Il Mose al traguardo per una città (ancora divisa) con uno sguardo al futuro


Finalmente, le chiacchiere stanno a zero riguardo al Mose di Venezia: è arrivato il tempo in cui le illazioni, i pregiudizi, la dis-informazione giornalistica e, naturalmente, le considerazioni che muovono da presunzione  teorico-scientifica, possono e debbono essere sottoposte al vaglio critico affinchè i cittadini e l’opinione pubblica siano co-protagonisti della riflessività e motore per la tempestiva operatività dell’infrastruttura per la salvaguardia della città.

Nel secondo documento  che pubblichiamo in successione sullo stress test del Mose (questo il primo documento “Mose di Venezia al traguardo tra fede ingegneristica e pigrizia intellettuale della Politica e disturbo ideologico“) potete entrare nel vivo di un confronto serrato, senza esclusione di colpi, nel quale all’intervento di Andreina Zitelli docente IUAV (ex Commissaria al Via che bocciò il Progetto Mose) replica l’ing. Giovanni Cecconi – Laboratorio Venezia per la Resilienza e la Residenza della Comunita’ Locale Wigwam.

L’approccio che il nostro giornale ha adottato è che in una fase cruciale come quella avviata il 10 luglio “l’auspicio che il Mose funzioni non basta, e’ necessario aiutare a far capire perché”.

In neretto riportiamo i contenuti dell’articolo della Zitelli sulla Nuova Venezia di Giovedì 16 luglio 2020, in corsivo i commenti di Cecconi.

La redazione


Il 10 luglio scorso alla presenza del Presidente del Consiglio abbiamo assistito al sollevamento delle intere schiere di paratoie del Mose così da ottenere la separazione della Laguna dal mare.

Il test è avvenuto in condizioni “innaturali “ per gli scopi del MOSE cioè pochi centimetri di marea rispetto al medio mare, leggera brezza, nessuna onda, quando, il MOSE sarà invece chiamato a difendere Venezia, con venti forti se non fortissimi, onde alte se non altissime, alte maree se non altissime, cioè eccezionali. Per non parlare delle piogge torrentizie e degli apporti idrici dalla terraferma alle spalle della Laguna, trasformata in un catino isolato, piogge che spesso si accompagnano alle acque alte.

E allora? E’ buona norma fare test progressivi di avviamento per rassicurare i cittadini sulla disponibilità delle apparecchiature e sulla formazione del personale e di avvenuta messa a punto dei sistemi di automazione e controllo, visto che e’ stato promesso ai cittadini che il Mose sarà utilizzato contro le acque alte gia’ dal prossimo mese. La prova del 10 Luglio alla presenza dei Ministri voleva rinsaldare questa promessa e doverosamente festeggiare le maestranze oltre che rispondere con i fatti ai tentativi di fare notizia sui Media , in particolare su La Nuova Venezia , insinuando sospetti e disastrose conseguenze per ogni attivita’ di riparazione e messa a punto delle innumerevoli apparecchiature elettro-meccaniche del Mose rimaste senza manutenzione/riparazione ormai da oltre 7 anni nell’indifferenza generale.

Ben venga dunque la manovra simulata per informare direttamente i cittadini e l’opinione pubblica che il Mose c’e’ ed e’ pronto per essere azionato.

Che cosa si inventeranno di critico e pericoloso quando nei prossimi mesi invernali il Mose sarà fatto funzionare contro le acque alte?

E poi perché ‘questa acre ostilità al Mose che sfocia nel sarcasmo, come si osserva nel seguito? Non sarà perché’ chi si è affezionato alla propria inutile e sbagliata ideologia, fatica oggi a cambiare idea ammettendo di aver sbagliato o quanto meno esagerato, visto il regolare progressivo buon avanzamento della messa in servizio del Mose, con le prove autunnali che molto probabilmente saranno dirimenti?

Abbiamo potuto constatare con sollievo che a distanza di secoli il principio di Archimede è davvero valido se nulla di estraneo, vuoi le sabbie o la mancata insufflazione d’aria nelle paratoie medesime, o un incidente nella dinamica, non lo vanifica.

Qui la prof. Andreina Zitelli vuol far intendere che i problemi sono sempre dietro l’angolo, di entità tale da compromettere la funzionalità del Mose anche ’ in condizioni di bel tempo , invitandoci ad immaginare cosa succederà quando: “il MOSE sarà invece chiamato a difendere Venezia, con venti forti se non fortissimi, onde alte se non altissime, alte maree se non altissime, cioè eccezionali. Per non parlare delle piogge torrentizie e degli apporti idrici dalla terraferma alle spalle della Laguna, trasformata in un catino isolato, piogge che spesso si accompagnano alle acque alte”.

Di queste condizioni si e’ tenuto conto con studi, sperimentazioni e progettazioni soggette a rigorosi controlli, verifiche internazionali e verifiche fra pari ( peer review) che hanno confermato le scelte progettuali e le cautele adottate per garantire:

  1. IL SOLLEVAMENTO DELLE PARATOIE PER OGNI CONDIZIONE DI ONDE E CORRENTI E VENTO

Rendendo sempre disponibile, per tempo con gli impianti, l’automazione, le previsioni il flusso di aria in pressione a 3 bar assoluti da immettere nelle paratoie attraverso le gallerie per produrre lo spiazzamento dell’acqua all’ interno delle paratoie e con esso una spinta di galleggiamento che opponendosi alla spinta dinamica delle correnti e delle onde ed alla spinta statica della crescente marea, compresa la spinta delle eventuali sesse interne ai moli fra la bocca e la barriera (le oscillazioni di lungo periodo che possono formarsi all’interno della bocca sbarrata a seguito del surf beat e set down, effetti di risonanza nella pulsazione delle componenti della energia cinetica e potenziale del moto ondoso modulate dalla velocità di gruppo delle onde, processi dinamici studiati sin dal 1992 con il prof Madsen dell’Università di Copenaghen e poi con il prof Chiang C. Mei e il prof. Noli e prof De Girolamo e del prof. Sammarco dell’Università la Sapienza di Roma)

2. LA TENUTA IDRAULICA DELLA SCHIERA CON PARATOIE STABILI

Le paratoie sono state dimensionate sotto la supervisione del prof. Chiang C. Mei che gia’ nel 1992 aveva sollevato il problema proponendo l’applicazione di attriti laterali per rendere solidali le paratoie affiancate e/o un ispessimento delle paratoie ed un minore angolo di esercizio, cosa che poi e’ stata fatta portando l’angolo a 42° e aumentando di un metro lo spessore delle paratoie. Le modifiche sono state verificate per tutte le barriere , in particolare per quella di Chioggia più esposta al moto ondoso e teoricamente più soggetta alla risonanza per il minor periodo proprio dovuto al minor fondale

La realizzazione delle lunate in tutte le bocche di porto per riportare la capacità di flusso a quella presente prima della costruzione dei moli foranei e dello scavo dei canali navigabili, richiesta dal comune di Venezia in fase istruttoria con gli 11 punti del Sindaco Costa, ha inoltre ridotto il moto ondoso incidente e con esso la sessa, fornendo un ulteriore ampio margine di sicurezza anche in caso di aumento della intensità delle mareggiata di progetto (onda significativa al largo con tempo di ritorno di 1000 anni di 6,5 m e 3,5m di fronte alle barriere)

I modelli fisici realizzati a Voltabarozzo, a diversa scala per escludere effetti viscosi di stabilizzazione non presenti nel reale, hanno ben dimostrato che il progetto Mose oggi realizzato ha paratoie stabili in tutte le condizioni di moto ondoso esaminate in quanto le oscillazioni di sessa di fronte alle paratoie con periodi della decina di minuti , che si aggiungono alla marea ed al moto ondoso non pregiudicano la stabilità delle paratoie a causa di oscillazioni sub armoniche delle paratoie con multipli del periodo del moto ondoso incidente (nelle prove su modello non si sono verificate oscillazioni trasversali significative tali da comportare l’ apertura dei varchi o peggio il ribaltamento di una paratoia))

Inoltre, gia’ con le prove del nov 2014 a Treporti si e’ dimostrato che tenendo le paratoie ad angoli inferiori a quelli ordinari di progetto (42°) e’ possibile aumentare il periodo proprio delle paratoie conferendo al sistema ancora piu’ stabilita’ a riguardo dell’ insorgere delle oscillazioni parassite di cui sopra, con angoli di esercizio che non riducono sostanzialmente la tenuta del sistema.

Forse sarebbe il caso di dire qualcosa di più avanzato sulle criticità attese e che devono essere tenute presenti ora, prima che si manifestino, e che qualcuno dichiari che sono problemi inesistenti o trascurabili.

Vi sono aspetti di funzionalità e di tenuta che non possono essere osservati se non mentre il MOSE sarà attivato: già questo descrive come non ci si sia affidati ad un progetto sicuro della risposta.

Vedi sopra a proposito delle buone pratiche di progettazioni

Abbiamo sentito che TUTTI si augurano “che funzioni” . Ma affidarsi all’auspicio che il MOSE funzioni, è la prova della mancanza di certezza.

Cara Andreina le tue sono frasi apodittiche, buttate là per guadagnarsi il consenso senza valide argomentazioni: chi sono questi TUTTI? Sono forse i cittadini rimasti disinformati per 30 anni: sia dal partito del potere politico e finanziario del fare con il suo linguaggio celebrativo e paternalista e la corruzione, sia dal partito della burocrazia, del potere di veto, dell’interesse ideologico e personale.

