Mose di Venezia al traguardo tra fede ingegneristica e pigrizia intellettuale della Politica e disturbo ideologico

Intervista di Dino Bertocco all’Ing. Giovanni Cecconi del Laboratorio Venezia per la Resilienza e animatore della Comunita’ Wigwam locale. Oggetto della discussione: il cantiere del Mose di Venezia.

La traversata dell’ultimo miglio lagunare in un Cantiere, quello del Mose di Venezia, nel quale migliaia di tecnici visionari e competenti unitamente a maestranze affidabili e generose, hanno dovuto fronteggiare le ondate di una governance compromessa dalla corruzione e dalle infiltrazioni della palude veneziana: malaffare & ideologismi, ambientalismo ostile e parassitismi.


Tutto ebbe inizio a Leningrado (ora San Pietroburgo)

Questa che ci accingiamo a raccontarvi è una storia che inizia in terra di Russia, quando la Russia era la Grande Patria del Socialismo ed in tema di Grandi Opere si giocava la reputazione ed aveva l’orgoglio e la convenienza a mostrarle all’Occidente, a testimonianza delle magnifiche sorti progressive e della insuperabile laboriosità del suo popolo…

Ettore Bonalberti ha aperto i cassetti della sua memoria (e del suo archivio) e ci ha inviato questa lettera:

Ho conosciuto Luigi Zanda grazie all’On Gianfranco Rocelli, che fu relatore della Legge speciale di Venezia (legge 16 aprile 1973, n° 171) – interventi per la salvaguardia di Venezia -, ossia della prima normativa organica emanata dopo la drammatica alluvione del 1966.

Conoscevo Zanda per il suo rapporto di stretta collaborazione con l’On Francesco Cossiga, e seppi da Rocelli che Zanda, in quota IRI fu designato a presiedere il Consorzio Venezia Nuova, ma la nostra conoscenza personale diretta si realizzò a Venezia, all’Hotel Monaco Gran Canal, dove Zanda alloggiava. Nel 1986 fui nominato dal Ministro della Marina Mercantile, On Ariuccio Carta, Presidente dell’ICRAP (Istituto Centrale per la ricerca scientifica e tecnologica applicata alla pesca, che diverrà dopo pochi anni, ICRAM – Istituto Centrale per la ricerca scientifica e tecnologica applicata al Mare) incarico che conservai sino al 1995.

Non appena nominato presidente del CVN, Luigi Zanda con i suoi collaboratori tecnico-scientifici e in stretta collaborazione con la facoltà di idraulica dell’università di Padova, si pose il tema della soluzione più opportuna ed efficace, oltre che sostenibile, per la salvaguardia di Venezia, come espressamente indicato dalla legge istitutiva.

La città di San Pietroburgo, a quel tempo dell’URSS chiamata Leningrado, è una città attraversata dal fiume Neva che, proprio in quella località, sbocca nel Mar Baltico. L’URSS, con decisioni che solo un sistema di governo assolutistico poteva assumere senza contestazioni, aveva trovato la soluzione al problema. Luigi Zanda si propose di andarla a visitare (eravamo nel 1987) e, in quell’occasione, mi invitò ad accompagnarlo proprio nella mia qualità di Presidente dell’ICRAM. Alla vista della soluzione adottata dal governo sovietico, era evidente che quella muraglia di cemento non potesse essere la soluzione per una città fragile come Venezia sospesa miracolosamente tra il cielo e il mare. Partirono in quegli anni gli studi per il MOSE. Si acquisirono molte e diverse proposte di soluzione e la collaborazione di numerosi esperti e istituti scientifici italiani e internazionali, tra i quali il CNR e anche ICRAM diede alcune consulenze, acquisendo, tra l’altro, dal CVN studi e informazioni sui sistemi lagunari tra i più avanzati nel mondo che potemmo presentare in diversi incontri con alcuni istituti analoghi al nostro europei e internazionali.

Sin dall’inizio, diverse associazioni e gruppi ambientalisti si opposero al progetto del MOSE (Modulo Sperimentale Elettromeccanico) con argomenti discussi e oggetto di continue contestazioni nei diversi ambiti politico istituzionali. Di qui un tormentato percorso burocratico amministrativo del MOSE; un percorso ‘panterale’, che fu una delle condizioni non secondarie delle scandalose azioni di rapina compiute da inqualificabili reggitori di alcune delle istituzioni, i quali diverranno i protagonisti di uno degli scandali più delinquenziali di tutta la storia di Venezia. Questi ultimi sono stati amministratori disonesti, condannati dalla magistratura in maniera esemplare, da non confondere, in ogni caso, con Luigi Zanda, uomo probo e di grande competenza giuridica e amministrativa che seppe condurre per dieci anni il CVN con grande capacità di guida, senza mai problemi di natura giuridica. Una persona di cui mi onoro di essere amico.

Il risultato positivo raggiunto nei giorni scorsi del test sperimentale di apertura di tutte le 78 paratoie mobili premia il lavoro pulito di quanti hanno lavorato a una delle opere di ingegneria idraulica più importanti del mondo. Comprensibili le proteste di coloro che hanno avversato il progetto sin dall’affidamento dello stesso al cosiddetto ‘progettone’, ma, allo stato degli atti, come ha dichiarato il Presidente del consiglio Giuseppe Conte, l’unica cosa logica era e rimane il completamento dell’opera. Ora l’augurio è che alla prossima acqua alta Venezia e i suoi cittadini possano essere finalmente difesi

Ettore Bonalberti – Ex Presidente ICRAP-ICRAM (1986-1995)

Mose di Venezia. 10 luglio 2020: una giornata luminosa? L’Intervista di Dino Bertocco all’ing. Giovanni Cecconi

Ma tuffiamoci nell’attualità delle acque mosse della Laguna partendo da due questioni che, nonostante il successo del test realizzato nella giornata luminosa del 10 luglio scorso, restano centrali nell’agenda dell’informazione e di un’opinione pubblica che è stata frastornata dalla narrazione che ha accompagnato la gestazione e la cantierazione di una Grande infrastruttura, con la maggior parte dei Media impegnati a dipingerla in modo fuorviante e dannosa per il Bene comune, alimentando in questo modo l’opacità sul processo realizzativo, foriera di sfiducia e rabbia, sfociate – a fronte degli episodi di corruzione conclamata – in un diffuso sentimento giustizialista.

