Stagionali ed agricoltura al tempo del Coronavirus (di Natale Forlani)

La tentazione delle sanatorie per aggirare i problemi e coltivare gli antichi vizi (Immagine di copertina da portaleimmigrazione.eu)

L’ interrogativo è corrente e circola sui mass media. Come faremo ad assicurare la produzione di colture e raccolte alimentari senza l’apporto degli immigrati?

La preoccupazione è fondata anche se le stime riguardo i numeri divergono tra i 150 ml, la quota degli immigrati stimata dall’ ISTAT, ai 200 ml paventati dalla Coldiretti e da Confagricoltura, ai 350 ml ventilati da alcuni esponenti del PD per sostenere l’ esigenza di una sanatoria per gli immigrati irregolari presenti in Italia.

La carenza di manodopera sarebbe dovuta soprattutto dal mancato ingresso dei neo comunitari rumeni che nel decennio recente hanno assunto un ruolo importante nel reperimento dei lavoratori, compresi quelli irregolari. Il blocco è dovuto alle disposizioni introdotte per contrastare il coronavirus, ma nello specifico non sono indifferenti le preoccupazioni relative ai rischi per la salute da parte dei lavoratori interessati, dato che dovrebbero operare in contesti non particolarmente abituati a rispettare le regole .

Ecco pertanto la soluzione magica: introduciamo una sanatoria per gli immigrati irregolari e risolveremo il problema!!

Trascurando la discutibile tentazione di trasferire i rischi per la salute dai comunitari agli extra comunitari, si tratta di vedere come tale ipotesi possa rappresentare una soluzione al problema.

La risposta è NO, per tre ragioni:

– la gran parte dei lavoratori stranieri, che lavorano irregolarmente in agricoltura, come evidenziato nelle relazioni degli ispettori del lavoro, sono regolarmente in Italia in quanto comunitari o in possesso di regolare permesso di soggiorno. L’ irregolarità lavorativa è legata ai fenomeni di malcostume diffusi non da carenze normative;

– molti immigrati regolarmente presenti in Italia saranno esposti alle conseguenze della crisi e si accentueranno i fenomeni di precarietà già in atto per circa 800ml nuclei familiari immigrati in condizioni di povertà. Ridurre le opportunità di lavoro nei loro confronti sarebbe delittuoso;

– gli immigrati irregolari che hanno in corso una richiesta di permesso d’ asilo possono per legge svolgere un lavoro provvisorio in Italia;

– oltre alla sua pratica inutilità, una eventuale sanatoria richiederebbe tempi lunghi per essere concretamente attuata. Incompatibili con le esigenze della produzione agricola.

Nel frattempo i nostri governanti e una buona parte degli esponenti che sostengono la necessità di una sanatoria, o di un nuovo decreto flussi, per la necessità di ” far svolgere i lavori che non vogliono fare gli italiani”, evitano accuratamente di rispondere ad un quesito naturale: perché ai beneficiari del reddito di cittadinanza, circa 700ml, che hanno sottoscritto un patto con la pubblica amministrazione che li obbliga ad accettare le proposte di lavoro, non vengono offerte queste opportunità per lavorare?

Per me la risposta è ovvia, perché sanno benissimo che la disponibilità ad accettare un lavoro era solo un pretesto per distribuire sussidi. Molti di loro un lavoro in nero lo stanno svolgendo. Per gli altri non conviene rinunciare, anche provvisoriamente, al sussidio.

Delle due l’una.. o non hanno bisogni impellenti o semplicemente svolgono già un altro lavoro per arrotondare gli introiti.

Ma siccome i teorici di questa trovata sono tutti nel governo (con l’aggiunta a quelli sciammannati della lega che hanno approvato il r.d.c.), se ne guardano bene dal chiedere ai navigator di proporre ai beneficiari del rdc queste opportunità di lavoro.

Non bastasse i medesimi politici, con l’ausilio di qualche “autorevole studioso”, stanno pensando di ampliare il reddito di cittadinanza con un reddito di emergenza per i lavoratori che hanno perso un lavoro in nero.

E propongono pure di attenuare, cioè togliere, le sanzioni di chi prende il sussidio e lavora in nero.

In questo modo il cerchio si chiude, si può prendere il reddito di cittadinanza, o il nuovo sussidio trick track, e nel contempo svolgere tranquillamente un lavoro in nero. Cosi si salva l’Italia!!

Questi teorici della redistribuzione del reddito e della lotta alla povertà, hanno pure la pretesa di insegnare ai gatti ad arrampicarsi sugli alberi. I gatti sono i finti poveri, criticabili quanto si vuole, ma che per fortuna si sanno arrangiare da soli.

I poveri veri: le famiglie numerose e che si devono far carico delle persone non autosufficienti, non se le fila nessuno. Soprattutto se hanno il vizio di pagare regolarmente le tasse.

Natale Forlani