E se in passato e’ mancato il confronto, la colpa va ricercata in chi volutamente ha utilizzato il Mose come fattore aggregante di partito o di movimenti (che hanno fatto soprattutto il bene dei capo popolo che dei cittadini); come stai facendo ora, con questa tua ostinata certezza che il Mose era ed e’ solo una truffa, un sistema che dara’ infiniti problemi . Non ti e’ mai venuto in mente che i cittadini avrebbero diritto a capirne di piu’ del Mose, per almeno porsi il problema di cosa fare per il loro bene o per cercare di rendere il Mose meno costoso in generale e prima e piu’ utilmente completato. La partita sta’ finendo e dovrai costatare che la tua battaglia, dalla parte degli oppositori del Mose, in buona o cattiva fede, non saara’ stata vinta; e’ forse il momento di fare autocritica e cogliere prima possibile l’opportunità di ricredersi. Ti sara’ facile con la tua esperienza ed impegno inventare una nuova corrente di pensiero, magari maggiormente fondata sui fatti e per questo piu’ utile ai cittadini che per trenta anni sistematicamente sono stati per gran parte disinformati

A differenza delle altre dighe, sul Tamigi, a Rotterdam, sulla Neva a San Pietroburgo, che si chiudono, come porte e sono opere solide e fisse, ogni chiusura del MOSE, a causa della instabilità intrinseca, sarà accompagnata da comportamenti imprevedibili e preceduta dal dubbio se funzionerà in ogni condizione di vento e di marea e di quali possano essere le conseguenze sul sistema mare, lidi, laguna, terraferma.

Possiamo distinguere le perplessità in grandi categorie:

A) il MOSE rispetto al sistema territoriale,

B) la risposta del MOSE in base alle sue caratteristiche idi concezione,

C) gli effetti del MOSE sull’ ambiente

D) gli effetti dell’ambiente sul MOSE

A) A scala territoriale sono stati sottostimati gli impatti delle chiusure sul sistema del cordone dei lidi e delle acque dolci da terra.

1- Nessuno ha idea di quale possa essere la tenuta dei lidi sotto la pressione del mare quando la Laguna sarà messa in significativa depressione rispetto al livello marino.

Ora per il Principio di Pascal la Laguna e i sottosuoli dei lidi sono più o meno all’equilivello con il mare, ma creando una differenza di livello si possono esercitare pressioni significative, erosioni non visibili, attivazione di fontanazzi che non sono stati considerati e che solo con il MOSE in attività e con il tempo si potrebbero constatare nei loro probabili effetti.

Cara Andreina la scienza idraulica e dei fluidi nel terreno non è così semplice da padroneggiare, riporti i timori e presagi di Antonio Rusconi che riprende considerazioni che fece nel lontano 1984: “LA DIFESA DI VENEZIA DALLE MAREE: CONSIDERAZIONI CIRCA L’EFFICACIA DELLE OPERE MOBILI PREVISTE” in una pubblicazione assieme a Dazzi, Rossi, e Tommasin , contenuta negli Atti del XIX Convegno di Idraulica e Costruzioni idrauliche che si tenne a Pavia nel Settembre del 1984, e che mantenne e mantiene tutt’ora , inascoltato. Tu riprendi questi timori e li racconti in modo improprio e fuorviante, cercando di utilizzare un principio, quello di Pascal, che purtroppo vale solo per fluidi in condizioni stazionarie Nella realtà invece la differenza di pressione che paventi, anima un tentativo potenziale di moto di filtrazione secondo la legge di Darcy, moto che non avviane in quanto l’energia di pressione si dissipa per attrito viscoso attraverso il mezzo poroso, senza conseguenze, men che meno i processi erosivi come i fontanazzi che citi, caratteristici delle piene per alvei pensili con arginature insufficienti.

Situazione ben diversa dal caso in esame in cui si e’ provveduto sin dal 1998 sia lungo il litorale , sia lungo la gronda lagunare a isolare i corpi sabbiosi maggiormente soggetti alla filtrazione ed all’erosione, con materiali argillosi impermeabili, diaframmi con bentonite, con palancolati, e con jet grouting, bloccando o rendendo trascurabile la filtrazione per qualsiasi differenza di pressione possa presentarsi.

2-Lo stesso si può dire rispetto alle acque delle terre di pianura circostanti la Laguna quando questa risulterà più bassa rispetto alla linea delle acque che , anche con le piogge, sverseranno prepotentemente in Laguna.

Se ho ben inteso lasci intendere che la laguna e i centri abitati saranno comunque allagati durante la chiusura del Mose dalle acque marine che risalgono lungo i fiumi perimetrali Sile e Brenta, Va detto che quei fiumi sono gia’ stati arginati da tempo per cui non vi sono problemi per la laguna. Se anche vi fosse una tracimazione il volume recapitato in laguna sara’ trascurabile rispetto al volume della laguna sbarrata a partire da quota 60 cm dal Mose, con una capacità per raggiungere la quota 110 cm dell’ordine di 150 milioni di m3.

Anche se il Mose restasse chiuso per un tempo molto lungo mai verificatosi a causa di una acqua alta prolungata, cosi prolungata da non risentire delle oscillazioni di marea, una ragionevole breccia (crollo arginale lato laguna) del Sile o del Brenta darebbe luogo ad una portata massima dell’ ordine di 200 m3/s che impiegherebbe ben oltre 8 giorni per produrre l’allagamento oltre la quota di 110cm.. E senza considerare che questa breccia lato laguna e’ ipotetica in quanto e’ piu’ probabile che la breccia si formi lato campagna in cui il dislivello rispetto al terreno e’ maggiore di almeno un metro:dai 3,5 m lato campagna ai 1,5 m lato laguna.

Per quanto riguarda le piogge queste possono a malapena produrre una portata massima contemporanea istantanea di 400 m3/s, come e’ stato dimostrato nella pubblicazione del prof. Andrea Rinaldo ed altri dell’Università di Padova, apparsa nella prestigiosa rivista WATER RESOURCES RESEARCH, VOL. 44, nel 2008, ebbene questa portata massima istantanea dovrebbe invece durare, per lo stesso ragionamento di cui sopra , ben 4 giorni per portare le acque sopra quota 110 cm: cosa impossibile da verificarsi perché’ il livello marino e’ soggetto alla modulazione di +/- 50 cm ogni 12 ore a causa della marea astronomica e/o di circa 24 ore a causa della sessa adriatica. Nella pubblicazione citata si risponde alle critiche di Pirazzoli, Rusconi ed ora Zitelli, mostrando che per tutte le acque alte verificatesi nel passato gli apporti dal bacino scolante e la pioggia e gli effetti del vento non sono in grado di produrre innalzamenti superiori a 110 cm una volta che le barriere sono sollevate come sopra detto, sulla base delle regole di gestione basate sulla classificazione della intensità e durata dell’acqua alta. Di recente il prof. D’Alpaos assieme a Riccardo Mel hanno evidenziato che il vento di bora a paratoie chiuse produce un sovralzo doppio rispetto a quello che si verifica con la laguna aperta (a causa del blocco della circolazione in uscita dalla bocca di Chioggia e del maggior attrito che incontra la corrente di ritorno da sud a nord per effetto del dislivello stesso: ebbene anche questa rara situazione ( che si verifica o per un repentino cambio di vento da scirocco a bora o per una bora che spira in presenza di sessa da acque alte precedenti e per questa ragione non particolarmente intensa) e’ stata studiata con il modello matematico simulando senza problemi di sorta una gestione con chiusura anticipata della bocca di Lido e Malamocco rispetto a Chioggia .

Infine ricordo cheSINO QUI nell’ambito del piano studi del Magistrato alle Acque-Consorzio Venezia Nuova da me coordinato gia’ dal 1992 e’ stato avviato e mantenuto il sistema di simulazione con modelli matematici con modelli matematici la migliore gestione delle opere mobili tenendo conto degli errori di previsione della previsione , per

Ricordo che per il dimensionamento delle arginature ed il calcolo degli apporti in laguna si e’ considerato un tempo di ritorno di 300 anni che ha fornito un valore di portata massima immessa in laguna a paratoie chiuse di 400 m3/s. Per il livello massimo della marea si e’ considerato un livello pluri centennale di 2,5 m a cui si e’ aggiunto nei dimensionamenti un sovralzo di riserva , un fattore di sicurezza , di 50 cm per assorbire eventi imprevisti ed allora imprevedibili come una crescita del livello del mare di 50 cm nel corso della vita utile dell’opera di 100 anni. Si ottiene cosi il livello totale di 300 cm con una durata generalmente limitata a non piu’ di tre ore per effetto della benefica modulazione astronomica mareale di periodo 12 ore: ebbene anche in queste condizioni estremamente rare Il sistema Mose e’ in grado di tenere un dislivello di 2 m con acque sotto 110 cm .

Si e’ considerato a livello cautelativo che la portata di esondazione sia pari a quella massima in arrivo da monte pari a a 400 m3/s essendo il livello in mare solo un tappo temporaneo al deflusso ed assumendo anche che la tracimazione riguardi solo gli argini lagunari: ebbene anche in questo caso l’aumento delle acque in laguna e’ limitato a meno di 2 cm.

