Resilienza d’impresa ovvero la Resistenza al tempo del Coronavirus

La testimonianza del Gruppo Mengato.


Viviamo un tempo in cui il coraggio non è una scelta, bensì il sentimento naturale espresso dalle persone generose e solidali.

Siamo interpellati dalla coscienza profonda che ci indica la Corsia, il Cantiere, il Campo di lavoro in cui i vincoli comunitari richiedono di riversare le nostre migliori energie, le competenze più collaudate, le consapevolezze più addestrate ad affrontare le criticità organizzative.

I Professionisti della Cura, della Salute o dell’Alimentazione, dell’Habitat e delle Costruzioni o delle Produzioni fondamentali per sorreggere socialmente ed economicamente l’intero Sistema Paese, non possono farsi velare gli occhi e la mente dalla Paura, non possono farsi condizionare dalle contorsioni e dagli opportunismi politici e sindacali nell’affrontare l’emergenza o dai burocratismi che ritardano ed oscurano le soluzioni praticabili per dare continuità e sicurezza alle attività.

E’ comprensibile che la pandemia in atto abbia impresso uno stravolgimento delle vite individuali e familiari, del corso degli eventi, in Italia e circolarmente in tutto il mondo.

Bombardati da immagini e bollettini di guerra da Media e Social, già adusi alla drammatizzazione degli eventi e diffusione di fake, siamo stati imprigionati nelle gabbie di timori comprensibili e legittimi, ma perniciosi se non vagliati criticamente onde evitare di farci assalire dalla depressione, sempre in agguato nelle congiunture drammatiche come l’attuale, e dal disorientamento individuale e collettivo.

Dobbiamo quindi trovare la forza morale e la razionalità per superare la dissonanza cognitiva che ci porta a pensare i Luoghi della Cura della Salute come i soli connotati da Protocolli e Profilassi atti a garantire sicurezza per operatori e pazienti (una sicurezza peraltro dimostratasi illusoria in molti Presidi ospedalieri e Case di riposo…), diversamente dagli ambienti dei lavori tradizionali, ritenuti esposti alla circolazione di Covid 19, cioè irrimediabilmente compromessi ed ostativi all’esercizio delle attività che non siano ritenute essenziali secondo quei paradigmi valutativi definiti dagli Accordi nazionali e regionali tra Parti Sociali ed Istituzioni (Governo, Regioni) che hanno dimostrato schematismi e contraddizioni dannosi.

L’esperienza di queste ultime settimane di ‘fermo’ ci ha dato indicazioni preziose sia sulla necessità di conferme (Scuola) che su quella di ripensare un approccio più flessibile, sul piano settoriale e territoriale, per quanto concerne la continuità produttiva.

Ci ha fatto comprendere che è necessario procedere ad un cambiamento interpretativo della realtà che ci circonda, ovvero, per usare lo schema concettuale espresso da Alessandro Baricco (vedi la Repubblica 26 marzo) che questo è il momento ‘di passare dalla fase della prudenza a quella dell’audacia’!

Ci attende un periodo di convivenza più o meno lungo con il virus verosimilmente in calo di aggressività, ma non estinto e con un grado di sopravvivenza che saranno le Autorità scientifiche a segnalarci, aggiornandoci – ce lo auguriamo – anche sui passi in avanti nel frattempo fatti per quanto riguarda assistenza sociosanitaria e vaccini utili a debellarlo.

Ciò significa che l’auspicata ‘normalità’ va concepita ed organizzata immediatamente!

Bisogna procedere nell’adozione di strumenti, misure e controlli sistematici che potranno sembrare invasivi, ma che si riveleranno fondamentali per ripristinare i cicli della vita sociale ed economica, ovvero arrestare la recessione già in corso, ma soprattutto evitare il collasso incipiente, ineluttabile e rovinoso senza la ripartenza della vita nelle Fabbriche e nei Servizi.

Le difficoltà inedite e la pervasività dei rischi per la Salute pubblica e per l’assetto socio-economico del Paese marciano di pari passo e debbono quindi essere trasformate in opportunità per innovare i processi organizzativo-gestionali e co-responsabilizzare tutti i protagonisti delle filiere, sia delle attività assistenziali che di quelle produttive.

Per un tale riorientamento strategico ed operoso, come in altri tornanti decisivi della nostra Storia è decisivo il segnale che può dare il Veneto, tanto con le performance del suo Sistema socio-sanitario, quanto – contestualmente – con il ‘ritorno in campo’ dell’Imprenditoria preparata, lungimirante, e predisposta a misurarsi con l’emergenza, sfoderando le competenze, le doti adrenaliniche e visionarie necessarie gestire la transizione.