Lo faccio potendo contare sulla passione civile, la competenza scientifica e la professionalità misuratesi con la responsabilità diretta della Control room del Mose, di Giovanni Cecconi (https://www.linkedin.com/in/giovanni-cecconi-37152719/)

Inizio subito con un interrogativo che mi deriva dal constatare che nonostante l’ottima prova data dal sollevamento delle paratoie mobili, in città, in diversi opinionisti e commentatori ‘prestigiosi’ come Francesco Giavazzi, il Corriere della Sera 10 luglio: Il Mose si alza. Ma funzionerà?,per non dire nei social , si è confermato un atteggiamento poco incline all’entusiasmo, anzi.

(Domanda di Dino Bertocco): Come ti spieghi Giovanni una tale freddezza nel momento in cui ci sarebbe bisogno di un concorso e sostegno popolare alla conclusione di un percorso che finora è stato pieno di ostacoli, insidie, opposizioni strumentali e pregiudiziali?

(Risposta di Giovanni Cecconi)C’è una domanda che mi è ritornata spesso in mente negli anni in cui è lievitata la ‘demonizzazione’ del Mose che ha portato allo scetticismo attuale favorito dal progressivo venir meno della governance politica: essa e’ stata orchestrata o si è auto-innescata, in particolare negli ultimi anni post-scandalo?

Naturalmente mi riferisco al possibile connubio fra interessi convergenti del giornalismo interessato dalla notiziabilità della corruzione e dei professionisti incaricati ormai dal 2015 di completare, collaudare e trasferire prima possibile le opere del Mose alla costituenda Agenzia; e ciò in un clima di sfavore, per non dire di ostilità di una parte di cittadini contrari per principio alle Grandi Opere.

Certamente non hanno aiutato il malgoverno e le oggettive difficoltà’ non solo Italiane di gestione partecipata del bene comune, a partire dalla corruzione che si e’ co-evoluta a braccetto con l’eccesso delle norme, la deresponsabilizzazione degli apparati burocratici, la lentezza delle decisioni con la politica del veto prevalente, in un contesto caratterizzato dall’assenza di strategie di programmazione e visioni del futuro comune desiderato e condiviso, senza dimenticare le incursioni per il sabotaggio del procedimento decisionale da parte dei detrattori ideologici”.

(Dino Bertocco): Con tali considerazioni mi stai dicendo che i ritardi e le malversazioni sono strettamente correlati?

Giovanni Cecconi: “Rimandando alla Storia e alle analisi politologiche la questione dei conflitti di interesse, di chi, come i Commissari, trae beneficio dal prolungamento indefinito degli incarichi professionali, della convenienza del fare e disfare, dell’immobilismo degli organi di governo chiamati a rispondere penalmente in caso di errore, degli apparati giudiziari ancorati alla dimostrazione erudita della ragione delle parti e sempre meno alla giurisprudenza come dovrebbe essere la saggia applicazione delle (troppe) norme, a me ora preme ‘rendicontare’ :

a. come si sia radicata questa demonizzazione del Mose che ci danneggia rallentandone il completamento: Si e’ diffusa l’opinione che che i Commissari del Consorzio Venezia Nuova abbiano bisogno di tanto tempo visto che il progetto e la sua realizzazione sono pieni di difetti.

b. Quanta utilita’ per la Città ed i cittadini possa derivare da una accelerazione della messa in funzione del Mose anche nella sua incompletezza: questa infatti fu la mia richiesta del 30 Ottobre 2018 in un articolo sul Gazzettino dopo la tempesta Vaia, richiesta rimasta totalmente inascoltata. Con essa nella sostanza invitavo lo Stato a risolvere il conflitto in essere fra i Commissari e l’allora Provveditore Roberto Linetti, ora in pensione, attivando quanto prima l’Agenzia Lagunare per Venezia del Magistrato alle Acque, ALMA, ripristinando il Magistrato alle Acque soppresso dal Governo Renzi e chiamandone a far parte gli Enti locali perché’ “Al danno della corruzione non segua la beffa” di una costosa ed inutile incompiuta, come ebbe a dire Luigi Magistro, uno dei tre commissari appena insediati, a Raffale Cantone (ANAC) al momento della cerimonia del loro insediamento.. Poi dopo l’acqua eccezionale di 187 cm del 12 Novembre 2019 riprendevo l’argomento sostenendo che si poteva cercare comunque di sollevare per tempo le paratoie della sola bocca di Lido togliendo 30 cm ad una acqua alta di sessa da 140 cm per contenerla a 110 cm. Benché’ quel giorno le squadre fossero pronte per la manovra alla bocca di Treporti, con la possibilità di utilizzare l’unico compressore per sollevare anche la Bocca DI San Nicolò alla fine l’ordine di sollevamento non arrivo’.

La complessità tecnologico-organizzativa ed i processi decisionali

(D.B) Mi rendo conto che siamo in presenza di complessità gestionali rese ancor più problematiche dalla compresenza di difficoltà tecnologico-organizzative e processi decisionali vischiosi. E’ bene quindi procedere con un’analisi dettagliata dei fattori e dei soggetti in gioco.

(G.C) Certamente, procedo ad esporre e rivelare la fallacia degli argomenti usati per divulgare le due ‘demoniache’ narrazioni mediatiche sul completamento e sulle sorti dell’Opera. In dettaglio:

1. la vicenda sabbia che si vendica del Mose ostacolandone il funzionamento, le paratoie non rientrano sul fondo.

2. Gravi rischi al personale, ai cittadini, alle opere, alla laguna per avaria a seguito di una movimentazione affrettata del Mose incompleto e pieno di difetti, vedi:

a) mancanza di personale formato,

b) corrosione degli steli per materiale scadente e corrosione per distacco delle vernici protettive,

c) interruzione delle prove per mancanza di fonti alternative di energia elettrica,

d) eccessiva durata delle prove per numero insufficiente di compressori,

e) impianti antincendio non completati come da progetto,

f) impianti di condizionamento non completati come da progetto,

g) ascensori non completamente disponibili,

h) impianto elettronico di attuazione dei dispositivi e monitoraggio e controllo ancora sperimentale, da calibrare per tutte le circostanze,

i) le paratoie della Conca di Malamocco sono state danneggiate da una mareggiata, la conca comunque non e’ utilizzabile per le sue dimensioni sbagliate (troppo piccola).

