Regionalismo differenziato e ordinamento locale: le richieste di Emilia-Romagna, Veneto e Lombardia. Quale idea di autonomia regionale?

La Redazione di Geecco segue con un interesse peculiare l’evoluzione del Progetto di regionalismo differenziato, sia per quanto attiene la cronaca convulsa del negoziato della Regione Veneto con i Governi succedutisi nel corso degli ultimi 3 anni (Gentiloni, Conte 1, Conte 2), sia sotto il profilo della riflessione e della discussione scientifica attinente la questione più generale delle Riforme Istituzionali correlata ai contenuti programmatici ed alla qualificazione delle policies derivanti da un assetto che favorisca la sussidiarietà ovvero la responsabilità ed il protagonismo degli attori politici territoriali. Pubblichiamo pertanto un contributo di due studiose, Marzia De Donno, ricercatrice all’Università degli Studi di Ferrara e Patrizia Messina, direttore del Centro Studi regionale “Giorgio Lago” dell’Università degli Studi di Padova. Il pregio di tale contributo è quello di far emergere il significato della visione regionalista alla luce di un confronto approfondito delle ‘scelte e preferenze’ manifestate dalle tre Regioni che per prime e con maggior forza e determinazione la hanno messa al centro dell’agenda politica regionale e nazionale

Regionalismo differenziato, riforme istituzionali e ordinamento locale

I quesiti della ricerca Il regionalismo differenziato fa riferimento all’art. 116, terzo comma, della Costituzione, ai sensi del quale: «Ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia […] possono essere attribuite ad altre Regioni, con legge dello Stato, su iniziativa della Regione interessata, sentiti gli Enti locali, nel rispetto dei princìpi di cui all’articolo 119. La legge è approvata dalle Camere a maggioranza assoluta dei componenti sulla base di intesa fra lo Stato e la Regione interessata».

Il tema del regionalismo differenziato ha ripreso slancio, dopo diversi anni in cui sembrava completamente sopito. Il 22 ottobre 2017, Lombardia e Veneto hanno tenuto un referendum consultivo per una maggiore autonomia. In precedenza, l’Emilia-Romagna si era mossa nella stessa direzione, ma senza ricorrere alla consultazione popolare, costituzionalmente non necessaria. Il 28 febbraio 2018, poi, tutte e tre le Regioni siglavano con l’allora Governo in carica l’accordo preliminare in merito all’intesa prevista dall’art. 116, terzo comma Cost. ma questo pone delle domande.

Quali sono le ragioni che hanno rimesso in moto le richieste di regionalismo differenziato? Quali le materie oggetto delle richieste di maggiore autonomia? Vi è un comune denominatore? E quali sono le differenze più significative che è possibile rilevare tra le Regioni? Qual è lo spazio che può essere dato, a questo riguardo, al tema del riordino territoriale e dell’adeguatezza istituzionale (si pensi alle Unioni e alle fusioni di Comuni, ma anche al tema dell’area vasta e delle Città metropolitane e, più in generale, a quello delle aree omogenee di sviluppo? Vi è, ancora,una esplicita relazione tra le politiche regionali di riordino territoriale, funzionale e istituzionale degli Enti locali posti all’interno delle tre Regioni richiedenti e la stessa richiesta di maggiore autonomia? In ultima analisi, qual è l’idea di regionalismo e di autonomia regionale che si può evincere dai processi avviati dalle tre Regioni? Quanto le diverse culture politiche e di governo regionali, che incidono sui modi di regolazione, pesano su queste differenze?

Approfondisci leggendo il Saggio completo pubblicato sulla Rivista “Istituzione del Federalismo” sul sito della Regione Emilia-Romagna: https://www.regione.emilia-romagna.it/affari_ist/rivista_2_2018/DedonnoMessina.pdf

De Donno Marzia, Patrizia Messina