In caso di crescita del livello del mare di 1m in un secolo , a parte il fatto che per questo scenario la vita utile del Mose sarà cessata dopo 55 anni di intensissima attivita’ con benefici di gran lunga superiori ai costi, si veda piu’ avanti, ammesso che il Mose sia ancora in usa grazie ad un innalzamento delle difese locali, la portata recapitata in laguna ed il sovralzo rimane dello stesso ordine di grandezza per il carattere pulsante della marea, sempre se le acque tracimassero tutte in laguna a seguito di un sovralzo delle arginature lato campagna.

3- Rimane incontrollato l’apporto di inquinanti soprattutto quelli di origine agricola e zootecnica che dilavano nelle aree lagunari più lontane dalle bocche di porto e che risentiranno immediatamente e nel tempo della interruzione del ricambio con il mare.

La prof. Zitelli credo si riferisca all’aumento della durata della chiusura delle barriere del Mose a causa della crescita del livello del mare, ipotizzando anche che le chiusure avvengano fuori stagione autunno inverno, sempre a causa della crescita del livello del mare e dell’aumento delle temperature e che vi siano maggiori apporti, come da lei sopra ipotizzato, e che quindi più nutrienti entrino in una laguna con maggiori tempi di residenza a causa delle chiusure del Mose creando quindi le condizioni ideali per le crisi anossiche. Anche se queste sue ipotesi estreme si verificassero tutte assieme, le ore di stagnazione raggiungerebbero valori prossimi a quelli naturali attuali che si verificano senza Mose durante le quadrature di marea , tutti i mesi compresi quelli estivi a gruppi di 8 ore per 4+4 giorni al mese= 64 ore al mese: benché’ la laguna si trovi già in queste condizioni di ricambio mareale, pressoché assente per più giorni di seguito, la presenza del vento e le condizioni ecologiche di fatto mantengono una qualità delle acque soddisfacente per gran parte della laguna ad esclusione delle aree più periferiche come quelle della gronda lagunare prossime alle foci dei fiumi (Cfr. laguna di San Giuliano in cui per rendere la laguna ancora piu’ resiliente si sta provvedendo a monte con migliori pratiche agronomiche e con la sistemazione delle reti di bonifica , con i progetti di fitodepurazione nel bacino scolante ; lungo la gronda e con il ripristino dei delta lagunari e l’aumento dei territori a barena e delle graminacee di fondale con i programmi Life Seresto gia’ completati con successo e con il programma Life Refresh ora in corso oltre che con altri programmi in corso di finanziamento come Life Retide per la vivificazione naturale mareale e per effetto del vento impiegando metodi tradizionali di dragaggio e ricostruzione di habitat o metodi di gestione attiva con la gestione differenziata delle paratoie (come suggerito dal grande oceanografo dello Scripps Institute Walter Munk, recentemente scomparso, nel 1970: “Let’s the Moon Sweep the Lagoon” : che la luna ripulisca la laguna con l’uso differenziato di organi mobili utilizzando in modo utile l’energia mareale.

In allegato si riportano i due scenari prospettati dall’Ipcc nella bozza di AR6 con previsione minore di 43 cm al 2100 e previsione maggiore di 94 cm. In ogni caso, sulla base delle simulazioni condotte negli studi commissionati dal Magistrato alle Acque situazioni di criticità potrebbero presentarsi a Venezia non prima di 30-40 anni anni e solo in caso della maggiore del livello del mare e nell’ipotesi che non si sia provveduto con il rialzo delle insulae a 130, ne’ con gli intervento di fitodepurazione , ne’ con la gestione differenziata delle paratoie, né con la riduzione delle fonti di azoto e fosforo di origine industriale , urbana ed agricola, ne’ con la sistemazione morfologica della laguna per migliorare la vivificazione mareale, ne’ con miglioramento della capacità di autodepurazione dei fondali lagunari con i previsti e finanziati interventi di recupero idro-morfologico e ambientale nell’ambito delle cosiddette azioni di compensazione del Mose definite a seguito della procedura di infrazione alle norme Europee in materia di ambiente.

Nel caso in cui il livello del mare dovesse crescere di 53 cm al 2100 (in 80 anni), scenario minore di cambiamento climatico, la scadenza di cui sopr, per le stesse condizioni di assenza di qualsiasi misura di adattamento e mitigazione, si sposterebbe a dopo 60-70 anni.

Ma naturalmente le previste misure di adattamento e mitigazione che probabilmente saranno messe in atto , come anche raccomandato nel citato draft dell’IPCC riportato in allegato, e’ molto probabile che rendano la laguna di venezia provvista per prima di organi mobili, come quella più resiliente e capace di adattamento al cambiamento climatico a livello mondiale.

4- Doveva essere creata una zona tampone ( buffer zone) a zero produttività agricola e zootecnica che rappresentasse un filtro di rinaturalizzazione a protezione della Laguna: non è stato fatto.

Non e’ stato fatto a causa del costo di esproprio dei terreni , ma quando essi perderanno di valore per via della salinizzazione delle acque e dei suoli a causa del cambiamento climatico e della maggiore efficienza delle opere di rinaturalizzazione anche a seguito della crescente domanda di servizi ecosistemici sostenibili , allora sara’ possibile, come e’ gia’ avvenuto a Ca’ di Mezzo recuperando una area demaniale o in Valle Millecampi in comune di Codevigo in terreni che hanno perso valore a causa del cuneo salino indotto dalla subsidenza dei suoli agricoli o come sta avvenendo lungo il fiume Osellino nell’ambito dei piani di sistemazione socio-ecologica dei corsi d’acqua urbani.

B) rispetto alle caratteristiche costruttive Il MOSE non dà alcuna certezza di risposta, di ripetitività delle manovre e degli esiti.

1 – il Mose è intrinsecamente instabile (le paratoie oscillano infatti attorno alle cerniere ) e avrà comportamenti sempre diversi in ragione delle diverse condizioni e forze che si eserciteranno sulle paratoie.

Il Mose non e’ intrinsecamente instabile, e’ intrinsecamente stabile in quanto, in caso di crescita del dislivello mare-laguna oltre una soglia di sicurezza per un tempo ripetuto la paratoia riduce il suo angolo di esercizio e si porta piu’ prossima al fondale per poi riemergere quando il dislivello si sarà ridotto. Non deve preoccupare neanche il momentaneo apporto d’acqua in laguna con la paratoia ribassata in quanto si tratta di una quantita’ trascurabile rispetto al volume dell’invaso lagunarre da colmare : ad esempio con una chiusura anticipata a +60 cm in occasione della bassa marea precedente la capacita’ disponibile prima di raggiungere la quota 110 cm e’ dell’ordine di 250 milioni di m3. Queste manovre sono di facile esecuzione in quanto e’ sufficiente interrompere l’immissione progressiva dell’area necessaria per mantenere in assetto di 42° le paratoie; queste manovre sono inoltre richieste per le mareggiate di maggiore intensità o per le sesse eccezionali, eventi altamente prevedibili già 5 giorni prima del loro verificarsi, come hanno dimostrato le simulazioni da me eseguite quando ero alla direzione della control room del Mose in Arsenale dal 2012al 2015.

2- Nessuno sa come si comporteranno con venti a 100-120 km/h e onde alte anche alcuni metri alle bocche di porto.

I componenti strutturali delle paratoie del Mose dimensionato per resistere sino a un livello del mare di 3,5 m in mare in presenza di una tempesta con onde di tempo di ritorno di 300 anni.

Il dislivello limite mare – laguna e’ invece di 2,5 oltre il quale la spinta di galleggiamento prodotta dallo spiazzamento dell’acqua non e’ piu’ in grado di opporsi alla marea crescente senza che questa tracimi: in queste condizioni il Mose riduce notevolmente il flusso dell’acqua che entra in laguna oscillando attorno ad un angolo inferiore ai 42° per effetto di forze contrastanti variabili: del peso proprio, della spinta della corrente, del dislivello e della compressione isoterma dell’aria al crescere della sommersione da un lato, e dall’altro per l’ aumento del braccio del momento di sollevamento di ritorno e della possibilità di ripristino della spinta di sollevamento spiazzando nuovamente tutta l’acqua con nuova aria.

Per il dimensinamento del Mose si sono impiegati programmi di resistenza delle strutture e programmi di gestione idrodinamica delle operazioni di chiusura e riapertura , modelli di propagazione e penetrazione e risonanza del moto ondoso e delle oscillazioni di massa, modelli fisici in scala diversa per il dimensionamento del periodo proprio delle paratoie in modo che fosse sufficientemente lontano dal periodo delle onde incidenti di bora e scirocco. Il prof. Chiang C. Mei che aveva sollevato il problema nel 1992 ha poi supervisionato e espresso un parere positivo sul nuovo dimensionamento delle paratoie sulla base delle prove con i modelli fisici a diversa scala nell’ormai storico ma sempre attuale Centro Modelli idraulici del Magistrato alle Acque di Voltabarozzo a Padova : Il modello fisico infatti rappresenta ancora il mezzo di elezione nel trattare i problemi di instabilità delle strutture sollecitate da fluidi in movimento, nonostante i progressi nella modellazione matematica di detti processi fisici legati ai fenomeni di turbolenza in presenza di una molteplicità di periodi propri di risonanza.

3- Nessuno può escludere che le paratoie vadano in risonanza disarmonica come ha ipotizzato il prof Chiang C. Mei del pool degli Esperti Internazionali e nessuno può prevedere quali possano essere gli esiti di una risonanza disarmonica.