(D.B). Ecco, quella delle ‘sabbie mobili’ che, all’inizio poteva essere una metafora delle difficoltà realizzative dell’Opera, è diventata una questione molto concreta! Spiegaci come è sorto l’equivoco ed in che misura la sabbia è diventata un ostacolo concreto con cui dover fare i conti.

(G.C) Il fatto notiziato e’ stato: la sabbia si deposita tra le cerniere e impedisce la manovra in sicurezza delle paratoie .

La percezione conseguentemente diffusasi: gli ingegneri non avevano previsto questo serio inconveniente. Vedi: è’ la natura che si ribella al Mose, o con la sabbia che sommerge le paratoie che non potranno più alzarsi o con la sabbia che entra nel recesso dove stanno le paratoie; e poi le paratoie nel tentativo di rientrare si spaccano, o sporgono di 2 metri e sono pericolose per la navigazione. Comunque ci vorrà un costo enorme per rimuovere un mare di sabbia. Ma allora che senso ha fare le prove celebrative senza mareggiata con problemi così gravi ancora aperti? Supercommissari e Provveditore sono dei presenzialisti incompetenti che non hanno capito gli errori/orrori del Mose; fortuna che ci sono i Commissari che vigilano e cercano di mettere delle toppe!

In realtà’, vediamo con ordine la situazione concreta era ed è:

1) la sabbia interessa solo 4 paratoie su 78 e dunque il costo di manutenzione sara’ limitato ad un 5%,

2) non serve una nave basta mettere delle tramogge con getti d’acqua per sorbonare (aspirare) sotto le 4 paratoie o equipaggiare i mezzi esistenti con speciali pompe aspiranti recentemente sviluppate in olanda dal costo molto limitato,

3) si e’ gia’ pensato di sollevare di 2 metri l’ammortizzatore di gomma che ora incontra la sabbia mettendolo fisso al fondo mentre ora e’ attaccato alla paratoia: così il fondale si deve riempire di 2m prima di toccare la paratoia mentre rientra in sede,

4) vi sono piccoli mezzi navali aspira sabbia multi-uso già in uso in Olanda che costano meno di un terzo del mezzo che i Commissari sembrano aver stralciato dal piano di completamento o aver avviato solo ora in ritardo.

In merito alla confusione mediatica di questi giorni sempre per la sabbia:

La Nuova del giorno 7 luglio , tre giorni prima del sollevamento generale:

La Nuova del giorno 8 luglio , due giorni prima del sollevamento generale:

il fatto notiziato: la sabbia impedisce le prove del Mose e meta’ paratoie non sono state sollevate. l’entità del deposito e’ tale da compromettere la funzionalità della barriera. Si tratta di un deposito localizzato in corrispondenza della coda di 4 paratoie di poco piu’ di 1 m e non di metri che interessano tutta la barriera come lasciato intendere da la Nuova di Venezia, ma i Commissari del CVN come al solito non hanno né confermato né smentito. 1

La percezione del lettore: la sabbia pesa e le paratoie non riescono a galleggiare, oppure la sabbia va a mettersi in punti che se la paratoia viene mossa la cerniera si spezza, oppure come faranno a risolvere anche questo problema non facile visto che c’e’ un flusso costante di sabbia marina?

Il sistema Mose che ha una manutenzione così costosa e problematica aggravata da tutti questi gravi difetti aggiuntivi non funzionerà mai e …..le prove con mare calmo sono solo propaganda.

In realta’per la questione della sabbia : la Capitaneria aveva concesso una breve finestra temporale operativa a partire dalle prime ore del mattino con marea che deve essere necessariamente crescente per poter chiudere; io che ero fuori in laguna ho costatato che c’era un forte vento che ha impedito l’uscita in sicurezza del personale che doveva mettere le boe di segnalamento necessarie prima di chiudere l’ intera bocca; probabilmente la direzione del CVN ha deciso di cambiare il programma delle prove e invece di sollevare tutta la barriera ha lasciato giu’ le 4 paratoie con il problema della sabbia e le due adiacenti, magari per provare a vedere se la stessa corrente che si genera localmente riesce a liberare le paratoie trascinando via la sabbia.

Così facendo tra disinformazione e scarsa trasparenza i decisori possono non decidere e gli addetti ai lavori possono continuare a lavorare con i loro tempi e nel principale loro interesse senza essere disturbati dai cittadini che giustamente si aspettano la protezione promessa dal Mose, tanto la colpa del “danno e della beffa dell’eterna incompiuta” resta tutta in capo ai corrotti che non solo hanno rubato ma hanno anche progettato e realizzato un’opera ora non utilizzabile , con cosi’ tanti problemi che forse conviene…. Abbandonarla?Rimuoverla? Riprogettarla? Mentre la cosa piu’ semplice ora e’ “Fare manutenzione e risolvere i guai man mano che si presentano” come raccomanda l’ing. Scotti progettista dell’opera.

(D.B) Ti confesso Giovanni che, giunti a questo punto della, chiamiamola così, circumnavigazione dell’Opera, comincio a comprendere il carattere decisivo della trasparenza, ovvero dell’informazione intesa come flusso permanente di trasmissione della conoscenza su tutti, anche i più minuziosi aspetti della governace, per rendere comprensibili ai cittadini i passaggi realizzativi in avanti. E se la questione sabbia ha costituito materia per intorbidare la comunicazione, immagino la crucialità assunta da quella della sicurezza!

(G.C) In effetti essa è entrata nell’agenda delle paventate disgrazie, secondo l’ordine dei gravi rischi al personale, ai cittadini, alle opere ed infine alla laguna per avaria.

La espongo schematicamente, soffermandomi più dettagliatamente sulla vicenda ‘corrosione’ ma sottolineando che considerazioni analoghe valgono per le altre questioni.

