Ahia, mi è caduto lo Zaia


Il numero di terapie intensive in Veneto si è rivelato essere puramente sulla carta. Stavolta anche il fan più accanito si è accorto dell’epic fail


La speculazione politica sui morti è meschina, da poveracci di spirito. Ma sul diritto di sapere la verità da parte di chi ci governa non si transige, mai. Tanto più in pieno dilagare di una pandemia che sommerge gli ospedali. La premesse è d’obbligo, poichè le seguenti note del qui scrivente non vanno confuse con il tiro a bersaglio da cecchino fazioso. In questa rubrica clandestina si ha a cuore la ricerca della realtà per com’è, non la polemica a senso unico. Salvo il fatto che si deve criticare anzitutto il governo o il governatore in carica, perchè ha le maggiori responsabilità nel compiere le scelte che riguardano tutti.

1000? Ma sì, abbondiamo

Terminata la doverosa lezioncina introduttiva, veniamo a noi. Non ci va tanto di scherzare, oggi. Perchè è venuto una galla un dato che ipso facto fa crollare la fiducia, che pure va in qualche misura riposta non foss’altro per istinto comune di sopravvivenza, nella guida della Regione in cui viviamo, il Veneto. Le autorità al suo vertice, presidente Luca Zaia in testa, hanno ammesso che oltre ai 687 posti letto in terapia intensiva messi a verbale con delibera di giunta nello scorso maggio, i 211 di cui hanno chiesto il finanziamento allo Stato, “personale compreso” (cit. Manuela Lanzarin, assessore regionale alla sanità), non sono mai stati realizzati. Il che significa che i famosi 1000 “attivabili” (per l’esattezza, 956) a cui ad abundantiam l’amministrazione leghista affidava la messa in sicurezza della seconda ondata, sono sempre stati un numero privo di riscontro.

Infermieri non ce n’è mica

Ma quel che è peggio, almeno secondo il segretario veneto del sindacato dei medici Anaao, Adriano Benazzato, è che se anche si recuperassero posti mangiandoli ad altri reparti (un risucchio che sta già avvenendo per quanto riguarda gli addetti, con il 30% di quelli delle sale chirurgiche spostati in terapia intensiva, sempre stando alla Lanzarin), non sarebbero attivabili in ogni caso, perchè non si può schiaffare un dottore con una specialità qualsiasi a seguire malati per i quali è necessaria una specializzazione ad hoc. Ma medici e infermieri, con buona pace anche del commissario nazionale Arcuri che pensa di trovarne 1200 in un mese per i vaccini, non si trovano. Lo dice lo stesso Zaia: “I bandi vanno deserti”. E ti credo: pagati poco, destinati a un lavoro massacrante per cui non saranno mai ringraziati ma soprattutto remunerati abbastanza, e con il rischio di contrarre il virus (che è altissimo: secondo il segretario dell’ordine infermieristico Franco Vallicella, tra gli operatori sanitari contagiati in Veneto l’86% sono infermieri), per forza non c’è la fila, davanti alle Ulss.

I due lati della coperta

Dice: ma i soldi non sono arrivati da Roma, e non è colpa di nessuno se un mercato del lavoro, per le corsie impestate dal Covid, di fatto non esiste. Certamente. Ma allora, signori miei, il governatore primo della classe, l’uomo che non deve chiedere mai, non aveva il diritto di sbandierare una cifra, quella dei posti letto teorici in quanto incompleti e privi di personale, che gli ha permesso di mantenere in zona gialla i veneti. Non perchè noi si tifi rosso lockdown, ma perchè è stata una mistificazione di gravità inaudita. La verità (per amor di dio, con la minuscola, diciamo un suo spicchio verificabile) è che Zaia, nell’intenzione sana di conciliare tenuta ospedaliera e la difesa di una pur minima vitalità sociale ed economica, ha stirato la rappresentazione dei fatti fino al limite estremo, e ora che le strutture sono vicine al collasso, il tessuto si è strappato e lui è rimasto come il re dell’apologo: indecorosamente nudo.

Duro colpo per il nostro eroe

Non è che un bennato cittadino di medie buone intenzioni goda, a vedere il proprio rappresentante primo responsabile della sanità (che, come sapete, è di competenza regionale) con le brache calate e la strizza al culo. Ma non ci si può nascondere che vederlo perorare una quarantena totale per le festività e contemporanemente sottoscrivere un comunicato, condiviso con il suo capo Matteo Salvini e l’omologo friuliano Massimiliano Fedriga, in cui si boccia la zona rossa nazionale «che smentirebbe le chiusure differenziate tra regioni fortemente volute dal governo», la sensazione di un comandante allo sbando la dà. Non so voi, cari manzoniani venticinque lettori, ma a mio modesto avviso l’aura di infallibilità di Zaia supereroe della Marvel (Media Appecoronati Rutilanti di Veline Elegiache per il Leader) pare come minimo appannata. Ogni mito, prima o poi, fa i conti con la realtà. Ah: buon Natale, qualsiasi cosa significhi per voi, in questi tempi di solitudini domestiche e scappatelle carbonare.