Le dimissioni di Zingaretti in un partito infestato dalla presenza di cacicchi

(di Giuseppe Gangemi). Il virus del “comunitarismo amorale” che contagia e corrode la vita politica democratica

Il punto di sintesi. C’è una evidente perdita di appeal del marchio PD che, nel 2013, assommava oltre il 25% di voti tra Camera e Senato e, nel 2018, è sceso a circa il 19%. Varie spiegazioni sono possibili.

La mia spiegazione è che il Partito Democratico sia infestato dalla presenza di Cacicchi affetti da “comunitarismo amorale”. Questa è un’espressione che sta a indicare quella particolare condizione di una fazione che non vuole più il bene comune di tutti gli appartenenti alla comunità, ma solo il bene comune di quanti hanno eretto uno steccato di comunicazione tra se stessi e il resto della comunità.

Quando questo comunitarismo amorale si afferma, due sono i modi di ricomporre la comunità originaria: il primo e più rapido, lo insegna Niccolò Machiavelli con Il Principe e lo ha correttamente applicato al partito Antonio Gramsci, è quello dell’affermazione di un leader carismatico, un leader capace di ridimensionare il potere di interdizione dei Cacicchi preesistenti e di sostituirsi ad essi parlando direttamente alla comunità (questo sarebbe stato lo scopo, fallito, delle primarie di partito); il secondo e più lento, lo insegna Machiavelli con I Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio e lo ribadisce John Dewey per la democrazia, è la capacità di ripristinare il dialogo interno alla comunità reso impossibile dagli steccati eretti dai vari Cacicchi.

Secondo Dewey, una comunità si costruisce costruendo asseribilità garantite, il massimo di condivisione via logica argomentativa che si può ottenere in politica. Queste asseribilità, se condivise da tutti i membri della comunità, diventano un fattore di riunificazione della stessa.

Un obiettivo più limitato è quello di arrivare all’accettazione del dialogo tra fazioni attraverso l’istituzionalizzazione del conflitto, condividendo regole logiche, etiche e giuridiche per far prevalere l’asseribilità meno avversata da tutti. Obiettivo che è più limitato del precedente perché, se non si riesce ad arrivare a un’unica asseribilità garantita, ci si deve accontentare di quella che le regole di democrazia hanno stabilito ex ante che debba prevalere.

Queste procedure di dialogo interno ed esterno sono l’essenza originaria della Sinistra. Le forze di sinistra si caratterizzano, e si differenziano dalle altre forze politiche, per l’aspirazione all’analisi scientifica della realtà. Lo ha mostrato Gramsci che ha scritto in carcere le opere su cui si sono formate due generazioni di uomini di sinistra. Lo hanno confermato i tanti operai che, anche prima di Gramsci, studiavano il tedesco, quando in carcere, per poter accedere alle opere scientifiche di Karl Marx e Friedrich Engels non ancora tradotte in Italiano.

Nella scienza si parla spesso della rilevanza dell’experimentum crucis cioè di un esperimento capace di discriminare tra teorie concorrenti, di dire quale sia potenzialmente vera e quale sicuramente falsa. In politica, però, non si fanno esperimenti, ma si fanno esperienze, si incontrano dati che assumono la valenza di “punto decisivo”. Il punto decisivo del presente momento è che il PD, nei recenti sondaggi, mostra una percentuale di intenzioni di voto, grosso modo, uguale alla percentuale di voti ottenuti nelle elezioni del 2018, circa il 19%. Solo che, precisa il sondaggio, se Giuseppe Conte diventasse il leader del M5S, le intenzioni di voto degli elettori per il PD diminuirebbero del 4%, cioè di oltre il 20%.

Non credo ai sondaggi e, quindi, non credo che questo sarebbe vero se si andasse ora a infilare la propria scheda in un’urna elettorale. Tuttavia, credo e so che i sondaggi sono gli unici strumenti che gli elettori hanno per parlare ai propri partiti, per lanciare avvisi, avvertimenti. E questo 20% di elettori potenziali, con questo messaggio, stanno dicendo al PD che sentono forte l’esigenza di un leader capace di ridimensionare il potere di interdizione dei Cacicchi. Credo anche che, se non ascoltati, questi segnali potrebbero provocare una vera diaspora di questo 20% nel corso dei prossimi due anni.

Appena ieri, il segretario Nicola Zingaretti si è dimesso. Ovviamente, egli non ha voluto darsi la zappa sui piedi fino al punto da ammettere una propria incapacità di leadership (per una soluzione al modo de Il Principe). Egli fa riferimento alla seconda ipotesi (per una soluzione al modo de I Discorsi) quando dice che, nel PD, “Non ci si ascolta più e si fanno le caricature delle posizioni” sostenute dagli avversari interni al PD.

E non si può dire che abbia torto.

Giuseppe Gangemi