Quella che riguarda gli steli di acciaio che fissano la paratoia alla fondazione, e’ un problema solo economico di studio per decidere se e quando sostituire i materiali messi in opera che comunque sono protetti da una speciale pasta e che si sono danneggiati anche per assenza di impianti di condizionamento dell’aria con eccesso di umidità aggressiva, problema che non ha alcun effetto sulla sicurezza di esercizio in questa fase di avviamento , fase utile se spedita perché’ può fornire dati oggettivi per decidere.

Quella legata al distacco delle vernici (relazione Zarotti annunciata ma non disponibile) e’ solo un problema di mancata manutenzione dopo 3-5 anni (ne sono passati 7) dovuto alla gestione commissariale degli affidamenti con gare e ricorsi, invece di procedere con assegnazioni dirette a ditte di fiducia a rotazione.

(D.B) Trovo non solo convincenti le tue spiegazioni, ma esse sono anche una esplicita e chiara conferma di come le lungaggini burocratico-gestionali sono state finora una delle concause che hanno aggravato le difficoltà costruttive e gestionali di un’Opera …. Vediamo ora le altre variabili della macro-questione sicurezza

(G.C) Proseguiamo la disamina con la Conca di navigazione di Malamocco.

Dimensioni: è’ un problema che va affrontato assieme all’Autorità Portuale nell’ambito dei piani futuri per il Porto Offshore; per ora e’ sufficiente procedere a ripristinare la sola conca lato laguna con affidamento diretto alle ditte locali qualificate e socie del CVN in modo che si possa completare l’intervento già per le prossime burrasche autunnali.

C’è poi la funzione e la condizione lavorativa delle Maestranze.

Per la prima volta le Autorità il 10 Luglio si sono ricordati e hanno ringraziato i lavoratori ed i professionisti impegnati nell’Opera e questo e’ un messaggio importante per creare un clima di fiducia nella attuale situazione di drammatizzazione mediatica e di incertezza operativa ed istituzionale. Non dobbiamo infatti sottovalutare l’effetto empowerment di un incoraggiamento ufficiale rivolto alle maestranze che hanno vissuto le inquietudini causate dalle polemiche su fatti e misfattti che li vedevano sostanzialmente estranei, se non vittime…

Sui rilievi critici e sulle proposte di Simonetta Rubinato

Bene, finora abbiamo fugato i timori, le dicerie e le paure diffuse, talvolta per superficialità, talaltra per gli effetti di disinformazione vera e propria. E con ciò stiamo, per così dire, facendo un ‘servizio pubblico’, diradando nebbie e sospetti allo scopo di mettere in evidenza la nuda realtà di un’infrastruttura nata e realizzata per la tutela della Comunità veneziana.

Ma, come è emerso con abbondanza di interventi e prese di posizione nel corso della cerimonia del 10 luglio, l’Opera oggi esige l’affidamento ad un Organo autorevole ed in possesso di poteri e funzioni certi, qualificati per una sua gestione ordinaria e continuativa….

Su tale argomento, come ti ho segnalato ed avrai letto, l’amica Simonetta Rubinato ha formulato un’analisi circostanziata ed indicato delle proposte precise. Cosa ne pensi?

(G.C). Diciamo subito e senza indugi che sull’Agenzia si sente da tempo la necessità di una sintesi governativa.

Il mio impegno personale sul tema inizia dal 30 Ottobre 2018, con comunicazioni ed articoli sui Giornali locali.

A commento di quanto sostenuto da Simonetta Rubinato, non posso che esprimere soddisfazione per i contenuti del suo articolo apparso sui quotidiani veneti del Gruppo Gedi e vorrei procedere esplicitando una mia valutazione sul testo dello stesso, estrapolandone alcuni capoversi:

[‘Dopo quasi 54 anni dall’’acqua granda’ del ’66, dopo 44 governi della Repubblica, 34 presidenti del consiglio, 37 ministri dei lavori pubblici, 12 presidenti di Regione e oltre 6 miliardi di euro di spesa a carico dei contribuenti italiani, un’opera -che doveva essere ultimata nel 1995 – è stata ‘testata’ coram populo qualche giorno fa con la supervisione del Presidente del Consiglio e altri tre membri del Governo. Con il mare piatto e il sole splendente. Peccato che il Mose serva in situazioni eccezionali e non certo normali’. (S.R.)]

(G.C) Debbo precisare che non si e’ trattato di un semplice test, bensì della dimostrazione voluta dalla Supercommissaria Elisabetta Spitz e dal Provveditrice Cinzia Zincone, insieme alla Ministra Paola De Micheli, per spronare i Commissari di Consorzio Venezia Nuova Francesco Ossola il Tecnico e Giuseppe Fiengo il legale amministrativo a darsi una mossa e garantire l’uso del Mose, ‘difettoso’ e tuttora incompleto, anche per loro specifiche scelte e responsabilità.

Il Presidente Conte consigliato dalla Spitz e verosimilmente dalla lettura dei giornali, in particolare – ho ragione di ritenere – da alcune prese di posizione arrivate a segno attraverso la Rete, ha sposato il mio invito pratico a fare con quello che c’e’ . Le espressioni che egli ha usato possono essere considerate una sorta di paternale per le Autorità responsabili ed un meritato ringraziamento alle maestranze, di solito non praticato, ma da riscoprire per non trovarsele contrarie al cambiamento di passo necessario in questo momento:

Non e’ tempo di giudizi per una opera che mi sono trovato pressoche’ finita, ma di accelerarne l’uso (e, aggiungo io ridurne i costi)”. A tale scopo lui ha confermato di garantire la disponibilita’ dei finanziamenti (e questo ha fatto tutti felici) e di aver gia’ provveduto al finanziamento post acqua alta del 12 novembre, recandosi ad incontrare i cittadini piu’ danneggiati a Pellestrina.

Non è un’inaugurazione – ha detto ancora il premier Conte – siamo qui per un test”.

E la Supercommissaria Spitz ha precisato: “Il Mose non è finito, ci sono ancora 18 mesi di test e il collaudo, poi ci vorranno anni per ottimizzare i processi gestionali”.

