La crisi da Coronavirus ci obbliga a ripensare il nostro modo di essere e stare tra di noi ed in Europa


Il termine crisi, dal greco antico, significa “scelta”. È sempre tempo di crisi. Crisi di valori in una collettività, crisi energetica, occupazionale, del Mezzogiorno, del sistema Paese nel campo economico-sociale, crisi di pianto riferita all’individuo e via seguitando. Quand’è che non si è costretti a scegliere? Se non scegli, dice il saggio, qualcun altro sceglierà al posto tuo e ciò avverrà indipendentemente dalla tua volontà.

Ecco quale è oggi il senso più profondo e dinamico della crisi da Corona virus.

Da qualche settimana, le nostre abitudini quotidiane sono state travolte rispetto all’usuale tran tran più o meno frenetico e soddisfacente Il capovolgimento esistenziale che stiamo vivendo, al di là della consapevolezza di ciascheduno, ci indica che oltre il nostro io autoreferenziale ed egoista, esiste anche una famiglia ed una comunità della quale facciamo parte con diritti e -in questa fase- di doveri di tutela verso di noi stessi e verso tutti gli altri.

Essere obbligati a stare rinchiusi tra le quattro mura domestiche, ci interroga su quale sarà il nostro destino prossimo futuro. Un dato è certo. La nostra sopravvivenza, oramai, è indissolubilmente interconnessa con quella di tanti altri miliardi di persone che calcano il pianeta terra e nello specifico, per noi, il suolo italico ed europeo.

Il Covid-19 non rispettando frontiere statali o confini regionali, ha dimostrato che la pandemia in essere, così come avvenne con il disastro di Cernobyl (1986 centrale nucleare V.I. Lenin, situata in Ucraina-Unione Sovietica) è del tutto indifferente a barriere di lingua, cultura, etnia, nazione e credo religioso. Quando la natura si rivolta contro l’uomo e fa il “suo corso”, noi siamo -per lo più- impreparati ed impotenti. La terra e tutti gli esseri naturali, vegetali, animali (uomo incluso) meritano rispetto. In sua assenza, l’alternativa è tracciata. Non avendo un pianeta di riserva, come ci ricorda Greta Thunberg, chi ha i soldi andrà sulla Luna o su Marte; gran parte delle nuove generazioni -nel medio periodo- sono destinate a soccombere.

In ogni caso Covid-19 qualche riscontro positivo, l’ha già avuto.

Ad esempio, l’italiano ha ri-scoperto di essere italiano, colui che può cantare l’inno nazionale dal balcone, come usualmente fa ogni quattro anni in occasione dei campionati mondiali di calcio. Cosi facendo, forse, ha capito che la realtà vera ovvero quella di rischiare di morire intubati per difficoltà respiratorie, è qualcosa di molto tangibile che può anche capitargli in sorte. La comunicazione tossico-nociva alimentata dai Matteo Salvini di turno, che dispensa a piene mani la paura verso la persona diversa per: cittadinanza, colore della pelle, fede religiosa, giocando spregiudicatamente o su singoli episodi o su pezzi del problema, non è più accolta con tanto favore e fervore. Le conta dei morti, spinge le persone ad uscire dal virtuale per calarsi nella realtà che esiste, non quella “percepita” narrata dagli show-man. Questo presa di contatto, rappresenta un primo timido passo verso la disintossicazione dal populismo becero ed inconcludente. Non a caso, il sovranismo e teorie collegate in vigore ed in voga fino all’altro ieri, -grazie al Coronavirus- sono un po’ in affanno ed hanno meno consenso.

La salubrità dell’aria e dell’acqua, ragioni primarie di vita terrena sono state, quasi sempre, componenti sottovalutate e sacrificate sull’altare dello sviluppo economico e dei posti di lavoro da garantire. Nel ‘900 ed in questi primi decenni del nuovo secolo, queste fonti hanno pagato un durissimo scotto allo sviluppo economico ed ai posti di lavoro, peraltro resi sempre più sottopagati e precarizzati. Acqua ed aria pulita, non sono risorse immediatamente riproducibili al pari di un paio di scarpe in fabbrica, tutti lo sanno. Eppure, il tema di una duratura ed incisiva eco-compatibilità sostenibile e solidale non ha mai avuto tanti seguaci, né decisioni attivate rapidamente ed in termini appropriati.

Recenti rilevazioni scientificamente acclarate, hanno accertato che nel Nord-Italia (come a Yuhan-Cina) a seguito delle restrizioni adottate dal Governo, vi è stato un progressivo calo di biossido di azoto, che viene emesso dai combustibili fossili; soprattutto veicoli a motori e le fabbriche. A Venezia ferme le attività produttive, crollate le presenze dei turisti, sparite le barche a motore nei rii ed azzerati gli scarichi dai palazzi/alberghi, l’acqua è tornata limpida pesci inclusi. Nel sito Facebook Venezia Pulita, un utente presenta il rio dei Ferali, dietro piazza San Marco, limpido come un ruscello. “La natura si riprende i suoi spazi. Meno traffico, meno scarichi”. Perché lo status di normalità ambientale non può essere mantenuto con uno sviluppo possibile ed equo anche per le giovani e future generazioni? Alla scienza spetta poi appurare se, come sembra, esiste una correlazione tra inquinamento atmosferico e propagazione dei virus più o meno letali. Questione che interessa tutti.