Vedi sopra l’iter progettuale con il nuovo dimensionamento dopo il 1992 e la possibilità di tenere le paratoie a angoli inferiori a quelli di normale esercizio, risultati che confermano come il rischio di risonanza sub-armonica sia da considerarsi trascurabile per tutta la vita utile dell’opera su questo si rimanda al parere di Chiang C. Mei rassegnato nel 2012 al Magistrato alle Acque e approvato dal Comitato Tecnico del Magistrato alle Acque.

4- il sistema dei cassoni di cemento, alti come palazzi, infissi nel fondo dei canali portuali rappresenta un elemento di irreversibilità in un ambiente in evoluzione che presto richiederà nuovi e diversi adattamenti climatici strutturali e morfologici

E’ questa una annosa questione che si rifa’ a quanto previsto nella Seconda Legge Speciale per la Salvaguardia di Venezia (LEGGE 29 NOVEMBRE 1984, N. 798 NUOVI INTERVENTI PER LA SALVAGUARDIA DI VENEZIA), in merito all’uso delle somme allocate per la difesa fisica di Venezia: “anche mediante interventi alle bocche di porto con sbarramenti manovrabili per la regolazione delle maree, nel rispetto delle caratteristiche di sperimentalità, reversibilità e gradualità contenute nel voto del Consiglio superiore dei lavori pubblici n. 201 del 1982”

Il Consiglio Superiore infatti con detto Voto aveva bocciato il Progettone, prima ipotesi di difesa di Venezia con Opere fisse e opere mobili, in quanto riduceva di molto l’ampiezza delle bocche con opere fisse che avrebbero comportato una riduzione permanente del flusso di marea del 40% sempre , anche in estate, e avrebbero alterato permanentemente il paesaggio lagunare con chilometri di dighe fisse oltre che modificare il trasporto dei sedimenti. Per queste ragioni lo studio della soluzione poteva continuare ma a patto che si acquisisse la massima fiducia possibile sulla bonta’ della soluzione non solo in termini di efficacia contro le acque alta ma anche di assenza di impatti ambientali e paesaggistici con un metododi studio e progettazione che doveva rispettare criteri di sperimentalità, reversibilità e gradualità.

Q
uesto criterio di buon senso prevede che la progettazione sia fondata su conoscenze sperimentali, non necessariamente in scala reale potendosi utilmente utilizzare i modelli fisici a scala ridotta , la soluzione si sviluppi per fasi in modo da trasferire le conoscenze empiriche di realizzazione dai prototipi al reale ( e questo e’ stato fatto per tutte le piu’ importanti lavorazioni non usuali come : il sistema di consolidazione del suolo, la preparazione dei calcestruzzi con superfluidificanti, i sistemi di protezione catodica, la sperimentazione della paratoia a ventola in scala reale con diverse opzioni di movimentazione dell’acqua / aria e di gancio sgancio e di ammortizzare d’urto in caduta, la stabilizzazione del suolo di appoggio dei cassoni, la tenuta dei giunti Omega e Gina dei cassoni, il comportamento del terreno a causa dello scarico e carico con le opere )e da una bocca (quella di Treporti in cui si sono testati i sistemi di varo dei cassoni e di installazione delle paratoie oltre che i trasduttori angolari di posizione ed altri aspetti di organizzazione del cantiere) alle altre bocche . Piu’ difficile da soddisfare, perche’ mal posta e’ la richiesta di reversibilità degli interventi : questa richiesta pur tecnicamente sempre possibile, probabile ed auspicabile per il progredire delle tecniche e dei materiali, per la gran parte dei componenti modulari di cui e’ costituita l’opera, non lo e’ in termini economici per gli interventi di fondazione e di realizzazione dell’Isola alla bocca di porto di Lido. D’altra parte le fondazioni di rilevanti dimensioni sono elementi imprescindibili per qualsiasi soluzione di intervento con opere elettromeccaniche capaci di bloccare il flusso della marea si fosse scelto in quanto necessarie per impedire l’erosione del fondale naturale delle bocche di porto che si erode gia’ per correnti appena superiori al metro creando voragini sino a 50 m come e’ successo dopo la costruzione del molo delle ceppe presente gia’ dal 1745 come appare nella pianta di Pelland, del 1745.

Nel concreto Al termine della vita utile delle opere elettromeccaniche variabile come gia’ detto da 55 ad 80 anni a seconda della effettiva crescita del livello dei mari, le strutture marittime in calcestruzzo , saranno ancora funzionali. In particolare i cassoni prefabbricati delle gallerie di fondazione a servizio delle opere elettromeccaniche potranno essere rimosse rimuovendo la zavorra e ponendole di nuovo in galleggiamento certamente ad un costo e con un impatto sociale e ambientale non trascurabile, superiore al costo della loro realizzazione e messa in opera. Se lasciate invece sul posto possono essere utilmente utilizzate, trasformandole in gallerie per l’attraversamento delle bocche a piedi o in bicicletta o con mezzi elettrici, con ascensori per la discesa, integrandosi nell’esistente circuito europeo delle piste ciclabili e della mobilita’ sostenibile.

I porti rifugio lato mare e lato laguna possono diventare banchine portuali per collegamenti marittimi o per pescherecci, dopo aver rimosso gli organi elettromeccanici delle conche di navigazione, fornendo luoghi sicuri di approdo in mare ed in laguna a tutte le imbarcazioni, in particolare a quelle per il trasporto di passeggeri e alle navi da crociera (e’ di anno scorso l’unico parere favorevole del M.A. allo studio di Impatto Ambientale al progetto presentato dalla ditta Duferco/ De Piccoli per realizzare un approdo per navi da crociere alla bocca di Treporti).

Figura 1 Giova ricordare che queste improvvisazioni idrauliche di ripristino degli scanni non hanno fatto bene ne’ ai cittadini , ne’ al movimento ambientale ; infatti con la improvvida proposta del Comune di Venezia, portata avanti dall’allora Assessore all’Ambiente Paolo Cacciari, di accettare lo sviluppo del Progetto Mose deciso a Roma nel 2012 a condizione che si studiassero prima i famosi 11 punti, tra cui primeggiava l’intervento di restringimento delle bocche di porto associato alle conche di navigazione: il passo falso che con Berlusconi aprirà le porte alla costruzione del Mose. Questa sorprendente mossa del mondo ambientalista, tradisce una loro ammirazione e eccessiva confidenza nella comprensione del moto dei fluidi, alimentata dalle storiche narrazioni di allora, in particolare di quelle del padovano Geom. Ottavio Spagnuolo e di quelle del bravo artigiano e famoso maestro d’ascia della Giudecca Giuseppe Giupponi che soleva dire: “el mar va combattuto in mar”: bisogna dunque rispristinare gli scanni che proteggevano le bocche di porto per ridurre la profondita’ del canale scavato per agevolare il porto a danno della laguna e di Venezia. La soluzione divenne così popolare che fu persino ripresa e pubblicata nel Piano di riqualificazione ambientale nel 1988, pubblicato negli atti del Convegno dell’Università Verde Veneziana, curatore Arch. Maurizio Calligaro, in cui si era arrivati a disegnare il prolungamento ricurvo a pipa verso sud di tutti i moli alle bocche di porto assieme alla riduzione della profondità delle bocche, con le losanghe gialle riportate in figura ; il tutto senza alcun avvallo scientifico, come le prove con modello matematico o modello fisico: allora e in parte anche ora la scienza idraulica non era praticata in quanto ritenuta venduta al partito del fare.Infine qualora si volesse provare a restringere permanentemente la bocca, l’ esistente protezione del fondale in pietrame con massi da 16 tonnellate progettate per resistere a correnti sino a 6m/s potra’ consentire di installare e provare in scala reale quei sistemi di resistenza passiva auspicati dai movimenti no Mose e ripresi dalla prof. Zitelli (riduzione dei fondali di cui, a onor di cronaca , il prof. Stefano Boato e’ stato ed e’ fautore riprendendo forse una frase del Giupponi: “el mar va combattuto in mar”)

Questo tipo di intervento, che è stato proposto da persone non esperte di idraulica in sostituzione alle paratoie mobili per la riduzione delle acque alte modificando la capacità di portata delle bocche, e’ comunque inutile e dannoso come piu’ volte la scienza idraulica ed ambientale ha dimostrato.

C ) Rispetto al rapporto tra tempi di chiusura e l’ecosistema lagunare la questione si richiamano solo alcune criticità.

1.le paratoie vanno alzate con molto anticipo rispetto al colmo di marea tagliando la marea entrante;

Si certo , per creare una riserva di volume anche a partire dalla bassa marea precedente gestendo la laguna come una grande cassa di espansione fluviale utile anche per contenere le piene ed il deflusso del bacino scolante e dunque con grande utilita’ ed affidabilità ,e allora dove e’ il problema? La laguna st’ troppo chiusa? Vedi sopra ; l’evento non e’ prevedibile per cui si perde l’occasione per fare questa manovra ? No questi eventi pronunciati sono sempre molto prevedibili.

2- interrompendo per molte ore il rapporto con il mare, si interrompe così l’apporto di ossigeno ai sistemi ecologici dell’ intera Laguna; 3- si possono instaurare fenomeni localizzati di anossia ( che sono biologicamente irreversibili ) tanto più estesi in ragione dei fattori idrodinamici e trofici locali.

