultano avanza nuove proposte che vengono sempre rifiutate.

San Francesco, si presenta a Damietta e ottiene una tregua, che durerà finché egli sarà dentro la città assediata, in visita al sultano. Questi lo accoglie benevolmente e lo lascia andare. Andato via San Francesco, vengono riprese le operazioni di guerra.

Tornato alla sua amata Assisi, San Francesco inventa il Presepe il cui significato spirituale è molto forte: la nascita di Cristo non è necessario che sia festeggiata nella Betlemme fisica di Palestina, ma può essere rappresentata nella Betlemme del nostro cuore, attraverso il Presepe.

Tornando a Roma, quale sarà il Presepe che Francesco I proporrà? Attendiamo speranzosi di saperlo. Intanto ci limitiamo a segnalare a Papa Francesco che i Francescani, dopo la morte del fondatore, hanno proposto almeno altri due Presepi, come strumenti di pace, mitezza e mansuetudine.

La generazione successiva di Francescani si applica al perfezionamento della logica naturale come forza interiore di pace, mitezza e mansuetudine. Sono i Francescani inglesi di Oxford e della Sorbona a rifondare la logica, quella sperimentale moderna, con Grossatesta, Ruggero Bacone, Duns Scoto e Guglielmo d’Occam.

Poi, arriva il conflitto con parte dei Francescani quando il Papa, d’imperio, trasforma l’ordine francescano in ordine proprietario.

Michele da Cesena, ministro generale dell’ordine francescano, non accetta l’imperiosa decisione papale e si pone alla testa degli irriducibili. Perde la carica di ministro generale nel 1328 e finisce in prigione, insieme a Guglielmo d’Occam. E visto che si trova, viene condannato anche il Defensor Pacis di Marsilio da Padova, pubblicato nel 1324 e persino il De Monarchia di Dante, pubblicato nel 1312.

Entrambi dicono cose simili sul rapporto tra Papa e Imperatore, ma Dante applica la logica dell’ipse dixit, mentre Marsilio usa, per la prima volta in modo magistrale, la ferrea argomentazione francescana.

Nei secoli successivi, la condanna dell’opera di Dante viene lasciata cadere e Dante viene presentato come modello di filosofo cristiano. L’opera di Marsilio rimane ancora all’indice. Non sarebbe il caso di rivedere quel giudizio?

Gli anni Venti del XIV secolo sono gli anni dell’attacco al cardine fondamentale della mitezza, della mansuetudine e della pace: lo zero vale zero dei francescani, cioè l’idea che rendi uguali gli uomini solo se rendi uguali a zero le loro proprietà e le loro ricchezze e se, in logica, rendi uguale a zero la forza del ruolo o del potere dell’uomo nella discussione.

Se l’uomo vale zero, nella persuasione è l’argomento che acquista il valore della totalità. Se zero vale zero, in logica gli uomini diventano uguali, il Papa conta quanto l’Imperatore ed entrambi quanto il più umile dei francescani.

Zero vale zero e non uno vale uno come dicono i 5 stellati che limitano la loro idea di uguaglianza al solo diritto di voto, ignorando la lezione della storia francescana.

Tornando al tempo di San Francesco, dopo 19 mesi di assedio, Damietta viene conquistata. Gerusalemme non sarà liberata nel corso della V Crociata. Dieci anni dopo, Federico II, parte per la VI crociata. La pestilenza decima le sue truppe in mare e ritorna nel Regno di Sicilia. Il Papa non gli crede e lo scomunica.

Domata la pestilenza e ricostituito l’esercito, Federico riparte. Il Papa gli rinnova la scomunica con la motivazione che ha avuto l’ardire di partire in Crociata senza aspettare che la scomunica gli venisse tolta dal Papa. Federico ha difficoltà con i Cristiani per questa doppia scomunica che ha natura esclusivamente politica: i territori del Papa sono in mezzo alle terre possedute da Federico che è, insieme, Re di Sicilia e Imperatore del Sacro Romano Impero.

E così, mentre Federico è in Crociata, approfittando del fatto che i due arruolamenti hanno ridotto al di sotto delle condizioni di sicurezza le forze fedeli al Re, le truppe di Papa Gregorio IX invadono il Regno di Sicilia invitando il popolo alla rivolta.

In Egitto, Federico II esplicitamente si aggancia alla politica del dialogo di San Francesco. Riprende, infatti, i contatti con il sultano Al-Malik Al-Kamil e raggiunge con lui un accordo: per dieci anni, Gerusalemme e varie altre terre costiere sarebbero state cedute ai Cristiani. Dopo dieci anni, si sarebbe potuto rinegoziare l’accordo.

Federico II ritorna nel Regno di Sicilia e ripristina l’ordine violato dal Papa.

