Manodopera settore agricolo. Prima gli italiani, ma quali? #InCampiello

di Franco Vianello Moro

Il capataz pentastellato Vito Crimi ha pronunciato un sonoro “non possumus” di fronte alla richiesta della Ministra Bellanova di regolarizzare una quota di immigrati prima ancora che per ragioni umanitarie-sanitarie (il Covid-19 è vivo e lotta insieme a noi) per evitare che la frutta marcisca nei campi.

Sembra che ci servano 200mila braccianti. Non si trovano, anche perché altri Paesi europei hanno rastrellato già un mese fa manodopera dall’Est, facendo accordi e attivando ponti aerei per pigliarsi chi serviva alla raccolta. Noi non ci abbiamo pensato. Stavamo discutendo, forse, dei runner.

Di quelli iscritti nelle liste del RdC, reclutabili attraverso i mitici navigator, il capataz non ne parla proprio.

Tra l’altro il logico approdo sarebbe la bonifica integrale dell’enorme sacca di illegalità che ruota intorno al mondo agricolo, vera minaccia al lavoro “made in Italy”: è ovvio che uno straniero, sottopagato, residente in baraccopoli, disposto a lavorare dodici ore, bastonabile in caso di necessità, sia un concorrente imbattibile per qualsiasi italiano.

Crimi nostalgico salviniano.

Franco Vianello Moro