La responsabilità dei #Democraticiveneti: curare le 10 piaghe diventate purulente negli ultimi 25 anni

L’Osservatore veneto

John Martin, Seventh plague fo Egypt, 1823
Approntare una terapia amorevole ed efficace per una Regione dilapidata dall’incuria, dall’incompetenza e dalla disonestà politica

Dio Lassa far ma no strafar”

Proverbio veneto

In queste settimane la voce libera del Giornale del Veneto è impegnata a promuovere la nascita del ‘Movimento dei #democraticiveneti’ attraverso una forma peculiare di mobilitazione cognitiva, ovvero la divulgazione di un Questionario e di una Petizione, di cui trovate i link in calce all’articolo, finalizzati a raccogliere le opinioni dei cittadini e sollecitarne una partecipazione attiva alla vita politica locale e regionale.

L’iniziativa è circondata, com’era prevedibile, da una mistura di disattenzione e circospezione, titubanza ed ipocrisia, e ciononostante la condivisione sta emergendo, l’interesse sta crescendo.

Qui non si farà la grancassa od una disquisizione politologica delle ragioni che la rendono plausibile, perfino auspicabile, peraltro illustrate nel documento-manifesto a cui si rinvia.

Più prosaicamente si mettono in fila gli argomenti che sollecitano un sussulto di consapevolezza e responsabilità collettiva ed il superamento dei diffusi atteggiamenti di servitù volontaria indotti dai piatti di riso che arrivano in molti tavoli di ‘competenti & silenti’ dalle mense dei Palazzi veneziani o dall’acquiescenza nei confronti delle ‘direttive’ confezionate dalle numerose e mutevoli linee di comando lombardo e romano.

Il focus è sulle piaghe, della realtà socio-economica ed ambientale regionale, che stanno diventando purulente per le prolungate incurie, conseguenti a diagnosi inadeguate ed incompetenze manifeste dell’intera classe dirigente che ha occupato gli scranni di Palazzo Ferro Fini e Palazzo Balbi nell’ultimo quarto di secolo (con responsabilità ripartite equamente in quote tra Maggioranza ed Opposizione).

Il discorso non ha bisogno di analisi politologiche e tanto meno l’uso di argomentazioni partigiane bensì di una pura registrazione di dati e fatti che non siano oscurati da uno sguardo pigro o da un atteggiamento fazioso.

Andiamo per ordine di evidenza empirica e gravità.

