Giornalisti veneti, coraggio: giù la mascherina!

Fate respirare l’informazione, diffondete conoscenza, cultura  e consapevolezza

Questo è un invito a tutti i Professionisti ed Operatori affinchè facciano  un respiro a pieni polmoni, si guardino intorno ed osservino  la realtà in piena libertà, senza l’impaccio di quel sottile lembo di “tessuto non tessuto” che pur consentendo la respirazione crea una sorta di freno inibitorio alla espressività ed ai pensieri, alla immediatezza di risposte e deduzioni di fronte ad interlocutori, notizie ed  eventi.

Fatto?

Bene, ora che è cambiato il palinsesto fisso ed obbligato della Comunicazione para-istituzionale regionale sulla governance socio-sanitaria, non più caratterizzata dall’emergenza (che è stata resa parossistica dalla generosa e comprensibile ansia da prestazione del Presidente veneto), è possibile e praticabile, persino necessario, che essi dedichino una  maggiore passione per il loro lavoro, finalizzata a veicolare informazione veritiera, generatrice di autentica  conoscenza e consapevolezza critica nei lettori e telespettatori.

Soprattutto si rende necessaria  l’adozione di strumenti di indagine, curiosità, stili e  linguaggi rinnovati per un tempo e fenomenologie inedite: nonostante l’usura professionale causata dalla forzosa attività di megafono del MURU  (Messaggio Uniforme a Reti Unificate) , dovrebbero aver conservato restano l’orgoglio professionale, ovvero  la vocazione ed il desiderio di realizzare un servizio ai cittadini inteso come leva per   la diffusione di una più accentuata e diffusa responsabilità civica.

Certo, molti cronisti, commentatori, firme di punta, anchor woman & man, collaboratori, debbono – con un piccolo atto di coraggio – uscire dalla bolla del PUC (Pensiero Unico Concertato) dei loro Direttori di testata, intestarditi ad alimentare il mainstream editoriale della zaiazione, che rende opachi ed indecifrabili  il carattere inconsueto, la complessità e drammaticità del processo di trasformazione socio-culturale, economico, amministrativo in atto,  provocato da Covid-19.

Titoloni ripetuti in ‘modalità regime magiaro’,  annunci gridati senza prudenza investigativa,  servizi & interviste senza pepe, articoli  con lo stampino, chiacchiericci ed esasperazione di venetismi  trash, rendono i prodotti  dei media veneti monocordi ed insipidi,  persino patetici nell’essere focalizzati sul protagonismo sterile ed inconcludente di un uomo solo al comando.

E tale impostazione senza fantasia, competenza e libertà  determina l’inaridimento dell’opinione pubblica,  già di per sé rattrappita e viziata dal cazzeggio social, mentre i canali della comunicazione multimediale  dovrebbero essere inondati dalla energia, dalla vitalità, dalla creatività e generosità delle migliaia di soggetti sociali e centri di potere e responsabilità operative (nelle Imprese, nelle Professioni, nelle Istituzioni ed Associazioni) che stanno aggredendo a morsi la realtà avversa e complessa, rimodellando i paradigmi interpretativi e realizzativi della ripartenza.

Siccome credo che tutti (persino i direttori di testata) siamo d’accordo che  in Veneto,  entrare  direttamente dalla campagna di Protezione civile a quella elettorale senza soluzione di continuità, non solo non è democraticamente salutare, bensì mette a rischio l’efficacia delle  strategie intraprese – seppur parzialmente e contradditoriamente – anti-contagio e per la ripartenza socioeconomica,  queste debbono essere sottratte alla pandemia della chiacchiera politico-propagandistica, di Maggioranza ed Opposizione.

Stiamo assistendo quotidianamente, a partire da singoli fatti di cronaca che contraddicono episodicamente, seppur clamorosamente la descrizione di una realtà regionale cloroformizzata,  alla degenerazione del dibattito politico e ritengo quindi che spetti una funzione cruciale all’intero sistema dell’informazione per orientare l’attenzione e la partecipazione dei cittadini sui temi e sulle questioni, anche attinenti la competizione elettorale, con la pacatezza e la profondità esigite da processi di trasformazione irriducibili alla semplificazione e banalizzazione del linguaggio politico.