[‘Perché allora organizzare una passerella se quello che serve sono piuttosto prove tecniche rigorose, meglio se fuori dalle luci della ribalta, per capire cosa funziona e cosa non va? Il fatto è che manca la trasparenza assoluta sui problemi che ci sono e non si cercano le competenze di assoluta eccellenza per affrontarli’ (S.R.)]

(G.C) Sbagliato! Le competenze tecniche e scientifiche ci sono (vorrei vedere dopo oltre mezzo miliardo di studi e sperimentazioni per 30 anni) mentre mancano quelle di direzione e governo transdisciplinare e manca completamente il processo partecipato necessario per guadagnare efficacia ed efficienza.

[‘Continua invece ad imperare l’autoreferenzialità del Consorzio Venezia Nuova anche dopo il commissariamento’. (S.R.) ]

(G.C). Si, e’ vero. Le possibilita’ di ascolto e confronto sono state davvero poche, specie sul Mose anche se va detto che Fiengo qualche cosa ha cercato utilmente di fare: spendendosi per l’inserimento paesaggistico, chiamando ambientalisti a scrivere nella sua collana dei Quaderni CVN sui temi della morfologia e dell’ambiente, collaborando e facilitando la commissione di esperti per l’aggiornamento del piano morfologico e per l’aggiornamento del protocollo fanghi due gravi carenze che di fatto hanno impedito qualsiasi intervento di manutenzione da 10 anni a questa parte, specie quella portuale. Gravi dimenticanze agevolate e dalle azioni di sabotaggio del procedimento che continuano ad opera di una minoranza di detrattori ideologici del Mose e dei Canali Portuali, un sabotaggio del procedimento che spiazza e legittima i decisori (Stato, Regioni, Enti Locali) gia’ tiepidi a rinviare la soluzione dei problemi. Si veda l’articolo di paolo Costa in risposta a Giavazzi sul Corriere della Sera del 12 Luglio.

[‘Forse perché ci sono in palio 100 milioni di euro l’anno per la gestione (3 miliardi nei prossimi 30 anni)?’ (S.R.)]

(G.C) Vero e’ che se non si consegna tempestivamente l’opera collaudata, la gestione finale si trasforma in gestione commissariale di una opera eternamente incompleta perche’ progettata e fatta male e con ritardi di disponibilita’ dei finanziamenti per la costosa manutenzione, anche essa riconducibile alla scelta infelice di fare una opera sottomarina, decisione obbligata, assunta da Luigi Zanda allora presidente, e ora capogruppo di partito al senato, sentiti i suoi consulenti strategici tra cui l’ing. Arturo Colamussi che difendeva il modello (poi diventato tipo Rotterdam) a trenino che si muove su rotaie trasportando vagoni che sono cassoni galleggianti che chiudono la bocca. Ritengo che la scelta di Zanda sia stata fortemente condizionata dagli imperanti vincoli ambientali e paesaggistici di allor di non disturbare la vista o solo toccare le fortezze storiche, con il trenino collocato all’asciutto a lato delle imboccature lagunari, negli stretti sopra i forti storici.

Dunque si rischia che senza trasparenza e partecipazione le scelte su chi dovra’ gestire il Mose le facciano di fatto i commissari a loro favore e discrezionalità su chi mantenere e chi mandare a casa. Essi hanno infatti un grande potere sulle Maestranze Thetis, Comar, CVN ora sono in forte soprannumero (tre volte il numero strettamente necessario se si considera anche il personale del Provveditorato che diventera’ parte di un rinnovato magistrato alle Acque). Ora senza una pianificazione di lungo periodo dei compiti della nuova Autority che accresca i possibili servizi di Manutenzione e Salvaguardia Socio-Economica Lagunare, il rischio di perdere il lavoro per le Maestranze e’ davvero elevato. Pochi nella loro situazione farebbero sacrifici per accelerare la messa in funzione del Mose e con essa il loro licenziamento. Parlero’ di come trasformare questo problema in una opportunità di innovazione sociale nel prossimo articolo a commento delle dichiarazioni della prof. Zitelli.

A questo si aggiunge l’interesse delle piccole imprese locali del Mose: queste imprese sono necessarie e non dovrebbero essere lasciate da sole a rischio di fallimento per mancati pagamenti, bensì incentivate e sostenute, chiedendo in cambio che aumentino l’occupazione in laguna in attività diverse dal turismo di massa , magari con nuove regole di ingaggio che premino la solidarietà rispetto alla mera economicità, con modelli di organizzazione del lavoro innovativi inclusivi così recuperare le competenze e eccellenze storiche venete che tutto il mondo ci ammira.

(D.B). Mi sembra che alcune delle considerazioni critiche di Simonetta Rubinato abbiano trovato nel tuo argomentare delle solide e convincenti controdeduzioni (alle quali naturalmente si potrà replicare).

Ma nella tua disamina della fase cruciale in cui stiamo entrando hai paventato (e me ne hai spesso accennato anche nel recente passato) che esistono e si celano forze che, per restare in ambito di linguaggio lagunare, ‘remano contro’. 2E’ giunto il momento di rendere esplicite le tue osservazioni severe.

(G.C) D’accordo. Esaminiamo senza preconcetti chi è favorito dallo status quo e piu’ o meno consciamente potrebbe desiderare di continuare così, coltivare l’attendismo, non collaborare e nei fatti intralciare e sabotare l’azione di cambiamento, qui intesa come spinta per accelerare per il completamento dell’Opera Osservo che molti hanno adottato questa modalità, anche se appartenenti a fazioni in conflitto o a mondi distanti; esaminiamoli con distacco per comprenderne le loro probabili ragioni .

Quei dipendenti dell’ex Magistrato alle Acque con mansioni secondarie che sono stati messi sul comodo/scomodo binario morto per la pensione gia’ da anni durante l’era, disincentivante, del dominio del Concessionario Unico.

I dipendenti di CVN e Thetis, specie quelli che attendono la pensione o che vedono minacciato il loro posto di lavoro, che pensano di non poter riuscire ad esprimere la professionalità richiesta dal cambiamento con le nuove tecnologie informatiche.

