Le Imprese venete (lasciate) sospese tra Roma e Berlino

Ciò che è fatto bene in Veneto, va bene anche per l’Italia
(di Dino Bertocco)

Impegnato generosamente ed instancabilmente come divulgatore scientifico sulle terapie antivirali, il nostro Presidente regionale ha perso di vista che un asset importante dell’economia del Veneto è collassato ed il prezioso tessuto di PMI esportatrici, decisive per la tenuta socioeconomica dell’intero Paese, si sta avvicinando pericolosamente verso il default.

Il paradosso che si manifesta in questa congiuntura drammatica è che nel momento cruciale in cui doveva essere esercitata una pressione determinante verso il Governo per una tempestiva delle aziende messe in sicurezza, tutte le carte elaborate dagli azzeccagarbugli di Palazzo Balbi per ottenere l’esercizio autonomo di 23 materie (in gran parte inconsistenti), non sono servite neppure per modificare i provvedimenti burocratico-cervellotici del protocollo dei Codici Ateco.

In queste settimane in cui una parte cospicua delle Imprese impedite alla continuità produttiva, rimodellava l’organizzazione ed investiva in prevenzione, Luca Zaia con un atteggiamento mansueto e gigione, chinava il capo ed affermava che le responsabilità stavano tutte a Roma!

Ne comprendiamo la prudenza, l’affrontare una materia delicata con i piedi di piombo: ma non è credibile che nella Capitale abbiano avuto in questi due mesi la consapevolezza di cosa fosse in gioco e soprattutto fossero in grado di valutare con maggiore competenza degli SPISAL veneti il grado di accuratezza adottato dalle aziende per rimettersi in moto.

Non solo: mentre ci si affidava alle decisioni delle burocrazie ministeriali, non si batteva difronte alle Prefetture nostrane che con il procedimento del silenzio assenso davano il via libera a migliaia di imprese.

E non si replicava con la durezza dovuta alle stupidaggini del Commissario Arcuri sull’assurda comparazione dei ‘morti civili nella Seconda Guerra’ o sul ‘non abbiamo fretta’.

Abbiamo già avuto modo di scrivere e rivendicare la necessità di un cambio di passo

Comprendiamo che il Presidente della Regione voglia ottimizzare in termini di consenso i buoni risultati ottenuti nel parziale contenimento del contagio ed opportunisticamente abbia inteso scaricare sul Governo il peso ed i contraccolpi politici del ‘rischio rebound’ del Covid-19.

Ma ha sempre avuto e tuttora ha il potere e la responsabilità di esimersi dal gioco dell’uomo solo al comando: gli abbiamo ripetutamente indicato il modello-Bonaccini per una gestione condivisa della crisi con il coinvolgimento nei processi decisionali del Consiglio Regionale, attivando una concertazione sistematica ed a tutti i livelli territoriali delle forze sociali ed imprenditoriali, esercitando una vera leadership, ovvero non cercando alibi nelle demagogiche posizioni della CGIL e/o nell’autoeclissamento in quarantena dell’Opposizione, reso ancor più surreale e sconcertante dal suo futuro candidato, un ‘Cavaliere inesistente’ in grado solo di chiedere … il rinvio delle elezioni.

Il vero rischio di un atteggiamento più determinato e coraggioso, per il nostro Presidente, è rappresentato dal fatto di dover aprire esplicitamente il fronte della terapia contro il Covidsalviniano, marcando un approccio veneto-federalista sia sul versante della promozione del modello sociosanitario (rivelatosi più performante rispetto a quello ospedalocentrico lombardo) , sia adottando esplicitamente la strategia del martello e della danza’ che ha permesso sia di ridurre il ritmo del contagio sia di pensare a che cosa fare nella prossima fase, quella della “danza”, in cui si allenteranno alcune misure in modo molto attento per evitare una seconda ondata.

Per esempio, con l’adozione immediata e pervasiva dell’applicazione ‘Immuni’ Luca Zaia dimostrerà di guardare alla Corea del Sud mentre il suo (ex?) Capitano conserva nostalgie per quella del Nord, adottando l’approccio tedesco della ripartenza, manifesterà (finalmente) una visione europeista antitetica a quella sovranista del suo (ex?) partito.

Della necessità di una tale ‘virata’ non sono molti i rappresentanti della classe dirigente veneta che si sono fatti carico di sostenerla esplicitamente.

Tra le poche voci ‘politiche’ che hanno colto la drammaticità della congiuntura economica per la nostra Regione (ed ovviamente dell’intero Paese) e la necessità di un cambio di passo ‘alla tedesca’ va segnalata quella vivace e ‘fuori dai Palazzi’ di Simonetta Rubinato, alla quale mi auguro si aggiungano quelle degli amministratori locali, imprenditori, insegnanti, professionisti, volontari che nei due mesi trascorsi, non hanno avuto alcun microfono a disposizione, ma hanno dimostrato una tempra ed un coraggio che hanno indicato a tutti, anche al Presidente Regionale, la via da percorrere.

Dino Bertocco