Ogni Quotidiano cartaceo, ogni Tv locale, qualsiasi Blog, il caleidoscopio di testate e voci libere online, sono soggetti che possono declinare l’interpretazione e la divulgazione dei fatti e dei misfatti indagati ed accertati, con un proprio plot narrativo, esplicitando valutazioni e giudizi, simpatie ed antipatie; ma nella congiuntura straordinaria che stiamo vivendo dovrebbero darsi un codice deontologico con il quale concorrere ad  arricchire il pluralismo delle opinioni condividendo un trasparente e rispettoso rapporto con i diritti alla verità dell’opinione pubblica.

Senza riprendere un serioso discorso su agenda setting, mass media e discussione pubblica, mi limito a segnalare  un decalogo di argomenti che potrebbero integrare  piani editoriali finalizzati ad accendere interessi non effimeri, a vivacizzare il dibattito culturale, ad allargare una platea di cittadini sollecitati a non costituire il terminale passivo dell’informazione ma ad entrare in un circuito virtuoso di partecipazione e riflessività su problematiche che impattano sulla Comunità regionale, a perorare cause bandendo la faziosità e la superficialità emotiva.

1.            Il sistema socio-sanitario veneto costituisce un patrimonio pubblico indivisibile il cui carattere distintivo è dato dal radicamento nella cultura sociale, nella tradizione accademico-scientifico, nelle istituzioni locali della partecipazione democratica. La sua evoluzione ed il suo aggiornamento sono correlati alla implementazione del modello storico, interagendo con i processi di investimento ed innovazione concertati a livello nazionale ed europeo.

2.            La sovresposizione mediatica di ‘santi guaritori’ e presunti governatori hanno evidenziato criticità culturali ed organizzative che vanno indagate e superate promuovendo una più estesa collaborazione scientifica di tutti gli esperti operanti nell’ambito della virologia, dell’infettivologia, dell’organizzazione sanitaria, della ricerca epidemiologica, dell’indagine sociologica e dell’analisi economica. Alla Politica spetta la funzione decisiva dell’orientamento strategico, del coordinamento unitario di tutte le competenze e le funzioni in campo, comprese quelle decisive degli Enti locali e delle Autorità impegnate nella Prevenzione, sottraendola – la Politica –  al ‘commentificio quotidiano’  di querelle e bagatelle social.

3.            Il Veneto vanta una tradizione politico-culturale per quanto attiene il Regionalismo che, in occasione del 50° anniversario della costituzione delle Regioni, va riscoperta nella sua originalità, facendone riemergere la visione e la pratica responsabile della sussidiarietà irriducibile ad ogni neocentralismo così come al secessionismo mascherato da petulante ed inconcludente rivendicazionismo, maschera ed alibi di una accertata incapacità di governace, ovvero di attività di programmazione e di intervento efficace sui molteplici versanti dello sviluppo infrastrutturale e tutela ambientale.

4.            I programmi elettorali dei diversi candidati e schieramenti che si accingono a competere e confrontarsi, vanno prioritariamente ‘interrogati’ e valutati su un duplice terreno:

a)            la coerenza con le scelte e le attività realizzate nel recente passato, onde evitare il ripetersi di annunci e promesse in contraddizione sia impegni disattesi, sia con risorse inesistenti;

b)           la verifica dello stato reale della situazione patrimoniale e finanziaria di un Ente gravato da decisioni e provvedimenti che hanno progressivamente eroso le risorse ed i margini operativi per le policies, in particolare di quelle attinenti il lavoro, lo sviluppo, l’ambiente e l’innovazione.

5.            La contestualità dell’emergenza sanitaria ed economica ha determinato il prepotente rientro nell’agenda politica nazionale dell’Unione europea: tale salvifico aggiornamento del dibattito sulle prospettive dell’integrazione rappresenta il tema cruciale al centro della campagna elettorale regionale perché il Veneto costituisce una Regione con una matrice produttiva, interconnessione di infrastrutture e di comparti decisivi come il turismo, che ne autenticano la vocazione europeista, del tutto in antitesi ai balbettii e farneticazioni del leghismo veneto subalterno alla predicazione nazionalista della coppia Meloni & Salvini.