I dipendenti di Comar ora commissariata e quindi sotto lo stretto controllo dei Commissari che tengono i cordoni della borsa e del loro futuro professionale.

Alcuni fornitori di servizi che non hanno innovato e per questo potrebbero essere poco competitive per le nuove sfide.

I tiepidi decisori ( Stato, Regione , Comune , Enti di governo locale) che vogliono potere e il consenso mediatico per gestire il finanziamento statale, ma volte ricorrono al diritto di veto e rimandare se influenzati dai sabotatori ideologici contrari al Mose.

Gli organismi di ricerca che aspirano a fare formazione sulle conoscenze per lo sviluppo sostenibile e l’adattamento al cambiamento climatico a parole , approfittando del decisore operativo tiepido e debole. Organismi di ricerca e formazione chiusi in se stessi, che hanno rinunciato a pensare che la gestione della Salvaguardia di Venezia e’ una grande opportunita’ di rilancio del sistema Paese, potendo Venezia con il sistema Mose in funzione il primo laboratorio mondiale del Learning and Building with Nature3: dell’aiutare la Natura ad aiutarci, Arena e show room formidabile di ogni innovazione scientifica, tecnica, sociale e culturale, compresa la gestione del turismo.

I comuni di gronda e la città metropolitana che benché’ abbiano ricevuto le competenze per la gestione trasferite a seguito della soppressione del MAV dal Governo Renzi non si sono mai adoperati affinche’ venisse emesso il decreto attuativo.

Gli artigiani e le associazioni di categoria perche’ sfiduciate dal governo e la burocrazia (vedi le tassazioni e gli infiniti iter autorizzativi) per la nuova agenzia sarebbe un ulteriore insostenibile vincolo, non una opportunita’, (ma si tratta di ostacoli e difficoltà apparenti che possono essere rimosse).

I cittadini sfiduciati e confusi senza speranza nei Partiti, divisi in piccoli gruppi recriminanti, senza alcuna voglia e disponibilità ad affrontare il sacrificio di un travaglio interiore scevro da ideologie.

Le nuove generazioni? Forse ancor di più per il sovrapporsi delle ragioni di cui sopra e con poche risorse, perché’ stremate dalla crisi e dalla mancanza di speranza nel futuro migliore.

(D.B) Mi hai tracciato un quadro desolante, denso di incognite che gravano sulle prospettive positive emerse nella giornata del test, in cui il sollevamento delle paratie è apparso come un segnale inequivocabile di successo e direzione di marcia…Ma allora chi potrebbe essere a favore, quali sono le forze che possono, con il loro sostegno imprimere una svolta positiva e conclusiva alla realizzazione e messa in funzione dell’Opera?

G.C) Gran parte di quelli di cui ho parlato finora, in realtà sono in attesa di un intervento deciso da parte di quelli che definisco facilitatori del cambiamento; questo e’ proprio il compito che ho portato avanti negli ultimi anni con Wigwam Laboratorio Venezia per la Resilienza.

Sono consapevole che è richiesta una costante capacità di risolvere problemi, riconoscere e comunicare gli effetti e le aspettative benefiche collaterali del sistema di Salvaguardia lagunare e del Mose, di mettere in campo un metodo nuovo per coinvolgere tutti i soggetti interessati sul piano operativo e/o degli effetti di salvaguardia della Città, dimostrando in modo efficace non solo le caratteristiche tecnologiche straordinarie dell’Impianto, ma anche la sua incontrovertibile utilità.

Su questo aspetto per così dire pedagogico, rinvio alla documentazione in preparazione sulle attività avviate con i Forum settimanali in navigazione sulla Laguna per una informazione scientifica capillare e accessibile

(D.B) Ritorniamo per un momento sugli interrogativi sollevati da Simonetta Rubinato

[“Ed ecco allora che il Presidente del Veneto propone di affidarla al Comune, mentre il Governo ipotizza una struttura collegiale (con dentro Comune, Città metropolitana, Regione, Autorità portuale e Capitaneria di Porto, oltre ai ministeri competenti e al Magistrato alle Acque, che verrà ricostituito) sia per la gestione del Mose che le decisioni sulla Laguna di Venezia, con un direttore per premere il pulsante che alza le dighe” (S.R.)]

(G.C) Concordo. La risposta naturalmente e’ accelerare sull’Agenzia ripristinando il MAV imponendo ai Commissari di completare le cose essenziali. Ok ad un Mose imperfetto e incompleto ma utile dedicandosi nei prossimi 18 mesi al collaudo operativo durante tutte le acque alte, e restituendo queste opere anche incomplete al Magistrato alle Acque / Agenzia Statale, da subito, in progressione per essere sicuri di finire per il 31 dicembre 2021 e gestire dal 1° gennaio 2022 con l’Agenzia gia’ istituita e rodata con l’avviamento condiviso e utile per la citta’ gia’ dal 1 Ottobre 2020.

Sara’ possibile nei fatti valutare costi e benefici e dimostrare cosi’ il valore delle opere e i loro effetti sul benessere dei cittadini, e attraverso il contributo dei media attivare una maggiore e piu’ informata partecipazione alla gestione lagunare in capo all’Agenzia, Esattamente quello che, per indole o per convenienza, i Commissari sono stati sinora riluttanti a fare.

[“Ma davvero si pensa che una problematica di una tale complessità tecnica possa essere gestita dal Comune o da un collettivo politico-burocratico senza chiarezza di competenze e responsabilità, che è proprio ciò che ha condotto all’attuale situazione?” (S.R.)]

Anche su questo sono d’accordo, ma sia chiaro non stiamo facendo informazione ma stiamo catalizzando un processo che ci vede favorevoli ad una Agenzia di tipo adattativo e fortemente partecipata, con un direttore responsabile speciale.

[“Visto che la sede delle scelte politiche collegiali esiste già ed è il Comitatone, quello che serve è ricostituire il Magistrato alle acque (che inopinatamente Renzi ha abolito), ma dandogli il potere e la dignità che aveva nella Serenissima, con un Presidente di valenza tecnica indiscutibile, che decida in autonomia dalla politica, avvalendosi di una struttura tecnica esecutiva all’altezza” (S.R.)]

