Crac Banche. 5 stelle e Lega hanno affossato l’anticipo del 40% ai truffati.

Veneto Banca “deve” rispettare i 30 giorni per fornire i documenti del FIR.


La settimana scorsa in relazione al decreto-legge nr. 162/2019 più conosciuto come decreto Mille proroghe, tra le altre, è stata data la notizia della bocciatura da parte delle Commissioni I e V della Camera dei deputati dell’anticipo fino al 40% dell’indennizzo ai risparmiatori (azionisti e obbligazionisti) delle banche poste in liquidazione coatta; tra queste, Veneto Banca e Popolare di Vicenza.

Erogare in anteprima agli azzerati un miserando 12%, percentuale che si ottiene moltiplicando il 40%sul 30% fissato dalla norma vigente, sembra più una pensata da pubblicità rionale che un intervento legislativo appropriato. Sia come sia, l’idea era quella di andare incontro agli azzerati all’asciutto dopo tante false promesse e che, purtroppo per loro, si trovano “in stato d’emergenza”. Infatti, la proposta denominata “sveglia indennizzi” elaborata e discussa da 12 associazioni convenute in un incontro promosso a fine gennaio dal Comitato Ezzelino III da Onara, ospiti graditi i funzionari Consap (società che gestisce le pratiche di risarcimento) i quali -interpellati in materia- esprimevano la percorribilità dell’operazione se ed in quanto il sull’argomento il Governo legiferi.

L’esigenza di produrre una norma è stata affidata all’ufficiale di collegamento con l’esecutivo in carica, l’On.le Alessio Villarosa già Sottosegretario fin dal 13 giugno 2018, persona sempre attenta alle richieste provenienti dal composito mondo dei traditi nel risparmio e noto, negli ambienti ministeriali, per essere un risolutore di problemi. Infatti, questo giovane esponente dei 5 stelle, con la consueta affidabilità, ha offerto i suoi “buoni uffici” per i passi successivi.

Operativamente, il compito è stato assolto da un emendamento ad hoc sottoscritto e presentato a cura dei relatori di maggioranza che seguono in aula il suddetto “milleproroghe”, vale a dire gli On.li Baldino Vittoria (5 Stelle) e Melilli Fabio (PD). In occasione del dibattito avutosi in sede di commissioni unificate, la possibilità di anticipare il 40% dell’indennizzo ha, però, sollevato dubbi di ammissibilità da parte dell’On.le Massimo Garavaglia (Lega per Salvini Presidente) ed anche dal Presidente della Commissione Bilancio, On.le Giuseppe Brescia (5 Stelle)”. Quest’ultimo ha rimarcato come l’emendamento predisposto “intervenga sulla disciplina sostanziale del Fondo indennizzo ai risparmiatori (FIR), non presentando dunque alcuna connessione con le materie affrontate dal provvedimento” L’analisi era condivisa anche dal Presidente della prima Commissione, On.le Claudio Borghi (Lega per Salvini Presidente) e così la proposta veniva affossata dai vecchi contraenti il patto del Conte 1, Lega e 5 Stelle.

Di suo la negazione dell’anticipo appare un “de minimis” ossia una quisquilia, rispetto ad altri leggi e decreti che hanno -invece- mutato incisivamente e radicalmente il corso degli eventi di questa penosa vicenda.

Ben più grave, infatti, sono stati e sono gli anni persi anche a causa di chi nell’aprile 2018, ad esempio il Presidente del Coordinamento Associazioni delle Banche Venete “Don Enrico Torta “, ebbe a scrivere con riferimento al decreto attuativo della legge 205/2017, “Cari Risparmiatori, ………se anche passa un altro mese e facciamo le cose per bene cosa cambia?” Già cosa cambia, infatti le domande per la richiesta di indennizzo scadono -per mera coincidenza – il 18 aprile 2020 giustappunto due anni svaporati.

Si poteva fare diversamente? Certo che sì. Il Senato della Repubblica ad agosto 2018 aveva approvato, all’unanimità, il differimento del termine al 31 ottobre del provvedimento esecutivo appena citato, ovviamente migliorabile in corso d’opera. All’epoca una ferma opposizione venne fatta dai “governativi “dei 5 Stelle e della Lega allora alla guida del Paese, in buona armonia con in Comitati Vicentini. In ordine di importanza, altre tre annotazioni in merito. Guarda caso i partner dell’Esecutivo andato in onda da giugno 2018 ad agosto 2019, sono le stesse forze che hanno bocciato l’anticipo nel 2020, una delle due è sempre e comunque l’ azionista di maggioranza del Governo precedente ed attuale; infine l’ex- leader maximo, On.le Luigi Di Maio-5 stelle, cui i truffati invitati da Luigi Ugone a Vicenza l’11 gennaio scorso hanno attribuito calorosi applausi perché “ è uno dei pochi che ci ha veramente aiutato”. Siamo tutti Alice nel Paese delle Meraviglie!

In verità ad oggi, se fosse stata attuata la decisione assunta allora dal Senato, i soldi sarebbero già nelle tasche dei danneggiati, ma gran parte e dei rappresentati e dei rappresentanti della truffa di massa, non hanno voluto/capito e chissà mai se lo vorranno capire.

Altra questione strettamente connessa al rimborso degli indennizzi è la raccolta della documentazione utile per accompagnare la domanda che ciascun richiedente deve compilare per aver accesso al miserrimo 30% del danno patito. Il Ministero delle Finanze, nelle modalità di accesso alle prestazioni del Fondo indennizzo risparmiatori (FIR) aveva chiarito che le banche in liquidazione, le banche cessionarie e il FITD devono fornire, senza oneri per i richiedenti, “entro trenta giorni dalla richiesta degli istanti i documenti in loro possesso”. In alcune situazioni è successo, in tantissime altre no ed i truffati hanno avuto difficoltà nel reperire quanto era ed è necessario.

Sulla base di questi presupposti, recentemente il Tribunale di Taranto, ha accolto il ricorso presentato da due risparmiatori coinvolti nel crac Veneto Banca. I ricorrenti avevano chiesto alla banca cessionaria la consegna di documentazione bancaria relativa all’acquisto di titoli azionari ed obbligazionari convertibili di Veneto Banca.

A tal fine, i ricorrenti avevano indirizzato una PEC e una raccomandata a/r, tanto alla sede legale quanto a quella locale della banca, chiedendo la consegna dei documenti relativi a strumenti finanziari “al fine di inoltrare la domanda (di indennizzo) a mezzo della piattaforma informatica resa operativa da Consap S.p.A.”, ma l’istituto, nonostante formali rassicurazioni, non aveva evaso la richiesta.

Il giudice tarantino richiamando un preciso adempimento posto a carico degli intermediari del credito, il quale prevede che il cliente abbia diritto di ottenere a proprie spese copia della documentazione inerente alle singole operazioni realizzate negli ultimi 10 anni; ha ordinata l’immediata consegna, dei documenti e delle informazioni utili per la presentazione della domanda di indennizzo al F.I.R.

Al di là del valore della sentenza soprattutto per i ricorrenti in terra di Puglia, è curioso registrare che in Veneto dove risiede la stragrande maggioranza dei danneggiati a nessuno di loro è venuta l’ispirazione di produrre un analogo ricorso d’urgenza nei confronti di Veneto Banca o Popolare di Vicenza. Che dire poi dei Comitati e delle Associazioni, in genere capitanate e coordinate da valenti avvocati, che sono state costituite e sono operanti almeno da cinque anni e sempre per il “bene del popolo dei truffati”?

Enzo De Biasi