Presidente, ha ragione Salvini: lei è una risorsa nazionale

Sia lungimirante e pragmatico: accetti di guidare la Conferenza delle Regioni o preferisce invecchiare bofonchiando sulla storiella dell’autonomia subito?

“Io adoro Luca Zaia” è il messaggio inviatomi da una amica casalinga trentina, a poche ore dal voto, a conferma della popolarità del Presidente anche fuori dai confini del Veneto, che vale più dei tanti sondaggi commissionati negli ultimi mesi. Voleva verosimilmente condividere la gioia che immaginava mi avesse suscitato il successo del mio Presidente!

Eleganza e affabilità (costruite con una narrazione alla luce riflettori) sono state le molle sufficienti per raccogliere un consenso strepitoso, elettorale in Veneto, di notorietà e credibilità nel Paese. E per un esponente veneto, generalmente raccontato fuori dal suo ambiente in chiave macchiettistica, è un risultato straordinario.

Per i suoi fiduciosi conterranei il decisivo messaggio profetico che lo ha reso ‘immortale’ è quello relativo alla Terra promessa: l‘Autonomia subito!

Si dà il caso che, passata la festa delle elezioni regionali, in cui il Presidente del Veneto ha ricevuto una conferma clamorosa ed il suo dirimpettaio – il Ministro per gli Affari regionali e le Autonomie Francesco Boccia – è stato confortato dal successo di Michele Emiliano, nella sua Puglia, ad essere gabbato è il santo del Negoziato per il trasferimento di competenze dallo Stato alle Regioni, già instradato all’interno di un percorso in cui il trasferimento delle competenze richieste è subordinato, diciamo così all’ingrosso, alla soluzione della questione meridionale. Insomma, non proprio un affare di poco conto, tanto più in epoca pandemica.

Non è una supposizione maliziosa, bensì la deduzione logica di un’analisi attenta ed obiettiva dello stato dell’arte che vede protagonisti i Ministri del Sud, non solo quelli a trazione meridionalista assistenziale del movimento 5 stelle, che attraverso reddito di cittadinanza e navigator hanno trasferito alle regioni meridionali diversi miliardi di euro, ma soprattutto i Ministri del Pd, sicuramente più strutturati, che non perdono occasione per ribadire come il primo obiettivo del Paese sia costituito dall’investimento in opere infrastrutturali al sud (non ultima la sortita sul ponte/tunnel/pista ciclabile sullo stretto di Messina), sui livelli essenziali delle prestazioni che finalmente, dopo anni, potranno vedere la luce perché finalmente i “diritti non saranno più sottoposti ai vincoli di bilancio”, e dunque i miliardi europei del Recovery fund serviranno per colmare questo gap.

E’ una narrazione che è cresciuta forte a sud, tanto da far addirittura affermare che il nord sottrarrebbe circa sessanta miliardi di euro all’anno al sud. Con queste premesse è evidente che la “madre di tutte le battaglie” rischi di diventare una narrazione utile per fini domestici, ma ininfluente quanto al rapporto con il resto del Paese.

Risulta quindi comprensibile ed anche ragionevole il suggerimento-proposta che il Capitano ha formulato per il suo valoroso soldato veneto, sempre disciplinato e ossequiente, ma ora galvanizzato e messo dagli elettori nelle condizioni di ridimensionargli il dominio assoluto sulla Lega.

Questo è quello che ha detto Matteo Salvini: “Caro Luca, il consenso tuo personale e quello del Centrodestra che governa 15 Regioni su 20, comportano che tu assuma la Presidenza della Conferenza al posto di Stefano Bonaccini

Il discorso non solo non fa una grinza sotto il profilo politico, ma addirittura potrebbe costituire un’exit strategy per Zaia che sarebbe messo nelle condizioni di orientare l’Agenda di un Organismo decisivo per far crescere la discussione ed il confronto sul regionalismo rafforzato, facendoli uscire dal binario morto del giuridicismo armeggiato da Avvocati, Comunicatori e demagoghi (padani e terroni) in cui sono stati cacciati e rientrare nell’alveo dell’analisi di conti, fatti, comportamenti e risultati delle governance territoriali, rispetto ai quali il Veneto può rappresentare un modello virtuoso da indicare e far assumere a tutto il Paese.

Naturalmente questo passaggio significherebbe il superamento dell’approccio propagandistico finora adottato, con il rivendicazionismo ed il massimalismo che gonfiano l’orgoglio e l’autoreferenzialità della ‘venetitudine’, ma che isolano la nostra Regione nel contesto dei processi decisionali e ne compromettono irrimediabilmente gli interessi e la legittima vocazione ad esercitare un più efficace livello di responsabilità istituzionale.

Il nostro, caro Presidente, è un consiglio interessato in quanto siamo federalisti da sempre e ben consapevoli delle difficoltà, complessità ed avversità che attengono alla riorganizzazione di poteri, competenze, risorse: se intraprenderà il percorso del coraggio e del pragmatismo la sosterremo lealmente e generosamente.

Dino Bertocco