OK ma che vuol dire all’altezza? Le capacita’ ci sono a tutti i livelli, non occorre invocare il saggio super esperto scienziato, bravo e buono che, in autonomia dalla politica, persegue il bene comune, perché’ una persona così non esiste. E’ sufficiente mettere in condizione di lavorare con dignità e con mezzi i tecnici e gli amministrativi che già ci sono, magari adottando strutture organizzative prese in prestito da nazioni con maggiore capacita’ di governo, come ad esempio l’Olanda che dal 1953 gestisce con successo il suo Piano Delta.

[“E visto che, come ha dimostrato scientificamente il prof. Luigi D’Alpaos, fra 20 anni il Mose sarà già superato dall’innalzamento del livello medio del mare (senza contare le insostenibili conseguenze che avrà sull’ambiente lagunare e sulla portualità di Venezia, che senza la piattaforma d’altura è destinata a morire)” (S.R.) ]

Su questa affermazione invece dissento, perchè non e’ assolutamente vero! Qui Simonetta Rubinato si abbandona anche lei alla demonizzazione del Mose amplificando i presagi di sventura del prof. Luigi D’Alpaos. Attenzione: un conto sono le sue conoscenze sulla idraulica e morfodinamica, un conto le sue opinioni sul possibile futuro della laguna o sulla efficacia del Mose per diversi scenari di crescita del livello del mare. Dovrebbe destare almeno qualche attenzione il modo come D’Alpaos le esprime ed il modo in cui sono presentate dai media: nella sostanza il professore invita alla cautela rifuggendo dalle celebrazioni convinto come me del primato del metodo scientifico mentre l’ideologia ambientalista ed i media che la rincorre trasforma tutto questo in prova provata delle loro irriducibili opinioni

Penso che se Simonetta Rubinato rinuncera’ a questa ultima affermazione possa meritatamente guadagnarsi la stima e sostegno della rete Wigwam per la prossima tornata elettorale.

(D.B) Il tuo giudizio sul professor D’Alpaos è sicuramente in controtendenza rispetto alla credulità popolare di cui godono le sue affermazioni, confermata dallo stesso credito attribuitogli da una personalità politica avveduta e preparata come Simonetta Rubinato. Mi puoi illustrare le ragioni che ti inducono a controbattergli così fermamente?

(G.C) Lo faccio ben volentieri e rischiando un certo unilateralismo analitico, le indico per sommi capi:

1. La vita utile del Mose e’ di 100 anni con una crescita del livello del mare di 50 cm se il mare cresce di piu’ la vita utile si riduce ma l’utilita’ del suo esercizio aumenta almeno del doppio e dunque e’ doppiamente conveniente. Si puo’ dire che il Mose e’ una assicurazione che ci serve per guadagnare tempo e costruire la prossima soluzione adattandosi alle situazioni e con le maggiori conoscenze che avremo man mano acquisito con l’azione tempestiva e il costante monitoraggio di costi e prestazioni e loro affidabilita’

2. Il Mose con le chiusure maggiori non danneggia l’ambiente , anzi puo’ essere adoperato con manovre differenziate per trattenere i sedimenti sopra le barene e per migliorare la qualita’ dell’acqua .

3. Il Mose e’ l’unica soluzione al momento attuale ad un problema reso di impossibile soluzione a causa di vincoli settoriali e interessi di parte che ne hanno completamente trascurato il costo. Per responsabilità diretta di chi doveva promuoverlo, gestirlo, studiarlo, progettarlo: piu’ costa piu’ si guadagna e piu’ tempo ben pagato ci vuole! Ma anche per la ‘complicità’ di una citta’ che ha potuto beneficiare per oltre 20 anni dei contributi della Legge speciale per opere di manutenzione del territorio e della citta’ elargiti per un progetto bello e impossibile .

Tutti pensavano che il Mose non si sarebbe mai fatto, ma poi Le cose poi presero una piega diversa con la legge Obiettivo di Berlusconi del 2001 che assegnava 125 miliardi di Euro per le grandi opere tra cui il Mosecon un provvedimento apri cantieri in capo al Cipe che lo portò nel 2001 a posare la prima pietra.

4. Il risanamento morfologico e la lotta all’erosione e al moto ondoso che inquina l’ambiente con l’isolamento e la manutenzione dei canali o la riduzione del traffico a partire dalla manutenzione del Canale dei petroli in attesa del nuovo porto off-shore e’ un intervento urgente e necessario disatteso per la guerra tra il partito del fare e quello del sabotaggio ideologico con veti e rinvii. Intervento che al pari della riapertura delle valli da pesca non serve per ridurre ‘acqua alta.

5. I rialzi locali ad insula già fatti fino a quota 110 sono ancora da completare a San Marco e poi da riprendere come adattamento ulteriore e normale manutenzione per ridurre il numero di chiusure e la loro durata in caso di aumento del livello del mare oltre 30 cm, con progetti pronti e autorizzati e finanziati sin da ora, portando la protezione locale e, ove possibile, le apparecchiature e i trasporti a funzionare sino a 120-130 Venezia e a 140-150 Chioggia).

6. La laguna nelle zone perimetrali e’ troppo inquinata dai fiumi e dai sedimenti erosi nelle zone centrali che qui si depositano ed il ponte translagunare e’ intasato da banchi di ostriche per cui c’e’ anossia e morte delle comunita’ di fondale e dei pesci con perdita di biodiversita’ e capacita’di resistere all’erosione : aiutiamo quindi subito la marea a vivificare e rigenerare questi territori usando il Mose e liberando la laguna da ostacoli, al tempo stesso tratteniamo con la fitodepurazione gli inquinanti nel bacino scolante lungo l’asta dei fiumi e nei delta, come da 20 anni sappiamo fare (si vedano gli interventi pilota di Regione e Magistrato alle Acque)

[“Si agisca con lungimiranza dotandolo anche di un Comitato tecnico-scientifico che si occupi di ricerca sui problemi idraulici e morfodinamici lagunari e sulla biologia del mare e della laguna, oltre che di nuove tecniche ingegneristiche per innalzare il suolo della città” (S.R.)]