Un esempio di tale energia e determinazione ci è stato offerto dal Gruppo Mengato che si è dato un programma di resistenza, pianificando una strategia in grado di fronteggiare le minacce del virus e motivando la scelta di non chiudere i Cantieri e le Sedi operative:

“….La prima ragione per cui stiamo lottando con tutte le nostre forze per mantenere attiva l’operativita’ è quella di evitare il ricorso agli ammortizzatori sociali, in quanto siamo certi che in questo momento particolarissimo sia necessario che lo stato possieda quante piu’ risorse finanziarie possibili per fronteggiare l’emergenza’ (!!)

In tale affermazione si esprime un pensiero lucido, controcorrente e disarmante per la sincerità: il ricorso possibile e suggerito dalle Autorità pubbliche alla Cassa Integrazione costituisce una temporanea illusione di sopravvivenza, una sorta di placebo con il quale non si contrasta realmente la malattia, ma si indebolisce irrimediabilmente la Finanza Pubblica.

Stiamo parlando di un’Impresa operante nel settore Costruzioni che negli ultimi anni ha dato dimostrazioni eclatanti di saper crescere e svilupparsi, affermando una leadersip attraverso l’espansione-diversificazione delle attività ed acquisizione di quote di mercato laddove altre Imprese hanno ceduto alla crisi: 25 milioni di fatturato con 82 Lavoratori dipendenti, 84 Collaboratori continuativi, 3 Stabilimenti, il tutto in funzione di 29 Cantieri operativi.

E’ importante rilevare che i Rappresentanti della Famiglia Mengato hanno assunto una posizione di ferma contrarietà alla sospensione delle attività in quanto hanno inteso interpretare il consolidamento del loro ruolo imprenditoriale come un’attribuzione di più forte responsabilità non solo nei confronti dei lavoratori dipendenti, collaboratori, partner, committenti coinvolti, bensì dell’intera Comunità territoriale, alla quale lanciare un messaggio di fiducia nel futuro!

Codesta consapevolezza li ha portati ad affrontare la tempesta del coronavirus con un investimento massiccio non solo nel potenziamento di strumenti e procedure di protezione, ma soprattutto nell’attivazione dei processi di riqualificazione professionale ed addestramento alla Prevenzione resa più stringente e rigorosa dall’emergenza Covid 19, in termini di Protocolli operativi, Profilassi, rafforzamento dei compiti di vigilanza e controllo previsti dalla legislazione regionale e nazionale in materia di sicurezza.

A tal fine l’Azienda ha introdotto un’innovazione gestionale che esprime la volontà ferrea di mettere in sicurezza le Persone con la costituzione del Comitato controllo Covid incaricato di verificare e tracciare tutti i movimenti e le relazioni generati dal ciclo produttivo: 8 tecnici che impegnati a controllare con continuità e sistematicità tutti gli operativi, con il potere di espellere i soggetti non rispettosi di norme e regolamentazioni adottate e coordinati con chat che garantiscono un sistema di rilevazione e comunicazione integrate.

Insomma, l’arrivo di un ‘ospite’ indesiderato, sconosciuto, minaccioso, è diventato l’occasione per far esprimere da parte del Gruppo Dirigente un surplus di coraggio, di reingegnerizzazione e di supervisione delle attività: non bisogna dimenticare che i Cantieri (in questi giorni forzosamente fermi) sono luoghi con organizzazioni complesse e presenze molteplici che debbono essere sottoposte a rigorosi disciplinari di indirizzo ed accertamento; ne è una dimostrazione la comunicazione che riteniamo opportuno trascrivere di seguito:

Raccomandiamo, anche per le committenze ed i tecnici durante le visite in cantiere che è in vigore il tassativo rispetto delle prescrizioni sanitarie già comunicate ed il rispetto tassativo della nostra ordinanza aziendale n. 3, nonche’ del protocollo di contenimento siglato tra Confindustria e parti sociali del 14.03.2020 che prevede per quanto da noi adottato :

– uso costante mascherine

– misurazione giornaliera tassativa della temperatura corporea prima dell’accesso.

– obbligo di non recarsi presso i nostri cantieri in caso di sintomi respiratori

– non toccarsi naso, bocca, occhi e orecchi con mano non lavate o non disinfettate

– non utilizzare i box spogliatoi nei cantieri ed i servizi igienici riservati al personale dipendente’

Va inoltre sottolineato che parallelamente al ‘fronte interno’ l’Azienda ha dovuto gestire la complessità e farraginosità burocratico-amministrativa derivanti dai Provvedimenti assunti con i Dpcm del Governo e demandati per la parte relativa all’applicazione delle norme restrittive delle attività produttive alle Prefetture.

