Crac banche venete. In pista c’è un’elemosina di Stato per i truffati

Crac Banche. Per i truffati è in pista l’elemosina di stato. Meno 88% rispetto alla promessa di Di Maio, perfino sotto del 3% di quanto liquidato nel 2017 dalle due banche venete. Le deleghe alle banche del Sottosegretario Villarosa: mai esistite.

Proprio una settimana fa, a Curtarolo (Padova) il trio grillino composto da un Ministro, Sottosegretario di Stato e Presidente di Commissione al secolo F. D’Inca, A. Vianello e D. Pesce seduti fianco a fianco di Patrizio Miatello -Associazione Ezzelino III da Onara- assistito dai due consulenti, Prof. Avv.to R. Bettiol e dott. L. Mazzon, hanno dato vita ad un incontro con poche decine di truffati per “festeggiare” l’avvio delle procedure di pagamento del rimborso del danno patito a seguito del crac bancario successo tre anni or sono. Va subito precisato, che pudicamente tutti discorrevano di un ristoro del 40% del 30% (criterio fissato una prima volta a settembre 2018), dimostrando di voler ignorare la tabellina del numero 4 che moltiplicato per 3 volte da 12.

In effetti, il risarcimento effettivo è (sarà, se e quando ciò avverrà) del 12%, vale a dire la carità data ai poveri assistiti dai servizi sociali. Insomma, un risultato disonorevole “portato a casa” soprattutto da chi nella lunga campagna elettorale di fine 2017-primavera 2018 si dimenava nelle piazze e nelle tv chiedendo a nome e per conto del “popolo dei truffati” il 100%. Costoro, capi, capetti e gran parte della base sociale vociante e reclamante, ingrossarono le fila votante 5 Stelle e Lega. La cronaca narra che il più lesto nel cogliere le grida di dolore, fu il giovane astro nascente del firmamento della politica italiana, On.le Luigi Di Maio. Egli come s’addice a tutti i leader, specie se capipopolo, con la consueta sicumera all’epoca sentenziò “qualsiasi cifra sotto il 100% è da non accettare, perché è un’elemosina “. Detto e fatto dallo stesso Ministro degli Esteri due anni dopo, la mancia governativa è stata scodellata come le salsicce con la polenta.

Ad onor del vero a dargli una robusta mano, sono state quasi tutte le associazioni dei truffati nella loro triplice declinazione: quelle di derivazione nazionale riconosciute dal Ministero, quelle architettate dagli stessi legali che patrocinavano e difendono i derubati dalle banche in sede penale e/o civile, più quelle sorte spontaneamente dal basso tra i gabbati, tipo Ezzelino III da Onara, Don Torta, amici della BPVI e via localizzando. Un guazzabuglio di sigle e di interessi sovente in competizione ed in contrasto tra di loro, anche perché i vertici di ciascuna di queste organizzazioni, tutte peraltro validate dal duo Bitonci- Villarosa in sede ministeriale senza particolari formalità, non hanno mai voluto/saputo trovare un percorso condiviso per la causa comune. L’unico momento di quasi unanime concordia, immortalato dai selfie fatti con i sopracitati sottosegretari, è stato quando l’esecutivo 5 Stelle-Lega decurtò del 70% il risarcimento da ristorare -negli anni a venire- al dormiente popolo dei truffati. Una volta ridotto ad un miserevole 30% il rimborso del danno subito, c’è sempre modo per fare di meglio.

Tutto questo succedeva a settembre 2018. Il mese antecedente, esattamente il 6 di agosto, il Senato della Repubblica votava convintamente il differimento ad ottobre del decreto attuativo della legge approvata dal Governo Gentiloni che avrebbe potuto erogare una percentuale ben più cospicua. È noto che l’atto fu bloccato e dal veto grillino e dalla profetica affermazione di un lungimirante Andrea Arman dateci “un mese di tempo” e faremo un decreto migliore. Ad ottobre 2020, la realtà ha smentito sia i Grillini ministeriali che le visioni strategiche del Presidente del Comitato Don Torta. In quel frangente di tempo, qualche associazione più attenta a ciò che stava accadendo e vicina alle posizioni espresse dal PD, avrebbe potuto cogliere l’assist offerto da tutti i gruppi parlamentari, ma in agosto si va in ferie ed i traditi dalle banche possono aspettare.

Altra fanfaronata ripetuta varie volte nel corso di questi anni è che il 30% era il massimo concedibile e possibile da ottenere, falso. Già il provvedimento previsto dalla 205/2017 non poneva limiti nel risarcimento e se adottato i truffati i soldi li avrebbero in tasca da più di un anno, ma questo non ha interessato -come si è visto- i responsabili dei numerosi sodalizi presenti in scena. Inoltre, la Commissaria Europea Margrethe Vestager in più occasioni aveva rassicurato governanti e delegazioni in visita, che l’intensità della % di aiuto verso gli azzerati -come del resto già successo in casi similari succeduti in Francia e Germania – era (è) unicamente di competenza dell’esecutivo nazionale. L’unico limite posto dalla legislazione europea in materia era (è) il divieto di corrispondere il 100% del patrimonio mobiliare evaporato. La fissazione del 30% “tombale” è stato un paletto del tutto arbitrario, tenuto presente che le risorse c’erano (ci sono) in abbondanza. Del resto, una prima ed unica volta applicata siffatta percentuale decisa dall’accoppiata Di Maio-Salvini adoperando i primi 25 milioni resisi disponibili, la nuova casta al potere è stata talmente efficiente che ne ha spesi solo 11, risparmiandone 14 a favore dello stato ed a tutto danno dei truffati che nel frattempo sono sempre intenti a tenere “duri i banchi”.

Il partito di maggioranza relativa in Parlamento, scambiato il partner di minoranza governativa ovvero fuori la Lega e dentro il PD a settembre 2019, con il c.d. decreto rilancio a primavera di quest’anno ha pensato bene di cogliere un ulteriore spunto brillante offerto da Patrizio Miatello-Ezzelino III da Onara, nel frattempo subentrato nelle simpatie grilline al posto di uno dei padri putativi della legge vigente il già nominato avvocato Andrea Arman ed onorevole mancato dei 5 stelle. Il bilancio statale offriva (offre ancor oggi) la necessaria disponibilità di risorse: 525 milioni non spesi nel 2019 ed altrettanti da spendere nel 2020 e 2021 per un totale di 1.575 milioni di €, ma la domanda sorge spontanea “perché dare subito il 30% concordato due anni prima?” Meglio ritardare ancora un po’, nel frattempo “rassereniamo gli animi” diamo un piccolo segnale, del resto, un po’ di beneficenza non si nega a nessuno tantomeno ai traditi nel risparmio. Et voilà il gioco è fatto, il governo a trazione grillina approva, la minoranza strilla ma nei 15 mesi in cui governava non era riuscita a scucire un soldo e si arriva ad inizio ottobre in quel di Curtarolo (Padova) laddove officiante la squadra di Patrizio Miatello assieme alla squadra governativa di puro conio grillino, si è celebrata la “giornata storica” ovvero “la festa d’inizio del risparmio indennizzato”.

Domanda, trattasi di inizio con il 12% in attesa del restante e tuttora mancante 18% quando e se verrà, oppure semplicemente è la fine della corsa? Ai truffati che sopravviveranno e/o ai loro eredi l’ardua sentenza.

La sensazione avvertita è che in questa operazione, gli unici a trarre qualche vantaggio sono stati (saranno) unicamente i legali/presidenti dei comitati o qualche altro professionista ben relazionato, anche per vincoli di parentela o di vicinanza con le organizzazioni “no profit “, che – a loro volta occupandosi dell’argomento- per curare la pratica di rimborso presso il FIR domandano una % variabile dal 5 al 7 % oppure un corrispettivo fisso.

Circa la farraginosità delle procedure messe in campo dalla citata norma, recante -tra le altre mostruosità- il meccanismo demenziale del doppio binario, l’elargizione di ben 12,5 milioni fatta a Consap designata senza gara essendo una società “fatta in casa-in house” dal e del MEF, l’andamento lento di una Commissione che nei suoi primi 83 giorni di attività ha validato 780 domande su più di 144 mila, i commenti su questa testata datano a partire da agosto 2018 e proseguono in successivi 46 articoli pubblicati. Sugli inghippi e gli intoppi già palesi fin dal varo della legge, molti (troppi) hanno preferito passare oltre confidando che “dopo” sarebbe stato meglio di ieri, invece è accaduto il peggio prevedibile e preannunciato.

In verità la parola elemosina non è stata solo utilizzata dall’allora Capo dei 5 stelle, ma anche da tutti i responsabili delle associazioni quando bocciarono senza se e senza ma la proposta “offensiva, arrogante ed insultante verso gli azzerati lanciata tramite un’offerta transattiva pubblica da Veneto Banca e Popolare di Vicenza pronte a dare il 15% del risparmio tradito a fronte della rinuncia di ogni causa nei loro confronti. I fatti citati avvenivano a gennaio 2017, l’operazione allestita dagli istituti di credito andò in porto con l’assenso e successiva liquidazione a ben 121.000 ex-soci delle popolari.

Osservando i dati, si segnala che l’adesione all’o.t.p. delle banche decotte è stata più massiccia rispetto alle domande presentate al Fir in scadenza a giugno di quest’anno provenienti dai medesimi istituti, poco più di 98.000. Il truffato nostrano, valutate le invettive, le accuse e le denunce penali/civili magari sottoscritte, nel 2017 preferì passare subito all’incasso; dato che il 15% valeva sull’intero patrimonio evaporato senza paletti né di reddito né di valore sull’intera somma depositata e sfumata.

Il raffronto con l’obolo statale è presto fatto. Rispetto ai tempi, non c’è paragone, tutti i 121.000 soci hanno già i soldi in tasca da tre anni. Nel campo statale, l’esecutivo 5 stelle-pd con l’applauso di Ezzelino III da Onara ed a denti stretti anche quello di Andrea Arman, sta attivando ora i pagamenti. Nessuno sa prevedere quando sarà pagato l’ultimo degli aventi diritto. Con riferimento al quantum, il numero 12 è inferiore a 15 ed è inoltre aggravato dalla condizione che se il richiedente FIR ha già ottenuto il rimborso dalle banche e rientra nei paletti fissati dalla legge vigente, il già percepito è sottratto alla devoluzione del 12% attribuito. L’esemplificazione potrebbe essere, fatto salve successive verifiche, il seguente. Per un danno patito e convalidato di 50.000,00 € in caso di accoglimento della domanda, debbo aspettare il prossimo 18% poiché l’attuale percentuale offre un importo inferiore a quanto già avuto. In effetti, il 12% di 50.000,00 € sono 6.000,00 € inferiori ai 7.500,00 del 15% già percepiti nel 2017. Va da sé che le parcelle nel frattempo addebitatemi dal legale prescelto o sono state già pagate o il gabbato non è in grado di saldarle con l’obolo del Conte 2.

Infine, un’annotazione sul “popolo dei truffati”. Questi, sono sempre gli stessi che applaudirono i Consoli ed i Zonin non accorgendosi dei bilanci taroccati, ma incassando per anni i proventi dalle azioni super valutate e sono sempre i medesimi che a Vicenza a febbraio 2019 hanno battuto fragorosamente le mani a Salvini e Di Maio che disse “entro una settimana avrete i soldi”, evento non esistito. Nella ricorrenza dei 700 anni dalla morte di Dante Alighieri sovviene una sua massima “chi è causa del suo mal pianga sé stesso”.

Da ultimo, un brevissimo accenno alle ultime novelle di Alessio On.le Villarosa a proposito di ritiro delle deleghe in materia di banche, mai esistite e mai avute dal Ministro in carica come dal predecessore. Il lettore che vuole informarsi nei particolari, i contenuti sono pubblici nel decreto del 7 agosto 2020 al seguente link:

Enzo De Biasi