La crisi del Governo Conte bis rappresenta una grande occasione politica per il Veneto

(di Dino Bertocco). Forza Veneto (democratico)

Siamo tra coloro che hanno coltivato attenzione e rispetto per il ruolo e l’azione di un Presidente del Consiglio incaricato di rappresentare un punto di equilibrio di partiti eterogenei e connotati da programmi potenzialmente divaricanti.

In particolare non abbiamo sottovalutato che la formazione giallorossa ha consentito di arrestare la deriva lepenista-sovranista e ripristinare una fondamentale e dimostratasi fruttuosa connessione con l’Europa, da un lato, e di assumere un atteggiamento responsabile di fronte ad una pandemia sottovalutata da tutti i nazionalisti, con l’adozione di provvedimenti che seppur non risolutivi si sono dimostrati una barriera significativa per contrastarla.

I limiti e le contraddizioni emersi nel corso del 2020 nell’azione di governo erano prevalentemente gli effetti nefasti dell’impostazione grilloleghista del Conte 1, che, non adeguatamente corretta, ha continuato a contrassegnare la politica sociale ed economica, caratterizza da una strategia neoassistenzialistica e sciupona di risorse, incapace ed inefficace per innescare il processo di innovazione riformista e di crescita di cui il Paese ha necessità strutturale.

Il fatto eclatante e paradossale emerso nell’ultimo scorcio dell’azione di Governo è che esso, prigioniero di una visione e pratica dissipative, stava per dilapidare anche il patrimonio di risorse finanziarie ed affidamenti fiduciari che il Next Generation Eu aveva provvidenzialmente previsto per il nostro Paese e per il rilancio del processo di sviluppo dell’intera Europa.

Il Veneto nell’ultimo triennio, guidato da una Giunta politicamente scialba, autonomista a chiacchiere, ma sostanzialmente succube del centralismo lombardo-romano del Capitano leghista, ha osservato e subito i Provvedimenti dei due Governi succedutisi, che in buona sostanza lo hanno ignorato e deprivato dell’attenzione e delle risorse fondamentali per sostenere lo sforzo del suo apparato produttivo di PMI impegnate a salvaguardare ed estendere il perimetro della penetrazione nei mercati internazionali.

A fronte di tale situazione, il salutare scossone intervenuto negli equilibri dell’assetto politico nazionale e l’entrata in scena di Mario Draghi costituiscono un’occasione irripetibile per la classe dirigente regionale, sollecitata ad uscire dal sonnambulismo ed immergersi nella nuova Agenda politica del Paese.

Il nuovo Presidente del Consiglio (incaricato) non è una figura salvifica, non ha poteri e funzioni che possano risanare miracolosamente una situazione drammaticamente compromessa dalla mediocrità delle rappresentanze sociali e partitiche.

E soprattutto non può essere interpretato come problem solver, con gli stessi criteri opportunistici con cui l’opinione pubblica è stata orientata a valutare l’austero ‘tecnico’ Monti e l’accomodante ‘mediatore’ Conte.

Egli rappresenta infatti una discontinuità inedita nell’iconografia nazionale.

Ed è bene affrettarci a riconoscerlo come solo ed esclusivamente la felice opportunità di far immergere tutti gli italiani in una lettura non politicista ed ideologica della realtà, diventare più consapevoli del disastro sociale ed economico-finanziario incombente, ristabilire un rapporto fiduciario con le Istituzioni non intermediato dai social network, riappropriarsi del diritto-dovere di partecipare alle scelte che coinvolgono la Comunità a tutti i livelli, riacquistare la capacità di discutere ed ascoltare le ragioni reciproche con gli interlocutori, predisporsi ad un’ immane-faticosa-entusiasmante cooperazione per il rinnovamento di un’Italia più fiduciosa nelle straordinarie risorse di cui è dotata e più generosa con i suoi cittadini e territori più svantaggiati.

Sulla condivisione ed il sostegno ad una tale Agenda, il Veneto può trovare in Draghi non l’ennesima controparte su cui riversare piagnistei e rivendicazioni, bensì il partner istituzionale più preparato a comprenderne la vocazione sviluppista e la volontà ad essere Regione-Laboratorio (insieme con l’Emilia-Romagna) più predisposta a mettere al centro del Progetto di Resilienza e Ripresa, la responsabilità personale e l’innovazione imprenditoriale nell’uso proficuo degli investimenti, la vocazione a connettersi nel disegno riformistico (economico ed istituzionale) del NGE, l’energia e le competenze della ricerca per potenziare i programmi di rimodellamento dello sviluppo postpandemico.

Un tale disegno ed una tale prospettiva sono alla portata delle menti e delle mani dei Democratici veneti che abbiano l’onestà intellettuale ed il coraggio civico di uscire dall’inerzia prodotta dalla propaganda e dai diffusi opportunismi e ritrovare il senso degli appuntamenti storici ineludibili ai quali li hanno addestrati i Padri che hanno partecipato da protagonisti alla rinascita postbellica del Paese ed alla costruzione ab imis di un Regionalismo che ora richiede un pensiero politico creativo ed una inedita capacità di governo competente e generoso.

Dino Bertocco