Nel 1247, lasciato il Papa scadere l’accordo per Gerusalemme senza rinnovare il negoziato, Federico II si offre di partire per la VI Crociata. Invita tutti i sovrani Cristiani a seguirlo. Un suo sostenitore, che parla di questo tentativo di Crociata, Matthew Paris, scrive un’opera, la Karlamagnus Saga, che contiene al suo interno anche una Chanson de geste scritta in Sicilia, la Chanson d’Aspremont.

Paris porta la Saga ad Haakon IV, re di Finlandia per convincerlo ad aderire alla Crociata. Paris è il cronista del tempo che conia per Federico II l’appellativo di Stupor Mundi. La sua impresa in Finlandia non ha successo solo perché il Papa preferisce alla Crociata di Federico II, quella di Luigi IX di Francia, il futuro San Luigi di Francia. Paris non collabora con San Luigi. Si ferma per un paio d’anni a lavorare per i Re scandinavi.

Quale la differenza tra le due Crociate, se guidate dall’uno o dall’altro sovrano? La differenza sta nel fatto che Luigi IX crede nel concetto di malicidio, concetto inventato da Bernardo da Chiaravalle, nel 1146, due secoli prima, per legittimare l’uccisione di ogni non cristiano.

Questo concetto è il fondamento della teoria della guerra giusta. Una teoria in cui ha creduto apertamente ancora Pio XII e che solo lentamente è stata abbandonata dagli ultimi Pontefici. Il nome dell’attuale Papa, Francesco I, è il segnale dell’abbandono definitivo del concetto di guerra giusta e di quello, alla base, del malicidio.

Torniamo ancora ai Francescani

La maggioranza che accetta l’imposizione di essere ordine proprietario si concentra su un obiettivo, minimale, ma importante: trasformare la via Crucis in un fatto spirituale. Il movimento si può dire inizi con l’affidamento, nel 1342, ai minori francescani della custodia dei luoghi santi in Palestina. Dal ruolo di custodi, i Francescani invitano i pellegrini che vengono a Gerusalemme, a fare le stazioni sul vero Golgota e a costruire un Golgota spirituale in ognuna delle parrocchie da cui provengono.

Il più coerente sostenitore di questa pratica è stato il minore francescano San Leopoldo da Porto Maurizio. Il suo attivismo è segno che questa attivazione popolare sta diventando una marea irrefrenabile. Papa Clemente XII, nel 1731, istituzionalizzerà questa prassi, dopo secoli che i Papi precedenti hanno osservato passivamente i vari processi di iniziativa popolare.

Mutato nomine, de te fabula narratur, diceva il poeta latino Orazio.

Buttandola in politica, osserverei che il PD si trova in una situazione francescana ideale: per la prima volta, il PD senza segretario opera un confronto importante in un momento in cui veramente il partito vale zero. Se anche dovesse lasciare la maggioranza, non se ne accorgerebbe nessuno. E se il partito vale zero, anche i Cacicchi valgono zero. Sono, finalmente arrivati al fondo del barile, al momento in cui, volenti o nolenti, volontari o obbligati, solo la scelta francescana dello zero vale zero li può salvare. Solo la logica come fatto spirituale, cioè come logica naturale, guidata da etica e diritto naturali, li può redimere.

E questo implica, come prima cosa, di abbandonare quella logica non naturale, violenta perché convenzionale, cioè imposta a chi non la condivide, dei modelli matematici.

Questa logica è, per dirla con Guido Calogero, ma anche con Ludwig Wittgenstein, persuasione violenta, espressione pura della violenza istituzionale finalizzata all’obiettivo di uccidere il dissenso, la cui libertà di espressione è fondamentale per la democrazia e per la costruzione della pace.

Speriamo che finalmente questo lo capiscano

Altrimenti resterà loro solo Beppe Grillo che si è autoproposto, dato il dente avvelenato di essere stato rifiutato come iscritto del PD, nel 2009, come “segretario elevato” per impostare una discussione, su progetti concreti, con tutte le altre forze politiche.

Nel 2009, fu Pietro Fassino, che “ha un solo globulo rosso”, aveva detto di lui Grillo, a rifiutargli la tessera e a predire: “Se Grillo vuol far politica, si fondi un partito, si presenti alle elezioni e vediamo quanti voti prende”.

Ne ha presi più del PD, nel 2018 e, adesso, i sondaggi dicono che potrebbe rubargliene ancora, se non cambia rotta.

La proposta di Grillo, discutere con tutte le altre forze politiche su progetti concreti, è la stessa che ha portato il comico genovese a presentarsi da Prodi, nel 2007 capo del governo, con una serie di proposte concrete su energia, sanità, informazione ed economia.

E Prodi commentò solo “Scritta in oro, nero, piccolino. Ha lo stesso formato dei dettagli dei funerali”.

E speriamo che Prodi non sia stato profetico come Fassino e che il funerale cui accennava non debba essere quello del PD.

Giuseppe Gangemi