Un’altra accelerazione benefica data da Covid-19 è stata quella impressa all’uso del digitale, rivelatosi il più grande alleato degli italiani. Lontani fisicamente, ma vicini tra loro – nelle famiglie, nelle scuole, nelle università, nelle aziende – grazie alla rete e alla tecnologia. Il virus che può anche uccidere, diventa uno stato di eccezione che sta informatizzando il Paese, come mai era accaduto prima. L’Italia nel 2018 si trovava in 23° posizione in Europa per il grado di digitalizzazione degli italiani e sul livello di sviluppo delle infrastrutture tlc. Dallo studio effettuato dall’Istituto per la competitività (I-Com), emerge come il grado di utilizzo dell’analogico degli italiani cresca a ritmi troppo bassi rispetto alla media europea: non è un caso che sotto questo profilo facciano peggio di noi in Europa solo Cipro, Croazia, Grecia e Bulgaria. Didattica a distanza e smart working (lavoro facile), ovvero l’ambito scolastico e quello lavorativo in cui si svolge gran parte delle relazioni sociali, sono stati i settori maggiormente beneficiati dal digitale in questa triste fase di grande serrata nelle proprie abitazioni. Terminata l’emergenza sanitaria, sarà stata compresa da cittadini, insegnati, imprenditori piccoli, medi e grandi, politici e governanti, l’importanza del digitale che ha unito l’Italia al tempo del Coronavirus?.

Vivendo ancora in una democrazia liberale, dove contano le libertà ed i diritti inalienabili di ciascheduno, da coniugare e temperare sempre con le esigenze della collettività, va da sé che lo tsunami Covid-19 avrà pure qualche conseguenza sull’assetto dei poteri nel sistema italiano ed europeo.

La ricorrenza dei 50 anni dalla nascita delle regioni, ricorda -ancora una volta- l’incompiutezza del disegno costituzionale. L’argomento è già stato oggetto di ben tre articoli recenti, concludendo che l’autonomia regionale più o meno differenziata è stata ed è uno zombie che cammina sempre più faticosamente ed inutilmente da una stanza all’altra del potere romano verso la periferia e viceversa.

Serve riprogettare una Repubblica Federale con un Presidente eletto direttamente dal popolo ed una serie di Stati federati, azzerando le attuali specificità tra aree del Paese. Va da sé che una materia importante come la “salute pubblica” deve essere garantita, come la sicurezza, l’istruzione, le reti e le infrastrutture materiali ed immateriali dalle Alpi alla Sicilia, modificando radicalmente la seconda parte della Costituzione in vigore. Lo Stato in materie a valenza nazionale, tanto più in situazioni d’emergenza, deve essere in grado di assumere ed assolvere pienamente i propri doveri nei confronti di tutti i cittadini. I continui scontri di questi giorni tra Palazzo Chigi e le Regioni, con tutte le ripercussioni sul sistema Paese che ne sono derivate in termini di tempestività e di coerenza delle decisioni assunte, hanno mostrato tutti i limiti e le contraddizioni di un coacervo inestricabile di sovrapposizione di ruoli, funzioni, velleità personalistiche a tutto discapito del problema da risolvere.

Chissà se Covid-19 agirà come spinta anche per aumentare le poche funzioni finora affidate all’Unione europea. Per volontà specifica degli Stati membri, la UE ha competenza esclusiva sulle materie che riguardano il mercato unico europeo, l’unione doganale tra gli stati membri e la politica monetaria per i paesi che hanno l’euro come moneta. La competenza esclusiva europea si estende anche alle politiche sulla fauna e flora marina e, entro certi limiti, a quelle sul commercio e gli accordi internazionali. Significa che solo ed unicamente in queste materie la U.E. ha potere legislativo, gli stati membri possono solo applicare le norme europee con le leggi nazionali. La bocciatura del tentativo di una nuova Costituzione Europea che tentava di rafforzare Bruxelles, attuata da francesi ed olandesi nel 2005, ha bloccato e peggiorato la performance della U.E. diventata luogo di discarica di tutti gli adempimenti che, sovente, le classi dirigenti nazionali non vogliono attribuirsi. Insomma, un continuo cortocircuito. Pure in questa direzione occorre capire fino in fondo se le decisioni fondamentali, esempio l’indicazione del Presidente della Commissione e quello della BCE debba spettare -in un costante gioco di pesi, contrappesi e veti reciproci- ai Capi di Stato e/o di Governo in rappresentanza degli interessi nazionali, oppure unicamente ai Parlamentari eletti dal popolo. Difficile che l’intera architettura stia in piedi per altri anni in queste condizioni, molti stanno lavorando per il suo crollo definitivo. Già è’ difficile condurre un’automobile, con traffico caotico e rispettando il codice della strada, figuriamoci se invece di uno ci troviamo con due volanti, due guidatori e due stili di guida; facile andare a sbattere contro il muro o fuori strada. Situazione ancor peggiore se entrambi i conducenti non sono all’altezza e non conoscono, pur avendo google map, la destinazione da raggiungere.

Chissà se la pandemia Covid-19, al di là delle misure tampone per non collassare, bene in questo i 750 miliardi stanziati, ri-metta al centro la cessione di sovranità dei singoli stati per un primo corposo pacchetto di funzioni di piena ed esclusiva competenza U.E., ben oltre le esistenti. Allo stesso tempo dovrebbe crescere l’esigenza di trasformare la BCE in pagatore di ultima istanza e ciò al di là degli eventuali Corona Virus Bond, oltre che dotare l’intermediario bancario della chance di battere moneta ed obbligazioni secondo necessità. Infine, la sospensione di fatto dei trattati e sulla libertà di movimento delle persone infra UE e sull’osservanza del patto di stabilità, può essere un’opportunità per le forze politiche progressiste e conservatrici convinte di superare gli Stati Nazionali e dar vita agli Stati Uniti d’Europa, affinché quanto di positivo sta avvenendo non sia solo dovuto alla straordinarietà della situazione. Chi ci sta, ci sta; per tutti gli altri renitenti potrà rimanere -se la vorranno- la moneta unica all’interno dello spazio economico europeo.

Enzo De Biasi