Giuliano’s stories. La magia delle Sagre di paese

di Giuliano Basso
Quando le nostre piccole comunità locali diventavano un’unica forza inarrestabile di vitalità e gioia

“Stasera voglio farti un regalo”. Cominciava così l’inciso di una vecchia canzone di Mal dei Primitives, ‘Pensiero d’Amore’.

E stasera, scrivendo questo breve racconto, anche io voglio fare un regalo a tutti coloro che hanno vissuto gli anni straordinari in cui c’era un evento magico che calamitava l’interesse delle piccole comunità locali.

Un tempo in cui la mia, Santa Croce Bigolina (Cittadella) era un ‘vero’ Paese, e la Sagra del Rosario metteva in fibrillazione l’intera popolazione che diventava un’unica forza inarrestabile.

Lo faccio grazie alla cortesia di un mio compaesano, che oggi è passato da me e mi ha lasciato una preziosissima scatola di cartone, al cui interno c’erano alcuni album di fotografie conservate dal padre, un noto ‘fotoreporter’ del luogo….

Sul primo c’era scritto ordinatamente e meticolosamente “3° Gran Premio Palmiro Merlo”.

Ma cominciamo dall’inizio.

Negli anni tra i sessanta e settanta le Sagre erano la vera espressione popolare e religiosa della nostra cultura contadina, il giorno in cui si faceva festa tutti insieme con molto poco: non c’erano orchestre, tendoni, piste da ballo, banconi gastronomici…

La Sagra era innanzitutto l’occasione di rivedere parenti e ‘congiunti’ (mi si passi questo termine ultimamente un po’ discusso ed ambiguo) che raramente si potevano incontrare durante l’anno ed era tradizione, infatti che per il Pranzo della Sagra tornassero a Santa Croce, dalle proprie famiglie, coloro che erano andati ad abitare nelle città dei dintorni…..

Continua…

L’intero racconto proseguo sul profilo facebook di Giuliano Basso

Giuliano Basso