Di qui la elaborazione di Documenti e Dichiarazioni attestanti la volontà e la legittimità per proseguire l’operatività, presentati reiteratamente al Prefetto, ‘Viste le interpretazioni legali, le note ANCE, le integrazioni CCIAA allegate’ e, naturalmente, segnalate in copia alle Associazioni di Categoria ed al Medico competente:

Per conoscenza, inviamo la certificazione di insussistenza alla sospensione delle attivita’ spedita a tutte le nostre committenze, dl e c.s.e. con riferimento al D.p.c.m. 22.03.2020, recante misure di contenimento del contagio da covid-19, alleghiamo a seguire una dichiarazione recante le disposizioni di ottemperanza allo scopo di proseguire l’operativita’ di aziende con codice Ateco 42 relativo a lavori di Ingegneria civile ed opere impiantistiche 43.2 nonche’ consentirne l’operativita’.

Last but not least, non bisogna naturalmente dimenticare che la ‘guerra’ per combattere il virus e la ‘guerriglia’ per districarsi dalla giungla delle Carte erano e sono finalizzate a mantenere un rapporto di accountability con i clienti; ed ecco la testimonianza di tale impegno nella comunicazione che trascriviamo di seguito:

Nonostante i nostri insistenti solleciti alle Prefetture del Triveneto non abbiamo ottenuto purtroppo cenni di riscontro. Onde evitare la sospensione dell’attività d’impresa tra i 5 ed i 30 gg in caso di Ispezione, ci vediamo costretti nostro malgrado a sospendere lavorazioni presso tutti i siti operativi domani, da lunedi 30 marzo fino a venerdi 3 aprile, salvo proroghe imposte dai Decreti.

Ci preme segnalarVi che la nostra Azienda si è battuta fino all’ultimo istante, ma purtroppo alle 17.30 di oggi la Prefettura di Padova ha chiuso spegnendo ogni speranza di prosecuzione nei nostri Cantieri.

Rimane comunque ATTIVO il nostro numero verde 800.10.20.02 (ad orario ridotto dalle 9.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 19.00 dal lunedi al venerdi) per segnalazioni e richieste d’intervento URGENTI, che verranno eseguite con modalità di protezione massima del nostro personale.

Garantiremo che le opere da Voi affidateci con molta stima, alla ripresa proseguiranno con il massimo impegno, avendo avuto l’intuizione di appartare tutto il materiale necessario per la ripartenza .

Nei prossimi giorni Vi invieremo i SAL relativi alle lavorazioni di marzo, con la preghiera che in questo delicato momento vengano onorate le scadenze, al fine di evitare un fenomeno di rimbalzo a catena.

Molti nostri fornitori hanno chiesto rassicurazione a noi del puntuale pagamento e da parte nostra è stato garantito a dipendenti e fornitori che tutte le scadenze a nostro debito verranno onorate completamente’ .

Ora, scusandomi per quelle che possono apparire digressioni non necessarie, vorrei puntualizzare che con le annotazioni relative al carteggio interno ed esterno dell’Azienda, ho inteso rimarcare che la indomità volontà del Gruppo Mengato, così come di altre migliaia di Imprese venete nel rivendicare il diritto-dovere di non interrompere le attività; ciò non costituisce una potenziale minaccia alla salute pubblica, bensì la manifestazione di un’autentica dedizione sia alla preservazione delle condizioni di sicurezza dei lavoratori che agli interessi generali di un Paese che non si può privare del loro apporto fondamentale di lavoro e di reddito.

Si tratta di un equilibrio difficile tra scelte economiche e di prevenzione da garantire, di un discorso pubblico delicato da affrontare.

Ma è bene che scelte e discussioni bypassino atteggiamenti ipocriti, burocratismi fuorvianti, neoluddismi masochisti e siano sottoposte con maggiore trasparenza, documentazione e verità, al vaglio critico dell’opinione pubblica ed ai processi decisionali di soggetti sociali ed istituzionali chiamati ad assumersi responsabilità vere, senza indulgere alla propaganda in un momento nel quale il dolore per i lutti non deve indurre ripiegamenti deve produrre una sferzata di energia e di rigore da investire al meglio ed in sicurezza per la gestione dei luoghi di lavoro.

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Dino Bertocco