  1. Apocalisse ambientale. Nei giorni scorsi il TAR regionale ha respinto l’autodifesa della Giunta veneta che pretendeva di mantenere ‘secretata’ nei cassetti la documentazione relativa alle ricerche sulla geolocalizzazione della matrice alimentare contaminata dai PFAS. C’è voluta la determinazione di Greenpeace per arrivare alla sentenza di pubblicizzazione dei dati, ma si tratta del disvelamento di uno solo dei numerosi dossier occultati riguardanti la dilapidazione dei beni naturali avvenuta con cave, cementificazione, inquinamento di acqua-terra-aria, distruzione incorso degli ecosistemi con i pesticidi, l’eredità di migliaia di siti inquinanti.
  1. Gomme bucate al Sistema sociosanitario territoriale di tutela della salute. La Pandemia ha messo in luce l’insipiente sabotaggio al modello veneto dell’integrazione, realizzato nell’epopea Mantoan & Zaia con riorganizzazioni e sottofinanziamento dei Servizi fondamentali che hanno impoverito la Prevenzione e la capacità reattiva alle emergenze, e palesato una scarsa dotazione rivelatasi un handicap mortifero per fronteggiare Covid-19.
  1. Atrofizzazione del processo democratico. Lo scardinamento dei poteri dei Sindaci nella governance territoriale della Salute pubblica, il boicottaggio della funzione dell’Opposizione in Consiglio Regionale, lo svuotamento del ruolo e dell’attività della Consulta delle Autonomie Locali, costituiscono il codice identificativo di una maggioranza che ha coniugato il populismo con la desertificazione della partecipazione popolare.
  1. Conti truccati. L’operazione cialtrona e menzognera realizzata con il combinato disposto di falso Residuo fiscale & Referendum farlocco non rappresenta solo un caso di contraffazione del Bilancio pubblico e delle norme costituzionali, bensì l’evidenziazione della sottocultura politica che ha comportato un ingente indebitamento finanziario attraverso i Project financing e l’annullamento dell’Autonomia gestionale, effettivamente praticabile dalla Regione, con la cancellazione dell’addizionale.
  1. Complicità con gli autocratici assassini. Le manifestazioni di giubilo in Canal Grande per il ‘compaesano’ Bolsonaro, il viaggio ‘diplomatico’ in Crimea per avallare l’occupazione militare di Putin, le relazioni particolari veneto-russe con interlocutori e trafficanti (anche di vaccini), mettono in luce un penoso ed antistorico allontanamento dal baricentro della vocazione europeista del Veneto.
  1. Esodo biblico. Un decennio di propaganda razzista contro l’esiguo fenomeno dell’immigrazione ha di fatto oscurato la realtà drammatica di una fuga di decine di migliaia di giovani, una componente cospicua e per molti versi decisiva, delle generazioni impossibilitate a trovare opportunità di autorealizzazione e di contribuire al salto di innovazione tecnologica, una terra impoverita dall’assenza di una strategia pubblica di sviluppo.
  1. Suicidio politico-istituzionale. La retorica e la fuffa argomentativa sono diventati, in particolare nel decennio del Presidente storyteller, una cortina fumogena che ha mascherato una marginalizzazione progressiva del Veneto tradottasi nella sparizione dall’agenda nazionale (se si esclude il periodo del Governo Renzi) delle scelte strategiche di politica sociale ed economiche focalizzate sui temi di centrale interesse per la nostra Regione: efficientamento della Spesa pubblica e sostegno alla crescita delle PMI in primis.
  1. Vassallaggio. La totale de-Legaalla centrale milanese della Bestia salviniana propagatrice del verbo demagogico e neocentralista, da un lato, e la cieca subalternità alle numerose e squinternate tribù del centrosinistra romanizzato, dall’altro, hanno letteralmente distrutto ogni capacità autonoma di elaborazione politica e di espressione di leader veneti con un ranking nazionale, ancorati al Territorio, alla sua rappresentazione ed al governo di progetti, infrastrutture ed interessi in cui fosse in gioco la cooperazione Periferia/Centro (dalla riforma delle Popolari al finanziamento della Pedemontana, dall’Alta capacità e Sistema Ferroviario Metropolitano Regionale al Mose).
  1. Anoressia culturale. Il pluridecennale demenziale culto della Serenissima e la coltivazione retrotopica del passato ha comportato una lobotomizzazione storico-culturale e la criminogena cancellazione della memoria delle radici democratico-repubblicane con il loro corredo di Opere e Protagonisti veneti che hanno dato un contribuito fondamentale ad edificare il Paese e realizzare la prima stagione del Regionalismo e della Progammazione.
  1. Servitù dell’informazione. Specchio realistico e fedele della regressione del discorso pubblico e dell’inconsistenza della classe dirigente regionale, è l’approccio ruffiano ed omertoso dei Media locali, impegnati a camuffare tensioni e contraddizioni esplosive, limiti ed errori clamorosi della governance, con il ricorso a piene mani ed a ‘reti unificate’ alla soap opera, al racconto di una confort zone in cui prevalgono i buoni sentimenti, le azioni virtuose e le Tose che riempiono la scena del Truman show venetista.

Post scriptum

E’ ferma convinzione dell’Osservatore veneto che quella delineata succintamente nei 10 punti non descrive la realtà onnicomprensiva del Veneto (che continua a dare segni di vitalità e resilienza commoventi) e tantomeno un destino ineluttabile.

Si tratta piuttosto della risultante di scelte sciagurate di una nomenclatura ingorda ed insipiente che, come aveva preconizzato un pessimista Toni Bisaglia nell’84, si è predisposta ad accompagnare (in molti casi in cambio di una sostanziosa remunerazione) senza regole pubbliche stringenti e la correzione dei comportamenti illegittimi, e senza l’ausilio di visioni programmatiche di largo respiro e lunga visione, l’occupazione del Territorio e delle Istituzioni, locali e regionale, da parte di interessi e lobbies orientate ad estrarre il massimo del valore dai fattori di produzione, dalle ricche risorse naturali e dalle rendite di posizione.

Ora è tempo di uno strutturale riequilibrio dei poteri e degli interessi che faccia prevalere il benessere generale della Comunità regionale sulla prepotenza dissipativa dell’egoismo individualista.

Esiste una responsabilità più urgente e sfidante di questo cambio di paradigma politico-culturale per i democratici veneti?

Link

Il testo integrale del Manifesto

https://bit.ly/3wkEv1p

  • Questionario

https://www.survio.com/survey/d/D4J8J8Q7B0H9M7W0G

  • Petizione

http://chng.it/R9KPV5vn