La ‘riforma’ regionale del 2016 ha bucato le gomme alla gestione territoriale

(di Luca Baggio) La pandemia ci costringe a ripensare e riorganizzare i servizi sociosanitari

Nel sistema sociosanitario sottoposto allo stess test della Pandemia stanno per arrivare ingenti risorse professionali e finanziarie, ma il rischio è che non siano chiari gli obiettivi e che vadano ad alimentare quella che, per usare il linguaggio di Draghi, è la pratica tradizionale della cattiva spesa.

Per questo è maturo il tempo per riflettere, anche alla luce di quanto appreso con l’emergenza Covid-19 in corso, su come migliorare la gestione accentrata dei processi decisionali provinciali, che ha generato un nuovo ruolo delle Direzioni sanitarie ‘rarefatte’, la mancata valorizzazione del Dipartimento di Prevenzione ed il potenziamento promesso e non realizzato del Territorio.

Risulta, inoltre, sempre più evidente l’esclusione dei Sindaci dalla discussione sui dati e sulla conseguente partecipazione alle scelte della programmazione sociosanitaria da parte dei cittadini.

Basta mettere in fila le storie quotidiane dei professionisti sanitari che lavorano a Mirano, Castelfranco veneto, Camposanpiero, Dolo, Cittadella, San Bonifacio, ed a seguire tutte le realtà territoriali, impegnati in quest’ultimo anno di flessibilità forzata, per capire la sottovalutazione fatta, nella Riforma veneta del 2016, del ruolo delle ‘periferie’ (in verità nodi centrali per l’erogazione dei servizi) e delle risorse professionali per la tenuta del sistema sociosanitario veneto.

Una, due, tre domande?

Servono nuovi Ospedali e nuovi tipi di Ospedali?

Ed a quale potenziamento del territorio pensiamo?

Con quale modello organizzativo e con quale integrazione con l’Ospedale e la Medicina di famiglia?

Ci è stato spiegato, qualche anno fa, che la sostenibilità del sistema necessitava di economie di scala che consentissero il contenimento della spesa per raggiungere l’equilibrio finanziario, in modo da razionalizzare, per potenziare l’assistenza territoriale e la prevenzione.

Ma non è andata così. Anzi, la riduzione dei posti letto, in queste aree urbanizzate e industrializzate, ha messo in pericolo la normale assistenza per tante patologie croniche ed oncologiche.

Come giustificare un Veneto che ha meno di tre posti letto per mille abitanti, quando in Germania ce ne sono più del doppio (otto per mille)!

Occorre riflettere, vista anche la deportazione dei pazienti Covid-19 che si è dovuto fare per questo motivo!

Oggi quindi si comprendono bene le conseguenze negative di tali approcci ragionieristici, e viste le nuove nomine delle Direzioni Generali, sarebbe utile intervenire tempestivamente, visto che la tutela della salute sta diventando per tutti una asse portante della nuova economia locale e globale.

Il Covid-19 ha messo a dura prova il servizio socio-sanitario ragionale, ed a che le risorse ingenti che stanno per arrivare, rischiano di essere spese male.

Potenziare le terapie intensive, togliendo posti letto ad altre specialità, senza sviluppare l’assistenza primaria , la prevenzione ed i servizi territoriali, costituirebbe un altro spreco!

Luca Baggio

Se facciamo un’analisi seria e rigorosa sull’organizzazione e la logistica dopo quattro anni di riforma ed uno di pandemia, comprendiamo subito quanta strada resta da fare.

E’ giunto quindi il tempo di saper ascoltare le storie dei cittadini e dei professionisti sanitari per ottimizzare risorse, processi ed esiti di salute.

Luca Baggio

Vice Presidente dell’Associazione Veneto per le Autonomie