6.            Il carattere disarmante e frenetico del cambiamento in corso sollecita un aggiornamento dell’intero sistema pubblico ed istituzionale, il cui motore è dato da una cittadinanza più attiva, consapevole e presente nei processi decisionali riguardanti la riorganizzazione nel segno dell’efficienza, il rimodellamento del sistema di formazione ed istruzione, l’attività amministrativa a livello locale e quella legislativa a livello regionale. Tale mood e tale esigenza funzionale del sistema democratico contrastano in modo virulento con la prospettiva autocratica  che si è dato il piccolo Orban di casa nostra.

7.            La pandemia si è incaricata di demistificare definitivamente ogni racconto populista sul ‘paroni a casa nostra’; ma per il Veneto la lezione è diventata ancora più scioccante perché ha rivelato il carattere regressivo e volgare della presunzione politica leghista nel perseguire una via diplomatica  autonomia alle relazioni internazionali, manifestando dapprima una surreale condivisione della criminogena aggressione (con relativa annessione)  putiniana alla Crimea, proseguendo poi nella subalternità all’antieuropeismo salviniano, completando infine la dimostrazione di immaturità (per usare un eufemismo) con le felicitazione per la elezione di Bolsonaro, le cui origini venete non ne diminuiscono certo la demenza dimostrata in molte occasioni, quella più clamorosa nella  recente emergenza sanitaria.

8.            L’inevitabile accelerazione ed accentuazione del dibattito politico-partitico non debbono però oscurare che la rigenerazione democratico che esso dovrebbe favorire è strettamente correlata al riemergere ed al rinnovamento della funzione dei corpi intermedi, dell’associazionismo professionale, sociale e culturale. Il lockdown ha purtroppo derubricato le manifestazioni e la riflessione che avrebbero dovuto caratterizzare l’evento ‘Padova capitale europea del volontariato per il 2020’. Ma il tema deve essere affrontato, soprattutto, dal giornalismo più avvertito e competente perché in Veneto è sotto gli occhi di tutti, ma non esplicitato e sottoposto ad un esame critico, il declino correlato alla burocratizzazione parassitaria e lobbistico-politica delle Organizzazioni imprenditoriali e dello stesso sistema Camerale: strutture che sono chiamate ad assumere un ruolo di elaborazione e proposta non di mera canna di risonanza del malcontento e della protesta.

9.            Bisogna comunque sottolineare che le forze politiche e sociali possono assumere una funzione di rappresentanza, dinamicizzazione  e concretizzazione di una nuova governance regionale, se hanno l’opportunità di attingere alla conoscenza, alle elaborazioni ed alla documentazione prodotte dal quel vasto mondo di Operatori culturali, Fondazioni ed Enti che nella nostra Regione sono numerosi, ma peregrini, disarticolati e sottofinanziati anche in conseguenza di una deliberata strategia di soffocamento del pensiero libero e dell’iniziativa culturale adottata dalla Giunta regionale.

10.          E poi, nonostante tutto e tutti, ci sono loro: gli imprenditori che non si sono lasciati trovare impreparati di fronte al Covid-19, non perché l’hanno previsto, bensì perché hanno introiettato nei loro modelli valoriali ed organizzativo-gestionali le crisi come eventi non inattesi, come prove per mettere in discussione e rimodellare i processi ideativi e realizzativi.

Ed è proprio con  il richiamo alla resilienza manifestata e dimostrata dai nostri concittadini veneti, che hanno contrastato la pigrizia e gli opportunismi indotti dall’impreparazione e dall’ansia esplosa negli ultimi mesi, che concludiamo questo nostro ragionamento sul come dare nuova linfa al ‘discorso pubblico’: perché, anche il sistema dei media locali può avvantaggiarsi, riqualificarsi e diventare agente propulsivo di speranza, operosità e partecipazione democratica se introduce nei propri palinsesti e piani editoriali la divulgazione del modello etico-culturale che produce  energia creativa e collaborativa, concretezza ed efficienza, visione ottimistica del futuro, razionalità e gestione ottimale delle risorse, di tutte le risorse, compresa quella del linguaggio, ripulito della retorica, della ripetitività e della propaganda.

Dino Bertocco