La ricerca settoriale non serve: prima serve armonizzare le narrazioni sui problemi della salvaguardia di Venezia perché anche tra addetti ai lavori non siamo capaci di costruire una sintesi con un programma socio-ecologico condiviso ed inclusivo.

Alzare il suolo e’ una possibilita’ da studiare e richiederà non meno di 20 anni, sin d’ora si puo’ dire che e’ un intervento molto costoso ed invasivo in quanto richiede di pompare acqua per sempre per mantenere il suolo rialzato di non più di 20-30 cm.

Prima che di biologia marina si deve affrontare il disinquinamento secondo la Direttiva UE Acque e la difesa con la Direttiva Alluvioni nel rispetto del piano di gestione della ZPS Laguna di Venezia:

Gli obiettivi gestionali condivisi istruiscono la domanda di conoscenza e non viceversa!

La ricerca idraulica ad esempio e’ completata dai modelli di uso generale. Importante e’ programmare e pianificare e dunque usare i modelli per la verifica delle alternative: sono attivita’ di ricerca applicata; l’innovazione e’ piu’ nelle tecniche del Building with Nature con l’ integrazione delle infrastrutture artificiali della città con quelle naturali: ad esempio la ricostruzione di habitat con il riuso di sedimenti, il ripascimento delle spiagge , la stimolazione di habitat di fitodepurazione, il miglioramento delle condizioni di idoneita’ alla diffusione della biodiversita’ e delle comunita’ biostrutturanti a partire dalle comunita’ microbiche e dalla vegetazione di fondale. (ci sono 7 habitat biostrutturanti, ingegneri naturali della laguna, che si sono selezionati per utilizzare efficacemente le energie della marea, del sole del vento e del moto ondoso).

Infine il Comitato tecnico scientifico non potra’ prescindere da esperti di cura e coltivazione del territorio per ciascuno dei potenziali servizi ecosistemici e di un esperto in strategie anticipative per imparare a lavorare con i molti futuri possibili4, grazie al supporto formativo e stimolante di un esperto di strategie per i futuri, come ad esempio la società Scopie del prof. Poli dell’Università di Trento, Presidente della Società dei Futuristi Italiani con cui Wigwam ha di recente collaborato.

[“Comitato non solo tecnico scientifico ma strategico. Sarebbe un volano di sviluppo straordinario e un investimento sui giovani talenti e ricercatori delle nostre università, cui potrebbero partecipare anche rappresentanti di organismi internazionali in grado di apportare competenze e finanziamenti per salvare Venezia dal cambiamento climatico, condividendo la responsabilità di prendersi cura di un patrimonio dell’umanità che meriterebbe ben altra governance di quella cui è stata soggetta negli ultimi 50 anni” (S.R.)]

Giusto ma queste cose vanno organizzate insieme riconoscendo e utilizzando tutto il vecchio di cui si dispone, senza ulteriori sprechi, resistendo alla ragionevole irrazionalità di voler gettare via il bambino Mose con l’acqua sporca della salvaguardia lagunare mentre gli stakeholders lottano ogn’uno per se’ per sopravvivere o peggio per massimizzare il proprio tornaconto.

Partecipazione vuol dire costruire ospedali soprattutto per i pazienti e poi per i medici, non viceversa.

Dino Bertocco e Giovanni Cecconi


Chi è Giovanni Cecconi

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Solo il progettista nei giorni scorsi e’ finalmente intervenuto rilasciando una intervista su la Nuova ed il titolo e’ stato come al solito drammatico: Gran parte dei lettori avra’ pensato: il Mose e’ ancora in alto mare, se anche il progettista non e’ sicuro della soluzione dei problemi in tempi certi limitandosi a dire che li stanno risolvendo intendendo i Commissari con il suo aiuto. Una risposta che avrebbe dovuto essere intesa come rassicurante, di prassi ordinaria, se si legge poi nel testo come il progettista presenta in dettaglio le questioni: “anche se le paratoie stanno sollevate di 3° (1m circa) non succede nulla e attendiamo la costruzione della macchina pulisci sabbia” “le infiltrazioni d’acqua non sono una cosa grave.. se lasciamo una macchina ferma e abbandonata per anni questo e’ il minimo che possa capitare” e in merito alla corrosione delle cerniere il progettista invita all’ordinarietà : fare manutenzione e risolvere i guai man mano che si presentano, mentre i commissari, che vogliono andare a fondo sulle non conformita’ dei lavori eseguiti rispetto al progetto e ai requisiti da garantire, hanno comunque fatto una gara da 34 milioni per approvvigionare i pezzi di riserva e soprattutto per studiare il modo migliore per risolvere il problema della durata secolare. Per Scotti questo studio non e’ una priorità in quanto “…risulta difficile cambiare ora tutti quei pezzi nei cassoni in fondo al mare (le femmine tronco coniche proposte sin dall’inizio in lamiera saldata, immorsate nel calcestruzzo) lasciando intendere come aveva detto sopra, che e’ piu’ efficiente risolvere i problemi man mano che si presentano se vogliamo che il mose sia operativo da subito. Secondo il progettista il Mose puo’ essere finito entro il 31 dicembre 2021 visto che i soldi sono stati stanziati come assicurato dal supercommissario , anche se “in Italia spendere soldi gia’ stanziati non sempre e’ cosi’ facile e rapido” I titoli della Nuova strillano i soliti allarmi assolutamente esagerati rispetto allo stato delle cose, si veda ad esempio l’allarmante annuncio sulle venute d’acqua in galleria, problema non grave a detta del progettista, che il giornale trasforma in un imminente rischio di allagamento titolando:

2 Come disse Macchiavelli: attento principe che vuoi cambiare i tuoi seguaci non hanno esperienza dei benefici del nuovo ed alle prime difficolta’ ti abbandoneranno mentre i seguaci del tuo nemico hanno esperienza di quello che potrebbero perdere con il cambiamento e saranno piu’ fedeli e forti nella difesa del presente.

3 https://www.mosevenezia.eu/wp-content/uploads/2017/12/QL-cecconi.pdf

4si veda il lavoro di conoscenza strategica promosso da Tiziano Treu con il CNEL o i recenti Stati Generali di Conte con il contributo di Enrico Giovannini co-fondatore e Portavoce dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS)