Crac banche venete. Trasparenza della Regione: nel Bollettino gli atti con le pagine bianche

I truffati impossibilitati a scegliere il loro legale di fiducia

La Regione del Veneto, sovente, è indicata dai reggenti pro-tempore come esempio di buona amministrazione, i media -specie quelli regionali- raccolgono il verbo e lo amplificano in modo ordinato e sistematico, le opposizioni consiliari stanno rintanate e quiete nelle sale ovattate di Palazzo Ferro Fini, gradevoli ed ospitali.

Ogni tanto il tran-tran è squarciato da fulmini e saette che si abbattono sul palcoscenico. Di recente, è stata la volta della tragedia patita da coloro che hanno perso tutti i loro risparmi depositati nelle banche venete, Popolare di Vicenza e Veneto Banca. Abbastanza celermente, la Regione è intervenuta nel 2016 con una norma che dava un concorso per le spese giudiziali-legali sostenute. A livello nazionale, i depositi bruciati composti da azioni ed obbligazioni avrebbero dovuto essere ristorati dal Fondo Indennizzi Risparmiatori in sigla FIR, fortissimamente voluto dal governo Penta-Leghista. È appena il caso di annotare che l’esecutivo Conte 1 dopo 15 mesi di sgoverno sull’argomento, pasticciando ed imbastardendo una norma previgente che già da novembre 2018 avrebbe potuto ristorare gli azzerati, compresi i 210 mila veneti; non ha fatto uscire un euro dalla casse dell’erario. Forse sul finire di questo o più probabilmente nel corso del prossimo anno, sarà elargita l’elemosina del 12% del danno subito, dato che sul tema l’impegno del Conte 2 -5 stelle più PD- è proseguito.

Se gli indennizzi da Roma ritardano, anche da Venezia il concorso alle spese legali va a rilento. In effetti, nel 2017 un primo bando che recava risorse per mezzo milione di € è andato regolarmente in porto, mentre il secondo bando uscito a novembre 2018 è ancora per strada, o come dicono gli acculturati, è in itinere. Tornando a quello di tre anni or sono la torta scodellata sul piatto è stata ripartita per un 30%, ovvero 150.000,00 € offerta agli 11 Comitati/Associazioni con un pro-capite fisso 13.636,37 €. Le fette restanti dette in termini contabili “saldo”, pari al 70% ovvero 350.000,00 €, sono state assaporate dagli avvocati per i servizi resi ai 471 truffati, risultati beneficiati. Il “Coordinamento Associazioni Banche Popolari Venete Don Enrico Torta” con € 99.575,35 è stato il primo tra i destinatari classificatesi. Il ristoro medio pro-capite, invece, è stato di 744,00 €. In questa prima fase va segnalato che 3 “no-profit” su 11 cooperanti con gli uffici regionali, sono rimasti inattivi: A.D.O.C. Veneto, Federconsumatori Veneto e Lega Consumatori Veneto di Montegrotto Terme (PD). Agli inoperosi la direzione servizi sociali ha inflitto la punizione di venire “esclusi dalla ripartizione delle somme eccedenti l’acconto “, conservando il già liquidato del 30%, perbacco!. Chi non vorrebbe ottenere dalla Regione del Veneto quasi 14.000,00 €, presentando una domanda di adesione ad un avviso di selezione per un lavoro che non farà? Una seconda citazione pienamente meritata va ad Adusbef e Codacons del Veneto; entrambe in costante attività pro-truffati ma non accondiscendenti all’appello di Palazzo Balbi. Presumibilmente, la prima sigla perché poco convinta dall’impalcatura costruita, la seconda -forse- per banale incuria.

Al bar, nelle interviste ed in televisione, i politici blaterano costantemente di semplificazione e di sburocratizzazione. Chiamati a dare qualche buona pratica, aggrovigliano ancor di più la matassa.

In effetti, leggendo le procedure attuative dell’art. 11 legge regionale nr.7/2016, risultava (risulta) incomprensibile perché si è voluto privilegiare e strapagare l’intermediazione obbligata e vincolante delle rappresentanze dei truffati, considerata la mission “sociale e no -profit” delle medesime. Di più, il danneggiato per accedere al beneficio regionale non solo doveva (deve) farsi rappresentare da suddetti organismi, ma anche doveva (deve) rivolgersi al legale prediletto dall’associazione/comitato; altrimenti non beccava (becca) un euro per le parcelle emesse dai professionisti prescelti. La propaganda leghista sempre martellante sul ritornello “libertà ed autonomia”, in Veneto ha impedito (impedisce) al truffato di essere libero ed autonomo nell’esercizio delle proprie prerogative. Viceversa, a livello nazionale, tutti i truffati possono rivolgersi direttamente allo sportello statale; poi sta a loro decidere se avvalersi di un aiuto: associazione, legale od altro, oppure fare senza. Ancora, un’agenzia che intermedia immobili prende una percentuale del 3%, una che elabora progetti per ottenere risorse pubbliche non supera il 15%. In un caso analogo, il FIR ad esempio, la società ministeriale che gestisce l’intera procedura di raccolta domande ed assiste la Commissione Tecnica nell’esame delle stesse, vale a dire la Consap spa assorbe lo 0,8% del quantum stanziato. In ambito regionale, la Giunta ha preferito affidare all’esterno attività amministrative proprie, consumando un terzo della provvista disponibile. Un’occasione persa per dimostrare che in periferia si sa (se si vuole) operare meglio che a Roma; bastava affidare le poche centinaia di pratiche a pochi dipendenti dotati di computer della competente struttura e già in conto paga.

Chissà perché risulta sempre problematico utilizzare in modo ottimale le risorse pubbliche; molto più comodo garantire una lauta ricompensa a chi lavora “sul territorio”, gomito a gomito con il cittadino-truffato-potenziale elettore. Del resto, nessuno ha criticato questa opzione avanzata dalla Giunta Regionale quale scelta da questuanti del consenso. Comunque sia, le ricadute negative non si fermano qui. Avendo annullato al gabbato dalle banche la possibilità di scegliersi il professionista di propria fiducia, altri avvocati sono stati esclusi a priori poiché privi delle relazioni “giuste al posto e nel momento giusto”, con la conseguenza che i passaggi burocratici si sono appesantiti. L’operazione è servita, a dire il vero, a recintare un pascolo verde dove pochi hanno avuto accesso per mangiare l’erba fresca ed abbeverarsi alla fonte, come si vedrà tra breve. Siffatta impostazione della maggioranza è stata avallata dalla competente commissione consiliare, opposizione inclusa ovviamente.

Venendo al secondo tempo tuttora in corso, a novembre 2018 è approvato il secondo bando, sulla falsariga del primo, con conclusione fissata al 15 ottobre 2019. Per differenti ragioni, il termine finale viene prorogato una prima volta ad aprile ed una seconda a fine giugno dell’anno corrente, fatto salvi ulteriori prolungamenti causa Corona Virus. Interessante, la decisione assunta il 20 agosto 2019 con la quale l’esecutivo guidato da Luca Zaia su proposta dell’Assessore Lanzarin , citando e confermando anche per il 2019 la graduatoria redatta dal dirigente per il bando attivato nel 2018, afferma di aver già erogato il primo acconto del 30% pari ad € 90.000,00 e si appresta ad incrementare per altri 300 mila € derivanti dall’assestamento di bilancio il 70% da darsi in proporzione ai mandati di rappresentanza ricevuti e fermo restando “l’iscrizione a ruolo delle cause ovvero la presentazione del ricorso all’A.C.F” pena la decadenza dalle agevolazioni ricevute se entro 6 mesi manca la dovuta attestazione.

Esiste un atto del Direttore dei Servizi Sociali numerato 172 del 27.12.2018 (rubricato nell’atto di giunta anche come nr. 712/2019) che approva e l’elenco delle associazioni/comitati nonché l’assunzione degli impegni di spesa, però nell’apposito BUR dopo la titolazione seguono una serie di pagine bianche. Non v’è dubbio, la Regione del Veneto è “trasparente”, nel senso che non si vede niente. La lacuna è colmata, dall’Assessore delegato che in data 26 agosto elenca gli otto sodalizi “sociali” ammessi. In assenza di graduatoria legittimata e focalizzando la differenza con la precedente lista, è il caso di annotare che da 11 collaboranti gli avvantaggiati potenziali diventano 8 e tra questi spicca l’assenza del Comitato Ezzelino da Romano III da Onara molto dinamico. Appare irragionevole la rinuncia -in anteprima- del Presidente Patrizio Miatello a far parte della benemerita compagnia beneficianda. Prendendo dallo scritto assessorile risultano validati Federconsumatori e Adoc del Veneto ovvero i percepenti 14.000,00 € senza “nulla facere” nel primo giro. Questi -poi- li ritroviamo richiamati assieme alla Casa del Consumatore sezione di Schio quali “rinunciatari del contributo regionale” in un atto apparso sul BUR del 5 giugno 2020. La Direzione Servizi Sociali, senza mai entrare nel merito, prende atto degli accadimenti che accadono così come fa il termometro che misura la temperatura. Se la graduatoria del 26 agosto è veritiera, ad oggi sono rimasti in pista 5 (cinque) associazioni/comitati e loro legali cui sarà data l’opportunità di vedersi distribuita una provvista di 600.000,00 €, perdinci!. In ossequio alle determinazioni dell’esecutivo guidato da Luca Zaia dell’agosto scorso, il Direttore dei Servizi Sociali ha effettuato altresì la “ricognizione ed impegno di spesa delle ulteriori risorse destinate alla iniziativa” atto cosi titolato ed apparso sul bollettino ufficiale nel febbraio di quest’anno, dopodiché non una riga scritta. I dati contabili così come i nominativi dei “no-profit” debbono rimanere secretati, perché sono per legge definiti sensibili o trattasi di segreto regionale?

Desta perplessità la diligenza e la tempestività con la quale in data 3 dicembre 2019 e 10 aprile 2020, su richiesta delle associazioni “Don Torta e Noi della Popolare di Vicenza”, sono state accordate due proroghe tecniche di 6 mesi cadauna. Il sospetto che la motivazione addotta è quella dell’impossibilità di iscrivere a ruolo le cause o quella presentare ricorso ad ACF sia un po’ strumentale, traspare in tutta evidenza. In questo contesto, sorge l’interrogativo di quante sono state le cause od i ricorsi agli atti della documentazione prodotta in sede di liquidazione del 2017, redatte in conformità alle norme che disciplinano la produzione delle notule dei professionisti. La sensazione è che l’intero ciclo degli atti di giunta e collegati provvedimenti esecutivi, specie in questa seconda fase, siano stati eterodiretti dalla presenza significativa delle associazioni rimaste in campo, a partire da quelle che hanno -da ultimo- richiesto il prolungamento del tempo a disposizione. Le elezioni regionali sono alle porte ed al di là dell’esito quasi scontato di chi sarà il futuro Presidente, è bello appropriarsi dell’intercalare di Luca Zaia “ragionateci sopra”, come del resto fa Maurizio Crozza nella sua brillante satira qui duplicata.

Enzo De Biasi