Non e’ vero , come gia’ detto la vivificazione mareale si interrompe gia’ ogni mese per 8 giorni di quadratura 8 ore in ciascun giorno senza alcuna grave conseguenza anche nei mesi estivi , figuriamoci nei mesi autunnali e invernali in cui sono più’ probabili le acque alte! Sopra si e’ già spiegato come migliorare comunque la vivificazione e la capacita’ trofica lagunare anche grazie al Mose.

4- le chiusure / aperture potrebbero essere complicate da alte maree ripetute per cui non si farebbe a tempo ad abbassare le paratoie che andrebbero subito risollevate. Il rischio è che rimangano chiuse per periodi molto più lunghi di quelli compatibili con la “ respirazione “ lagunare.

Nelle condizioni attuali di livello del mare, per episodi ripetuti la distanza fra due eventi e’ sempre considerevole e dell’ordine delle 6 ore di semiperiodo della marea astronomica semidiurna o diurna.

Se al crescere del livello del mare la durata della chiusura dovesse prolungarsi questa passerà principalmente dalle 3 ore attuali alle sei ore sempre per via del semiperiodo della marea astronomica. Nei casi in cui il sovralzo di tempesta dovesse essere prolungato, perche’ si manifesta in condizioni di quadratura, si osserva che esso raramente potra’ superare le 18 ore, al termine delle quali si potra’ decidere. se l’evento accade in tempo estivo o autunnale in periodi con temperature e assenza di vento tali da presentare un rischio di anossia, con manovre differenziate ripetute di riapertura e chiusura sara’ possibile ripristinare le condizioni di ossigenazione preesistenti Al riguardo sono state condotte estese simulazioni con modello ecologico da parte della Technital con il Modello Delft 3d di Deltares Olanda con dettagliate campagne di qualita’ delle acque per caratterizzare questo rischio e calibrare il modello.

D) L’impatto dell Ambiente sul MOSE ne evidenzia ilimiti

  1. rispetto al cambiamento climatico , la conformazione rigida e le quote di profondità assegnate alle tre bocche di porto le rendono irreversibili a causa della barriera di cemento Infissa nel fondale.

Gia’ risposto sopra a proposito del criterio di reversibilita’ tenedo conto dell’utilita’ delle opere e dei costi della sua applicazione

  1. l’opera è di conseguenza ottusa, inadatta a qualunque adattamento che si renda necessario per far fronte all’ innalzamento del livello marino.3- Non rimarrebbe che regolare le maree con chiusure delle bocche di porto sempre più frequenti.

Le fondazioni dell’opera, necessarie per qualsiasi sistema di regolazione del flusso, potranno essere “ottuse” nel senso di essere poco flessibili per altri scopi che non siano quelli dell’inserimento dell’opera nel territorio; Il sistema elettro-meccanico e di comando e controllo invece e’ estremamente flessibili ed adattativo, potendo azionare le 78 paratoie con grande libertà quando necessario, senza disturbare lo scambio con il mare quando non necessario, come richiesto in sede di legge speciale ( flessibilita’ e sperimentalita’ a a garanzia dell’adattamento delle opere a mutevoli esigenze con minimo impatto ambientale; quest’opera invece al pari di qualsiasi altro tipo di barriera mobile l’opera invece, come sopra detto per qualsiasi tipo di barriera, non può dirsi reversibile in pratica per ragioni di costo ; presentando d’altro canto possibilita’ di adattabilita’ per altri usi, se mai ve ne fosse necessario al termine della sua vita utile)

E’ una opera sperimentale perché a fronte dei vincoli imposti nelle molteplici sedi approvative sono stati condotti studi e sperimentazioni per un importo di almeno 500 milioni di euro per fornire le risposte a tutte le richieste pervenute dagli organi di governo e dai loro consulenti, spesso per soddisfare richieste capziose con notevole dispendio di tempo e di risorse , Come ammonisce il gia’ Sindaco di Venezia, Ministro dei Lavori Pubblici e direttore del Porto di Venezia prof. Paolo Costa sul Corriere della sera del 12 Luglio 2020:“un vero e proprio sabotaggio del procedimento da parte dei detrattori ideologici del Mose” , dannoso anche esso come la corruzione per via degli “anni persi con l’inutile rallentamento della fase di valutazione di impatto ambientale e nel tentativo di stoppare i lavori anche dopo che questi erano iniziati” ad esempio con l’apertura di infrazione europea alle norme ambientali; “ il dissenso sul Mose mantenuto contro ogni evidenza ha invece un’altra grave conseguenza : legittima i decisori (Stato, Regioni, enti Locali) già tiepidi a rinviare la soluzione dei problemi collaterali” quali quelli dell’accessibilità portuale con la Conca di Malamocco da sistemare, con la possibilità di mantenere o meno la conformazione attuale del Molo Sud alla luce delle possibili decisioni sui futuri del Porto in laguna; ma aggiungo io rinviare anche le opere di riequilibrio morfologico come la manutenzione dei canali e delle opere di salvaguardia in generale che oggi giacciono inattuate e non finanziate.

Sulla base della mia esperienza passata di responsabile del coordinamento degli studi e delle sperimentazioni per l’avviamento del Mose posso dire che Il Mose e’ un sistema flessibile nel senso che ha proprietà di adattamento e di resilienza in quanto le paratoie, se lasciata a se’ stesse dopo l’emersione, al crescere della marea ritornano sott’acqua sottraendosi al moto ondoso e alle correnti e che in questa modalità eccezionale le barriere possono comunque ridurre significativamente l’acqua alta a Venezia

In termini di flessibilita’ di funzionamento ed adattabilita’ a funzionare anche per altre necessita’, grazie alla sua modularita’ e velocita’ di manovra puo’ regolare l’energia della marea per scopi diversi:

  1. per la difesa dalle acque alte:
  • con chiusure complete simultanee per tutte le bocche
  • con chiusure della sola bocca di Lido
  • con chiusure parziali di tutte le bocche assieme per limitare il flusso al minimo indispensabile senza alterare la trofia lagunare
  • per creare una cassa di espansione in cui facilitare il recapito delle acque dal bacino scolante
  1. per migliorare i processi idro-morfologici di risospensione e trasporto dei sedimenti

– chiusure per limitare erosione delle barene in caso di vento di bora con onde sopra la barena

– chiusure per trattenere i sedimenti sui bassifondali e le barene impedendo che raggiungano con il riflusso i canali interrandoli o il mare.

c. per migliorare la qualita’ delle acque

– riducendo o guidando il flusso mareale per facilitare la raccolta di sversamenti accidentali

– inducendo correnti residue per il ricambio con manovre differenziate di apertura e chiusura

– impedendo l’ingresso dal mare di sostanze inquinanti portate dai fiumi limitrofi o dal mare

– facilitando il soccorso in mare in caso di incidente aereo o marittimo

d. per attivita’ di ricerca e di formazione di visitatori studenti e ricercatori e tecnici di altre zone costiere per formarli sulle scienze e tecnologie marine e sui dispositivi del Learning and Building with Nature (cfr. Relazione per il n°0 dei quaderni del Consorzio Venezia Nuova del 2017 a cura di ing. Giovanni Cecconi , Comunita’ Locale Wigwam Laboratorio Venezia per la Resilienza).

Al riguardo si ricorda che la stessa prof. Zitelli 25 anni fa ebbe un contratto per coordinare il progetto di rigenerazione della Palude della Rosa su incarico del Magistrato alle Acque tramite il Consorzio venezia Nuova utilizzando queste tecniche di ingegneria Naturalistica, tecniche che le sono familiari, come i dragaggi di vivificazione, il trapianto di zostera noltii, lo sviluppo di orgnismi microbici, per cui non si capisce perche’ quando queste tecniche sono praticate da altri senza la sua partecipazione, diventino interventi inattuabili, se non inutili o dannosi.

Altre prove sperimentali avanzate di interesse tecnico e scientifico internazionale potrebbero riguardare lo studio delle interazioni fra corpi galleggianti ancorati e le onde e le correnti da condursi alla Bocca di Chioggia con chiusure sperimentali e dimostrative di sole 4 paratoie laterali.

La virtualizzazione del sistema Mose con le tecniche della realtà aumentata e della modellazione fisica con restituzione grafica 3d immersiva in una apposita area dell’Arsenale di Venezia in adiacenza della Control Room vera e propria potrà attrarre una vasta gamma di visitatori (turisti, studenti , tecnici, scienziati, ricercatori internazionali, finanziatori, innovatori sociali, per una esperienza fisica unica e irripetibile oltre che di relazione con gli artigiani ed artefici delle tecnologie del Mose e del Building with Nature; arricchendosi delle presentazione di altri innovazioni mondiali del momento sulla scena finanziaria internazionale.

In questo modo Venezia potrà imparare a diventare la prima Citta’ Arena Espositiva delle Innovazioni Socio-Ecologiche Permanenti a livello internazionale per facilitare l’innovazione legata all’ambiente nelle citta’ costiere di grande interesse storico e culturale minacciate dal turismo e dal cambiamento sia esso climatico, sanitario o sociale : Una intrapresa da condurre con i partner pubblici e privati che amano Venezia Una impresa questa dovuta e necessaria per restituire alla nazione gli investimenti passati e compensare i costi della futura operatività, gestione e reingegnerizzazione economico-funzionale delle barriere mobili per i secoli a venire.

