Padova, provincia di Borgoricco

“L’Osservatore veneto”

Fratelli d’Italia e Pd, nemici di giorno e alleati di notte. Il miracolo del leghista Stefani


Seduto alla sua scrivania li attende paziente.

Talvolta gli fa fare un pò di anticamera, ma tant’è, quando sono in tanti a bussare il tempo non è mai abbastanza.

Il viavai nelle ultime settimane è diventato frenetico. Lo cercano in tanti, soprattutto quelli dei partiti nemici di giorno e alleati di notte.

I ‘neofascisti’ di Fratelli d’Italia e i ‘democratici’ del Pd. E si diverte soprattutto a incontrare separatamente quelli dello stesso partito, spesso questuanti per se stessi e pronti a qualsiasi scambio.

Alcuni di loro li aveva già incontrati quando dovevano essere spartiti i posti in Etra, Presidente di facciata compreso. Ed è stato un laboratorio prezioso in cui regolare conti e con discrezione siglare patti leonini.

Poco importa se le persone promosse fossero degli illustri sconosciuti. Meglio così, perché si sentiranno affiliati e grati a chi quel posto glielo ha fatto avere.

E se a sistemare i propri concorrono tutti i partiti, nessun problema pubblico sarà mai sollevato.

L’opposizione sarà bandita. Tutto rimarrà fra quattro mura, perché è bene che i cittadini sappiano il meno possibile. Una garanzia contro qualsiasi imprevisto.

E se la macchina funziona perché cambiarla?

Alberto Stefani è giovane, ma ha imparato presto il suo mestiere. Ha imparato a conoscere gli uomini e le loro debolezze, soprattutto quelle dei tanti che non hanno un lavoro proprio, sempre pronti a tutto.

Ha capito che Borgoricco è diventato capoluogo di quella che una volta era la provincia di Padova. Il nuovo cuore politico ormai è saldamente in quella parte della provincia.

Quello che non è riuscito a Bitonci sta riuscendo a lui. Padova non fa più paura. In fondo anche nelle stanze del sindaco di Padova comandano quelli venuti dall’Alta: Tosetto e Bettin presidiano la piazza e le rispettive parti politiche. Perché il potere è una cosa seria e non va lasciato a chi ancora pensa che esistano distinzioni fra destra e sinistra.

Oggi i posti sono quelli della Provincia che con il PNRR si annuncia piena di soldi, come si è lasciato maldestramente scappare il Presidente Bui. Un’occasione da non perdere, perché in ballo non ci sono solo i posti da Consigliere e da Assessore. E poi, c’è tanto lavoro da distribuire alle imprese. Meglio mettersi d’accordo. In fondo c’è spazio per tutti.

E lui li aspetta, li ascolta, vaglia le richieste, analizza le proposte di patti. Arriva persino a promettere voti ponderati all’ex sindaco del Pd, quello sconfitto dal suo compagno di partito nel suo Comune, pronto ad offrirsi in cambio di un patto diverso da quello concordato con il Bettin da Curtarolo che si presenta anche a nome del capo cordata di Coalizione civica. E lui ci sta. Capisce che sta gestendo il gioco. Capisce che quell’andirivieni di esponenti che si presentano impettiti ma con il cappello in mano rafforzano solo il suo potere trasversale.

L’esito della conta, con gli ultimi posti occupati dai candidati della città, gli danno ragione. Certificano la nuova geografia del potere, la retrocessione politica di Padova e il riconoscimento del nuovo cuore leghista.

Il dopo Zaia è già iniziato.

L’Osservatore veneto