Non facciamo gli gnorri. La Regione Veneto reclama un supplemento di anima (e di governance)

di Dino Bertocco

Matteo Renzi, Carlo Calenda, Flavio Tosi, Alessandro Bisato, Simonetta Rubinato, Paolo Giaretta, Flavio Zanonato, Ivo Rossi, Achille Variati,  Pierpaolo Baretta,  Gianni Dal Moro, Giorgio Santini, Alberto Baban, Maurizio Castro, Stefano Allievi, Roger De Menech, Domenico Menorello,….

Cosa hanno in comune queste persone (ed altre che non cito, ma che sicuramente la vostra mente assocerà ed aggiungerà all’elenco)?

Sono segnate da intelligenza, esperienze professionali e percorsi-visioni politico-culturali di cui il Veneto ha un  ‘bisogno esistenziale’ per nutrire una progettualità ed una leadership congrue per le sfide di  un passaggio epocale della sua storia.

Se vi attrezzate di un idoneo DPI che vi consenta di  superare la cortina fumogena di chiacchiere e distintivi, proseccum ed circenses, vaniloqui indipendentisti e di  non farvi distrarre dalla soap opera imbastita dal giornalismo cortigiano e nella quale lo sventurato Presidente regionale si è ritagliato il ruolo di protagonista (anche se paradossalmente egli afferma di “volersi sottrarre alla sovraesposizione mediatica” – sic! – ), credendola ed interpretandola da par suo come una sceneggiatura realistica….

Fatto? Beh, ora focalizzate con disincanto e mente lucida i processi socioculturali (e scolastici) in corso, la tensione spasmodica del sistema produttivo, lo sconcerto ed il disappunto dei Sindaci,dei capoluoghi  in primis,   di fronte ai conti da default ed alla necessità (come sostiene Stefano Boeri) di “uscire dalla grotta del vecchio ordine urbanistico”, il disorientamento dell’associazionismo professionale e dei comparti economici irreversibilmente compromessi da Covid-19.

Osservato bene? Si tratta solo della parte meno drammatica del quadro conoscitivo, della mappa delle questioni che vanno a comporre un’inedita Agenda politica.

Vi indico in estrema sintesi i capitoli ed i dossier che debbono essere presi in considerazione e valutati per il loro impatto sulla Governance regionale:

1.            Il sistema socio-sanitario e l’intera filiera delle tecnologie, delle professioni e dei servizi che debbono essere approntati per non subire, come è successo con la prima ondata (anche se non vi è stato spiegato in 120 puntate in streaming),  una nuova emergenza,  attendono di essere ripensati, ri-modellati, e finanziati con risorse e criteri che ripercorrano le strategie finanziarie suicide e corruttive delle Giunte regionali dell’ultimo quarto di secolo.

2.            Il quadro patrimoniale e finanziario dell’Ente Regione presenta una serie di capitoli su cui indagare per verificare la reale incidenza di debiti e passività contratti con le scelte scellerate del Project financing e con le Politiche fiscali che hanno dis-abilitato Giunta e Consiglio Regionale ad operare le scelte di investimento straordinario che tutti reclamano.

3.            Il vuoto di programmazione che ha contraddistinto la governance forzaleghista e legaforzista costituisce una spirale dissolutoria che determina da un lato un’arretratezza infrastrutturale che azzoppa irrimediabilmente sia lo sviluppo industriale che i comparti fondamentali come il Turismo e lo stesso Sistema di Istruzione e Formazione, dall’altro espone gli Enti locali alle incursioni sul territorio di Progetti ed iniziative prive di una qualsiasi valutazione di impatto strategico ed ambientale (solo per fare un esempio, i 500.000 mq della nuova struttura logistica Amazon in quel di Treviso).

4.            Sopra e sotto la linea di superfice, poi,  il Veneto è letteralmente   devastato e piagato da centinaia di siti inquinanti, Pfas, pesticidi, fanghi industriali e polveri sottili che costituiscono non solo l’eredità di una criminogena superficialità politico-amministrativa, ma soprattutto il presente di una colossale opera di bonifica e risanamento di cui non c’è consapevolezza.

Quello descritto, naturalmente è un sommario, la estrapolazione sintetica dei capitoli di un’indagine che va realizzata in profondità settoriale ed in estensione territoriale, avendo presenti la complessità e specificità delle Aree di sviluppo, dei Distretti e delle Opere in stand by, dal (possibile ed augurabile) completamento della Valdastico al  raddoppio della Statale del Santo, dall’intricata Portualità veneziana al nuovo Ospedale di Padova…

Dovrebbe comunque essere sufficiente per affrontare l’interrogativo che intendo pormi e porvi in questo breve scritto: le candidature che si stanno affacciando per la competizione elettorale hanno il profilo, la predisposizione, la conoscenza, la competenza ed i programmi idonei per misurarsi con  le domande, i temi e le scelte strategiche che abbiamo sopra delineato?

Il Presidente uscente, portatore asintomatico del salvinismo cialtrone ed antieuropeista, può colmare con la buona performance nella gestione dell’emergenza sanitaria e con la ripresa del vaniloquio autonomistico, il deficit colossale di elaborazione e decisione politica che ne ha contraddistinto il decennio di non-governo, prevalentemente teso a riformare legge elettorale e funzioni legislative del Consiglio per rafforzare un potere autocratico ed inefficiente?

Il candidato del Centrosinistra presenta una personalità ed un’impostazione programmatica che costituisce  un’alternativa credibile e convincente, al di là dei limiti già dimostrati nel contesto della politica amministrativa patavina e dallo  schieramento che lo sostiene,  connotato da sentimenti e pulsioni contradditorie?

Ma la vera domanda è: gli esponenti del mondo politico, associativo, culturale, imprenditoriale che ho indicato in apertura e che verosimilmente sono insoddisfatti della qualità e progettualità dei candidati, faranno un piccolo sforzo di connessione ed aggregazione per arricchire l’offerta, innovando i contenuti ed immettendo nella competizione donne ed uomini in grado di parlare alla sterminata platea di insoddisfatti, delusi, astensionisti?

Oppure sceglieranno di coltivare orticelli e disegni personali e/o di gruppo, disertando la vera sfida che è quella di smascherare l’inadeguatezza delle forze in campo?

In ogni caso nella temperie politico-elettorale incipiente è bene che ognuno espliciti con chiarezza il suo punto di vista e non rinvii a fine settembre commenti e considerazioni grondanti attese ed insoddisfazione.

A prescindere dalle previsioni e  dagli effettivi risultati elettorali, è ora che si definiscono le volontà e gli indirizzi programmatici con  cui si manifesterà la dialettica degli schieramenti, fuori e dentro le Istituzioni regionali .

Dino Bertocco