4- Chiusure sempre più frequenti diventano incompatibili oltre che con l’ecosistema con la stessa portualità e si aprirà a breve, come dicono gli Esperti Internazionali , “ il severo conflittotra portualità, salvaguardia di Venezia e salvaguardia della Laguna”

Va detto che la conca esistente alla Bocca di Malamocco non e’ in grado di garantire il transito delle navi da crociera o delle massime navi commerciali portacontainers oggi esistenti sul mercato e questo per un insieme di ragioni tra cui il vincolo paesaggistico di conservare il Molo delle Ceppe e il Molo Sud . Anche la dimensione della conca per via dei suddetti vincoli e’ limitata per cui i piloti la considerano utilizzabile non per tutte le navi che potrebbero fare scalo a Venezia, d’altro canto e’ evidente come i crescenti traffici abbiano creato un vincolo ancor maggiore alla portualita’ all’interno della laguna per cui sono gia’ state finanziate progettazioni che porteranno al trasferimento progressivo dei traffici marittimi dalla laguna al porto off-shore che a buon diritto potra’ diventare un hub alto adriatico ed un atollo per ospitare in una Citta’ galleggiante Expo delle migliori innovazioni. Occorre una visione condivisa delle nuove funzioni dell’atollo porto expo permanente e/o isola di quarantena del turismo di massa e dell’innovazione tecnologica e sociale tutta da sviluppare e condividere con una visione di lungo periodo di almeno 15 anni. .

Mentre matureranno queste idee e questi studi di fattibilità oggi resi urgenti dalla crisi Corona , i concessionari attuali delle banchine portuali potranno convincersi della necessità e utilità per tutti del cambiamento . Con rinnovata fiducia si potrà procedere alla riorganizzazione dei traffici sul lungo periodo mentre nel breve si darà corso finalmente alla manutenzioni dei canali e darsene interne e alla protezione dei bassi fondali con benefici per il Porto e per l’ ambientale lagunare

In conclusione e’ questo il momento per creare una grande indifferibile opportunità per considerare seriamente il trasferimento del traffico maggiore in un Atollo Nuova Venezia in Alto Adriatico (o sotto costa) che possa svolgere un insieme di funzioni tutte riconducibili alla innovazione sociale e cioe’ a beneficio dei cittadini e dell’economia e dunque la crescita del livello del mare con la conca attuale che diventera’ prima o poi insufficiente, rappresenta il cronometro che scandita’ il momento in cui la portualita’ dovra’ essere trasferita in mare aperto, come ebbe a dire l’ing. Rugen Capo del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici nel voto con cui bocciò il primo progetto di barriere Mobili del Magistrato alle Acque attraverso il Consorzio Venezia Nuova allora (1990) guidato dall’On. Zanda e dall’ing. Mazzacurati:Il progetto si chiamava Rea: Riequilibrio e Ambiente. Rugen boccio il Rea perche’ le barriere mobili erano prescritte per legge senza che si fosse prima affrontato il futuro della Portualità Veneziana.

Mi auguro e mi adopero affinché’ a trenta anni di distanza dal progetto Rea ed a quaranta anni dal progettone non si ripetano oggi gli errori del passato nell’affrontare con responsabilità e orgoglio i problemi che la Salvaguardia di Venezia ci pone; primo fra tutti che la costituenda Autorità per la Gestione Lagunare ricondotta all’alveo della tradizione Veneta del Magistrato alle Acque sia definita e finanziata con lungimiranza per dare i suoi frutti fra 15-20 anni ed al tempo stesso creando opportunità per eccellenti lavori da subito. Ad esempio la riorganizzazione di Thetis, Comar, Consorzio Venezia Nuova nell’ambito della nuova Autorrita’ non potra’ che essere analizzata e decisa avendo approfondito insieme i futuri che vogliamo si presentino nei prossimi 15-20 anni per Venezia nello scenario mondiale, nazionale e regionale. Creando opportunita’ per un rinnovamento e aumento di personale , mentre ora tutti sono in lotta contro tutti per salvaguardare la poltrona o il posto di lavoro (si vedano piu’ avanti le opportunita’).

Per poter iniziare e’ subito necessario un corso di formazione immediato per tutti i decisori e per i partiti politici affinche’ imparino a lavorare con il futuro, utilizzando questi strumenti di analisi strategica, ad esempio con i metodi proposti ormai due anni fa e rimasti inascoltati dal prof. Roberto Poli dell’Universita’ diTrento assieme a Skopia ed a Wigwam Laboratorio Venezia.

Rimane infine da considerare anche un aspetto determinante dell’impatto dell’ ambiente sull’opera. Ogni manufatto sul fondo del mare é destinato a diventare un relitto. L’erosione per i fattori fisico- chimici e il bio-deterioramento (Fouling di pellicole batteriche e invertebrati sessili cozze, botrilli, patelle ecc ) rappresentano una sfida improba e costosissima. Per questa costosa e sostanzialmente incalcolabile manutenzione, proiettata nel tempo, diverrà obbligatorio valutare i benefici rispetto ai costi e rispetto a nuove esigenze di adattamento che ora si sono volute ignorare. Tutto ciò è stato accuratamente valutato nella VIA resa nel 1998, che è stata ignorata e che invitava a trovare ed esperire vie di maggior compatibilità ambientale e di maggior duttilità dei sistemi di difesa dalle acque alte , a cominciare dai progetti per insulae. Si raccomandava anche una maggior osservazione dei processi economici anche in relazione ai cambiamenti climatici . Prof. Andreina Zitelli Venezia Estensore del Parere di VIA sul Mose

I costi della manutenzione sono dell’ordine di 40 milioni di euro all’anno a causa delle operazioni di manutenzione delle paratoie e di consumo di energia per il condizionamento dell’aria in galleria e per la produzione dell’aria compressa, essendo i 100 milioni all’anno comprensivi anche della manutenzione dell’ambiente lagunare e delle spiagge e dei marginamenti e canali lagunari compresi quelli portuali.

In percentuale e ‘un costo simile a quello di altre barriere già operative nel mondo come quella di Rotterdam se si tiene conto che la barriera di Rotterdam a differenza delle paratoie del Mose può rimanere all’asciutto quando non è utilizzata a lato del canale e che il suo uso è di una due volte ogni 10 anni, con stessa vita utile del Mose di 100 anni.

Nel caso del Mose, l’on. Luigi Zanda nel corso di una riunione del comitato tecnico operativo del 1989 a cui partecipava anche il prof. Arturo Colamussi, avvocato della soluzione tipo Rotterdam ante litteram ( in quanto le barriere di Rotterdam erano ancora tutte da studiare) assunse la decisione della maggioranza di collocare le paratoie del Mose sul fondale marino escludendo così la presenza di alcuna pila intermedia e così pure l’occupazione dei territori di spalla in cui insistono le fortezze storiche Veneziane.

La decisine come ben ricordano i presenti , fu dettata dalla evidente impossibilità di superare i vincoli allora posti al progetto dagli esperti del Ministero dell’Ambiente e dalla Soprintendenza ai Beni Paesaggistici i quali sotto la spinta dei movimenti ambientalidi allora ben difficilmente avrebbero potuto accettare la soluzione Colamussi, pena la fine del progetto Mose e con esso dell’interesse dello Stato e delle imprese a mantenere quel flusso di finanziamenti garantito per trenta anni e oltre a Venezia, anche per opere che poco avevano a che fare con la difesa dalle acque alte della citta’ storica patrimonio dell’umanita’ come il rifacimento di Piazza Ferretto.

Solo rincorrendo una soluzione impossibile, che la gran parte riteneva si sarebbe solo studiata, ma mai fatta, fu possibile mantenere un delicato equilibrio di interessi in laguna che faceva contenti tutti, o quasi.

Le cose poi presero una piega diversa con la legge Obiettivo di Berlusconi del 2001 che assegnava 125 miliardi di Euro per le grandi opere tra cui il Mose

Si avviò così la progettazione a prezzo chiuso del Mose con la cerimonia della prima pietra nel 2003 per la lunata di Malamocco: la soluzione impossibile che prescindeva dal costo della manutenzione e che mai sarebbe stata avviata era di fatto operativa! Dunque allora la guerra tra il partito del fare e quello dei detrattori ideologici, non permetteva soluzioni con una attenzione maggiore al costo della manutenzione.

Ben diversa e’ ora la situazione con il Mose che incomincerà ad essere utilmente utilizzato a partire dalle prossime acque alte autunnali. Chi vorrà potrà cambiare atteggiamento e iniziare ora un nuovo periodo di collaborazione franca non ideologica che possa portare ad un rapido completamento dell’avviamento del Mose ed a minori costi di gestione e manutenzione anche prima del completamento e collaudo da progetto dell’opera, ad esempio chiedendo e vigilando che si introducano:

-Nuovi e più economici mezzi per la rimozione delle paratoie, dopo aver ottimizzato quelli esistenti.

– Un nuovo mezzo per la rimozione dei sedimenti e dispositivi costieri di prevenzione dei depositi.

– Lo studio di materiali compositi in sostituzione all’acciaio con migliore resistenza alla corrosione.

– La riprogettazione del sistema di condizionamento dell’aria in galleria e dei sistemi antincendio con criteri di efficacia e di efficienza.

– un Nuovo sistema di produzione di energia da fonti rinnovabili con suo stoccaggio sotto forma di aria compressa pronta per l’uso riducendo il parco generatori e compressorida rivendere o da cedere in gestione all’Enel .

– Nuovi servizi per l’ambiente lagunare e l’economia locale (produzione di agar da alghe rosse , formazione, turismo tecnologico, naturalistico, culturale , servizi di protezione civile in mare Alto Adriatico)

– Realizzazione dell’ Attrattore per la progettazione dell’Atollo Venezia Expo permanente dell’eco-innovazione e del porto off-shore , oltre che del Centro di Realta’ Aumentata all’Arsenale, sopra descritto.

Solo cosi si potranno rendere minimi i costi del Mose e massime le molteplici utilità dell’opera.

Ringrazio la prof. Andreina Zitelli per aver sollecitato con il suo articolo questa mia nota che spero possa aiutare a gettare le basi per azioni concordi e condivise di miglioramento sociale ed ambientale dei veneziani nella loro territorio, essendo Veneziani tutti quelli che la amano e che desiderano conoscerla.

Ing. Giovanni Cecconi Wigwam, Laboratorio per la Residenza e Resilienza della Comunita’ Locale Veneziana

Segue un aggiornamento sulla previsione di crescita del livello del mare ormai ritenuta da tutti molto probabile, utile per valutare quale potrà essere la vita utile tecnica del Mose e quali le sue prestazioni complessive, prima dei futuri interventi per Venezia.

Secondo quanto anticipato dallIPCC-SAR6 ora in discussione fra 80 anni si prevede:

  1. come valore inferiore (scenari di emissioni di gas a effetto serra: bassi , RCP2.6 ). probabile al 2010 una crescita dei livelli medi del mare di 43 cm a cui si aggiunge a Venezia una probabile riduzione per effetto del bacino mediterraneo che qui si trascura + la subsidenza stimata in 10 cm al secolo per cui il valore minimo sara’ di 53 cm al 2100 con una variabilita’ di +/- 25% .
  2. come valore superiore (scenari di emissioni di gas a effetto serra: elevati , RCP8.5) si prevede una crescita al 2100 di 84 cm a cui sommando la subsidenza di 10 e senza tener conto della probabile riduzione mediterranea si arriva a 94 cm al 2100 , attraversando la soglia critica dei 53 cm al 2075.
  1. La vita utile del Mose e’ di 100 anni e dunque dovrebbe interessare il periodo dal 2020, anno di completamento delle opere elettromeccaniche, al 2120. Ma ora, per i ritardi accumulati e la crescita del livello del mare nel frattempo intervenuta assieme alla maggiore confidenza sugli scenari di crescita dei livelli del mare di cui sopra : anche con uno scenario basso si prevede una crescita di 53 cm del livello del mare e, senza ulteriori rialzi delle insulare, si arriverà dunque dopo 80 anni dal 2020 al 2100 al termine della vita utile del sistema Mose, in quanto la sua funzionalità sarà compromessa dall’eccessivo numero e durata delle chiusure necessarie per tenere il livello sotto la quota 110. A causa della crescita esponenziale delle chiusure anche i danni evitati cresceranno esponenzialmente e si stima che i benefici dell’opera possano diventare pari a 2-3 volte il costo di costruzione e manutenzione1. Per quanto riguarda la vita utile invece essa sara’ piu’ breve di almeno 20 anni, (80 invece di 100 anni) sempre che non si provveda al rialzo delle insulae a 130 cm.2
  2. Nel caso di una crescita massima del livello del mare di 94 cm al 2100, la vita utile si riduce dal 2100 al 2075 di ulteriori 25 anni, per una lunghezza complessiva di 55 anni, mentre il beneficio dell’opera continua ad aumentare rispetto al suo costo sempre per l’aumento esponenziale delle chiusure e quindi dei danni evitati , sia pure con una vita utile dimezzata, che comunque potra’ essere allungata di altri 30 anni con il rialvo delle insulae a 130 cm.

Le argomentazioni di cui sopra traggono spunto dai risultati di uno studio del 2014 dell’Università di Padova Dipartimento di Scienze Economiche e Aziendali, il quale dimostra il raddoppio dei benefici all’aumentare della crescita del livello del mare nei prossimi 100 anni.

Nel seguito si riporta un estratto per i Policy makers del IPCC Appraisal Report n° 6 draft Relativo a IPCC Special Report on the Ocean and Cryosphere in a Changing Climate (SROCC) Del Settembre 2019

1 Nel corso delle progettazioni con scenari di crescita del livello del mare storici senza gli effetti del cambiamento climatico si era stimato un beneficio del Mose sempre superiore al suo costo. Queste valutazioni economiche dovrebbero ora essere aggiornate alla luce della minore incertezza sugli scenari di cambiamento climatico, cogliendo l’occasione dell’insediamento della Nuova Agenzia per aggiornare in modo integrato e partecipato: sia le regole di gestione del sistema Mose (in primis il il livello di salvaguardia , ora a 110 cm) sia la frequenza e le operazioni di manutenzione per garantire le prestazioni dell’opera con un livello di affidabilità socialmente ed economicamente accettabile, sia la predisposizione, approvazione e autorizzazione di spesa di un ulteriore rialzo delle insulae a 130 cm che possa essere eseguito tempestivamente in relazione alla effettiva cresciuta del livello dei mari, sia la predisposizione, approvazione e autorizzazione delle manovre di cui sopra utili per l’ecosistema lagunare assieme alle regole operative ed i monitoraggi di controllo; sia tutte quelle altre azioni collaterali utili a garantire l’efficacia e efficienza del Mose e ad aumentare gli attuali livelli di occupazione come sopra descritto.

2 con un rialzo delle insulae di 20 cm da 110 a 130 si può prolungare la vita utile di circa 30 anni riportandola a 110 anni con costi di molto inferiori ai benefici in considerazione all’intenso uso a pieno regime protettivo delle barriere che si avrà in questi 30 anni finali di maggiori acque alte..

Aumento del livello del mare e implicazioni per le isole, le coste e le comunità costiere. Draft IPCC AR6 documento di lavoro non ancora ufficiale

Sommario esecutivo della bozza di IPCC AR6

Attenzione traduzione automatica

Questo capitolo esamina i contributi passati e futuri alle variazioni globali, regionali ed estreme del livello del mare, il rischio associato alle piccole isole, le coste, le città e gli insediamenti e le opzioni di risposta e i percorsi per la resilienza e lo sviluppo sostenibile lungo la costa.

Osservazioni

Il livello medio globale del mare (GMSL) sta aumentando (e’ praticamente certo) e sta accelerando (probabilita’ alta fiducia). La somma dei contributi di ghiacciai e calotte glaciali è ora la fonte dominante di aumento di GMSL (altissima probabilita’) Il GMSL dalle misure delle maree e dalle osservazioni di altimetria è aumentato da 1,4 mm/anno nel periodo 1901–1990 a 2,1 mm/anno nel periodo 1970–2015 a 3,2 mm /anno nel periodo 1993/2015 a 3,6 mm/anno nel periodo 2006-2015 (probabilita’ alta ).

La causa dominante dell’aumento di GMSL dal 1970 è la forzatura antropogenica (probabilita’ alta ). Il GMSL era considerevolmente più alto di oggi durante gli stati climatici passati che erano più caldi di quelli preindustriali, incluso l’ultimo interglaciale (LIG; 129-116 ka), quando la temperatura media globale della superficie era di 0,5 ° C -1,0 ° C più calda e nel periodo di riscaldamento medio-pliocenico (mPWP; ~ 3,3 a 3,0 milioni di anni fa), 2°C-4°C più caldo.

Nonostante il modesto calore globale dell’Ultima interglaciale, la GMSL era probabilmente più alta di 6-9 m, principalmente a causa dei contributi delle calotte glaciali della Groenlandia e dell’Antartico (rispettivamente GIS e AIS), e probabilmente più alta di 10 m (probabilità media).

Sulla base delle nuove conoscenze sui vincoli geologici del 5 ° Rapporto di valutazione IPCC (AR5), 25 m è un limite superiore plausibile su GMSL durante il mPWP (bassa probabilità).

Le incertezze continue nelle ricostruzioni del paleo livello del mare e la modellizzazione delle conclusioni ostacolano le conoscenze sulle magnitudini totali e i tassi di aumento del livello del mare passato (SLR).

Inoltre, le lunghe scale temporali (pluriennali) di questi cambiamenti climatici e del livello del mare passati e le influenze climatiche regionali derivanti dai cambiamenti nella configurazione orbitale della Terra e dai feedback sul sistema climatico, portano a una scarsa affidabilità nel loro uso nei confronti diretti per prevedere i cambiamenti futuri a breve termine.

I driver antropogenici non climatici, compresi i trend demografici e di insediamento recenti e storici e la subsidenza antropogenica, hanno svolto un ruolo importante nell’aumentare l’esposizione delle comunità costiere e la vulnerabilità agli eventi della SLR e del livello del mare estremo (ESL) ( probabilità altissima). Nei delta costieri, ad esempio, questi driver hanno alterato la disponibilità di acqua dolce e sedimenti (elevata affidabilità).

Nelle aree costiere più basse, i cambiamenti indotti dall’uomo possono essere rapidi e modificare le coste in brevi periodi, superando gli effetti della SLR (alta affidabilità). L’adattamento può essere intrapreso a breve e medio termine prendendo di mira i driver locali di esposizione e vulnerabilità, nonostante l’incertezza sugli impatti della SLR locale nei prossimi decenni e oltre (alta confidenza).

Gli ecosistemi costieri sono già influenzati dalla combinazione di SLR, altri cambiamenti degli oceani legati al clima e effetti negativi delle attività umane sull’oceano e sulla terra (alta confidenza). L’attribuzione di tali impatti alla SLR, tuttavia, rimane problematica a causa dell’influenza di altri fattori climatici e non climatici come lo sviluppo delle infrastrutture e il degrado dell’habitat indotto dall’uomo (alta confidenza).

Gli ecosistemi costieri, tra cui le barene, le mangrovie, le dune con vegetazione e le spiagge sabbiose, possono costruire verticalmente ed espandersi lateralmente in risposta alla SLR, sebbene questa capacità vari tra i siti (alta confidenza). Questi ecosistemi forniscono importanti servizi che includono la protezione costiera e l’habitat per diversi biota.

Tuttavia, a seguito di azioni umane che frammentano gli habitat delle zone umide e limitano la migrazione verso terra, gli ecosistemi costieri perdono progressivamente la loro capacità di adattarsi ai cambiamenti indotti dal clima e fornire servizi ecosistemici, anche fungendo da barriere protettive (alta confidenza).

Il rischio costiero è dinamico e aumentato dai cambiamenti ampiamente osservati nelle infrastrutture costiere, nei mezzi di sussistenza della comunità, nell’agricoltura e nell’abitabilità (elevata affidabilità). Come per gli ecosistemi costieri, l’attribuzione dei cambiamenti osservati e il rischio associato alla SLR rimane difficile.

I driver e i processi che inibiscono l’attribuzione includono cambiamenti demografici, delle risorse e dell’uso del suolo e subsidenza antropogenica. Una varietà di risposte di adattamento agli impatti e ai rischi delle coste sono state implementate in tutto il mondo, ma principalmente come reazione all’attuale rischio costiero o a catastrofi subite (alta affidabilità). Le misure di protezione della costa (dighe, argini, sbarramenti mobili ) sono diffuse e forniscono livelli prevedibili di sicurezza nell’Europa nord-occidentale, nell’Asia orientale e in molte città costiere e delta. L’adattamento basato sull’ecosistema (EBA) sta continuando a guadagnare trazione in tutto il mondo, offrendo molteplici vantaggi, ma vi è ancora un basso accordo sui suoi costi ed efficacia a lungo termine.

In assenza di adattamento, eventi ESL più intensi e frequenti, insieme alle tendenze dello sviluppo costiero, aumenteranno i danni di alluvione annui previsti di 2-3 ordini di grandezza entro il 2100 (alta affidabilità). Tuttavia, una protezione costiera ben progettata è molto efficace nel ridurre i danni previsti ed economica per le regioni urbane e densamente popolate, ma generalmente inaccessibile per le aree rurali e più povere (alta affidabilità).

Una protezione efficace richiede investimenti nell’ordine delle decine a diverse centinaia di miliardi di USD yr-1 a livello globale (alta affidabilità). Mentre gli investimenti sono generalmente efficienti in termini di costi per le aree densamente popolate e urbane (alta affidabilità), le aree rurali e più povere saranno sfidate a sostenere tali investimenti con costi annuali relativi per alcuni piccoli stati insulari pari a diversi percento del PIL (alta affidabilità). Anche con una protezione rigida ben progettata, permane il rischio di conseguenze potenzialmente disastrose in caso di fallimento delle difese.

I rischi relativi alla SLR (inclusi erosione, inondazioni e salinizzazione) dovrebbero aumentare significativamente entro la fine di questo secolo lungo tutte le coste basse in assenza di ulteriori importanti sforzi di adattamento (altissima affidabilità).

Mentre si prevede che solo le citta’ delle piccole isole e alcune comunità artiche presenteranno un rischio da moderato ad alto rispetto ad oggi in un percorso a basse emissioni, sono attesi rischi da quasi alti a molto elevati in tutti gli ambienti costieri bassi all’estremità della fascia probabile per percorsi ad alta emissione (media affidabilità).

Tuttavia, il passaggio da un rischio moderato a un livello elevato e da un livello elevato a un livello molto elevato varierà da un ambiente costiero all’altro (elevata affidabilità).

Mentre un tasso più lento di SLR offre maggiori opportunità di adattamento, ci si aspetta che i benefici di adattamento possano variare tra le impostazioni costiere. Sebbene l’adattamento ambizioso non sradichi necessariamente il rischio di SLR di fine secolo (media affidabilità), aiuterà a guadagnare tempo in molte località e quindi a gettare solide basi per l’adattamento oltre il 2100.

Scelta e attuazione delle risposte

Tutti i tipi di risposte a SLR, inclusi protezione, sistemazione, EbA, avanzamento e ritiro, hanno ruoli importanti e sinergici da svolgere in una risposta integrata e sequenziale alla SLR (alta confidenza).

La protezione dura e l’avanzamento (costruzione nel mare) sono economicamente efficienti nella maggior parte dei contesti urbani che affrontano la scarsità di terra (alta affidabilità), ma possono portare a una maggiore esposizione a lungo termine. Laddove sia disponibile spazio sufficiente, l’EBA può sia ridurre i rischi costieri sia offrire numerosi altri benefici (media affidabilità). Alloggi come edifici a prova di inondazione ed EWS per eventi ESL sono spesso sia a basso costo che altamente efficienti in tutti i contesti (alta affidabilità). Laddove i rischi costieri sono già elevati e le dimensioni e la densità della popolazione sono basse, o all’indomani di un disastro costiero, la ritirata può essere particolarmente efficace, sebbene socialmente, culturalmente e politicamente impegnativa.

Si prevede che i limiti tecnici alla protezione rigida siano raggiunti in scenari di elevate emissioni (RCP8.5) oltre 2100 (alta affidabilità) e i limiti biofisici all’EBA possono sorgere nel corso del 21 ° secolo, ma le barriere economiche e sociali sorgono ben prima della fine del secolo (media affidabilità).

Le sfide economiche legate alla protezione intensa aumentano con l’innalzamento del livello del mare e renderanno inaccessibile l’adattamento prima che vengano raggiunti i limiti tecnici (elevata affidabilità).

I drivers diversi dalla SLR dovrebbero contribuire maggiormente ai limiti biofisici dell’EBA. Per i coralli, durante questo secolo potrebbero essere raggiunti dei limiti, a causa dell’acidificazione degli oceani e del riscaldamento degli oceani, e per le zone umide di marea a causa dell’inquinamento e delle infrastrutture che ne limitano la migrazione interna. Si prevedono limiti di spazio ben prima che si verifichino limiti alla protezione.

I limiti alla ritirata sono incerti, riflettendo le lacune della ricerca. Le barriere sociali (comprese le sfide di governance) all’adattamento sono già state incontrate.

La scelta e l’attuazione delle risposte alla SLR presenta alla società profonde sfide di governance e difficili scelte sociali , che sono intrinsecamente politiche e cariche di valore (alta affidabilità).

Le grandi incertezze sulla SLR post 2050 e l’impatto sostanziale atteso sfidano le pratiche di pianificazione e decisione stabilite e introducono la necessità di un coordinamento all’interno e tra i livelli di governance e i settori politici.

Le risposte alla SLR sollevano anche preoccupazioni in termini di equità sull’emarginazione delle persone più vulnerabili e potrebbero potenzialmente innescare o aggravare conflitti sociali (alta affidabilità).

IPCC Appraisal Report n° 6 draft : Cambiamenti storici di livello nell’oceano e nella criosfera dal 1950 osservati e modellati. Sono stati considerati per i cambiamenti futuri gli scenari di emissioni di gas a effetto serra: bassi (RCP2.6) e elevati (RCP8.5).Vengono visualizzate le modifiche per: (a) Variazione globale media della temperatura dell’aria superficiale con intervallo probabile. Modifiche relative agli oceani con intervalli molto probabili per (b) Variazione della temperatura media globale della superficie del mare; (c) fattore di variazione nei giorni di ondata di calore marino nell’oceano di superficie ; (d) Variazione del contenuto di calore globale nell’oceano (0–2000 m di profondità). Un equivalente del livello del mare sterico approssimativo è mostrato nell’asse destro moltiplicando il contenuto di calore dell’oceano per il coefficiente di espansione termica media globale (ε ≈ 0,125 m per 1024 Joule) 12 per il riscaldamento osservato dal 1970 ; (h) pH superficiale medio globale (sulla scala totale). Le tendenze osservative valutate sono compilate da siti di serie temporali in mare aperto di durata superiore a 15 anni; (i) variazione globale di ossigeno nell’oceano medio (profondità 100-600 m).Le tendenze osservative valutate vanno dal 1970 al 2010 incentrate sul 1996. Cambiamenti del livello del mare con probabili intervalli (m) di variazione globale media del livello del mare. L’ombreggiatura tratteggiata riflette una scarsa fiducia nelle proiezioni del livello del mare oltre il 2100 e le barre a 2300 riflettono l’esaltazione di esperti sulla gamma di possibili cambiamenti del livello del mare ; e componenti da (e, f) perdita di massa della calotta glaciale della Groenlandia e dell’Antartico ; e (g) perdita di massa del ghiacciaio. Ulteriori cambiamenti relativi alla criosfera con intervalli molto probabili per (j) variazione dell’estensione del ghiaccio marino artico; (k) cambio della copertura nevosa artica per giugno (aree a nord di 60°N) e (l) Variazione dell’area permafrost vicino alla superficie (entro 3-4 m) nell’emisfero nord.

Giovanni Cecconi